«DUE ORE PIÙ tardi, ci trovavamo nella neve fuori dalla stalla di Santa Michon, il nostro alito che si condensava bianco nell’aria gelida. Guardai la nostra compagnia e vidi il peso del mondo su ogni spalla. I custodi Logan e Micah. Una dozzina di pollici neri dall’Armeria. L’assistente dell’archivista Adamo, Nasir, alcuni sguatteri, i due stallieri Kaspar e Kaveh. E naturalmente Baptiste e Aaron, appena liberati dalle segrete della Cattedrale.
«La vecchia Charlotte non aveva gradito che avessi interrotto la sua veglia bussando con forza alla porta del Priorato. Ma quando Astrid e Chloe furono tornate nelle loro camere da letto, fu precisamente quello che feci. Charlotte aveva ascoltato con attenzione e il suo viso sfregiato si era rabbuiato quando le avevo spiegato le mie paure, la strategia di Voss, il piano disperato che avevo concepito e che mi serviva ogni uomo disponibile. La probabilità che il mio piano si rivelasse qualcosa di diverso da un suicidio era prossima allo zero. Ma dovetti riconoscere alla priora che mi consegnò le chiavi delle celle di Aaron e Baptiste opponendo poca resistenza. E assieme a essa mi regalò una dozzina di fiale di sanctus, scuro come cioccolato, dolce come miele.
«“Che Dio Onnipotente possa proteggerti, iniziato.”
«“Che possa proteggerci tutti quanti, priora.”
«In quel momento mi trovavo accanto al giovane Kaveh e gli spinsi in mano la mappa accartocciata di Laure. Suo fratello Kaspar era già in sella. “Galoppate veloci, fratelli. Kaspar, cerca la Falange dorata. Kaveh, tu dirigiti a sud dietro Manogrigia. Rapido come il vento.”
«“Che Dio Onnipotente sia con te, Leoncino.” Kaspar guardò verso suo fratello. “Con tutti noi.”
«Io strinsi forte la mano di Kaveh e parlai piano. “Quando tornerai, fratello, vorrei scambiare due parole. Su te e sorella Aoife. Nella remota eventualità che io sia ancora vivo, naturalmente.”
«Il ragazzo mi guardò con espressione cupa. Ma poi annuì, un’unica volta.
«“Andate. Al galoppo!”
«Diedi una pacca ai cavalli e mormorai una preghiera mentre scalpitavano nella notte. I pollici neri di Baptiste avevano caricato i nostri carri e io stavo controllando i barili all’interno quando captai lo sferragliare di catene di ferro. Alzando lo sguardo, vidi la piattaforma del cielo scendere ancora una volta dalla Cattedrale. Guardai Logan con aria interrogativa. “Custode?”
«“Non ne ho la più pallida idea, giovinotto” bofonchiò l’uomo magro.
«La piattaforma si posò sulla neve con un tonfo. Ospitava due dozzine di sorelle della Sorellanza d’argento, ricoperte di cappotti invernali e stivali con i tacchi d’argento: sicuramente se li erano procurati dall’Armeria. Portavano fucili a ruota, corni di ignis nero e borselli di colpi d’argento. Tra loro c’erano Charlotte, sorella Esmeé, Chloe Sauvage… e la presenza più strana di tutte: Astrid.
«“Priora? Cosa significa?”
«“Esattamente quello che sembra, iniziato.”
«“Un mormorio si diffuse tra gli uomini mentre incontravo lo sguardo di Charlotte. “Priora, io…”
«“Non sono qui per discutere, iniziato de León. In assenza dell’abate Khalid e del serafino Talon, io sono l’autorità di questo monastero. Una volta mi dicesti che i Santi d’argento non potevano assolvere al loro scopo senza la Sorellanza. Sono assolutamente d’accordo. E se i tuoi timori si dovessero rivelare veri, per la benedetta Vergine Madre, avrai bisogno di tutto l’aiuto che riuscirai a trovare.”
«“Non intendo mancare di rispetto, priora” si inserì Aaron piano. “Ma che aiuto potete dare?”
«Charlotte gli scoccò un’occhiata di disapprovazione e sollevò la sua pistola a ruota. “L’abate Khalid ha passato parecchio tempo a insegnarci come difenderci con questi aggeggi abominevoli. Ma preferisco pensare che l’intenzione di Dio fosse che difendessimo questo impero. E con la grazia dell’Onnipotente e le benedizioni dei Martiri, questo è precisamente ciò che faremo.”
«Spostai lo sguardo tra le sorelle e le novizie, lì sotto la neve cadente. Vidi paura, certo. Ginocchia tremanti, occhi sgranati e labbra serrate. Ma vidi anche mascelle contratte e pugni chiusi, e la fede che il Signore Iddio le avrebbe tenute in vita. Vidi convinzione.
«“Saremmo fortunati ad annoverarvi nella nostra compagnia, sorelle” dissi.
«Charlotte si voltò verso le sue pupille. “Quelle di voi che sanno cavalcare, prendano una sella. Le altre scelgano un carro. Su, presto.”
«Le sorelle e le novizie fecero come ordinato, per la maggior parte salendo sui carri con le nostre provviste. Ma alcune sellarono dei sosya, servizievolmente assistite dai fratelli. Io mi accostai ad Astrid, aiutandola a preparare una coraggiosa giumenta chiamata Fiume. Ero consapevole della gente radunata attorno a noi e mantenni la voce a un sussurro, parlando perlopiù con gli occhi.
«“Nel nome dell’Onnipotente, cosa stai facendo?”
«“C’è un clima stupendo per una cavalcata nella campagna.”
«“Questo non è uno scherzo. Non sei stata tu a dirmi che la guerra andava lasciata ai guerrieri?”
«Astrid guardò le donne che la circondavano, i ragazzi, la misera banda che stava cavalcando verso le fauci spalancate dell’inferno. “È difficile farlo quando la guerra arriva alla tua porta.”
«“Cos’è successo alla stronza dal cuore nero che voleva solo fuggire da queste mura?”
«“Oh, Gabe.” Mi rivolse un sorriso triste. “Se questa faccenda termina com’è probabile, ci sarò riuscita.”
«Il mio cuore soffriva di paura per lei. Incontrò il mio sguardo e riuscii a vedere il ricordo della nostra notte in Biblioteca sul suo volto, un frammento di desiderio nei suoi occhi che mi faceva cantare il sangue. Ma con Charlotte a osservarci, circondati da sorelle e fratelli, non osavo tradire nulla di ciò che condividevamo. E Dio sapeva che non avevamo tempo per discutere.
«Con un sospiro, mi rassegnai a quel disperato lancio di dadi. Terminai di sistemare la sella di Astrid e mi issai in groppa a Giustizia. Baptiste attirò il mio sguardo, allacciandosi il colletto attorno alle labbra. “Prego tutti i Sette Martiri che tu sia in errore, Leoncino.”
«“Nessuno prega con più fervore di me” replicai, infilandomi i guanti. “Ma è come dice Manogrigia, fratello. In battaglia l’uomo saggio prega Dio, ma solleva comunque la sua spada.”
«“Manogrigia diceva anche qualcosa sugli eroi, se ben ricordo” bofonchiò Aaron.
«Feci spaziare lo sguardo sulla nostra banda: una fiammella minuscola in un mare di oscurità. La paura generata da quella situazione era come ghiaccio nelle mie viscere. Sapevo che quasi certamente stavamo cavalcando verso la nostra rovina. Ma ero anche consapevole che, se ci fossimo lasciati dominare dalla paura, non avremmo cavalcato affatto. C’era bisogno che qualcuno parlasse. E così afferrai le redini di Giustizia con forza per impedire alle mie mani di tremare, mi misi in piedi sulle staffe e alzai la voce. “Non so cosa ci attende alla fine di questa strada. Guarderemo in faccia l’orrore, questo è certo. Ma il coraggio è la volontà di fare ciò che altri non faranno. E nelle braccia della schiera celeste siamo invincibili. Io ho guardato negli occhi dei Morti senza trasalire. Ho affrontato una Principessa Sempiterna e sono sopravvissuto. E vi dico ora e sinceramente che non ho mai provato un orgoglio tale come quello di cavalcare assieme a una compagnia come la vostra.”
«“Véris, Leoncino” sorrise Baptiste. “Véris.”
«“Sì, bel discorso.” Logan si grattò i baffi e mi strizzò l’occhio. “Per un bel faccino scopa-pecore del Nord, chiaro.”
«“… Merci, buon custode.”
«E a quel punto partimmo.
«Un esercito di nemmeno cinquanta persone che ne affrontava uno di diecimila. Eppure cavalcavamo come diretti alle braccia del cielo. La priora Charlotte guidava le sorelle nel cantare inni mentre procedevamo verso ovest, freddo pungente per strada, la neve che cadeva fitta. Cavalcavamo con pause appena sufficienti per mangiare e dormire, e quando ci fermavamo per la notte faceva così freddo che alcuni riuscivano a malapena a muoversi. Accampati accanto alla strada, all’ombra cupa degli Angeledei che si innalzavano davanti a noi, mi ritrovai a immaginare gli orrori famelici che si ammassavano dall’altro lato. Sapevamo che ogni minuto in cui riposavamo era un minuto sprecato.
«Un giorno dopo l’altro.
«I Gemelli si levarono di fronte a noi mentre passavamo tra colline pedemontane irregolari, e pregai gli angeli Sanael e Gabriel affinché vegliassero su di noi mentre dormivamo. Il vento era una lama, l’aria così rarefatta da rendere difficoltoso respirare. Al carro di testa si ruppe l’assale e procedemmo solo con l’altro. Due sosya morirono assiderati nella notte e quattro sorelle e un fratello pollice nero dovettero tornare indietro, troppo congelati per proseguire. Ero certo che Astrid non ce l’avrebbe fatta e la imploravo in silenzio ogni volta che incontravo il suo sguardo. Lei però rimase ingobbita sulla sella, tremante ma dura come acciaio. E così ci arrampicammo su per il valico tra Sangue e Fuoco. Più in alto. Più freddo. Più tetro.
«Il dodicesimo giorno incappammo in una tempesta, tanto da non riuscire a capire se il sole si fosse levato o no. Il freddo era così intenso che un’altra mezza dozzina della nostra compagnia non riuscì a salire in sella, tra cui la piccola Chloe. Fu deciso che dovessero rimanere indietro a dare indicazioni alla Falange dorata nel caso fosse arrivata, mentre noialtri proseguivamo verso il valico a piedi. La strada era troppo pericolosa per il carro e i miei fratelli e io dovemmo trascinare i barili che avevamo portato con noi attraverso cumuli grigi. Per una volta in vita mia, fui grato per la forza oscura che mio padre mi aveva concesso.
«Calò il buio e quella sera non ci furono inni attorno al fuoco. Il pensiero di ciò che poteva arrivare dalle montagne ora incombeva su noi tutti e la neve che ci sovrastava era tanto spessa che nessuno osava emettere un suono. Il mio patrigno mi aveva insegnato il ghiaccio. Mi aveva insegnato la neve. Come cade. Come uccide. Ero consapevole che le valanghe causate da rumori forti fossero un’invenzione, ma chi poteva sapere cosa ci fosse in ascolto là fuori al buio? Perciò rimanevamo in silenzio.
«Il giorno successivo arrancammo, ora solo due dozzine di membri della compagnia, lottando contro il gelo e l’ululato del vento. Perfino a mezzogiorno riuscivamo a vedere solo grazie al pallido bagliore delle nostre lanterne e ai brevi lampi di fulmini che illuminavano i picchi. Ma alla fine, verso il tramonto, il vento si placò e raggiungemmo finalmente il valico tra Fuoco e Sangue.
«Torri di guardia gemelle svettavano contro la tempesta, innalzandosi dal versante della montagna come dita nere rivolte verso il cielo. Erano state erette durante le Guerre della fede, costruite per assomigliare agli angeli da cui i picchi prendevano il nome. La tempesta soffiava verso sud e la torre di Gabriel era sepolta quasi del tutto, solo una mano scura spuntava dalla neve tutt’attorno, che si innalzava in un dirupo a picco, profondo cento piedi e composto da innumerevoli tonnellate di roccia. Così ci rifugiammo al riparo delle ampie ali di Sanael.
«Aaron si rannicchiò accanto a me, il colletto allacciato alto contro la bufera, appoggiandosi al suo barile per riprendere fiato. Baptiste si accucciò nelle sue pellicce congelate, scrutando giù verso l’ampia valle dall’altro lato del valico. La priora Charlotte se ne stava ingobbita contro il vento urlante assieme alle sue sacre sorelle, Astrid tra loro. Il fatto che fosse arrivata fin lì dimostrava che nella sorella novizia Rennier c’era una forza che non avrei mai immaginato.
«Sulle prime non vedemmo nulla. Perfino quando balenò il fulmine, illuminando le distese di neve grigia dal lato di Talhost del picco, non ci fu alcun movimento. Il pendio lì sotto era un vasto piano gelato e ricoperto da alberi sepolti, la neve in cumuli altissimi e compressi dal vento, incredibilmente pesante: nessun esercito umano poteva attraversare un passaggio così insidioso senza morire assiderato o causare una valanga.
«I miei denti battevano così forte che riuscivo a malapena a parlare. “Qualcuno ha q-qualcosa da bere?”
«“N-n-non p-p-più” sibilò Logan.
«“Non vedo nulla” disse de Coste, con il respiro che si condensava. “E n-non p-possiamo a-attardarci. Questo gelo s-sarà la nostra m-morte, Gabriel.”
«“Che n-notizie, fratelli?” chiamò la priora.
«Baptiste tirò fuori un cannocchiale bordato d’argento. Andai a prendere il mio e mi accucciai di fianco a lui, scrutando nella valle sottostante. Per diversi minuti non vidi alcun segno, alcun pericolo in quella distesa congelata. Ipotizzai che la Legione infinita fosse già passata, ma era una sciocchezza: l’avremmo incrociata lungo il tragitto. Allora fui colto da una speranza vana: forse mi ero sbagliato, e proprio in quel momento le forze del Re Sempiterno si stavano infrangendo come onde contro le mura di Avinbourg. E poi vi fu un lampo e il grigiore turbinante si accese davanti a noi, per un breve attimo, luminoso come un tempo era stato il giorno, e mi si mozzò il fiato nei polmoni quando vidi ciò che stava arrivando dalle montagne.»
«E cos’era?» chiese Jean-François.
«Vampiri.» Gabriel deglutì. «Migliaia e migliaia di vampiri.»