«IL GRAAL DI santa Michon» mormorò Jean-François.
«Oui» replicò Gabriel.
«La coppa che raccolse il sangue del vostro Redentore quando morì.»
«Così dicono i Testamenti.»
«Fingi di essere più esperto di me sulle scritture, Santo d’argento. Spiega.»
Gabriel scrollò le spalle. «Be’, dopo che i suoi accoliti lo tradirono, l’unico figlio generato dall’Onnipotente fu catturato dai sacerdoti dei Vecchi Dèi. Alla fine di sette notti di tortura, i preti lo legarono alla ruota di una biga. Gli scorticarono la pelle per placare Fratello Vento, bruciarono la carne al di sotto per soddisfare Padre Fiamma, gli tagliarono la gola per nutrire Madre Terra. E alla fine gettarono il suo corpo nelle Acque eterne. Ma la sua ultima fedele seguace, la cacciatrice Michon, fu così addolorata nel vedere il sangue del suo maestro perso nella polvere che lo raccolse in un calice d’argento. Quella coppa divenne la prima reliquia dell’Unica Fede. E Michon la prima dei Martiri.» Gabriel tirò su con il naso. «Che cazzo di lavoro, in effetti.»
«Favole per bambini» rifletté il vampiro.
L’ultimo Santo d’argento si appoggiò contro lo schienale e intrecciò le dita dietro la testa. «Come preferisci.»
«Questa Sauvage doveva essere stata una sempliciotta.»
«A dire la verità, era una delle stronze più scaltre che abbia mai conosciuto.»
«Eppure prestava fede a superstizioni popolari.»
«Ventisette anni fa, molti consideravano le sanguisughe una superstizione popolare. E anche la tua imperatrice immortale deve crederci. Altrimenti io sarei già morto.»
Jean-François rimirò Gabriel con occhi scintillanti. «La notte è giovane, chevalier.»
«Promesse, promesse.»
«Tu per primo sbeffeggiasti quel racconto, proprio come me.»
«Questo è vero.»
Il vampiro sfiorò i margini della penna con un’unghia tagliente. «Come reagì allora sorella Chloe, quando le ridesti in faccia?»
«Be’, non si mise a fare salti di gioia. Ma ormai ero troppo stronzo perché me ne importasse. Chloe mi guardò con un’espressione a metà tra commiserazione e rabbia mentre rotolavo sul pavimento del Marito Perfetto, ridendo come se lei fosse il buffone dell’imperatore Alexandre III in persona.
«Il vecchio prete sūdhaemico si avvicinò con le mani infilate nelle maniche. Aveva la pelle raggrinzita come il gheriglio di una noce, scura come il crepuscolo. Portava l’emblema della ruota del Redentore attorno al collo: un cerchio perfetto forgiato in argento puro. Quelle notti valeva una fortuna.
«“Va tutto bene, sorella Chloe?” chiese, guardandomi confuso.
«“Oh, va più che bene, père.” Ridacchiai, asciugandomi le lacrime. “La nostra Chloe ha trovato la risposta, lo sapevi?”
«“Bada a cosa dici, Gabriel” mormorò lei.
«“Ha trovato la fine alla fottuta notte eterna, nientemeno!”
«“Chiudi la bocca!” ordinò lei, dandomi un calcio sullo stinco.
«Il chiacchiericcio nella sala comune si era interrotto e ogni avventore della taverne era impegnato a osservarmi mentre mi dimostravo un completo idiota. La cameriera guardò con aria triste il casino che avevo fatto. Il giovane Dior mi stava fissando con puro disprezzo dietro il fumo di sigaretto, anche se il giovane menestrello sollevò la sua coppa e sorrise.
«Fu in quel momento che la porta della taverne si aprì, lasciando entrare uno scroscio di pioggia gelata e un grassoccio elidaeno di mezz’età. Aveva il volto arrossato, la parrucca incipriata storta. Dita simili a salsicciotti erano decorate con anelli d’argento e stringeva un bastone ricurvo. Le sue vesti rosse erano ricamate con le scritture e attorno al collo aveva l’emblema della ruota. Era circondato dai miliziani del cancello.
«Guardandosi attorno con aria torva, gli occhi dell’uomo si posarono sulla taverniera. “Madame Petra” disse. “Le visite al vostro locale di stimati individui sono così frequenti che nessuno pensa di venirmi a chiamare quando vi fa il suo ingresso un Santo d’argento?”
«“Temevamo di disturbarvi durante la preghiera, vescovo du Lac” rispose la donna a occhi bassi. “Le mie scuse.”
«Esaminai il prete. Notai come l’umore nella sala comune era peggiorato al suo ingresso. Anche se era di origini elidaene, era evidente che era lui a gestire la città. Nelle notti di carestia e sofferenza dopo il sine die, non c’era stata una fazione nell’impero che avesse prosperato quanto la Santa Chiesa. Quando l’inferno aveva aperto i cancelli, com’era naturale la gente comune si era rivolta al clero in cerca di una guida. Ma ho incontrato i credenti ai miei tempi, sanguefreddo. E ho incontrato i politici. E avrei scommesso la mia vera che quel bastardo appartenesse alla seconda categoria. Così pasciuto, troppo ben vestito e fottutamente sicuro di essere il benvenuto ovunque. Così mi scostai i capelli dagli occhi. Poi alzai un dito incerto verso la sua veste. “Adoro il vostro abito.”
«“Farete bene a stare attento a quello che dite, monsieur” mi ammonì l’uomo, “se non volete essere fustigato in strada come un cane disobbediente.”
«“Non è molto cortese.”
«Lui mi squadrò per bene: steso sulle assi con la vodka in mano, la mascella non rasata, i piedi nudi e sporchi. “E voi non avete certo l’aria di un uomo che merita cortesia.” Appoggiandosi al suo bastone argentato, l’uomo si gonfiò come un pavone. “Sono Alfonse du Lac, vescovo di Dhahaeth. Sono stato informato che un membro dell’Ordo Argent è giunto tra noi.” Guardò ciascuno degli avventori a turno. “Dite, dov’è il buon frère? Desidero scambiare con lui qualche parola e questo non può aspettare.”
«La cameriera annuì nella mia direzione. “È lui, Vostra Grazia.”
«Il vescovo rimase a bocca aperta. “È… lui?”
«L’uomo lanciò un’occhiata a Chloe accanto a me, che si limitò a scrollare le spalle. Il mio stomaco brontolò per lamentarsi severamente mentre mi rialzavo barcollando. Il sospetto che non avrei dovuto ingurgitare un’intera bottiglia di vodka di scarsa qualità stava crescendo, assieme alla minaccia di rivedere la cena.
«Bisogna ammettere che il vescovo si riprese rapidamente dallo stupore, poi attraversò la sala comune e mi strinse la mano con tanto vigore che la parrucca iniziò a scivolargli giù dalla testa. “L’onore è mio, sacro frère.”
«“Se lo dite voi” bofonchiai, strattonando via la mano.
«Du Lac si raddrizzò la parrucca, decisamente confuso. “Vi chiedo perdono. Se avessi saputo che eravate in viaggio, vi sarei venuto incontro al cancello. Da lunghi mesi imploro il sommo pontefice Gascoigne di mandarci un aiuto contro le razzie dei Morti. Pensavo che forse Sua Santità potesse inviare alcune truppe. Se avessi saputo che avrebbe mandato un vero Santo d’argento…”
«Il mio stomaco gorgogliò con un suono sinistro. Lo tenni fermo con la mano mentre il resto di me ondeggiava con l’edificio attorno a noi. “Non avrei dovuto mangiare quel pane di patate…”
«Chloe mi afferrò il braccio per non farmi cadere. “Gabe, dovresti sederti.”
«“Frère, per favore” supplicò il vescovo. “Vorrei parlare da solo con voi, se posso.”
«Strinsi gli occhi e guardai i riccioli incipriati sulla testa dell’uomo. “Credo che il vostro gatto sia morto.”
«“Gabriel, dovresti bere dell’acqua” mi ammonì Chloe.
«“Perdonatemi.” Il vescovo la guardò torvo e arrossì. “Sono qui per faccende ufficiali della diocesi. Voi chi siete esattamente, madame?”
«“Be’, tanto per cominciare, non sono una dame ma una demoiselle.”
«“Perdonatemi. Supponevo foste sposata. Una donna della vostra età…”
«“Prego?”
«“Sembra che non stia molto bene” si inserì uno dei miliziani, gli occhi su di me.
«“Se è per quello, nemmeno si sente tanto bene” confessai.
«“Hai appena bevuto un’intera bottiglia di vodka, Gabriel” disse Chloe arrabbiata.
«“E tu chi sei? Mia madre?”
«“Volesse Dio che lo fossi. Ti avrei insegnato a non fare la figura dell’imbecille in pubblico.”
«“Nella vita, fai sempre ciò che ami.”
«Gli altri compagni di Chloe si erano uniti al trambusto crescente all’interno della sala comune. La ragazza osswayana con le ammazzatrecce era in piedi accanto a Chloe, una mano vicino a una delle sue numerose lame. Il damerino si trovava dietro di lei, con quella zazzera di capelli bianchissimi che gli pendeva davanti agli occhi. Provai l’istinto quasi irresistibile di scostargli dalla faccia quella cazzo di frangia. Quello attraente era vicino al bancone, a chiacchierare con la cameriera.
«“Buon frère” mi disse il vescovo. “Dovremmo cenare a casa mia. Per quanto tempo vi tratterrete con noi? Avete una missiva dal pontefice Gascoigne?”
«“Perché mai dovrei avere una lettera di quel grasso pezzo di merda?”
«Chloe mi diede una gomitata nelle costole per zittirmi. “Vescovo du Lac, scusate, ma il buon fratello non si trova a Dhahaeth su incarico di Sua Santità. Partirà con noi domattina.”
«Il damerino prese la parola. “Invece no.”
«“Dior.” Chloe si voltò verso il ragazzo. “Per favore, lascia che me ne occupi io.”
«“Lui non verrà con noi.”
«“Almeno sai chi è?”
«“Non m’interessa chi è.”
«“Dior, questo è sir Gabriel de León.”
«Un sussulto attraversò la sala comune. Avvertii un tremito diffondersi tra i miliziani e il vescovo mi guardò con rinnovata meraviglia mentre si faceva il segno della ruota. “Il Leone Nero…”
«“Quest’uomo ha ucciso più sanguefreddo del sole stesso” spiegò Chloe. “È una spada dell’impero. Nominato chevalier dalla mano dell’imperatrice Isabella in persona. È un eroe.”
«Il ragazzo prese un tiro del suo sigaretto e mi squadrò. “Eroe del mio grazioso culo.”
«“Dior…”
«“Lui non viaggerà con noi.”
«“Certo che no” ringhiai.
«“Vedi? Non vuole nemmeno venire.”
«“Certo che non voglio.”
«“E comunque a cosa ci servirebbe un maiale ubriaco?”
«“Certo che… ehi, cosa cazzo hai detto?”
«“Che sei un maiale ubriaco.” Il ragazzo si gonfiò nel cappotto elegante e mi soffiò il fumo in faccia. “E abbiamo bisogno di te tanto quanto un toro ha bisogno di mammelle.”
«“Fottiti, piccolo mangiamerda” borbottai.
«“Ah. Scarpe grosse e cervello fino, eh?”
«“A proposito di scarponi, forse ti piacerebbe avere il mio su per il tuo cosiddetto grazioso culo?”
«“Ma tu non li indossi, monsieur.”
«Il prete Sūdhaemico ridacchiò nella sua barba. “Touché.”
«“Chi cazzo ti ha interpellato, scassa-dio?”
«“Basta!” Il vescovo pestò il tacco lucidato sul pavimento. “Tutti quelli non direttamente coinvolti nelle questioni cittadine lascino questo locale, immediatamente! Alif, sgombra questa stanza, ora!”
«L’uomo accanto al vescovo annuì e la soldataglia iniziò a far alzare la clientela. I villici mugugnarono, ma ai miliziani importava poco. E poi uno dei soldati allungò una mano verso quel damerino dalla lingua lunga e all’improvviso si scatenò l’inferno. La ragazza osswayana afferrò il polso di un soldato. Lo torse con un movimento fluido, poi con un rapido calcio nel sedere fece barcollare l’uomo dai suoi compagni. “Non toccarlo.”
«Come prevedibile, i miliziani misero mano ai randelli. Ma, fulminea come un serpente, la donna del clan si tolse dalle spalle quella stupenda e scintillante ascia da guerra. Monsieur Rubacuori era accanto al bancone e tutt’a un tratto vi salì sopra e si sfilò una balestra dal sostegno sulla schiena. Chloe invece sfoderò la spada lunga in argentacciaio, muovendosi più velocemente di quanto avessi mai visto fare a qualunque suora. “Non vi avvicinate” ammonì, soffiando via un ricciolo ribelle dagli occhi.
«“Sono il vescovo di questa diocesi e la mia parola è legge!” tuonò du Lac. “Gettate le armi o, per Dio Onnipotente, scorrerà sangue!”
«Gli avventori si tuffarono sotto i tavoli quando i soldati estrassero il loro acciaio. La familiare minaccia di violenza aleggiava nell’aria, martellando nelle mie vene assieme all’inno di sangue, al fuoco della vodka e all’adrenalina nello stomaco che brontolava ancora. Quella storia era degenerata più rapidamente di un lavoretto di mano in un vicolo. Così, con un sospiro, raccolsi la mia spada caduta e la estrassi.
«Il canto della lama risuonò nell’aria. Tutti quanti nella stanza rimasero immobili, gli occhi sull’arma che avevo in mano. Su tutta la sua lunghezza erano incisi glifi illeggibili e il sideracciaio scuro scintillava come olio sull’acqua. Il filo era curvo, l’estremità frastagliata e mancava mezzo piede dalla punta. La bellissima donna sull’elsa, argentata e sempre sorridente, teneva le braccia spalancate.
«“La Bevicenere…” mormorò il libertino.
«“Ci conoscono, Gabriel” giunse la sua voce nella mia testa. “La l-lama che ha spaccato l’oscurità in due. L’uomo che i non morti temevano. Si r-ricordano di noi… perfino dopo tutti questi anni.”
«Descrissi un lento cerchio attorno alla folla, assicurandomi che tutti fossero immobili.
«“Tra l’altro, hai un aspetto di merda. Sei ubriaco?”
«“Fa’ silenzio” sussurrai.
«Il volto del vescovo brillava di sudore. “Non ho detto nulla, chevalier.”
«“Continuate così, allora.” Lanciai un’occhiata di traverso a Chloe, poi di nuovo alle lame dei miliziani. “Forse tu e i tuoi amici siete stati qui troppo a lungo, sœur Sauvage.”
«“Forse” annuì lei, indietreggiando verso la porta. “Dov’è il tuo cavallo?”
«Ridacchiai. “Non verrò con voi.”
«“Ma, Gabriel…”
«“Ah, splendido.” Il vescovo sorrise, asciugandosi il labbro con un fazzoletto. “Questa marmaglia è insignificante. Vi invito a casa mia, chevalier, abbiamo pare…”
«“Non verrò nemmeno con voi, scassa-dio.”
«“Ma…” Du Lac spostò lo sguardo tra i suoi uomini. “Dove andrete, allora?”
«“Nel mio cazzo di letto.”
«La stanza proruppe all’improvviso in un chiacchiericcio.
«“Ma, chevalier, i Morti crescono di numero ogni gio…”
«“Il nostro incontro non è dovuto solo al caso, Gabriel. Questa è la volontà di D…”
«“Dannazione a te, Gabriel, da’ ascolto a…”
«“Silenzio!” ruggii, stringendo l’elsa della spada.
«La quiete riecheggiò nella sala comune e, per fortuna, anche nella mia testa.
«“Ho già perso un vecchio amico quest’oggi, Vostra Grazia” avvisai il vescovo. “E pare che la stia prendendo piuttosto male. Perciò consiglio a voi e ai vostri uomini di lasciar andare in pace questa donna.” Spostai lo sguardo su occhi graziosi e tristi. “Ma mi spingerò solo fino a questo punto per te, Chloe.”
«“Gabe…”
«“Chevalier…”
«“Lasciatelo andare.”
«Quella voce fu chiara, cristallina, e fece calare una strana immobilità nella stanza. Tutti gli occhi si voltarono verso Dior, in piedi dietro l’anello dei suoi compagni. Il ragazzo spense il suo sigaretto sotto il tacco, poi scrollò la testa per scostare i capelli color cenere dagli occhi e, per la prima volta, vidi che erano di un azzurro pallido e penetrante.
«“Dior…” esordì Chloe.
«“Non capisci?” la sbeffeggiò il ragazzo. “A lui non frega niente di te. Di questa città o dei suoi problemi. Non è un eroe. È solo un beone. E un morto che cammina.”
«Un sussurro argenteo mi riecheggiò nella testa. “Dalla bocca dei b-bambini…”
«Ma silenziai quella voce, sbattendo Bevicenere di nuovo nel fodero. Un po’ instabile, ondeggiai verso il caminetto per recuperare gli stivali. Raddrizzandomi con un sussulto, mi guardai attorno, soffermandomi sul terzetto sfocato di taverniere dietro il bancone. “Farò colazione a mezzogiorno, per piacere, madame.”
«Chloe mi fissò con occhi feriti. Il vescovo e i suoi uomini con semplice confusione. Ma senza girarmi per degnare nessuno di uno sguardo, barcollai di sopra fino al letto.»