IX

VESTITA PER LA GUERRA

«SANTA MICHON ERA più indaffarata del solito.

«I Santi d’argento venivano richiamati da tutti gli angoli del regno per la difesa di Avinbourg e c’era oltre una dozzina di iniziati ora alloggiata nella Caserma. Il grosso Theo Petit, con i capelli biondo-rossicci e le spalle come un bue, Fincher, con gli occhi scompagnati e il forchettone sotto il cuscino. Gli sgherri di Aaron: de Séverin, Grande, Medio e Piccolo Philippe, i ragazzotti altolocati che mi avevano reso la vita un inferno nell’ultimo fottuto anno.

«Molti non sapevano come comportarsi con me adesso. Rimanevo un sanguefragile – praticamente feccia in una stanza piena di Dyvok, Ilon, Chastain e Voss –, ma avevano sentito tutti della nostra battaglia con lo Spettro in rosso. E la prima volta che de Séverin mi aveva chiamato “Zotico”, Aaron aveva alzato la testa dal Libro dei voti che stava studiando, con voce morbida come velluto.

«“Lascialo stare, Sév.”

«“Cosa?” aveva ridacchiato il ragazzone. “Questo frocetto plebeo? È fortunato che…”

«“Sév.” Aaron aveva incrociato lo sguardo con il suo omologo. “Lascialo in pace.”

«Tre giorni dopo era famdi, il giorno prima di prièdi, e, quando le campane stavano suonando l’alba, mi ritrovai già sveglio. L’indomani sarebbe stata una giornata cruciale: l’imperatrice Isabella sarebbe giunta alla testa dell’esercito di suo marito, mentre Aaron sarebbe stato iniziato come Santo d’argento a pieno titolo. Ma quel giorno era speciale per me. Ero sopravvissuto alla mia prima Caccia e finalmente mi sarebbe stato donato il pezzo successivo della mia Egida sotto gli aghi della Sorellanza d’argento.

«Mentre entravo nella Cattedrale con de Coste al mio fianco, vidi una figura familiare tra le sorelle all’altare. Scrutando attraverso il velo di merletto, notai un neo accanto alle labbra sbarazzine, e orgoglio in quegli occhi scuri e luccicanti.

«Non lanciai nemmeno un’occhiata ad Astrid mentre mi legavano, non osando tradire nemmeno un’ombra dei segreti che condividevamo. Tuttavia la percepivo accanto a me, così come il profumo di acqua di rose e di campanule argentee nei suoi capelli. Dopo dodici ore sotto i suoi aghi, avvolto nell’incenso e nell’inno del coro, ero quasi delirante dal dolore. Ma non potevo lamentarmi. Ad Aaron stavano tatuando l’intera schiena prima che pronunciasse i voti. Aveva appena patito tre giorni sotto gli aghi della priora Charlotte, ma adesso l’opera era quasi completa: uno stupendo ritratto del Redentore, circondato dalla schiera angelica.

«Osservai la priora Charlotte al lavoro, pensando a ciò che aveva detto Astrid sul ruolo che le donne rivestivano a Santa Michon. A quanto fosse misero il loro reale potere. C’era una dozzina di sorelle attorno a noi, che cantavano inni di giubilo, pulivano via il sangue o mischiavano argento e inchiostro. Ma chi giubilava per loro?»

«Quale disegno scegliesti, de León?» chiese Jean-François.

Gabriel arrotolò la manica sul braccio sinistro. Sopra la sua mano c’era una ghirlanda di rose. «Per il profumo dei suoi capelli» spiegò. L’avambraccio era rovinato da tessuto cicatriziale, squarci e strappi incisi sulla pelle. Ma sotto gli sfregi sull’interno dell’avambraccio, rivestita d’armatura, bellissima e luminosa, con le ali spalancate come brucianti nastri argentei…

«Eirene» annuì lo storico. «Angelo della speranza.»

«Quello era stato il dono di Astrid Rennier per me. E quando l’opera fu completa, mentre fissavo la poesia argentea che lei aveva scritto sulla mia carne, non potei fare a meno di dar voce a quel pensiero: “Il tuo lavoro è stupendo, sorella novizia”.

«“Il nostro lavoro è quello di Dio Onnipotente, iniziato” replicò la priora Charlotte, ancora china sopra la schiena sanguinante di Aaron. “Tu, io, tutti noi siamo semplicemente i suoi strumenti su questa terra.”

«“Véris, priora. Ma l’Ordine non potrebbe servire senza la Sorellanza. Se non avessimo l’argento nella nostra pelle, saremmo preda dell’oscurità. Per questo almeno io sono grato, per tutto ciò che fate.” Feci spaziare lo sguardo sul raduno e mi profusi in un inchino. “Merci, sorelle. A tutte voi. Senza di voi, non siamo nulla.”

«Allora Astrid mi rivolse un sorriso, rapido e segreto. L’occhiata che mi riservò la vecchia Charlotte mi indusse a domandarmi se prima d’allora nessun altro Santo d’argento le avesse mai detto qualcosa del genere. Le cicatrici sul suo volto si contorsero in un’espressione simile a un sorriso, ma poi si schiarì la voce e tornò al lavoro. “Prego, iniziato de León.”

«Rimasi con Aaron mentre Charlotte ultimava le rifiniture. Il povero bastardo sembrava essere a malapena cosciente. Infine la priora si fece indietro per esaminare il tatuaggio con occhio critico. Era un’opera straordinaria: lo sguardo del Redentore sembrava ardere sulla pelle di Aaron e il lume di candela faceva risplendere l’argento.

«“Véris” mormorò lei.

«“Véris” giunse la replica dalle sorelle attorno a noi.

«Aiutai Aaron ad alzarsi mentre lui batteva le palpebre come un neonato. “Tutto a posto, fratello?”

«“Ho bisogno di bere” dichiarò con voce tremante. “Qualcosa di molto lungo e molto forte.”

«Risi e allentai la tunica sopra la mia pelle escoriata. Poi, con un inchino alle sorelle e un’occhiata ad Astrid, lasciammo la Cattedrale. Fuori stava nevicando e, dopo il dolore bruciante dell’ago, il refrigerio sembrava una benedizione divina. Mentre procedevamo verso il refettorio, i miei occhi vagarono in direzione nord. Ammetto che ero geloso del fatto che Aaron avrebbe pronunciato i suoi voti l’indomani; che avrebbe combattuto ad Avinbourg come un Santo d’argento a pieno titolo. Ma sapevo anche che se l’era guadagnato.

«“Sono felice per te, de Coste. Davvero.”

«Lui mi scoccò un’occhiata in tralice, le parole che lottavano chiaramente dietro i suoi denti. “Ti sono debitore, de León. E meriti delle scuse.”

«Scossi il capo. “Tu mi hai salvato la pelle a Coste proprio come io l’ho salvata a te. Non c’è bisogno…”

«“Non sto parlando di Coste” disse abbassando la voce. “Sto parlando di Baptiste e me. Ti avevo giudicato male. E ti avevo trattato male. Sanguefragile o no, popolano o no… tu sei mio fratello, de León. E chiedo il tuo perdono.”

«Mi porse la mano e io la strinsi forte. “Sono lieto di dartelo.”

«Aaron annuì, la mascella serrata. Sapevo quanto dovesse sentirsi infiammato dopo tre giorni sotto l’ago. Le tue difese si assottigliano dopo una prova del genere e la persona che sei in realtà può facilmente affiorare. Ma rimasi comunque sorpreso nel vedere lacrime nei suoi occhi.

«“Quello che Laure ci ha detto sul ponte… riguardo Sacha…”

«“Non ha importanza, Aaron. Qualunque cosa tu abbia fatto da ragazzo, non lo sei più. Il tuo passato è pietra, ma il tuo futuro è argilla. E sarai tu a decidere come plasmare la tua vita.”

«Lui annuì e si tamponò gli occhi. “Non avrei mai pensato di dirlo. Ma sarò lieto di averti al mio fianco ad Avinbourg, de León.”

«“Al tuo fianco?” ridacchiai, con un colpetto alla lama che portavo alla cintura. “Fratello, io sarò di fronte a te. Ho altro inchiostro da guadagnarmi. E poi Artileo ha sete.”

«“Sei comunque un idiota, de León. E questo ti farà ammazzare.” Aaron scosse il capo e sorrise. “Ma quando morirai, lo farai in modo virtuoso.”

«“Non stasera, però” sogghignai. “Vieni. Andiamo a bere qualcosa di forte.”

«Gli diedi una pacca sulla schiena senza pensare e lui lanciò un urlo di dolore. Mi affrettai a scusarmi, ma non fui abbastanza veloce e de Coste mi diede un pugno al braccio sinistro, scatenando un’ondata di fuoco su fino alla spalla. Ci accapigliammo per un momento, scambiandoci colpi amichevoli prima di staccarci e metterci a ridere. E fianco a fianco entrammo nel refettorio.

«Un’acclamazione esultante accolse il nostro ingresso, tutti i Santi d’argento e gli iniziati lì riuniti che sbattevano i boccali contro i tavoli. Non accadeva spesso che un nuovo membro venisse iniziato nell’Ordine, né che così tanti di noi fossero presenti a Santa Michon allo stesso tempo. I Santi più anziani fecero ad Aaron le congratulazioni, mentre i più giovani si radunarono per sbirciare il suo nuovo tatuaggio. Frère Alonso stava suonando una melodia allegra con la cornamusa. L’abate Khalid lo accompagnava con un bellissimo liuto di sanguilegno, mentre il mastro fabbro Argyle guidava la canzone con la sua intensa voce da baritono. E anche se era evidente l’assenza di Manogrigia, il serafino Talon stava percuotendo il tavolo con la sua verga di frassino, tenendo il tempo. Ci rivolse perfino un sorriso quando entrammo.

«Baptiste ci aveva riservato dei posti al tavolo e ci fece cenno. Mentre ci sedevamo, il giovane fabbro spinse nella mia direzione una tazza di vodka. Ma, come sempre, io rifiutai. “Non per me, fratello. Merci.”

«“Oh, andiamo!” insistette il giovane pollice nero. “Ti fa crescere i peli sul petto! E non accade ogni giorno vedere un nuovo membro unirsi all’Ordine! Una coppa non ti ucciderà.”

«“Ha i suoi motivi.” De Coste parlò piano, allontanando la coppa. “Lascia stare.”

«Spostai lo sguardo tra Aaron e Baptiste, poi sui fratelli attorno a me. I fuochi erano caldi e i sorrisi larghi, e seppi che una notte del genere non era frequente tra quelle mura. Ero cresciuto come figlio di un ubriacone. Ma in verità non ero nemmeno figlio di Raphael Castia. E la maledizione che il mio vero padre mi aveva trasmesso non sarebbe stata accesa da una sorsata d’alcol.

«“Una coppa” dichiarai, allungando la mano verso quella che mi aveva versato Baptiste. “Non mi ucciderà.”

«Baptiste esultò e io sollevai la coppa per Aaron. Ma prima che potessi proporre un brindisi, giunse un tonfo fragoroso dal tavolo di testa. Frère Alonso interruppe la musica e tutti gli occhi si voltarono verso l’abate Khalid. Il grosso sūdhaemico era in piedi, sorridente.

«“Domani accoglieremo a pieno titolo un fratello nell’Ordo Argent!”

«Un boato risuonò per la stanza mentre Khalid continuava.

«“Poi marceremo ad Avinbourg tra gli eserciti dell’imperatore e lì seppelliremo il Re Sempiterno. So che ciascuno di voi darà prova di forza imperitura e fede inesauribile, e dimostrerà che Santa Michon è degna del patrocinio della nostra imperatrice. Ma per il momento, brindiamo al nostro nuovo fratello e conosciamo la gloria nella luce dell’amore dell’Onnipotente.” Khalid sollevò la sua coppa verso Aaron. “Santé, Aaron de Coste. Che il buio conosca il tuo nome e disperi!”

«“Santé!” giunse il fragore, con Aaron che sorrideva come un bambino a Primale.

«Festeggiammo fino a tarda notte e, quando Baptiste mi versò un’altra coppa, non la rifiutai. Era piacevole bere e la compagnia era ottima, così mi aggirai per la stanza, ascoltando i Santi più vecchi narrare storie di oscurità, sangue e argento. Avvertivo l’amore di Dio tra quegli uomini. Forse per la prima volta in vita mia, ebbi la sensazione di essere finalmente al mio posto.

«Fu allora che udimmo uno squillo di corni nella valle del Mère, che fece calare il silenzio sulla sala. Pochi istanti dopo, le campane della Cattedrale risuonarono in risposta, riecheggiando per il monastero.

«“È in anticipo” mormorò Baptiste.

«“L’imperatrice Isabella” mi resi conto.

«I fratelli e gli iniziati si alzarono all’unisono, precipitandosi fuori dal refettorio. Tutti ci rendevamo conto dell’onore che ci stava tributando e volevamo assistere al suo arrivo, vedere l’esercito che aveva portato a Santa Michon. Raccogliendoci sul passaggio per la Cattedrale, li udimmo al buio: un calpestio di piedi e acciaio su acciaio, una moltitudine numerosa nella valle nera come la notte sotto di noi. Potevamo vedere migliaia di torce che illuminavano migliaia di tabarri gialli con l’unicorno di Alexandre III. Era un esercito come non ne avevo mai visti.

«“Questo sì che è un fottuto spettacolo” sospirò Fincher.

«De Séverin annuì. “Su stendardi dorati giunge la salvezza.”

«“Fratelli!” chiamò Khalid. “Preparatevi per l’arrivo di Sua Maestà, poi radunatevi nella Grande Biblioteca! Serafino Talon, priora Charlotte, con me.”

«Anche se alcuni erano un po’ alticci, i fratelli obbedirono, la festa terminata. Entro mezz’ora ci eravamo raccolti nella Biblioteca, in fila con gli stivali lucidati e l’argentacciaio scintillante. Anche la Sorellanza era riunita, le sorelle in nero e le novizie in bianco. Vidi Astrid in mezzo a loro, con le labbra strette. Chloe era in piedi accanto a lei e mi rivolse un cenno del capo. Ma guardandomi attorno non vidi ancora alcun segno del maestro Manogrigia.

«I libri si estendevano in alto sopra di noi e ai nostri piedi c’era la grande mappa dell’impero. L’archivista Adamo aveva disposto sul pavimento delle statuine di legno, a rappresentare gli eserciti del Re Sempiterno, i difensori di Avinbourg e l’imponente armata che si stava radunando lì sotto.

«La battaglia imminente occupava le menti di ognuno e il chiacchiericcio circolava tra i presenti. Ma tacemmo all’ingresso dell’abate Khalid, che si diresse rapidamente sul davanti della Biblioteca, con Talon e Charlotte al suo fianco. Entrò un giovane uomo svelto in abiti eleganti di raso giallo e batté per tre volte un mazzapicchio contro le assi del pavimento.

«“Sua Maestà Imperiale Isabella, Prima del Suo Nome, amata moglie di Alexandre III, protettore della Santa Chiesa di Dio, Spada della fede e imperatore di tutta Elidaen!”» Gabriel scosse il capo. «Non avevo mai visto esponenti della casa reale. Da come la raccontava Astrid, la corte di Alexandre era una cloaca, piena di dissolutezza e corruzione. Non sarei rimasto sorpreso se l’imperatrice fosse stata un serpente vestito di pelle umana. Ma la donna che entrò nella Biblioteca non era nulla del genere.

«Per prima cosa, rimasi stupito da quanto era giovane. L’imperatore Alexandre era sui quarantacinque anni, ma sua moglie doveva averne venti di meno; in effetti era solo di poco più grande di Astrid. Era decisamente bellissima: arti lunghi e aggraziati, con capelli ramati acconciati in cima alla testa nelle sembianze di una corona. Ma la bellezza era quello che ci si aspettava da un’imperatrice. Ciò che non avevo considerato era il suo modo di vestire. Poiché, anche se indossava un abito color giallo reale, con velluto arricciato che si increspava a onde fino a terra, era anche rivestita di una corazza di argento lucidato e portava una spada al fianco. L’arma era più decorativa che letale, ma il suo messaggio era chiaro.

«La nostra imperatrice era venuta a Santa Michon vestita per la guerra.

«Era circondata da armigeri, uomini e donne, abbigliati con i tabarri giallo girasole dell’imperatore. Sulla fronte di Isabella era posato un cerchietto di diamanti, e quando lei prese posto nella parte anteriore della stanza, fece spaziare lo sguardo sopra di noi con orgoglio regale.

«“La nostra strada è stata lunga” esordì, la voce bassa e dolce. “Ma il nostro cuore non potrebbe essere maggiormente pieno di gioia nel trovare al termine una compagnia tanto gradita. Profonda è la fiducia che abbiamo accordato al vostro abate e vediamo che non è stata malriposta. Poiché in ciascuno di voi vediamo una speranza che brilla con la luce di tutta la grazia di Dio e, tramite voi, questa terra sarà riscattata dalla morsa della notte. Avete i nostri ringraziamenti. E soprattutto, avete il nostro amore.” Isabella si guardò attorno nella sala e, in quella quiete, avresti potuto udire le lacrime cadere dagli occhi di un angelo. “Noi vi salutiamo, Santi d’argento. Che Dio vi benedica e vi preservi da ogni male.”

«“Tre evviva per Sua Maestà Imperiale!” gridò il serafino Talon.

«Un boato riecheggiò nella Biblioteca, il più fragoroso che avessi mai udito. Isabella aveva parlato per appena un minuto e giuro su Dio che metà degli uomini in quella sala erano innamorati di lei. Se ci avesse ordinato di volare a Vellene e di gettarci contro il Re Sempiterno armati solo dei nostri pugni, saremmo balzati giù dalle mura con un sorriso in volto.

«“Ora attenti, fratelli” disse Khalid con voce come ferro.

«Allora calò il silenzio. Tutti i Santi e gli iniziati lì riuniti, così come le sorelle d’argento celate nelle ombre, guardarono l’abate che camminava lungo i picchi dei monti Angeledei. Raissa, angelo della giustizia, e Raphael, angelo della saggezza. Sarai, angelo delle pestilenze, e Sanael, angelo del sangue. Tutti caddero sotto i suoi tacchi d’argento mentre attraversava l’intero regno, arrivando infine ad Avinbourg. La città-fortezza era situata all’estremità nord della dorsale, bloccando la strada per il Nordlund, circondata da soldati di legno.

«“Tutte le guarnigioni reali lungo gli Angeledei ora sono svuotate e stanno marciando a nord a rafforzare Avinbourg. Sul Talhost si è abbattuta una bufera, troppo cupa e buia per vedervi attraverso, perfino con gli occhi a nostra disposizione. C’è qualche stregoneria oscura all’opera per nascondere l’esercito di Voss. Tuttavia, non abbiamo dubbi che la Legione infinita sia in movimento.”

«“A quanti ammontano, abate?” chiese frère Alonso.

«“Almeno diecimila.”

«Alonso raddrizzò le spalle. Era un uomo possente, di origini nordlundiane, con una folta barba nera e una criniera di capelli lunghi. “Perdonatemi, abate. Mia imperatrice. Ma noi siamo cacciatori, non soldati. A cosa varranno i nostri numeri contro un’armata così vasta?”

«“Proprio a nulla, buon frère” replicò Isabella. “Quei soldati coraggiosi lì sotto e che già difendono le mura di Avinbourg subiranno l’impatto maggiore della fame della Legione.”

«“Noi siamo un coltello, fratelli” disse Khalid. “Non un maglio. Ma un essere antico come Fabién Voss non si arrischierà di persona nell’avanguardia. Non con diecimila cadaveri da scagliarci contro prima. Come tutti coloro che temono la morte, il Re Sempiterno comanda dalle retrovie.”

«L’imperatrice annuì. “E mentre Voss lancerà la sua armata contro le difese della città, questa compagnia argentea aggirerà l’imboccatura del Cherchant, colpirà da dietro le linee di Voss alla luce dell’alba e, con tutta la grazia di Dio, staccherà dalla sua testa quella corona vuota.”

«“Un’imboscata” annuì Alonso.

«“Un’esecuzione” precisò Khalid. “Una a cui l’Onnipotente stesso arriderà.”

«Le parole dell’abate mi riempirono la pancia di farfalle. Riuscivo a vedere la saggezza del piano, il modo in cui la nostra piccola fratellanza poteva sferrare un colpo mortale. Il Re Sempiterno era il più vecchio della sua stirpe e controllava la sua progenie come un ragno al centro di una grande tela marcia. Con la sua morte la legione sarebbe finita allo sbando, almeno temporaneamente, facili prede per la Falange dorata. Uccidere un ancien non sarebbe stata un’impresa da poco, ma se ci fossimo riusciti avremmo potuto mettere fine all’invasione alle mura di Avinbourg.

«Presi la parola, incapace di trattenermi. “Quando marciamo, abate?”

«Khalid incontrò i miei occhi. “Tu non andrai, iniziato.”

«Sentii un tuffo allo stomaco. Per un momento terribile, temetti che la mia condotta durante la Caccia mi fosse costata il posto tra i prescelti. Ma lo sguardo dell’abate si spostò sugli iniziati, a turno. “Nessuno di voi. Tutti gli iniziati rimarranno a Santa Michon. Laure Voss è ancora a piede libero per il Nordlund e cercherà vendetta. Non è saggio lasciare questo monastero privo di protezione.”

«Un mormorio circolò tra gli iniziati. Era la più grande battaglia della nostra epoca e noi venivamo lasciati indietro? In quell’istante qualunque ragazzo di buon senso avrebbe tenuto chiusa la propria fottuta bocca, ma la poca vodka che avevo bevuto mi faceva sentire tutt’altro che assennato.

«“Abate, non intendo mancare di rispetto. Ma solo poche sere fa mi avevate assicurato che presto saremmo stati chiamati a difendere la Chiesa di Dio.”

«Talon percosse il pavimento con la sua verga. “De León, chiudi quella dannata bo…”

«“Tieni a bada la rabbia, serafino.” Isabella mi fissò, squadrandomi dall’alto in basso. “De León. Sei stato membro della coraggiosa compagnia che ha scoperto il piano del Re Sempiterno.”

«“Ero uno di quattro, Maestà” mi inchinai. “Ma ho fatto la mia parte.”

«“Un vero leone. Comprendiamo il tuo disappunto nel rimanere indietro mentre altri cavalcano in battaglia. Tuttavia non c’è vergogna nell’occuparsi della casa e del focolare.”

«“Ma nemmeno gloria, Maestà.”

«“Noi non combattiamo per la gloria, iniziato” ringhiò Khalid. “Combattiamo per Dio. Per redimere noi stessi dal peccato della nostra nascita. Il riconoscimento mortale è insignificante. Quando ti troverai davanti al tuo Creatore, Egli saprà che ruolo hai giocato nella sconfitta del Re Sempiterno.”

«“Presumendo che riusciamo a sconfiggerlo.”

«Tutti gli occhi si voltarono verso il fondo della sala. Lì, stagliato contro il cielo notturno, c’era frère Manogrigia. Aveva la barba lunga, i capelli scarmigliati. Ma nel suo occhio rimasto ardeva un fuoco. Le grandi porte si chiusero alle sue spalle quando avanzò sulla mappa del regno.

«“Presumendo che il Re Sempiterno ce lo permetta” aggiunse.

«“Non ha molta scelta, fratello” replicò Khalid. “Combattiamo con Dio al nostro fianco.”

«“Ipotizzi che arriveremo a uno scontro, abate. Non abbiamo occhi per vedere attraverso questa maledetta tempesta. Nessuna notizia da parte dei nostri alleati sui venti.” Manogrigia infilò la mano sana nel cappotto e tirò fuori un pezzo familiare di pergamena. “Tutto ciò che abbiamo ad assicurarci che Voss intende distruggere Avinbourg è un unico scarabocchio.”

«“Perdonaci, frère.” Isabella fissò la mappa dell’invasione che Manogrigia aveva tra le dita. “Ma non è uno scarabocchio che hai rubato tu stesso? Dopo una battaglia in cui tu e i tuoi apprendisti siete rimasti quasi uccisi?”

«“Perdonate, Maestà, ma è proprio questo che mi tormenta. Il quasi.” Manogrigia chiuse il pugno attorno alla mappa e gettò per terra il pezzo di pergamena accartocciato. “Lo Spettro in rosso è una Principessa Sempiterna. Se stava perlustrando le cittadine lungo gli Angeledei per preparare l’invasione di suo padre, perché lasciarci una pista così facile da seguire?”

«“Ha bisogno di nutrirsi, fratello” disse Khalid. “E i vampiri sono creature abitudinarie, lo sai. Forse non si era resa conto che l’avremmo rintracciata così rapidamente.”

«“Forse” annuì Manogrigia. “Ma come mai due Santi d’argento e due iniziati hanno affrontato uno dei vampiri più potenti al mondo e sono sopravvissuti per raccontarlo?”

«A quelle parole scambiai un’occhiata con Aaron. A dire la verità, da qualche parte sotto il trambusto della nostra presunta vittoria, mi ero chiesto la stessa cosa.

«“Credete che ci abbia usato, maestro?” chiese de Coste.

«“Ritengo che non ci sia da stupirsi che ci abbia preso per idioti” disse Manogrigia, con il suo unico occhio buono fisso nei miei. “Visto il modo in cui alcuni di noi si sono comportati quella notte.”

«Abbassai lo sguardo, con le guance che avvampavano.

«L’imperatrice Isabella parlò nel silenzio. “Credi che ci stiano depistando, buon frère?”

«“Non sono certo di nulla, Maestà. Tranne dell’amore di Dio Onnipotente. Ma queste creature conoscono la loro preda. E temo che, proteggendo la nostra gola, stiamo lasciando scoperta la pancia.” Manogrigia si diresse verso il margine inferiore degli Angeledei. E lì pestò il tacco sulla città-fortezza che sorvegliava l’altro passaggio per il Nordlund.

«“Charinfel” mormorò Khalid.

«“Forse Voss voleva che intercettassimo quel messaggio” disse Manogrigia. “Con questa maledetta tempesta, non abbiamo modo di esserne certi. Ma impiegare tutte le nostre risorse per difendere Avinbourg non mi sembra una buona idea, Khalid. C’è qualcosa che mi puzza in tutto questo.”

«“Cosa consigli, allora?”

«“Sorvegliare entrambi i valichi.”

«“Non possiamo colpire Fabién Voss con meno della nostra intera forza” obiettò Talon. “Tutti i Santi d’argento qui presenti potrebbero non essere sufficienti a sconfiggerlo. E se la nostra battaglia andrà male, Avinbourg avrà bisogno di ogni soldato nella valle sottostante per tenere a bada la Legione infinita.”

«“Allora lasciate che andiamo noi, abate.”

«Tutti i presenti nella Biblioteca si voltarono verso di me mentre mi facevo avanti. Il ragazzo che ero stato forse si sarebbe perso d’animo nel sentirsi tutti quegli occhi addosso: generali, sacri fratelli e imperatrici. Ma dopo tutto quello che avevo visto, il sangue che avevo versato, non ero più un ragazzo.

«“Noi iniziati, intendo. Se questo è uno stratagemma di Voss, noi possiamo difendere Charinfel! Manogrigia può guidarci! Non siamo d’aiuto a nessuno bloccati qui a Santa Michon!”

«Mormorii di assenso si diffusero tra gli iniziati finché Talon non chiese a gran voce il silenzio. Ma Manogrigia incontrò gli occhi di Khalid.

«“Se i miei timori si dimostreranno fondati, saranno più utili al fronte che nelle retrovie.”

«“Se i tuoi timori si dimostreranno fondati, tu e due dozzine di iniziati non terrete quel fronte.”

«Manogrigia si strofinò il mento e guardò la nostra imperatrice. Isabella si trovava tra i suoi consiglieri, spostando gli occhi tra Manogrigia e l’abate. Un generale dai lineamenti aspri le sussurrò all’orecchio e lei ascoltò con attenzione, esaminando la mappa. Potevo percepire la tensione nei ragazzi attorno a me; l’idea che dopotutto potessimo giocare un ruolo ci riempiva tutti di ardore.

«“Il generale Nassar mi consiglia che possiamo privarci di mille uomini” dichiarò infine l’imperatrice. “Detestiamo ridurre ulteriormente i nostri numeri. L’ultimo rapporto che abbiamo ricevuto dagli esploratori ci ha riferito che la Legione infinita si stava muovendo a nord-est da Vellene. Malgrado i vostri timori, tutti i segnali indicano che il Re Sempiterno stia per colpire Avinbourg, frère, non Charinfel.”

«“Se questo è vero, sarò lieto di essere rimproverato, Maestà” replicò Manogrigia. “Tuttavia in battaglia l’uomo saggio prega Dio, ma solleva comunque la sua spada.”

«Mi sentii rinfrancato quando Isabella inclinò la testa. “E sia.”

«Una piccola manifestazione di esultanza si levò tra gli iniziati e Talon intimò di nuovo il silenzio. Le nostre voci scemarono ma i sorrisi rimasero, e diversi dei ragazzi mi diedero pacche di gratitudine sulla schiena prima di tornare all’ordine. La sessione del consiglio proseguì, però nessuno di noi stava ascoltando. Mentre un attimo prima eravamo destinati a rimanere incatenati al focolare come cuccioli non addestrati, ora saremmo stati sguinzagliati come un branco di lupi. E perfino se alla fine nessun male fosse giunto a Charinfel, almeno non ce ne saremmo stati immobili come funghi nell’oscurità.» Gabriel si ravviò i capelli e si versò in gola quello che rimaneva del suo vino. «Fu solo il mattino successivo che appresi che era esattamente quello che avrei fatto.»