«“SEI UNA RAGAZZA.”
«“L’ho notato.”
«“Cazzo.” Mi passai la mano sana tra i capelli zuppi, con il respiro che si condensava pallido e pesante tra noi. Dior, fradicia fino alle ossa, con le labbra violacee per il freddo, alzò lo sguardo su di me. Eravamo accovacciati sulle rive del fiume Volta, la sponda incrostata di ghiaccio come la barba di un cacciatore del freddo, con un bosco morto che si innalzava al di là. La notte era nera come il peccato, come il fiume dietro di noi, come il cuore della cosa che aveva fatto a brandelli la nostra piccola compagnia. “Cazzo.”
«“L’hai g-già detto. Cos’è successo a Saoirse?”
«“È morta” sospirai.
«Dior sgranò gli occhi. “Sei s-sicuro?”
«“Danton ha fatto a pezzi lei e Phoebe proprio di fronte a me. Perciò oui, sono fottutamente certo.”
«La ragazza deglutì forte, la mascella serrata. “Sorella Chloe?”
«Fissai le acque scure che avevano inghiottito la mia vecchia amica scorrere davanti a noi, silenziose e fameliche. E con gli occhi che mi bruciavano, scossi il capo.
«“Cazzo” sibilò Dior.
«“È quello che ho detto io.”
«Lei chinò il capo e si avvolse le braccia attorno al corpo, rabbrividendo. Per un attimo, pensai che potesse cominciare a piangere. Che fosse sul punto di spezzarsi. Nessuno al mondo gliene avrebbe potuto fare una colpa. Allora sembrò molto piccola e molto sola. Invece si trascinò in piedi e, tremante e quasi barcollante, avanzò al guado tra le secche, gli occhi azzurri fissi sulla sagoma di San Guillaume sui dirupi dall’altro lato del fiume. Sollevò un dito verso il monastero, urlando con quanto fiato aveva in corpo. “Io ti ucciderò! Mi hai sentito, bastardo? Ti strapperò quel cuore fottuto e te lo farò mangiare, figlio di puttana, brutto…”
«“Basta” dissi, mettendole una mano sulla spalla.
«“Toglimi quelle fottute mani di dosso!” replicò sbattendola via.
«“Era anche mia amica!” ruggii. “La conoscevo fin da prima che tu nascessi! Ma tu stai urlando al vento e Danton userà ogni minuto che noi sprechiamo per attraversare questo fiume ed esserci di nuovo alla gola! Dobbiamo muoverci!”
«“Dobbiamo… chi?” La ragazza si mosse avanti e indietro, immersa nell’acqua gelida fino al ginocchio. “Questo è il Volta! Dovevi arrivare fino a qui, ricordi?”
«“Credi che ti lascerei qui? Mi ritieni un’erba così marcia?”
«“Be’, perché dovresti rimanere? Non te ne frega un cazzo di me! Hai mantenuto la parola data a Chloe. Torna da tua moglie e dalla tua famille, no? Fai i tuoi fottuti bagagli, eroe!”
«Guardai quella ragazza mezza nuda, gelata fino all’osso, furibonda. E riuscii a vedere me stesso nello specchio dei suoi occhi. Non potevo biasimarla perché pensava che l’avrei abbandonata, perché credeva che fossi quel genere di mostro. Devastato. Egoista. Ateo. Crudele. Mi conosceva solo da un mese e già meglio di molti altri.
«“Ecco.” Le porsi il mio cappotto. “Morirai di freddo.”
«“Non voglio la tua pietà. E non mi serve il tuo aiuto.”
«“L’orgoglio non ha mai riempito uno stomaco vuoto, né ha impedito che un uomo congelasse a morte. Né una ragazza, scommetto.” Le porsi di nuovo il cappotto. “Non fare la stupida.”
«Lei mi guardò torvo ancora per un attimo, poi mi prese il cappotto di mano.
«“Molte persone riserverebbero un ‘merci’ all’uomo che abbia salvato loro la vita, Lachance.”
«Il suo cipiglio si attenuò appena, tuttavia non mi disse alcun grazie e si limitò a mettersi il mio cappotto attorno alle spalle tremando. Fin troppo grande, pendeva sulla sua corporatura minuta, con i capelli bianchi come neve che le colavano davanti agli occhi azzurro chiaro. Stava mostrando con molta enfasi la sua rabbia, e io sapevo meglio di altri come quella sensazione possa riscaldarti il corpo per un po’. Ma se non avessimo trovato riparo e acceso un fuoco, la ragazza era destinata a morire assiderata. E io l’avrei seguita poco dopo.
«“Andiamo” annuii. “Da questa parte ci sono dei dirupi. Se siamo fortunati, troveremo una grotta.”
«“E se non lo siamo?” chiese lei, con i denti che già cominciavano a battere.
«“Allora possiamo ringraziare Dio per la sua coerenza.”
«Arrancammo su per le rive congelate, lasciandoci alle spalle l’ombra di San Guillaume. Sommo Redentore, quanto faceva freddo. Tunica e brache di cuoio erano fradicie, il sangue mi colava dalla pancia perforata e ogni respiro formava una nube di gelo davanti alle mie labbra. Quell’ultimo, minuscolo frammento di sanctus che avevo fumato sulle mura del monastero era tutto ciò che mi consentiva di andare avanti, ma Dior stava tremando così forte che presto cominciò a incespicare. Non passò un miglio che cadde la prima volta, di faccia sulle radici di un albero tra la neve e la terra. Spinse via la mia mano quando gliela offrii, ringhiando e alzandosi in piedi. Ma poche centinaia di iarde dopo cadde ancora. E ancora.
«Ora le sue labbra erano blu. Tremava talmente tanto che riusciva a stento a respirare, men che meno a camminare. Avevo ancora il polso rotto per le percosse di Danton, così mi inginocchiai accanto a lei e me la issai sulla spalla con il braccio sano mentre lei ringhiava per protesta.
«“T-togliti di d-dosso.”
«“Tecnicamente, tu sei addosso a me.”
«“T-t-ti p-p-p-piacerebbe, b-b-bru…”
«“Chiudi quella fogna, Lachance.”
«La neve cadeva più fitta e il gelo si insinuava nelle mie ossa ammaccate. I miei piedi erano insensibili, la mia vera come ghiaccio sul dito dolorante. Ma infine, per fortuna, raggiungemmo i dirupi sopra il fiume e barcollante, tremante, trovai una fenditura sottile nell’arenaria rossa, che poi si allargava in un crepaccio. Dentro era quasi nero, ma notai delle ossa sul pavimento e sentii un debole odore di animale e di una vecchia pista: la tana di un lupo, abbandonata da tempo.
«Posai Dior a terra e le scostai i capelli ricoperti di brina dalla faccia. “Lachance? Mi senti?”
«Come risposta lei gemette, gli occhi infossati e le labbra violacee.
«“Devo trovare qualcosa da bruciare. Rimani sveglia, mi hai capito?”
«Di nuovo, la ragazza si limitò a mormorare, le palpebre livide di un blu intenso. Sapevo che se avesse perso conoscenza lì avrebbe potuto non risvegliarsi mai più. Perciò con un’imprecazione estrassi Bevicenere dal fodero. Misi la lama in grembo a Dior, poi strinsi forte l’elsa, fino a sbiancare le nocche.
«“Tienila sveglia, Cenere.”
«“Dita non per pizzicare, mani non p-per schiaffeggiare. Lama serve per spaccare, filo fatto per tagliare, la canzone per d-danzare e il rosso, rosso…”
«“Raccontale… soltanto una fottuta storia, d’accordo? Non farla addormentare.”
«“Storie son da r-raccontare? Di quelle ne ho in abbondanza.”
«Avvolsi la mano di Dior attorno all’elsa della lama rotta. I suoi occhi si aprirono sfarfallando quando le dita toccarono il cuoio logoro e il respiro accelerò mentre sussurrava. “Oh… oh… Dio.”
«“Nulla di troppo cupo, Cenere” la ammonii. “Solo finali lieti, capito?”
«“Non esiste nulla del genere, nulla del genere, Gabriel.”
«“Dico sul serio.”
«“Anch’io, amico mio. E mi d-dispiace.”
«Mollai la presa sull’elsa e corsi. Fuori al buio, cercando qualunque sterpo fosse abbastanza secco da bruciare prima che l’ultimo pizzico di sanctus scomparisse. Camminando a passi pesanti tra i boschi, spezzando rami, cercai di non ripensare a Chloe che lasciava andare la mia mano e precipitava nelle acque scure lì sotto. Le sue ultime parole ora mi riecheggiavano nella testa dolorante: “Dior è tutto ciò che importa, Gabe”.
«Aveva creduto, Chloe Sauvage. Creduto in quella ragazza a tal punto da morire per lei.
«Cosa diavolo avrei fatto ora?
«Quando ebbi riempito le braccia di combustibile, zoppicai di nuovo fino alla caverna, con tutta la velocità che mi consentivano i piedi intirizziti. Dior era rannicchiata all’interno, tremando da capo a piedi. Ma era ancora sveglia, le mani sull’elsa di Bevicenere, occhi sgranati fissi su di me mentre accendevo il fuoco. Ero riuscito a conservare l’acciarino di quel vecchio capitaine e lo usai sui ramoscelli che avevo raccolto. Per un attimo ricordai il mio patrigno e le sue lezioni nei boschi del Nordlund quando ero ragazzino.
«Lorson. Mamma. Amélie. Celene.
«Ormai erano passate diverse vite.
«“Sta c-cantando per me” sussurrò Dior, la voce sommessa per la meraviglia. “Bevicenere.”
«Lanciai un’occhiata alla spada nelle mani tremanti della ragazza. La dama argentata sulla guardia. Bellissima. Irritante. Davvero esasperante. “E cosa ti sta cantando?”
«“La b-b-battaglia ai Gemelli.”
«Ridacchiai. “Non credere a una parola, allora. Cenere non era nemmeno presente.”
«“La u-uccidesti. La s-s-sorella di Danton.”
«Soffiai piano sulle fiamme, il braccio rotto che pulsava, le mani insensibili.
«“Tu lo v-v-vedesti” insistette Dior. “Il Re S-s-sempiterno.”
«Allora ripensai a lui. Nonostante mi amareggiasse. Quella giovinezza perpetua, bellissimo e terribile, avvolto da una non-luce così tetra da raggelarti il cuore. E lo udii di nuovo: il giuramento di un padre eterno a colui che aveva ucciso la sua amata figlia.
«“Io ho l’eternità, ragazzo.”
«Presi la spada dalle mani tremanti di Dior. “Ti avevo detto niente finali infelici, Cenere.”
«“Mi dispiace, Gabriel, ma lei deve apprendere la v-verità prima o po…”
«Rinfoderai la lama, appoggiandola contro la parete opposta. Mi voltai di nuovo verso le fiamme e accatastai altra legna, con la sensibilità che tornava piano nelle dita e pulsava nel braccio rotto. Il fumo uscì attraverso le crepe sopra di noi e un po’ di calore si diffuse nel nostro piccolo rifugio. Mi tolsi la tunica fradicia e tastai la ferita nella pancia dolorante, che si stava richiudendo lentamente. Danton mi aveva infilzato per bene, il bastardo. Ma non abbastanza, e giurai che se ne sarebbe pentito. Dior osservò in silenzio per tutto il tempo, tremando un po’ meno nel tepore crescente.
«“Diecimila” disse infine. “Il flagello di diecimila vampiri.”
«“Non da solo. Non soltanto io.”
«“Il Re Sempiterno avrebbe conquistato il Nordlund, se n-non fosse stato per te.”
«“Lui conquistò il Nordlund eccome, ragazza. Tre inverni più tardi, la Baia delle lacrime gelò e lui si diffuse per il Nord come la gonorrea tra lupi di mare. Servii solo a ritardarlo.”
«“Avevi sedici anni.”
«“Allora?”
«“Allora io ho sedici anni, e la cosa più impressionante che abbia mai flagellato è il mio…” La ragazza abbassò lo sguardo verso il proprio inguine e sospirò. “… In realtà, suppongo che le battute sul pene ora siano un po’ ridondanti, giusto?”
«“I ragazzi tendono a farne parecchie.” Scrollai le spalle. “È un buon modo per fingere di esserlo.”
«“Ho notato.”
«“Ma perché?”
«“Perché l’ho notato?”
«“Perché ti fingi un maschio.”
«Dior guardò l’inchiostro sulle mie dita. “Quanti anni ha tua figlia, eroe?”
«Fissai quella strana ragazza dall’altro lato delle fiamme. Ora che aveva smesso di fingere, in lei c’era comunque quell’atteggiamento da duro di strada e l’astuzia da bassifondi. Un senso di impavidità. Di spavalderia. “Perché?”
«“Più giovane di me?”
«Annuii lentamente. “Ha quasi dodici anni.”
«“Allora ormai dovrebbe notarlo. Probabilmente a te sfuggirà ancora per un po’. Molti padri preferirebbero fare a pezzi il cielo che vedere le figlie crescere. Ma scommetto che sua madre l’ha notato. Lei sa cosa fa un mondo come questo alle ragazze.”
«“Su quello nessuno perde più sonno di un padre, ragazza. Credimi.”
«“Se fosse vero, non avresti mai chiesto perché mi fingevo un ragazzo.” Dior tastò il cuoio malconcio attorno alle sue spalle e sospirò. “Hai rovinato il mio cappotto magico, eroe.”
«“Quel cappotto ti ha quasi fatto ammazzare. Di nuovo. Ed era magico quanto il culo di un maiale.”
«“Ti sbagli.” Lei mi guardò al di là delle fiamme, scuotendo il capo. “Oh, non potrebbe fermare una lama incantata, permettermi di camminare tra i mondi o qualcosa di tanto notevole da spingere il povero Bel a dedicargli una canzone.” Allora chinò il capo e si tormentò le unghie rosicchiate. “Vuoi sapere cosa faceva quel cappotto?”
«“Suppongo che me lo dirai comunque.”
«“Mi permetteva di camminare per una strada buia senza dovermi guardare alle spalle. Di entrare in una stanza e non sentire occhi che strisciavano su ogni pezzetto della mia pelle. Di alzare la voce senza che mi ridessero dietro, di minacciarti di ucciderti se non mi levavi le tue fottute mani di dosso. Di fare tutte le cose che tua figlia sta cominciando a capire di non poter fare, perché inizia a comprendere ciò che un mondo come questo fa alle ragazze.” Dior sospirò, spostandosi i capelli bianco cenere davanti alla faccia. “Adoravo quel cappotto.”
«“… Qualcuno ti ha messo le mani addosso?” chiesi piano.
«I suoi occhi erano duri come diamante. “Mia madre aveva un gusto eccellente per gli uomini tremendi.”
«Sorrisi tristemente a quelle parole. “Anche la mia.”
«Dior si ammorbidì e il suo ghiaccio si sciolse un po’. “Per quanto ne so, la mia non ha mai portato a casa nessun vampiro. Perciò suppongo che la tua la batta.”
«“Era come te?”
«“Io non le assomiglio affatto” replicò Dior con un’occhiataccia.
«“Voglio dire… Esan. La stirpe del Graal. Il suo sangue…”
«“Guariva le persone?” Dior sputò nelle fiamme con aria aggressiva. “Se era così, lei non lo sapeva. Altrimenti lo avrebbe imbottigliato per venderlo come faceva con ogni altra parte di sé.”
«“… Era una cortigiana?”
«“Era un’oppiomane. E un’ubriacona. E se vuoi chiamare ‘cortigiana’ una madre che vende il proprio corpo per alimentare il proprio vizio lasciando morire di fame sua figlia, fa’ come preferisci. Ma io ho una parola più semplice per quello.”
«“Tuo padre?”
«La ragazza scrollò semplicemente le spalle e mi fece il gesto dei padri.
«Non sapeva chi fosse, allora. Un’altra cosa che avevamo in comune. “Cosa successe a tua madre?”
«“Quello che succede a tutti i drogati, eroe.”
«“Male?”
«“… Peggio.”
«Dior guardò nel fuoco, con le fiamme che crepitavano mentre la sua voce si abbassava. “Alla fine era come un fantasma. Pelle grigia. Niente denti. Morta senza morire. Ma rimase una schiava per tutto il tempo. Per quel dio che pregava. Quel diavolo che incolpava. Troppo stupida per sapere che erano la stessa cosa. Io ero stata via per giorni. Avevo cominciato a cavarmela da sola, a quel punto. Avevo trovato degli amici. Ma ogni tanto tornavo a controllare come stava. La trovai per terra accanto al suo letto. Gli occhi girati all’indietro nel cranio. Temetti il peggio non appena la vidi: sapevo che alla fine l’avrebbe uccisa. Ma riuscivo a vedere le sue labbra muoversi. Pensai che forse stava sognando. Così la scossi per svegliarla, la sua bocca si aprì e un ratto zampettò fuori.”
«Il mio stomaco si rivoltò in modo lento e terribile. “Dolce Vergine Madre…”
«Dior scosse il capo e inspirò a fondo. “Sogno quella merda quasi ogni notte.”
«“Quanti anni avevi?”
«“Undici, forse. Poi mi ritrovai per le strade di Lashaame.” Si tolse la frangia dagli occhi e la sua spavalderia tornò. “Un cappotto rubato. Capelli tagliati con un coltello arrugginito. Così era più semplice. Non facile. Ma più facile. I bassifondi non fottono i ragazzi allo stesso modo delle ragazze.”
«“… Mi dispiace.”
«“Davvero?”
«“Ma certo” ringhiai. “Sono un bastardo, non un mostro.”
«Dior infilò la mano nel cappotto che le avevo prestato e tirò fuori la mia pipa d’argento. “Allora dovresti gettare questo affare nel fiume, eroe. Torna a casa, bacia tua moglie, abbraccia tua figlia e di’ loro che non le lascerai mai più.”
«“E dovrei abbandonare te?”
«“Tutti gli altri lo fanno.”
«Non c’era autocommiserazione in quelle parole. Furia, forse. Ma quella ragazza non sembrava abituata a crogiolarsi nella tristezza. Una quiete calò su di lei. Delicata come un’ombra. Cercai di ricordare come fossi stato a sedici anni e capii che lei era più vecchia di quanto fossi mai stato alla sua età.
«“Sai, quando sorella Chloe e père Rafa mi trovarono, non credetti subito alle loro parole. Dalla morte di mia madre andavo in giro con una banda. Ratti di fogna e borseggiatori. Di notte eravamo soliti fare un gioco per tenere a bada la fame. Parlavamo di cos’avremmo fatto una volta cresciuti. Incontrare un principe affascinante e sposarlo. Diventare un pirata famoso e solcare il Sempremare, quel genere di stronzate. Ma per quanto quei sogni diventassero grandiosi, nessuno di noi immaginava che una volta cresciuto sarebbe stato il salvatore del dannato mondo.”
«“Tu cosa volevi essere da grande?”
«Dior scrollò le spalle e mi guardò negli occhi. “Pericolosa.” Spostò lo sguardo di nuovo verso le fiamme. “Dopo che sorella Chloe e Rafa mi parlarono della Profezia, per un minuto pensai sinceramente che tutto sarebbe andato bene. Quanto sono stata stupida. Tutti se ne vanno. Mia madre. Saoirse. Chloe. Plutos.” Digrignò i denti, furiosa. “Tutti.”
«“Chi è Plutos?”
«Ma Dior aveva lo sguardo perso nelle fiamme. “Una cazzo di stupida…”
«Sospirai. Ero stanco. Ricoperto di sangue. Traboccante di rabbia e dolorante di tristezza. Chloe era morta. Rafa pure. Non era quello il motivo per cui ero andato a nord. Essere trascinato in antiche cospirazioni e fare da balia alla discendente del Redentore in persona? Non avevo mai voluto nulla di tutto questo. Il Volta era il limite a cui avevo acconsentito di arrivare. Avrei dovuto limitare le perdite in quel preciso momento. Sempre meglio essere un bastardo che uno sciocco.
«Ma a quella ragazza non rimaneva nulla. Nonostante la sua facciata, era appesa a un filo. E per quanto sembrasse strano e immeritato, quel filo ero io.
«“Dovresti dormire” sospirai. “All’alba le cose sembreranno più radiose. E sarà meglio muoverci durante il giorno.”
«La voce di Dior era smussata come ferro vecchio. “Noi.”
«“C’è una città-fortezza a nord-ovest di qui. Guardiarossa. Era un posto rozzo un decennio fa e non riesco a immaginare che si sia addolcito. Ma possiamo arrivarci e capire cosa fare dopo.”
«“Te l’ho detto, eroe” mi ammonì. “Torna da tua moglie e tua figlia.”
«“E io l’ho detto a te, ragazza” borbottai. “Sono un bastardo, non un mostro.”
«Dior serrò i denti e la mascella. Riuscivo a vedere gli ingranaggi girare dentro la sua testa. Ma soprattutto riuscivo a vedere tristezza. Paura. Tutto il peso di questo mondo marcio su quelle spalle ossute. E infine lei si strinse il mio cappotto addosso e incontrò il mio sguardo. “Ho troppo freddo per dormire.”
«“Be’, è un vero peccato. Perché ne hai bisogno.”
«Dior mi fissò dall’altra parte del fuoco. “Potresti riscaldarmi?”
«“… Cosa?”
«Il mio stomaco ebbe un sussulto nauseante quando lei fece scorrere lentamente una mano lungo il collo. Le sue dita sfiorarono la clavicola. Ora le sue labbra erano socchiuse. La voce suadente.
«“Alto. Cupo. Rovinato. Sei proprio il mio genere di veleno.” Le sue dita raggiunsero le bende attorno al petto, poi le sollevò, una dopo l’altra. E, con un sospiro di sollievo, mi resi conto che mi stava facendo di nuovo il gesto dei padri. “… Ti ho fatto preoccupare, eh?”
«Dalle labbra mi uscì uno scoppio di risata nervosa. Chinando il capo, continuai a ridacchiare mentre la ragazza agitava le dita. “Puttanella.”
«“Oui, sono io la puttana” sogghignò lei. “Se anche ti togliessi dieci anni e quel disastro che chiami barba, non avresti comunque la minima possibilità con me, eroe.”
«Mi accigliai, grattandomi la peluria sul mento. “Ho perso il rasoio.”
«Quel sorriso sbarazzino sulle sue labbra si attenuò. “Scherzi a parte, ora. Sto dannatamente congelando. E la tua virtù è al sicuro con me. Tanto per cominciare, sei sposato. E hai troppi cazzi.”
«“L’ultima volta che ho controllato, ne avevo solo uno.”
«“Come ho detto. Troppi.”
«I suoi occhi si assottigliarono in una fessura, osservandomi nella luce tremolante del fuoco. Allora ricordai lei e Saoirse. Perse l’una fra le braccia dell’altra.
«“Ah.”
«“Ahhh” mi fece eco lei.
«Mi stava solo mettendo alla prova, lo sapevo. Molte persone non vanno d’accordo con una vita del genere, in particolare i devoti. Eppure la cosa non mi aveva infastidito quando ero un credente, e poco ma sicuro non mi infastidiva in quel momento. Tra tutti, chi ero io per giudicare qualcuno dalla persona con cui si rotolava?
«“Mettiti comoda, allora” dissi.
«Dior mi fissò ancora per un momento, poi si staccò dalla parete della caverna. Togliendosi brache e stivali zuppi, si spostò più vicino al fuoco. Io distolsi gli occhi, guardando il buio all’esterno. Quando lei si fu sistemata, andai a prendere Bevicenere, mi stesi dandole le spalle e ci coprii entrambi con il mio cappotto. Non eravamo di grande conforto l’uno per l’altra con tutto il freddo, il buio e il vuoto. Ma era meglio di niente.
«Giacemmo in silenzio per un po’, schiena contro schiena, il crepitio delle fiamme come unico suono.
«“Mi dispiace” dissi infine. “Per Saoirse.”
«Dior sospirò. “A me dispiace per tutti loro.”
«“Oui.”
«Ancora silenzio. Ma poi Dior parlò di nuovo, a voce bassa.
«“Eroe?”
«“Cosa?”
«“E se arriva Danton?”
«“Non arriverà. Non ancora. Il fiume.”
«“Ma se arriva?”
«“Farò la guardia. Ora dormi, ragazza. Non aver paura del buio.”
«Ancora silenzio. Lungo parecchie vite.
«“Eroe?”
«“Cosa?”
«“… Merci.”»