XV

IN ROSSO

«MI MALEDISSI. ERA ovvio che quell’empia stronza sarebbe stata lì a ricongiungersi con suo padre mentre lui valicava gli Angeledei. Laure Voss era arrivata di soppiatto dietro di noi come un ladro e io avevo lasciato le retrovie esposte come un imbecille. A quanto pareva, Noam e gli altri avevano posizionato le cariche di ignis, ma ora Laure le stava facendo a pezzi e, senza nessuno ad accendere la miccia…

«“Puoi trattenerli?” gridai ad Aaron, abbattendo un altro abbietto.

«“Almeno morirò provandoci!”

«“Quando darò il segnale, correte su per il pendio!”

«“Vai, Leoncino!” urlò Baptiste. “Che l’Onnipotente sia con te!”

«Voltando le spalle ai miei fratelli, scattai lungo il costone. Vidi gli scoppi lucenti di bombargento, rivoli di sangue. I pollici neri combattevano con coraggio, ma erano fratelli del Focolare, non della Caccia, e ora stavano affrontando una figlia del Re Sempiterno.

«Le loro torce scoppiettarono e si spensero, facendo ripiombare il costone nell’oscurità. Un fulmine divise il cielo come un arco brillante e vidi un’ombra rosso sangue guizzare sulla neve in direzione della torre di Sanael e delle sorelle che stavano sparando dal suo riparo.

«“Charlotte, indietro! Astrid, scappa!”

«Udii un urlo nel buio e il cuore mi si torse nel petto, ma poi fui in mezzo a loro con la spada sollevata, calandola verso quella figura ammantata dalla luce della mia Egida. Laure era zuppa di sangue fino alle ascelle, mento e gola dipinti di scarlatto, senza più quella parvenza di bellezza che avevo visto a Coste. Adesso era un mostro, puro e semplice.

«Scansando il mio colpo di lato e guizzando ai margini della luce, la Principessa Sempiterna si erse in tutta la sua statura. Il suo abito scarlatto le aleggiava attorno come nebbia nei venti gelidi, i lunghi capelli rossi appiccicati al sangue che le impregnava la pelle.

«“Indietro!” sbraitai. “Nel nome di Dio e del Redentore!”

«“Te l’ho già detto una volta, ragazzo. Il tuo Dio non ha alcun potere su di me.”

«Le sorelle si radunarono alle mie spalle, al riparo della luce. Riuscii a percepire Astrid lì dietro e mormorai una preghiera di ringraziamento. Ma i corpi delle altre sorelle erano lacerati e sanguinanti nella neve, accanto a quelli dei custodi Logan e Micah. Lanciando un’occhiata giù per il pendio, scorsi Aaron e Baptiste che avevano perso terreno e ora stavano ripiegando davanti a quella marea implacabile. Avevamo solo pochi istanti prima che la legione risalisse il valico e ci travolgesse tutti quanti.

«Laure sorrise e io percepii il suo veleno penetrare nella mia mente. “Ti costringerò in ginocchio, sanguefragile. Ti assaporerò fino alla morte.”

«Sulla mia pelle c’era una crosta grigia di cenere e sangue e la mia Egida ardeva di fuoco sacro. Laure strinse gli occhi a quella vista mentre lanciavo la mia ultima bombargento, e ne avvertii il calore sulla pelle mentre vibravo la lama. Misi tutto ciò che avevo in quel fendente e centrai il bersaglio. Ma la sua carne era come pietra quando la colpii e il suo pugno come un ariete quando contrattaccò.

«I miei polmoni si svuotarono. Sentii qualcosa strapparsi. E poi mi ritrovai a volare e a sbattere con forza. Vidi stelle nere mentre Laure si chinava su di me, con le braccia spalancate per spezzarmi.

«Minuscoli tuoni risuonarono per il costone, mezza dozzina di colpi di puro e benedetto argento che andò a impattare contro la faccia, il petto e la gola di Laure. Lei sbandò all’indietro con un reticolo di crepe sulla pelle. Battei le palpebre per togliermi il sangue dagli occhi. La priora Charlotte urlò: “Ricaricate!”.

«Tutto il cielo tratteneva il fiato. Tutto il tempo era immobile. Mi alzai dalla neve con Artileo in pugno e, con tutta la mia forza e il nome di Dio sulle labbra, tirai indietro la lama e la conficcai nel petto di Laure.

«Lei mi colpì di nuovo, lacerandomi con gli artigli e scagliandomi contro la torre. Il muro si sbriciolò quando lo centrai e le mie costole si spezzarono. L’ancienne barcollò mentre stringeva Artileo, ora piantata fino all’elsa nel suo petto. Tuttavia, la puttana Cuordiferro non voleva cedere. Il suo volto si contorse e avvertii un tuffo al cuore quando afferrò la lama con mani fumanti e la estrasse dal suo petto frantumato.

«“Sono una Principessa Sempiterna. Credi che una scheggia come questa possa annientare me?”

«La priora Charlotte venne avanti, la ruota attorno al suo collo come fuoco argenteo, i segni di artigli sulla sua faccia distorti mentre urlava: “Nel nome della Vergine Madre, indietro! Te lo ordino!”.

«La vampira sibilò, alzando una mano per proteggersi dalla luce. E con l’altra sollevò la lama che si era appena tolta dal petto e la lanciò. Udii Astrid gridare quando la spada andò a conficcarsi nel cranio di Charlotte, spaccandolo a metà e facendo volare all’indietro il suo corpo come una bambola di pezza. E quando quegli occhi senza fondo si posarono su Astrid, mi trascinai in piedi.

«Avevo terminato le bombargento e l’acqua santa: non mi restava nulla da tirare. E così gettai me stesso, andando a sbattere contro Laure e facendoci ruzzolare entrambi nella neve.

«Il suo pugno impattò contro il mio cranio e lei si mise a cavalcioni su di me, gli occhi neri stretti sulla mia Egida, le mani scivolose per il sangue che sfrigolarono quando si chiusero attorno alla mia gola. Il suo petto era devastato nel punto in cui l’aveva colpita la mia spada, ma era ancora viva, la sua forza equivalente a diecimila vite rubate. Potevo percepire il gelo della sua pelle. Vedere la morte nei suoi occhi.

«“È questo il meglio che sai fare? È così debole il tuo ultimo respiro? Perfino i bambini della tua amata Lorson hanno combattuto con più ferocia, prima che mi facessi il bagno in loro.”

«Il cuore mi si gelò nel petto. “… Cosa?”

«Le sue labbra si incresparono e tutto l’orrore dell’inferno trasparve dai suoi occhi. “Avevo giurato che ti avrei portato via tutto ciò che avevi, Gabriel de León. La tua casa. Tua madre. La tua piccola Celene…”

«“Tu menti!”

«Una risata riecheggiò tra le vette congelate, nera e cupa. “Costruirò un palazzo con la tua sofferenza, sanguefragile. Regnerò su un trono fatto della tua miseria. Tutti de…”

«Artileo fracassò la parte posteriore della testa di Laure, rompendo l’osso e schizzando sangue. La vampira barcollò e sibilò mostrando le zanne.

«“L’unica regina di questa montagna sono io!” strillò Astrid. In piedi sopra di noi, tirò indietro la mia lama insanguinata per un altro colpo. “E lui non è un sanguefragile, empia troia.”

«C’è una liberazione nella morte. Quando sai di essere sul punto di spirare, la paura di morire scompare. Tutto ciò che resta è la rabbia. E mentre afferravo la gola di Laure, quello fu tutto ciò che provai. Rabbia. Ricordai mia madre che mi intrecciava i capelli per il complesanto, che mi insegnava a portare il mio nome come una corona. Vidi la mia sorellina, la mia piccola furia, la mia Celene, che rideva mentre le raccontavo qualche storia sconcia, udii la sua voce nelle lettere a cui non avevo mai risposto. E infine ripensai all’altra mia sorella. La mia dolce Amélie. La ragazza che la sera ci narrava racconti, che danzava come al suono di una musica che solo lei poteva udire. La mia famille. Il mio cuore. E quella sanguisuga aveva portato via tutto. Allora fui di nuovo nel fango di Lorson. Il giorno in cui ciò che rimaneva di Amélie era tornato a casa. E lo sentii riecheggiare nella testa come una canzone di cui conoscevo già le parole. Una promessa. Un nome.

«Esani.

«La mia mano si serrò attorno alla sua gola e lo avvertii: tutto il mio odio, tutta la mia furia che ribollivano sotto la pelle. Laure sgranò gli occhi e la sua bocca si aprì quando la gola cominciò ad annerirsi sotto il mio tocco. Lei mi afferrò la mano, ma io continuai a stringere e del vapore si levò dalle crepe quando il sangue della vampira cominciò a bollire sotto la pelle.

«“Lasciami andare!” urlò mentre la carne immortale bruciava nella mia morsa, porcellana che si carbonizzava fino all’osso. Sangue bollente mi colò sul braccio, scottante, fumante, però continuai a stringere, spingendomela via di dosso e giù nella neve. Ora la sua carne si stava sbriciolando nella mia mano. Quegli occhi senza età si sciolsero e le colarono lungo le guance come cera mentre lei urlava di nuovo. “PADRE!

«E dall’oscurità che ci separava, udii un ruggito di pura rabbia risuonare in risposta. In esso riuscii a percepire la sofferenza. L’odio, vasto come l’eternità. Ma con un ultimo urlo, lo Spettro in rosso inarcò la schiena, la sua lingua che ribolliva ciondolò tra le zanne e, con tutta la furia di secoli negata, Laure Voss scoppiò in cenere nella mia stretta, lasciando un piccolo avvallamento fumante nella neve e i resti bruciati di un abito scarlatto come il sangue.

«Mi rialzai barcollando e Astrid incontrò il mio sguardo. “Gabe…”

«“Riparati dentro la torre” ansimai. “Vai!”

«Senza fiato, sanguinante, corsi lungo la neve cremisi verso i barili di ignis. Aaron e Baptiste avevano abbandonato lo scontro più in basso e la Legione infinita ululava alle loro spalle. Urlai loro: “PIÙ VELOCE!” mentre raggiungevo il cumulo di neve, in cerca della polvere per le micce. Armeggiando con l’acciarino, premetti la fiamma contro l’innesco. La linea eruttò scintille e il fuoco sibilò lungo di essa verso i barili sepolti e la rovina che contenevano.

«“De Coste! Baptiste!” tuonai. “Correte!” E poi mi avviai di scatto su per il pendio, con la neve che scrocchiava sotto gli stivali, verso l’unica salvezza che riuscivo a scorgere. L’ignis detonò dietro di me, attutito dalla tempesta e dalla neve. E sotto udii un suono spaventoso, come il rumore di stivali possenti. Una grossa spaccatura, quando la polvere fresca per quella tempesta impetuosa si scisse e una frattura si propagò lungo il picco di Gabriel e smosse le nevi più deboli al di sotto.

«Avvertii il terreno cedere e tentai disperatamente di restare in piedi. Ma poi l’intero cumulo si sbriciolò e io mi gettai oltre il bordo, verso la mia unica speranza: la mano tesa di quell’angelo torreggiante, ancora sepolta sotto la neve. Fu l’inno di sangue a salvarmi, penso. Quello, e forse la mano di Dio. E mentre andavo a sbattere contro il palmo aperto di Gabriel conficcando le dita nella pietra della torre, tutto il mondo andò in pezzi.

«Gli interi Angeledei riecheggiarono di quel boato. Dio solo sa quanta neve venne smossa. Una marea grigia, una calamità che si abbatteva giù per la parete della montagna, diventando sempre più pesante e veloce. E quando la Legione infinita fu spazzata all’indietro lungo il versante, lo percepii, come dita artigliate e gelide che si conficcavano nel mio cranio.

«Il giuramento di un padre eterno a colui che aveva ucciso la sua amata figlia.

«“Io ho l’eternità, ragazzo. Io sono l’eternità.”»