«LA TEMPESTA CI colpì come un martello uscito dall’inferno due giorni dopo. Il vento ululava da nord e la neve cadeva come coltelli. Una piccola parte di me sperò che Lachlunn e Aisling á Cuinn avessero trovato un posto caldo dove ripararsi. Il resto di me, la gran parte di me, era troppo occupato a cercare di non morire congelato.» Gabriel allungò una mano per riempire il suo bicchiere di vino e lanciò un’occhiata a Jean-François. «Riesci a ricordare cosa si prova ad avere freddo, sanguefreddo?»
Il vampiro esitò e un piccola ruga guastò la sua fronte di porcellana. «Suppongo sia un altro tentativo di rustica comicità, Santo d’argento. Forse dovresti limitarti alle battute sulle prostitute. Almeno lì sembri muoverti su un terreno familiare.»
«Intendo il freddo per antonomasia» disse Gabriel. «Non quello della tomba. Il freddo che ti ci fa finire. Quando le mani ti fanno tanto male da non poterle chiudere a pugno. Quando la tua vera sembra ghiaccio attorno all’anulare e perfino respirare è doloroso. Quel tipo di freddo.»
Lo storico inclinò la testa e sfiorò con dita pallide il simbolo dei Chastain sul suo petto mentre recitava il motto della sua stirpe: «Il lupo non si cura dei malanni del verme».
Gabriel prese una lunga sorsata di vino. «Non ti manca?»
«Cosa? La futilità di costruire una vita che un giorno dovrà sgretolarsi in polvere?»
«La morbidezza di un cuscino dopo una dura giornata di lavoro? Il sorriso negli occhi di tua figlia quando rientri in casa? La gioia della persona che ami tra le tue braccia?»
«Una persona che invecchierà e avvizzirà mentre io resterò immutato?» Jean-François accennò un sorriso gelido. «A meno che non sia io a ucciderla, naturalmente. Pregando Dio e l’angelo Fortuna che il mio amore risorga, integro e bello, invece di un abominio marcito? O che resti semplicemente morto tra le mie mani?» Il vampiro scosse il capo. «L’amore è una follia per i mortali, Santo d’argento.»
«Sembra che qualcuno parli per esperienza.»
«Il dolore di uno stomaco vuoto. O una vescica piena. O un caminetto spento.» Lo storico agitò una mano e un ricciolo biondo gli coprì gli occhi. «Carne, Santo d’argento. Sono tutte preoccupazioni della carne debole. Non esiste dolore mortale che possa toccarmi. Nessun peccato della pelle che possa essere paragonato al sangue di un esserino maturo, che versa liquido gustoso e vellutato sulla mia lingua. Quel ladro inesperto che è il tempo non potrà mai privarmi della mia bellezza. E quando il tempio che è il tuo corpo marcirà per i vermi, de León, quando le tue costole saranno le loro travi e la tua pancia la loro sala da ballo, io resterò esattamente come sono ora. Perpetuo. Eterno. E tu mi chiedi se mi manca?»
Gabriel sorrise e sollevò il calice di vino. «Fidati di me, vampiro. Nulla dura per sempre.»
«La mia pazienza di sicuro.» Jean François picchiettò la penna. «La tempesta.»
«La tempesta.» Gabriel sospirò e si stiracchiò sulla poltrona di cuoio. «Fredda come un letto senza amore. Gli inverni si erano fatti sempre più rigidi, anno dopo anno, senza lasciare alcun tempo per il disgelo. Ma io ero stato troppo a lungo giù nel Sūdhaem, dove la primavera ancora indugiava un po’. Ingobbito sulla sella, con le mani sotto le ascelle, non ero certo come un gatto al calduccio. E così esalai un bianco sospiro di sollievo quando Chloe mi gridò a gran voce sopra il vento ululante: “Gabe, non possiamo stare fuori con questo tempo!”.
«“Lo so!” Indicai con la testa alcune colline tetre. “Credo che Winfael si trovi solo a qualche miglia a nord-est di qui! Se tagliamo per la campagna, possiamo arrivarci in poche ore!”
«“Conosci la strada?” urlò Bellamy.
«“Noi conosciam la strada!” Saoirse si materializzò dalle nevi accecanti, con la pelle di lupo avvolta attorno alla faccia. Phoebe avanzava flessuosa accanto a lei, la fronte e i baffi bianchi di brina.
«“Fai strada, bella mademoiselle!” urlò Bellamy. “Ovunque tu vada io ti se…”
«“Chiudi quella fogna, Bouchette!”
«Raggiungemmo la cittadina ore dopo, con Saoirse che ci guidava come una freccia in una valle innevata. Al centro c’era un grande loch, grigio come i cieli sopra di noi. Sulle sue rive sorgeva un villaggio di pescatori, con una palizzata appuntita che lo circondava come le braccia di una madre. Ma scrutando nel cannocchiale, riuscii a vedere che le difese erano state sfondate in alcuni punti, diversi edifici rasi al suolo dal fuoco. Era chiaro che la cittadina era stata attaccata… e avrei scommesso il mio cantante da matrimoni di poter indovinare da cosa.
«“Qualcosa si muove?” urlò Bellamy.
«Scossi il capo, la lingua premuta contro denti sempre più aguzzi.
«“Non possiamo rimanere qua fuori!” gridò Dior. “Rafa sta gelando!”
«Il vecchio prete era raggomitolato sulla sella, barba e occhiali incrostati di gelo. “Am-m-metto di aver perso tutta la sensibilità s-s-sotto la vita diverse m-m-miglia fa.”
«Annuii. “Andiamo!”
«Procedemmo verso il basso tra il vento forte e raggiungemmo infine la palizzata. Le difese erano solide: legno pesante rinforzato con fasce di ferro. I cancelli erano ancora sigillati, ma la palizzata era stata sfondata da impatti colossali, le travi spezzate alla radice come legnetti secchi. Phoebe balzellò per prima attraverso il varco frastagliato e io cavalcai dietro la leonessa, sfoderando Bevicenere mentre scrutavo i pali spezzati.
«“Una volgare dimostrazione di p-potere” giunse la sua voce. “Dyvok, molto probabilmente, molto probabilmente.”
«Annuii. “Tanto forte da essere almeno un mediae.”
«“Il danno non è r-recente. Dubito che dei sanguenobile si siano attardati qui.”
«“Oui. Ma altri vermi possono essere strisciati nella tomba che si sono lasciati alle spalle.”
«“D-dovremmo sbrigarci ad arrivare a Triúrbaile, Gabriel. L’attacco è previsto per findi mattina.”
«Guardai la bellissima dama argentata sull’elsa, la mia voce sommessa per la compassione. “Cenere… l’attacco a Triúrbaile è avvenuto tredici anni fa…”
«“Con chi cazzo stai parlando?” domandò Dior.
«“La Bevicenere!” urlò Bellamy sopra il vento, indicando la spada con la testa. “La lama del Leone Nero è incantata, Dior! Una magia dall’Epoca delle leggende! La Bevicenere parla alla mente di colui che la brandisce. Alcuni racconti narrano che la lama rubi le anime di tutti coloro che uccide e canti con le loro voci mentre lo fa. Altri dicono che conosca la verità su come ogni uomo vivente morirà e che confidi quei segreti all’uomo che la domina!”
«Guardai la spada che avevo in mano, sollevando le sopracciglia.
«“Mi piace il tuo nuovo b-b-buffone. È davvero divertente, davvero divertente.”
«“Andiamo!” Indicai un campanile sopra i tetti. “Possiamo ripararci nella chiesa!”
«Arrancammo tra edifici molto ravvicinati, lungo un viale ricoperto di neve. La tempesta picchiava, ma le case erano silenziose e immobili. Winfael sembrava più il ricordo di una cittadina che un borgo vero e proprio, con le porte che pendevano come mascelle aperte, vecchie macchie di sangue su vetri polverosi. A dire la verità, mi ricordava un po’ la mia Lorson…
«“E tanti saluti a quell’idea, Santo d’argento” ringhiò Saoirse.
«Guardando avanti, vidi la cattedrale nella piazza cittadina, svuotata dalle fiamme e con le travi rotte che graffiavano il cielo come una gabbia toracica vuota. La torre campanaria era ancora in piedi, ma il batacchio si era arrugginito ed era venuto via, lasciando la campana a muoversi nel vento pungente.
«Senza voce. Senza scopo.
«Rafa era quasi morto sulla sella, Chloe e Dior rabbrividivano senza controllo. Non c’era alcuna tregua su quel terreno sacro, ma almeno c’era riparo, proprio dall’altra parte della piazza.
«“Andiamo alla taverne!”
«Era un edificio a due piani la cui insegna raffigurava un uomo barbuto con un grembiule di cuoio che nuotava in un boccale di birra. Lì sotto, in lettere sbiadite, era impresso IL FABBRO SBRONZO. Le finestre erano barricate, la porta sigillata, ma sarebbe bastato un rapido calcio per aprirla…
«“Fermo!” urlò Dior. “Se scardini la porta, che riparo sarà?”
«Abbassai lo stivale mentre il ragazzo mi superava rapidamente. “Hai una chiave, sapientone?”
«“Per ogni serratura dell’impero, imbecille.”
«Dior tirò fuori dallo stivale una custodia di cuoio piatta. All’interno vidi delle stecche di ferro, un gancio a torsione, un piccolo martello con cuneo, tutti ben tenuti e oliati.
«“Grimaldelli” bofonchiai. “Perché non ne sono sorpreso?”
«“Ora non sono più una faccia da cazzo, suppongo?” borbottò il ragazzo.
«Lanciai un’occhiata a Chloe e la sorella si limitò a rivolgermi un sorriso beffardo. E anche se si gelava e le sue dita tremavano, il ragazzo riuscì ad aprire quella serratura più velocemente del borsello di un ubriacone quando suonano le campane della taverne. Con un ghigno trionfante, Dior spalancò la porta e rivolse un inchino esagerato a Saoirse quando lei gli tributò un breve applauso. Poi entrò, ma balzò indietro di tre piedi con un urlo spaventato. “Merda!”
«Afferrando il suo cappotto elegante, spostai il ragazzo dalla soglia ed entrai, con Bevicenere sollevata. Mi guardai attorno nella sala comune, mostrando le zanne; era ammuffita, fredda e vuota. “Cosa?” domandai. “Cos’hai visto?”
«Il ragazzo indicò il pavimento. “Ratti.”
«In effetti zampettavano dappertutto, piccoli, neri e lucidi, e mi scrutavano con occhi di pece. Ma quando entrai si sparpagliarono e si precipitarono tra fessure nelle assi del pavimento, su nei muri coperti di muffa. Guardai torvo il ragazzo alle mie spalle.
«“Odio quei cazzo di ratti, va bene?” disse imbronciato.
«Scuotendo il capo, guidai la compagnia all’interno mentre Bellamy portava i cavalli nella stalla. I mobili erano ricoperti di polvere, vecchie bottiglie di vino giacevano sui tavoli o sparse sul pavimento. Le pareti erano punteggiate di muffa scura e puzzavano tutte di marcio ed escrementi di ratto. Ma almeno eravamo al riparo dal vento e, con un po’ di fortuna, avrei trovato qualcosa da bere.
«“Io guarderò al piano di sopra” dissi. “Saoirse, resta qui con gli altri.”
«“Un ‘per favor’ sarebbe gradito.”
«La guardai inclinando la testa. “Cos’hai detto?”
«La giovane guerriera si posò l’ascia sulla spalla. “Non son un martellator con cui hai combattuto nei tuoi giorni di gloria. Né un lacchè a cui dar ordini. Un ‘per favor’ sarebbe gradito.”
«“Siamo mezzi morti di freddo. Nel cadavere di una cittadina che è stata evidentemente distrutta dai sanguefreddo. E tu adesso vuoi che tiriamo fuori gli uccelli e ce li misuriamo?”
«“Hai già agitato il tuo girino in ogni occasion possibile, amico. Perché adesso dovrebbe esser diverso?”
«Attraversai il pavimento cigolante finché non ci trovammo petto contro petto. “Per cortese favore. Con fottuta dolcezza. Resta qui con gli altri.”
«Saoirse si accigliò. Io voltai i tacchi argentati e salii di sopra a passi pesanti, facendo visita a una porta dopo l’altra con i miei stivali. Bevicenere stava cantando una vecchia filastrocca nella mia testa e io feci del mio meglio per ignorarla intanto che andavo di stanza in stanza. Le camere da letto erano piccole, polverose e tutte vuote tranne per una manciata di ratti che parvero un po’ indignati per la mia presenza. Ma sembrava che almeno avessimo un posto dove dormire… presumendo che ci fosse concesso.
«Bellamy entrò nella taverne, chiudendo la porta con forza contro il tempaccio proprio mentre io tornavo nella sala comune, rinfoderando Cenere per acquietare la sua canzone sconclusionata nella mia testa. Gli altri erano in cucina, alle cui pareti erano appesi coltelli arrugginiti e pentole di vecchio ferro battuto. Ma non c’era traccia di cibo. Né, peggio ancora, di liquore.
«“Sopra è sgombro.” Lanciai un’occhiata a Dior e rabbrividii. “Tranne per i ratti.”
«“Gabe, smettila” mormorò Chloe.
«“Sono pure belli grossi.” Indicai una iarda con le mani. “Anche ben pasciuti, a giudicare dall’aspetto. Giuro su Dio, uno di loro indossava un cappotto in pelle umana.”
«Il ragazzo fece il gesto di tirare a sorte i padri. “Succhiami l’uccello, eroe.”
«“Possiamo attendere finché il tempo non migliora” dichiarò Chloe. “Riscaldarci. Dormire.”
«Rafa era accasciato accanto al focolare, con i brividi dalla testa ai piedi. La sorella si inginocchiò accanto a lui e cinse il povero vecchio bastardo con un braccio per riscaldarlo. Bellamy si pulì la neve dalla sua barbetta di tre giorni ancora perfetta, poi pestò i piedi per far tornare la sensibilità. “Accenderò un fuoco.”
«Io annuii e guardai Saoirse. “Dov’è il tuo gatto?”
«“Phoebe va sempre in gir. Tornerà quando si sarà annoiata.”
«“D’accordo. Io stesso potrei andare a dare un’occhiata in giro. Voialtri restate qui, al caldo. Per cortese favore.” Lanciai un’occhiata a Chloe. “Se i guai vi trovano mentre sono via, soffia in quel tuo corno, sœur Sauvage.”
«Chloe mi rivolse un sorrisetto di gratitudine. “Stai attento, mon ami.”
«“Verrò subito. Rapido come un vescovo su un chierichetto.”
«Rafa batté le palpebre rabbrividendo. “Credo che f-forse la tua esperienza con i v-vescovi sia diversa dalla mia, Santo d’argento.”
«Uscii sotto il nevischio, con le spalle ingobbite mentre facevo lentamente il giro di Winfael. Arrancai per strade strette, controllando case e cantine, fino ad arrivare al bordo del loch gelato. Un groviglio di vecchie reti. Barche abbandonate. Acqua fredda come la tetta di una megera di palude. Le case erano state ripulite, non avevo idea se dalla gente che vi aveva vissuto oppure da sciacalli venuti dopo. Ma a parte i parassiti, non c’era una sola anima viva in quel posto abbandonato. Almeno non c’erano neanche i Morti.
«Feci il giro per tornare alla piazza principale, con i tacchi d’argento che scrocchiavano sulla neve nuova. I fantasmi nelle case sussurravano vecchi segreti alla tempesta. Attraverso il turbinio davanti a me, notai una traccia di azzurro e argento scomparire attraverso le porte della chiesa bruciata. Dior.
«Si gelava e avevo una voglia matta di fumare, ma mi fidavo di quello stronzetto quanto di riuscire a pisciare dritto in quel vento. Così attraversai la piazza e varcai le albaporte sfondate della cattedrale di Winfael.
«Era un edificio modesto, circolare, in pietra calcarea annerita dalle fiamme. Il tetto era crollato e la neve fluttuava dentro il suo ventre cavo. Le finestre erano di vecchi vetri colorati, per la maggior parte in frantumi sul pavimento. Ma sulla parete settentrionale il vetro era intatto: era una scena che raffigurava Michon al comando del suo esercito durante le Guerre della fede. La prima Martire era alta, con i capelli biondi, forte come cento angeli. Dior si trovava in piedi davanti alla finestra con un’espressione perplessa in volto.
«“Cosa cazzo stai facendo?”
«Il ragazzo sussultò quando parlai e si girò. Tirò fuori dal cappotto il suo pugnale d’argento in un batter d’occhio. Dovevo ammetterlo: le mani dello stronzetto erano rapide quanto la sua lingua. “Pensavo di averti detto di badare ai fatti tuoi, eroe.”
«“E chi ha stabilito che tu puoi ordinarmi qualcosa, ragazzo?”
«“Tua madre” replicò con sguardo torvo. “Dopo che me la sono ingroppata sulle lenzuola di tuo padre.”
«A quelle parole ridacchiai e inclinai il tricorno. “Hai le palle, Lachance. Te lo concedo. Ma i miei stivali sono più grossi. Cosa ci fai qua dentro?”
«Lui indicò le panche rotte attorno all’altare. “A Bellamy serve legna per il fuoco.”
«“Pfff.” Annuii. “Buona idea. Rendere utile qualcosa di inutile.”
«“Non puoi davvero immaginare quanto sollievo provo nel ricevere la tua approvazione, eroe.”
«Dior avanzò tra le panche e raccolse il legno rotto. Io infilai una mano dentro il cappotto per prendere la pipa e versai un buona dose di sanctus nel fornelletto. Stavo consumando con calma la nuova partita che avevo preparato, e il sangue della novellina era gustoso come ottimo vino. Probabilmente non avevo ancora bisogno di un’altra fumata. Ma Desiderio e Bisogno sono due padroni completamente diversi.
«Quel deciso raschiare di ferro su selce. Quella sorcerie di calore e vapore che scivolavano come una lama dolcissima nel mio petto, il volto sollevato e i fiocchi di neve che posavano baci gentili sulle mie ciglia sfarfallanti, mentre mi trovavo il più vicino possibile al paradiso.
«“Ogni opportunità è buona per appagare quel bisogno, eh?”
«La voce di Dior mi riportò sulla terra. Esalai uno sbuffo cremisi e lo squadrai con occhi della stessa tonalità. Abiti d’alta moda elidaena addosso. Dozzinali stivali di cuoio sūdhaemico ai piedi. Sangue nordlundiano nelle vene. Un bottone mancante dalla manica destra. Mancino. Magrolino. Un neo sulla guancia destra. Dita macchiate di grigio dai sigaretti di laccioradice. E per la prima volta notai che aveva cicatrici sui palmi… ferite da coltello intagliate nella pelle, lunghe e profonde. Avevano solo un paio di mesi, a giudicare dall’aspetto.
«“E tu cosa ne sai, ragazzo?”
«“So che succhi da quella pipa come se fossi pagato per farlo.” Dior sollevò il piede e spezzò a metà una panca in frantumi. “So che un’ombra grava su di te, eroe.”
«“Tu non sai un cazzo, Lachance. Continua a parlare e vedrai cosa succede.”
«Il ragazzo sogghignò e annuì tra sé. “Ed ecco qua.”
«“Ecco cosa?”
«“La prima risorsa di ogni uomo simile a te che abbia incontrato.”
«“Non fare l’errore di pensare di conoscermi, ragazzo.”
«Lui scosse il capo e lanciò un’occhiata alla mia pipa. “Conosco persone come te da quando sono nato. Non ha importanza se sia la bottiglia, l’ago o il fumo: vale lo stesso per ciascuno di voi. Una volta che quell’amo è nella vostra pelle, trascina fuori il peggio che è in voi.”
«“Tu non hai mai visto il peggio che è in me.”
«“Ho visto abbastanza. Tratti le persone attorno a te come merda.”
«“Tratto le persone attorno a me come meritano. È solo che molti si meritano di essere trattati come merda.” Lo fissai con uno sguardo insanguinato, osservando i suoi occhi. “I bugiardi, in particolare.”
«Il ragazzo incontrò il mio sguardo senza alcuna paura. “Tutti mentono.”
«“Questo è vero. Ma tu non sei bravo la metà di quanto pensi, ragazzo. Con la tua andatura da galletto, i tuoi stivali da mendicante e il tuo cappotto raffinato.”
«“Non è solo raffinato, eroe.” Il ragazzo si accarezzò il bavero blu scuro. “Questo cappotto è magico.”
«“Magico” ridacchiai. “Stronzate. Come tutto quello che dici.”
«“Come preferisci.”
«Sollevai la pipa, fissando la rappresentazione della prima Martire nel vetro colorato. “Il Graal di Santa Michon, eh? Vuoi dirmi come un ladruncolo dei bassifondi di una cittadina sperduta del Sūdhaem sarebbe venuto a conoscenza dell’ubicazione della reliquia più inestimabile della Santa Chiesa?”
«“No” replicò Dior. “Non voglio.”
«Mi avvicinai, osservai le sue pupille dilatarsi e ascoltai il suo cuore battere un po’ più veloce. “Danton Voss. Le sorelle dell’Inquisizione. Guerrieri Dúnnsair. Menestrelli e sant’uomini. Hai invischiato un gruppetto bizzarro in questa tua stronzata, Lachance. E di solito mi sforzerei di trovare un motivo perché me ne importi qualcosa. Ma la sorella d’argento in quella taverne che crede così tanto in te… lei è una mia amica. E in queste notti sono rimasti così in pochi su questa terra che mi sento iperprotettivo verso di loro.”
«Dior serrò la mascella. “Sorella Chloe mi ha salvato la vita. Non farei mai nulla per ferirla.”
«“Eccetto trascinarla all’inferno per trovare una coppa che non esiste?”
«Allora i suoi occhi scintillarono. “Ma è qui la beffa, eroe. Esiste eccome.”
«“Ma davvero?” Sorrisi e mi avvicinai. “Perché non mi dici dove si trova, allora?”
«“E perché dovrei farlo?”
«“Perché se capita qualcosa alla mia amica a causa delle tue stronzate…” Gli misi una mano sulla spalla, i denti aguzzi contro la lingua. “… Le cose non si metteranno bene per te.”
«“Ed eccola di nuovo” sussurrò lui. “La prima risorsa di ogni uomo cattivo che abbia incontrato.”
«“Il mondo ha bisogno di uomini cattivi, ragazzo. Teniamo i mostri fuori dalla porta.”
«“Ma sta proprio lì il problema, eroe. Gli uomini cattivi non si rendono mai conto quando i mostri sono loro.”
«“Gabe? Dior?”
«Mi voltai e trovai Chloe presso le porte rotte, con il vento che ululava alle sue spalle. Il mantello era tirato sopra i riccioli, la sciarpa attorno alla faccia. Ma i suoi grandi occhi verdi erano fissi su di me.
«“State bene?”
«“Stiamo solo chiacchierando.” Diedi una strizzata alla spalla di Dior. Facendogli male quanto bastava perché capisse che potevo fargliene di più. “Da uomo a uomo.”
«“… Dior?”
«Il ragazzo si scrollò via la mia mano e sputò per terra ai miei piedi, poi sollevò una bracciata di legname rotto e uscì dalla porta. Chloe lo osservò allontanarsi con uno sguardo materno e mi domandai in nome di Dio cosa le facesse credere con tanta forza a questo ragazzo. Forse perché lei stessa non avrebbe mai avuto un figlio? Poteva essere così semplice?
«“Phoebe è appena tornata” mormorò Chloe. “Saoirse dice che potremmo avere problemi.”
«“Be’, questo sì che è un piacevole cambiamento.”
«Mi feci strada passando sopra le panche rotte in direzione delle porte, ma Chloe mi afferrò il braccio mentre tentavo di passare. Abbassai lo sguardo sulla sua forma minuta ed esile, alta a malapena cinque piedi, allevata in un convento. Ma avvertii energia nella sua stretta. Vidi fuoco nei suoi occhi. “Posso fidarmi di te, Gabe?”
«“Perché non dovresti poterti fidare di me, Chlo’?”
«“Sembri… diverso. Quello che hai detto a Rafa l’altro giorno. Riguardo a Dio…”
«“Ho detto che vi avrei accompagnato fino al Volta e lo farò. Non sono io quello di cui ti dovresti preoccupare.”
«“Dior non è ciò che pensi, Gabriel.”
«“Un imbroglione? Un ladro? È tutto questo e altro. Posso fiutarlo nel suo sudore. Sentirlo nel battito del suo cuore. È un fottuto bugiardo, Chlo’. E mi domando se tutti gli anni che hai passato sepolta fra quei libri ti abbiano resa così cieca da non riuscire a vedere l’orizzonte. Se vuoi credere con tutte le tue forze a queste sciocchezze sulla coppa sacra, ti berrai tutto quello che ti propina chiunque.”
«“Fidati di me” sussurrò lei.
«“Perché? Cosa cazzo ti rende così sicura?”
«Lei contrasse le labbra in una linea sottile. “Ricordi quando mi addestravi nella Biblioteca? ‘Guarda sempre il tuo nemico negli occhi? Non estrarre mai la spada a meno che tu non intenda usarla?’”
«“Ricordo.”
«“Ho preso sul serio quelle lezioni.” Si tolse il guanto e vidi calli sul suo palmo, dita ruvide dove un tempo c’erano stati solo tagli causati dalla carta. “Non sono più quella ragazzina, Gabe. So cosa sto facendo. E se non posso dirti tutto, allora ti prego di perdonarmi. Ma Dio del cielo, a dirti la verità, è meglio che tu non sappia tutto.” Mi strizzò la mano nel piccolo pugno. “Ho bisogno della tua lama, mon ami. Della tua forza. Ma più di tutto della tua fede.”
«Abbassai l’altra mano per tirare la prima via dalla sua. “La fede è merce rara in queste notti, sorella.”
«E a capo chino uscii al freddo.»