«SENTIVO LA PUZZA di carne bruciata densa sulla lingua. Avevamo dato fuoco ai corpi a qualche centinaio di iarde giù per la collina, con il fumo che vagava verso il cielo nella neve sempre più fitta. Stavo gettando gli ultimi sulla pira – un ragazzo forse dodicenne –, quando Phoebe giunse balzelloni su per la strada.
«Il sole non era ancora tramontato e la leonessa si muoveva come una macchia indistinta tra le lunghe ombre, tutta occhi dorati e pelliccia rosso ruggine. Saoirse si inchinò nel gelo quando l’animale saltellò da lei e le girò attorno scodinzolando.
«Gli occhi della guerriera si strinsero e lei tornò a guardarmi. “Conflitto in arrivo.”
«“Danton?”
«Lei scosse il capo e si tolse l’ascia dalla schiena. “L’altra.”
«Guardai lungo la collina, serrando la mascella quando vidi un puntino rosso sangue che avanzava verso di noi tra il grigio che cadeva. “Il monastero è terreno consacrato. Tornate dentro entrambi. Ora.” Lanciai un’occhiata a Saoirse e le rivolsi un sorrisetto. “Per cortese favore, con sopra lo zucchero.”
«La guerriera ridacchiò e ci ritirammo attraverso il portone. Bellamy era in piedi sui bastioni con un quadrello zuppo di sego carico sulla balestra e un barile ardente accanto a sé. Attesi con Saoirse appena all’interno del portone aperto, armato e pronto.
«I corpi non c’erano più ma l’odore rimaneva, come l’artigliare fino alle ossa di vecchio sangue in fondo alla mia gola. Adesso la sete era un dolore costante e le zanne mi si erano allungate nelle gengive. Ma spinsi da parte meglio che potevo i pensieri sul sangue e osservai quella figura avanzare come un lupo verso un cervo ferito finché non si fermò a poche decine di iarde dalle mura.
«La sanguenobile era in piedi nella luce morente, le ciocche blu scuro slavato attorno alla faccia le scendevano folte fino in vita. Indossava la sua lunga redingote rossa e attillate brache di cuoio, la camicia di seta aperta sul petto pallido. Il suo volto era celato da quella maschera di porcellana, labbra nere e ciglia scure pittate di kajal. Era alta e snella, solo una giovane donna quando era stata uccisa. Ma i suoi occhi erano sbiancati con il tempo, diventando quelli di una cosa morta, privati di ogni luce e vita. Guardando Bellamy sul bastione sopra di lei, con me e Saoirse che attendevamo appena oltre la soglia, sollevò l’orlo della redingote e si piegò in un inchino formale e stranamente mascolino, come un gentiluomo a corte. La sua voce era tenue come ombre, guastata da quella lieve pronuncia sibilante. “Buonasssera, monsssieur, mademoissselle, chevalier.”
«Lanciai un’occhiata al sole sull’orizzonte ancora caldo. “No, lo sarà tra poco.”
«Lo sguardo della vampira mi superò, rivolto agli edifici alle mie spalle. “Dove sssi trova il bambino?”
«“Hai fegato, puttana. Venire su terreno consacrato con il sole ancora alto.”
«“Quello che ci sssegue non sssarà tanto cortessse da chiederlo. Ma noi lo ripeteremo una volta.” Quegli occhi pallidi trovarono i miei. “Dove sssi trova il bambino?”
«Phoebe mostrò i denti in un ringhio sommesso mentre Saoirse si posava Gentilezza sulla spalla. “Ti sfido a varcar questa soglia per cercarlo, sanguisuga.”
«La vampira non batté ciglio. Ma adesso i miei occhi erano fissi sulla spada che aveva in mano. L’arma aveva un curva delicata, lunga e aggraziata come la sua proprietaria. Quando l’avevo vista al buio presso quella torre di guardia vicino all’Ūmdir, avevo pensato che la lama fosse stata semplicemente ricoperta di rosso con il sangue degli abbietti che aveva ucciso. Ora però, con le ossa che bruciavano e la lingua riarsa, mi resi conto che la spada non era semplicemente inzuppata di sangue. Era fatta di sangue. Del suo sangue.
«“Chi sei?” le domandai.
«La vampira si inchinò di nuovo, stavolta ancora di più. “Puoi chiamarci Liathe.”»
In cima a una torre solitaria, una penna che scriveva rapidamente tutt’a un tratto rimase immobile. L’ultimo Santo d’argento svuotò il bicchiere fino ai sedimenti mentre lo storico di Margot Chastain, Prima e Ultima del Suo Nome, imperatrice immortale di lupi e uomini, batté una volta le palpebre. La voce di Jean-François era ancora dolce come fumo, ma sotto il tono mellifluo ribolliva una furia. «Liathe.»
Gabriel si sporse in avanti per riempire il calice. «Oui.»
«Sapevo che eri uno sciocco, de León. Eppure la mia mente fatica ancora a capire come fai a chiamare me sanguisuga dopo esserti intrattenuto con la loro regina. Pensare a…»
«Attento, sanguefreddo. Se vuoi la verità su questa storia, farai meglio a lasciare che sia io a raccontarla. Quello che sai e quello che pensi di sapere sono due animali completamente diversi.»
Il vampiro si accigliò. «Come preferisci.»
Gabriel sollevò il suo calice. «Terribilmente generoso da parte tua.
«“Puoi chiamarci Liathe” disse la vampira con un inchino. “Anche ssse sssossspetto che non ti interessssi il Chi quanto il Cosssa, e non abbiamo tempo nemmeno per una piccolezza come il Perché. Danton Vossss è a poche ore dietro di noi. Vi sssegue fin dal Volta, e ogni sssanguemarcio infessstato da vermi nel raggio di miglia sssi è radunato sssotto il sssuo ssstendardo pallido. E quando arriverà, all’imbrunire, la Bessstia ucciderà tutti voi e prenderà la coppa nel nome di sssuo padre. Il bambino ha sssolo una possssibilità di sssopravvivere.” Liathe scostò una lunga ciocca nera dagli occhi incolore. “Noi.”
«Saoirse ridacchiò. “Dunque t’interessa il benesser di Dior, eh?”
«“Sssono sssettimane che sssorvegliamo i vossstri passssi. Un gruppo dell’Inquisssizione fuori da Sul Ilham eliminato per mano nossstra. Un altro da León. La maledetta banda che ha causssato il masssacro dove vi trovate ci è sssfuggita, ma, da quando la voce del trambusssto che avete provocato a Lashaame ha raggiunto la Torre delle lacrime, l’intera Inquisssizione è ssstata inviata contro la vossstra piccola compagnia.” Inclinò la testa, gli occhi stretti dietro la maschera. “Vi sssiete chiesssti perché non avete visssto alcuna traccia di loro?”
«Tirai su con il naso con forza e sputai un grumo denso. “Riesco a fiutare le tue stronzate da qui, sanguisuga.”
«“Abbiamo tutta l’eternità.” La sanguefreddo sospirò e si gettò la sciarpa di seta sopra la spalla. “Eppure non c’è altro tempo da perdere in sssciocchezze come quesssta.”
«“Be’, ti inviterei a entrare. Ma sai, terreno consacrato e tutto il resto…”
«“La Quinta Legge?” biascicò lei.
«Annuii, con le zanne che scintillavano. “Perfino i Morti hanno leggi.”
«Con la spada di sangue in mano e la redingote dello stesso colore che le sventolava attorno, il vampiro si diresse lentamente verso il portone di San Guillaume. E malgrado la consapevolezza che quella puttana non poteva entrare, estrassi comunque Bevicenere dal fodero con un netto rumore di metallo affilato come un rasoio. Gli occhi del mostro guizzarono sull’argentacciaio scuro e il bordo frastagliato dove la punta si era spezzata.
«“Non fidarti mai di una donna che nasconde il proprio v-volto, Gabriel.”
«“Non scambiare mai un mostro per una donna, Cenere.”
«“Già. A-attento a questa.”
«Non mi serviva alcun avvertimento. Potevo percepire il potere di quella creatura, di quella lama insanguinata e della magia oscura che l’aveva creata. Domande a cui non avevo risposta stavano sussurrando nei recessi della mia mente. Ma qualunque fosse la sua età o la sua potenza, nessun sanguefreddo poteva mettere piede su terreno consacrato. Tale era la legge di Dio Onnipotente in persona.
«Liathe posò la punta dei suoi stivali alti fino al ginocchio sulla soglia del monastero. Si guardò attorno, con gli occhi che correvano per il portone in tutta la sua lunghezza e ampiezza. Un vento gelido soffiò una ciocca di capelli blu scuro davanti alla sua maschera e lei la scostò dietro l’orecchio.
«E poi varcò la soglia.
«“Ma che cazzo…” mormorai.
«“Stregoneria…” sussurrò Bevicenere.
«Guardai la lama nella mano del mostro. Quelle domande senza risposta risuonarono più forti nella mia testa. E diedi voce a una di esse, con gli occhi fissi sulla vampira mentre parlavo piano. “… Ematomanzia?”
«“Cosssì fuori dalla sssua comprensssione.” Liathe mi guardò con qualcosa di simile a compassione. “È un miracolo che tu riesssca ancora a ressspirare, Gabriel…”
«Saoirse sollevò la sua bellissima ascia e Bellamy accese il quadrello caricato sulla sua balestra; Phoebe ringhiò mentre girava attorno alla vampira. Liathe sembrava completamente imperturbata da ciascuno di noi e guardò invece verso le porte del refettorio dietro cui era nascosto Dior.
«“Ssstate giocando a un gioco in cui non potete vincere” ci disse Liathe, in tono basso e velenoso. “Portateci il bambino ora e permetteremo agli al…”
«La vampira indietreggiò quando Saoirse vibrò l’ascia; la lama mancò per un pelo il suo mento. Silenziosa e rapida, Liathe evitò Phoebe quando gli artigli della leonessa le colpirono il cappotto rosso sangue e lo lacerarono come fosse carta. Urlai un avvertimento quando la vampira contrattaccò, la sua lama di sangue che falciava in direzione della gola di Saoirse. La guerriera sollevò l’ascia per parare, ma la lama della vampira si limitò a scorrere attorno alla guardia della giovane come un liquido e si riformò dall’altra parte, lasciando uno schizzo di rosso sul manico mentre continuava il suo movimento di taglio verso il collo di Saoirse.
«La guerriera sgranò gli occhi e si piegò all’indietro; quella lama di sangue tranciò due delle sue trecce, affilata come un rasoio. In tensione, Saoirse strillò quando lo stivale della vampira calò come un tuono proprio tra le sue gambe, mandandola a ruzzolare sulle piastrelle macchiate di sangue.
«Bellamy scagliò un quadrello ardente, ma Liathe lo tagliò ancora in volo. Bevicenere sibilò e la vampira ondeggiò quando Phoebe le balzò di nuovo alle gambe. Il mostro si mosse, rapido e sinuoso, rotolando di lato e rialzandosi in piedi, poi la spada cremisi guizzò verso il mio petto. Ma sollevai Bevicenere, e sangue e lama tintinnarono come acciaio quando parai il suo colpo.
«“Bene bene” sussurrò Cenere.
«Colsi un bagliore di sorpresa negli occhi della sanguefreddo. La sua spada era fluita attorno all’ascia di Saoirse come acqua, però Bevicenere l’aveva bloccata. E quella puttana tronfia barcollò quando la mia risposta colpì la guancia di quella maschera dipinta.
«La porcellana andò in pezzi e la sanguefreddo si lanciò all’indietro, con il cappotto che scorreva come fumo attorno al suo corpo snello. La maschera si era rotta e adesso solo gli occhi restavano coperti, così guardai inorridito la cosa sotto di essa.
«La pelle della metà inferiore della faccia non c’era più. Non aveva il labbro inferiore: gengive grigio-azzurre ospitavano denti aguzzi, mentre la carne maciullata si aggrappava all’osso pallido. Sotto la sciarpa di seta, riuscii a vedere i muscoli del collo scoperti. Era come se qualcuno avesse afferrato la sua gola nel pugno e avesse strappato via una lunga striscia di carne, su fino al mento. Vidi una furia balenare tra il ghiaccio dei suoi occhi quando guardò la maschera rotta sulla pietra ai suoi piedi. “Come osssi…” ringhiò.
«Bellamy sparò un’altra freccia infuocata e di nuovo la vampira si mosse come acqua intorno a una roccia levigata dal fiume. Liathe si portò il polso alla bocca e le zanne penetrarono la sua pelle marmorea. Del sangue sgorgò dalla ferita, lucente e bellissimo, mentre la vampira muoveva il polso e pronunciava una parola, vuota eppure ronzante di potere. E davanti ai miei occhi increduli, quel flusso rosso rubino prese la forma di un lungo flagello, solido quanto la lama di sangue che ancora impugnava. Quell’odore si impadronì del mio stomaco dolorante e la mia fame si impennò quando Liathe parlò. “Avresssti dovuto continuare a caccia…”
«Phoebe ruggì e si lanciò contro il petto della sanguenobile, ma Liathe fu più rapida e piroettò sotto un altro tiro ardente da parte di Bellamy, poi si avventò su di me. Deviai mezza dozzina di stoccate a inguine, petto e gola, ma quel flagello cremisi mi avvolse l’avambraccio e mi sentii sbalzare da terra, gettato nel cortile fino a ridurre in polvere una fontana. Ancora avvinghiato, ruggii quando lei mi scagliò di nuovo contro il pavimento e i denti mi sbatacchiarono nel cranio quando mandai in frantumi il mosaico sotto di me.
«“Porca puttana, sparale, Bouchette!”
«Il menestrello tirò ancora, stavolta andando così vicino che il colpo fiammeggiante passò attraverso una lunga ciocca di capelli nerissimi. “Dannazione, è troppo veloce!”
«“Liberati con un taglio, d-dannato idiota!”
«Attaccai con Bevicenere, tranciando il flagello di sangue in uno schizzo di ceneri. La sanguenobile mi mandò a volteggiare all’indietro, facendomi vedere stelle nere quando colpii il muro e rovinai sul pavimento. Liathe evitò un altro proiettile fiammeggiante e quella faccia senza pelle ringhiò quando Phoebe finalmente riuscì ad affondare i suoi artigli. La leonessa aprì lunghi tagli nei gambali di cuoio della sanguefreddo e nella carne pallida al di sotto, e Liathe contrattaccò con il pugno, facendo sbattere la testa di Phoebe contro la pietra. Il grosso felino si contorse gemendo, la vampira sollevò la sanguilama e la bocca di Saoirse si aprì in un urlo, “PHOEBE, MUOVITI!”, quando la lama guizzò verso il basso come la mano insanguinata di…
«“D-d-dioooo” ansimò Liathe, barcollando all’indietro.
«La vampira fissò meravigliata i quattro piedi e mezzo di sideracciaio che le spuntavano dal petto. Bevicenere fremette, scossa per la forza che avevo impresso al colpo, sufficiente a frantumare le costole del mostro e a uscirle dalla schiena. La carne di Liathe sfrigolò come una salsiccia in padella e lei barcollò, con la lama di sangue che le scivolava dalle dita e si dissolveva in una lunga pozzanghera cremisi per terra. Alzò gli occhi su di me, che adesso mi stavo rimettendo in piedi barcollando. “T-tu…”
«Liathe gemette e le sue mani fumarono quando le chiuse attorno all’elsa di Bevicenere per estrarre la spada dal suo petto annerito. Lasciò cadere sulla pietra la mia arma con un sonoro clangore, le dita ridotte a ramoscelli carbonizzati e gli occhi morti che bollivano mentre sputava cenere.
«“Dovremmo ucciderti p-per quesssto, ingra…”
«“Conoscete il mio nome, peccatori, e tremate!” giunse un urlo feroce. “Poiché sono giunto tra voi come un leone tra agnelli!”
«Una brillante luce argentea fendette il cortile e Liathe sussultò come se fosse stata schiaffeggiata sul volto mutilato, portandosi le mani carbonizzate agli occhi. Voltandomi, vidi Chloe e Rafa arrivare lungo il cortile: la sorella brandiva la spada di argentacciaio e il prete stringeva la ruota, che bruciava di una luce quasi accecante.
«“Lascia questo luogo sacro!” urlò Chloe, sollevando la lama con entrambi i pugni.
«Liathe sputò tra le zanne scoperte. “Missserabili sssciocchi, non sssa…”
«“Nel nome di Dio e della benedetta Vergine Madre!” tuonò Rafa. “Io dico vattene!”
«La vampira sibilò all’ordine del prete, indietreggiando davanti alla luce ustionante. Il suo petto era spaccato, la maschera in frantumi, costole e mani ancora fumanti per il bacio di Bevicenere. Rafa urlò di nuovo: “Ho detto VATTENE, diavolo!”, brandendo la ruota come una spada. E proprio come quando avevamo combattuto alla torre di guardia, il corpo di Liathe parve tremare, esplodendo in un migliaio di falene rosso sangue che rotearono e volteggiarono su tra le nevi pallide.
«Mi piegai in due, sputando sangue. E sotto il mio sguardo, quel nugolo di minuscole ali si sollevò alla flebile luce del sole e si sparpagliò nella penombra.
«Phoebe si alzò su zampe incerte; la leonessa tremava dalla testa alla coda, sbuffando sangue. Dior si precipitò nel cortile, fermandosi slittando al fianco della guerriera. “Saoirse?” domandò il ragazzo, afferrandole la mano. “Stai bene?”
«“La p-puttana… m’ha dato un calcio… n-nella p-passera…” sibilò.
«“Ma chi è quel diavolo?” domandò Dior.
«“E in nome di Dio, come ha fatto a entrare su suolo consacrato?” chiese Rafa.
«“Era una strega del sangue.” Chloe mi fissò, sgranando gli occhi verdi. “Gabe, potrebbe…”
«Ma la voce della devota sorella si spense quando scossi il capo. Sulle prime ci avevo pensato anch’io: una qualche arte ripugnante, tanto oscura da infrangere perfino la legge di Dio. Ma guardando la pietra insanguinata ai miei piedi e sentendo la puzza di corpi bruciati ancora sospesa nel vento, mi resi conto della semplice verità. “Non c’è alcuna magia al lavoro qui. Solo omicidio.”
«Bellamy era in piedi sui bastioni, la balestra fra mani tremanti. “Cosa intendi?”
«Osservai il ventre insanguinato di San Guillaume e sospirai. “Intendo: come può essere ancora consacrato questo terreno, quando è stato intriso del sangue dei fedeli di Dio? Come poteva rimanere santificato, quando è stato contaminato nel nome di quello stesso Dio?”
«“L’Inquisizione…” mormorò Rafa.
«“Nell’uccidere i fratelli del monastero, scorticandoli, bruciandoli e torturandoli, quegli stolti hanno profanato questo luogo. Lo hanno bagnato nel sangue di innocenti e sant’uomini.” Scossi la testa, recuperando Bevicenere da terra. “San Guillaume non è più terreno consacrato.”
«“E la r-rovina cavalca verso di esso, su ali più nere del nero.”
«Saoirse si trascinò in piedi con un sussulto. “Quella puttana ha detto che la Bestia di Vellene ci sarà alla gola per l’imbrunir. Se è vero…”
«Chloe si girò verso di me, impallidendo sotto le lentiggini. “Come possiamo sperare di opporci a Danton, senza Dio sotto i nostri piedi?”
«“Potremmo usarli, quei piedi?” propose Bellamy. “Potremmo fuggire?”
«“I codardi non trionfan mai, Bellamy” bofonchiò la guerriera.
«“Ma neppure muoiono spesso, Saoirse” osservò Chloe.
«Tornai a guardare la collina, accigliato. “L’unico sentiero che abbiamo per fuggire ci condurrà dritto tra le braccia di Danton. Quel bastardo potrebbe rintracciare una pagliuzza in un covone di aghi. E se ci coglierà all’aperto di notte, ci farà a pezzi come agnelli a primavera. Non abbiamo altra scelta se non opporre resistenza qui.”
«“Ma quella strega del sangue ha detto che Danton ha radunato ogni abbietto nel raggio di miglia” protestò Bellamy. “Abbiamo retto a sento contro alcune decine a Winfael, e allora non avevano un sanguenobile a guidarli. Ci siamo messi in trappola come maledetti topi!”
«Feci spaziare lo sguardo sul gruppo e vidi la paura di Bellamy insinuarsi dentro di loro come veleno. Dior aveva la mascella serrata, ogni colore scomparso dal suo volto: era stata una sua decisione a portarci a quelle mura, dopotutto. Chloe stava camminando avanti e indietro, trascinandosi una mano tra i riccioli mentre guardava verso le mura dietro di noi, i dirupi a strapiombo, la caduta disperata nel fiume a centocinquanta piedi più in basso.
«Bellamy parlò di nuovo, con voce tremante per la paura. “Non saremmo mai dovuti venire qui, mes amis.”
«“Mantieni la calma, Bouchette” ringhiai.
«“La calma?” sbottò il giovane, quasi ridendo. “Hai visto quel mostro? Usava una lama fatta di sangue! Si è trasformata in un nugolo di fottute falene! Forse questi orrori sono normali per un Santo d’argento, ma io sono solo un menestrello! Non sono nemmeno un soldato!”
«“Soldato?” sospirai. “Lascia che ti parli dei soldati con cui ho lottato, Bellamy. Tutte quelle grandi battaglie di cui vai cantando? Gli eroi che hanno combattuto a Tuuve e Báih Sìde, Triúrbaile e Coste? Erano in gran parte ragazzi. Adolescenti, proprio come te. Scalpellini e carpentieri. Contadini e pescatori. Combattevano perché non avevano padri ricchi. Perché non avevano un pezzo di pergamena con il sigillo dell’imperatore a salvarli. Perché dovevano farlo. E molti di loro non avevano alcuna aspirazione. Alla fine sarebbero stati soltanto vivi. Ma prima di ogni battaglia che ho affrontato, guardavo quei ragazzi in faccia, e nella loro lealtà reciproca, nel loro coraggio alla vista di quegli orrori, ti dico con certezza che vedevo la faccia di Dio.” Mi diressi alla parete del monastero e vibrai un pugno contro di essa. “Abbiamo pietra robusta attorno a noi, Bouchette. Liquore nelle cantine e acqua da benedire. Ruote sacre e argentacciaio.” Guardai il gruppo attorno a me con il fuoco negli occhi. “Non ci servono soldati per uscire vincitori da questa situazione. Dobbiamo solo restare assieme.”
«“Véris, Santo d’argento” sorrise père Rafa, tenendo stretta la sua ruota. “Véris.”
«Dior raddrizzò le spalle e annuì. Chloe cinse il ragazzo con il braccio e strinse forte. Perfino Saoirse si erse un po’ più alta.
«“Bouchette, voglio che tu vada a prendere tutta l’acqua che puoi. Rafa, occupati di benedirla. Saoirse, comincia a trasportare liquore dalla distilleria. Ce ne sono barili interi, ed è puro e forte come il peccato. Chloe, Dior, voglio che cerchiate sego, legno, lenzuola… qualunque cosa possa bruciare. Non manca molto al tramonto e voglio essere pronto per l’arrivo di Sua Maestà.” Guardai il menestrello nella quiete che aleggiava attorno a noi. “Devi ancora comporre la tua settima canzone, Bellamy. Non morirai stanotte.”
«La compagnia si mise al lavoro: Dior si diresse alle cucine, Saoirse nelle cantine, e Bellamy seguì Rafa, che sembrava ancora scosso. Rimase solo Chloe. Era più bassa di me di un piede e mezzo, rivestita di cotta di maglia e argentacciaio, le mani sulle anche mentre sorrideva.
«“Sai sempre come motivare le persone con un discorso, mon ami. Non hai perso il tuo tocco dalla Battaglia dei Gemelli.”
«Scrollai le spalle, voltandomi per non dover guardare quella vena che pulsava appena sotto la linea della sua mascella. “Quando suoni l’ultima canzone, scegline sempre una che piaccia alla folla.”
«“… Ultima canzone?”
«Ancora rifiutandomi di guardarla, mormorai affinché nessun altro potesse sentirmi. “Quando Danton arriverà, tieni Dior vicino a te. Vi procurerò una via di fuga, se posso.”
«“E cos’è successo al restare assieme?”
«“Porca di quella puttana, apri gli occhi, Chloe” ringhiai.
«“Io non…
«“Siamo bloccati. Dirupi alle spalle e Dio solo sa cosa sta arrivando da davanti. Molti dei membri di questa compagnia non sanno combattere affatto, e quelli che ne sono capaci non saranno sufficienti. Sono giorni che io non ho nulla da fumare. E Danton non colpirà prima che sia notte. Utilizzerà tutto il suo potere, tutta la sua forza. Le probabilità di morire tutti sono quasi assolute.”
«Lei si umettò le labbra secche e lanciò un’occhiata giù per la collina. “Pensi davvero che non abbiamo alcuna speranza?”
«“Tieni vicino Dior” ripetei. “Se vedi un varco, corri, cazzo.”
«Chloe si morse il labbro e infine la paura si fece largo attraverso quella patina di eterno ottimismo. Lei era sempre stata una credente. Aveva sempre pensato che fossimo destinati a qualcosa di più grande. Deglutendo forte, annuì tra sé, si sfilò il guanto d’arme dalla mano e mi offrì il polso. “… Ecco, allora.”
«Mi si serrò la mascella. Le pupille si dilatarono. “Cosa diavolo stai facendo?”
«“So che è peccato” mormorò lei tremante. “Ma ho dedicato diciassette anni della mia vita a questo e da ciò dipende il destino di tutto l’impero. Perciò, Gabe, se ti serve la forza…”
«Le mie zanne erano lucenti e aguzze contro le labbra. All’improvviso il mio cuore scattò contro le costole, tanto forte da farmi ansimare. Le mie vene erano fuoco e quella sete si sollevò su ali cremisi nel sentirsi offrire sangue liberamente quando tutto ciò che potevo fare era impedirmi di prenderlo e basta…
«“Chloe… allontanati da me…”
«“Gabriel, io…”
«“ALLONTANATI DA ME, CAZZO!”
«Barcollò all’indietro con la bocca aperta dallo stupore mentre io ruggivo. Sapevo che aspetto dovevo avere: occhi inondati di rosso, canini luccicanti, la cosa dentro di me così vicina a liberarsi che la sentivo artigliarmi la pelle. Ma non lì. Non in quel modo. Avevo promesso.
«Chloe rimase inorridita quando arretrai. Allora sembrò più piccola, più simile alla ragazza che avevo conosciuto un tempo. C’era ancora fuoco nei suoi occhi. Fede. Furia. Ma adesso c’era anche paura, quella che deriva dalla consapevolezza che il mondo è molto più grande di quanto tu potrai mai essere, e che esistono semplicemente alcune verità che tu non comprenderai mai.
«“Mi dispiace, Gabe” sussurrò lei. “Mi dispiace di averti trascinato in questa storia. E di averti sottratto ad Astrid e Patience. Non avrei mai dovuto farlo.” Chinando il capo, si rimise il guanto d’arme. “Ci sono parecchie cose che non avrei dovuto fare, suppongo. Ma le ho fatte per il meglio. Perché credevo. In Dior. In te. E ci credo ancora. Non c’è nulla, nulla che non farò per portare a termine tutto questo.” Con lo sguardo fisso in direzione del sole al tramonto, sospirò. “Ma mi dispiace.”
«Chiusi gli occhi, senza parlare mentre lei se ne andava. La bestia dentro di me si schiantò contro le sue sbarre, ululandomi di seguirla, di prenderla, di ingoiare solo un sorso, solo una fottuta goccia. E la cosa più orribile era che dentro di me sapevo che Chloe non era una stupida per avermi fatto quell’offerta… che ero debole e affamato, e avrei avuto bisogno di tutte le mie forze per una minima speranza di sopravvivere a quella notte, a maggior ragione di sconfiggere un Principe Sempiterno. Ma avevo pronunciato un voto. Una promessa sussurrata nel buio, fredda come le tombe e nera come l’inferno. Mai più.
«Mai. Più.»
Jean-François smise di scrivere e intinse la penna nell’inchiostro al suo fianco. «Una promessa a chi, Santo d’argento?»
Ma Gabriel si limitò a scuotere il capo. «Patience, sanguefreddo.»