III

INCOLPA IL FABBRO

«TRE GIORNI DOPO, ci stavamo muovendo a malapena.

«Stavamo gelando. Arrancavamo. Non avevamo trovato nulla da mangiare tranne qualche fungo congelato. E nulla da fumare. A proposito di sfortuna, eravamo stati attaccati dagli abbietti il secondo giorno: un paio di loro si erano avventati su di noi spuntando dagli alberi morti. Contadini… madre e figlio, in apparenza, di cui io e Bevicenere ci eravamo sbarazzati senza troppi problemi. Ma non avendo nulla per raccogliere il loro sangue e nessun modo per prepararlo, dovetti sprecarlo nella neve.

«Le mie ferite erano guarite, tuttavia adesso la sete era un groppo infuocato nella mia pancia e si agitava sempre più. Seguivamo rive congelate, con me che barcollavo davanti e Dior che incespicava dietro. Il bosco morto era silenzioso, il fiume scorreva pigro come un abito grigio orlato di brina. L’inverno profondo ora mordeva i nostri talloni e perfino un corso d’acqua impetuoso come il Volta presto si sarebbe ghiacciato.

«Se non avessimo raggiunto Guardiarossa, saremmo congelati molto prima.

«Dior era raggomitolata nel mio cappotto, tremante e depressa. Non si lamentava, un punto a suo favore, ma sembrava dominata da un bisogno irrefrenabile di chiacchierare. Di fare domande. Sull’Ordine d’argento. Su Santa Michon. Sui vampiri, la capitale, tutto quello che le affiorava in quella maledetta testa. Non so se lo facesse per distogliere i suoi pensieri dal freddo o i miei dalla sete, oppure semplicemente per torturarmi. Ma ricordi cos’ho detto sul problema di molti uomini che non sono capaci di chiudere il becco?»

Jean-François annuì. «Oui.»

«A quanto pare vale anche per le adolescenti.

«“Come riesce a fare quello che fa?” chiese il terzo giorno.

«“Eh?” bofonchiai, arrancando lungo la riva del fiume.

«Gli occhi di Dior erano fissi sulla spada che portavo alla cintura. “Bevicenere. Come può ferire i Morti tanto facilmente? Quando hai combattuto quella vampira mascherata a San Guillaume e quegli abbietti a Winfael, sembrava che la sua lama li bruciasse. Pensavo che solo l’argento ci riuscisse.”

«“È magica” borbottai, con l’alito che si condensava in una nuvoletta. “E sto parlando di vera magia. Forgiata dal cuore di una stella caduta, molto prima della nascita dell’impero.”

«“È… uno spettacolo impressionante.”

«“Avresti dovuto vederla quando ero più giovane. Poteva tagliare la notte in due.” Sospirai e il mio sguardo vagò sulla dama argentea sull’elsa. “Non balbettava mai, sai. Ma non è più come una volta da quando si è rotta. A volte adesso si confonde. Su dove siamo. O quando. A dire la verità… credo che sia diventata un po’ matta.”

«“Come si è rotta?”

«“L’ho spinta giù dalle scale dopo che aveva fatto troppe domande.”

«“È vero ciò che ha detto Bellamy?”

«Sospirai ancora. “Probabilmente no.”

«“Non l’hai trovata nella tomba di un re dei tumuli morto?”

«“Le tombe dei re dei tumuli si chiamano tumuli. Da cui il nome. E no. Una stronzata totale.”

«“La vincesti in una gara di indovinelli nel Semprebuio, allora?”

«“Non sono mai stato nel Semprebuio. Non sono così suicida.”

«“Dunque… hai fatto sesso con una letale regina fatata talmente bene che lei è svenuta per…”

«“Porca puttana, vuoi crescere?”

«“Be’, e la storia che lei sa come tutti moriranno?”

«Sospirai di nuovo, abbassando lo sguardo su Bevicenere. “Quello è vero.”

«“… Sul serio?”

«Sbirciai oltre la spalla. “Vuoi saperlo?”

«“Come morirò?” Dior deglutì forte, battendo i denti. “Io… suppongo di s-sì?”

«Mi fermai e la fissai. “Sei sicura? Non è una verità che puoi dimenticare, ragazza.”

«Lei mi guardò negli occhi. Raddrizzò le spalle e annuì.

«“Dammi la mano, allora” dissi.

«Dior obbedì, le dita tremanti. Io le presi la mano e avvolsi l’altro pugno attorno all’elsa di Bevicenere. La neve cadeva delicatamente attorno a noi, sciogliendosi sulla nostra pelle, mentre io mi accigliavo mormorando sottovoce. Poi aprii gli occhi e predissi la morte di Dior.

«“Continua a farmi domande stupide e ti affogo in questo fottuto fiume.”

«“Sei davvero un coglione” sbraitò lei, tirando via la mano.

«“Ti sta bene.”

«“Per cosa?”

«“Alto, cupo e rovinato?”

«Lei ridacchiò. “La verità è il coltello più affilato.”

«Sollevai un dito ammonitore. “Voglio che tu sappia che io…”

«Rantolai e mi piegai in due dal dolore quando un’ondata di fiamme si diffuse su per la mia spina dorsale. Tenendomi la pancia, strinsi forte gli occhi, sforzandomi di rimanere in piedi. Sentii la mano di Dior sulla spalla mentre tutto il mondo attorno a me si contorceva e ondeggiava.

«“Sta peggiorando?”

«“Può solo peggiorare, ragazza.”

«“… C’è qualcosa che posso fare?”

«Inspirai fra denti stretti per non dover sentire il suo odore. “A parte procurarmi un bell’abbietto grasso e qualcosa con cui cucinarlo, f-forse chiudere il becco per un po’.”

«Lei si morse il labbro. “Questo posso farlo.”

«“Scommetto un r-reale d’oro che non durerai un’ora.”

«Procedemmo, gelati e doloranti, con la sete che mi rodeva la pelle dall’interno. Non ero mai stato più di sette notti senza saziarla, ma sapevo cosa sarebbe successo quando mi fossi spezzato. E il puro, orrendo terrore di quel pensiero mi teneva legato più stretto del cappio di un boia, a ogni passo, a ogni minuto, rendendomi sempre più difficile respirare.

«“Eroe…” disse Dior.

«“Quarantasette minuti, ragazza” bofonchiai. “Mi devi un r-reale d’oro.”

«“No, guarda!”

«Mi tolsi la brina dalle ciglia e guardai verso il punto che stava indicando. E nel mezzo del Volta gelato, forse a mezzo miglio più avanti, vidi uno spettacolo che mi fece quasi credere che il passatempo preferito dell’Onnipotente non fosse sputarmi nel piatto da cui mangiavo.

«“Una chiatta” mormorò Dior.

«Aveva ragione. Un’imbarcazione con lo scafo piatto era diretta controcorrente, operata da una ciurma di una dozzina di uomini con lunghi remi. Cantavano mentre lavoravano, e ora, se mi impegnavo, potevo udirli sopra il fruscio che mi pulsava nelle orecchie.

«“La giovin campagnola dietro potea sfoggiare

«“Qualcosa di stupendo che finisce per -ulo.

«“Non era tondo e rosa come puoi immaginare…»

«Bensì un bell’esemplare di forte e grigio mulo?» lo interruppe Jean-François.

Gabriel sorrise e tracannò il vino. «L’avevi già sentita, vero?»

«È più vecchia di me. Tsk. Barcaioli del fiume.»

«Non cambiano molto» ridacchiò il Santo d’argento. «Il Volta è il fiume più grande dell’Ossway e la gente vi fa navigare le barche da secoli. È un modo per guadagnarsi da vivere più difficile di una volta, ma il commercio fluviale è diventato la linfa dell’impero da quando le guerre sono aumentate. I sanguefreddo non possono intromettersi. Finché non arriva l’inverno profondo e le acque non gelano, ovviamente. Poi comincia la baldoria.

«“Ehi!” urlò Dior. “Da questa parte!”

«Mi unii a lei urlando meglio che potevo, con la pancia ancora dolorante. Ma sospirai di sollievo quando uno dei battellieri ci indicò. I rematori si misero al lavoro, virando verso di noi mentre Dior saltava e si sbracciava. Il vascello era di solida quercia, lungo forse settanta piedi, con la prua che spuntava dall’acqua con le sembianze di un cigno stupendo. I ponti erano stracolmi di merci, ma portava anche passeggeri, una quarantina o più. Mentre la chiatta si avvicinava, vidi che erano profughi, senza dubbio in fuga dai signori del sangue dei Dyvok e dalla loro guerra per l’Ossway.

«L’imbarcazione rallentò a una trentina di piedi dalla riva e i battellieri ci osservarono con occhi sospettosi. Un osswayano dalla barba brizzolata venne avanti con le mani sulle anche. Aveva capelli rosso fiamma ed era vestito come un membro della marina, con tanto di cappello a tricorno e spolverino pesante, verde acqua con rifinitura e bottoni in ottone.

«“Bel cappotto” mormorò Dior.

«“Serenalba, viaggiator” disse a gran voce l’uomo con una marcata cadenza occidentale.

«“Sacrogiorno, capitaine” annuii.

«“Dove siete diretti?”

«“Guardiarossa. Ma ovunque sia d-diverso da qui sarebbe stupendo, in questo momento.”

«“L’angelo Fortuna vi arride, allor. Diverso da qui è proprio la nostra destinazione. Avete soldi?”

«Diedi una pacca al mio borsello, che pendeva dal cinturone accanto a Bevicenere. Lo sguardo dell’uomo indugiò sulla lama e poi si spostò su Dior. Io esaminai i passeggeri dietro: uomini e donne sudici, bambini smagriti, tutti che osservavano con un’espressione di ostilità mista a curiosità.

«“Ben, nuotate qui con il vostro borsello e sarete i benvenuti a bordo” dichiarò il capitaine.

«“Nuotare?” ridacchiò Dior. “Quell’acqua è fottutamente gelida.”

«“È anche fottutamente corrente, bimbo. E devi considerarmi sette tonalità d’idiota per raccoglier due estranei pallidi come voi in giorni bui come questi senza una prova.”

«Le dita mi tremavano troppo per riuscirci, così mi tolsi il guanto con i denti. Il capitaine sgranò gli occhi alla vista della mia septistella.

«“Sarete decisamente al sicuro con m-me a bordo, capitaine.”

«“Santo d’argento…” si diffuse il mormorio tra i profughi.

«Il capitaine si grattò la folta barba rossiccia, poi si voltò verso il battelliere accanto a sé, ordinandogli di andare a prendere la scialuppa. Dior osservò le acque scure sotto di noi con occhi nervosi mentre venivamo traghettati verso la chiatta, ma presto salimmo a bordo e la mia mano tremante andò ad afferrare quella del comandante. “Merci, mon ami. Ti siamo debitori.”

«“Nessun debito, Santo d’argento.” L’uomo si inchinò. “È mio onore offrirti un passaggio. Mi chiam Carlisle á Cuinn. Mio fratello combatté con due di voi all’assedio di…”

«Afferrai lo stomaco, barcollando mentre venivo attraversato dall’ennesima ondata di dolore. Dior mi prese per un braccio, Carlisle per l’altro. “… Stai ben, frère?”

«Strinsi i denti sempre più aguzzi mentre la vista si colmava di rosso. “Quanto dista Guardiarossa, capitaine?”

«“Due giorni” rispose l’omone. “Se ci muoviam con rapidità.”

«Dior guardò Carlisle negli occhi. “Posso umilmente chiedervi di farlo, monsieur?”

«Il capitaine lanciò un’occhiata preoccupata nella mia direzione, ma presto si mise a sbraitare ordini. Dior e io ci levammo di mezzo e andammo a infilarci tra il carico ammassato e i profughi. Erano una marmaglia scompagnata, gli occhi vuoti e le mani sporche. Osservarono con curiosità, sospetto e meraviglia mentre io e Dior ci dirigevamo verso prua e ci accasciavamo vicino alla polena.

«“Hai un aspetto di merda” sussurrò lei.

«“Non ci a-assomigliamo affatto” riuscii a replicare.

«Il suo sorriso fu appena accennato. “Riesci a resistere altri due giorni?”

«Mi raggomitolai in una palla, con le braccia attorno alla pancia. “Vuoi scommettere?”

«La ragazza si guardò la mano e fece scorrere un pollice lungo l’avambraccio. Riuscivo a vedere la vena sotto la sua pelle, azzurro chiaro, che pulsava di quella vita bellissima ed esasperante. “Forse potre…”

«“Non farlo” ringhiai, stringendo di scatto le dita attorno al suo polso.

«“Mi fai male” sussurrò lei.

«Lasciai la stretta, imbarazzato e nauseato. “Mi dispiace. Solo… non offrirmelo di nuovo, d’accordo? Non pensarci nemmeno.”

«“Perché? Se la scelta è tra quello e morire di fa…”

«“Perché non sono un fottuto animale. Perciò promettimelo e basta.”

«Lei mi squadrò, le labbra tirate in una linea sottile. “Prometto.”

«E così cominciò. Due giorni d’inferno mentre risalivamo il Volta a quello che sembrava un passo di lumaca. Carlisle venne a controllarmi dopo circa un’ora, ma gli risposi a monosillabi finché non recepì il messaggio e mi lasciò in pace. Probabilmente ero il primo membro dell’Ordo Argent che quella gente avesse mai visto in carne e ossa, e sono certo che il buon capitaine e la ciurma fossero delusi dallo spettacolo che stavo dando. Ma io potevo solo sforzarmi di rimanere in me. Tenni la testa bassa, consapevole che Dior era seduta a vegliare accanto a me. La ragazza non fece nemmeno una mossa finché non suonò la campanella della cena, e anche allora si allontanò appena per un momento.

«“C’è un uomo che sta morendo là dietro.”

«Battei le palpebre tra la foschia, alzando gli occhi mentre lei mi porgeva una ciotola di legno di – sicuramente l’avrai indovinato, cazzo – stufato di patate. “Cosa?”

«“Laggiù.” Indicò con la testa. “Sul culo della nave.”

«Sollevai la ciotola e mi imposi di trangugiare un boccone. “Il culo di una nave si chiama p-poppa.”

«“È con la sua famille. Profughi da Dún Cuinn. Tutte queste persone.” Dior si spostò la frangia davanti alla faccia. “L’uomo si è spezzato la gamba durante il viaggio. Sta diventando nera.”

«“Guardai a poppa e tra la calca vidi la famille di cui stava parlando Dior. Un tizio dal volto storto con una moglie snella, due ragazzine con occhi azzurri come il vecchio cielo. Il povero bastardo era steso tra le braccia del suo amore, ricoperto da una patina di sudore malgrado il gelo dell’inverno. “Sento la sua puzza da qui” annuii. “La gamba si è infettata. È un uomo m-morto.”

«“Si chiama Boyd. Sua moglie è Brenna. La loro figlia maggiore è…”

«“Non stai meditando quello che penso tu stia meditando…”

«Dior guardò le cicatrici sul suo palmo. Poi i miei occhi. “Ovvero?”

«“Qualcosa che ti farà ammazzare” bofonchiai, in tono basso e letale. “Guardati attorno. Questi sono paesani, ragazza. Non vanno d’accordo con la magia e non credono nei miracoli. Quello in cui credono è diavolerie e sorcerie oscura. Se inizi ad aprirti le vene e a posare mani insanguinate per guarire le persone dai loro mali, ti bruceranno come una fottuta strega.”

«“Non ho bisogno di lezioni da te, eroe.”

«“Allora sfilati la testa dal culo” sibilai.

«“Giusto, so che sei sconvolto. Ma avrò bisogno che la situazione non degeneri, che rimanga a bocce ferme.”

«Abbassai lo sguardo sul suo petto magro. “Tu non hai le bocce.”

«Dior sussultò, esterrefatta dall’oltraggio. “Fottuto…”

«“Ascolta, devi arrivare a Santa Michon e fare qualunque stronzata ti dicano di fare. Fino ad allora, tieni la testa bassa. Perché non sono certo che tu l’abbia notato ma, se finiamo nei guai, io sarò utile quanto le palle per un prete.”

«Dior si accigliò e cominciò a ingurgitare la sua cena. Era imbronciata. Scontrosa. Era proprio un bel tipo, quella ragazza. Una striscia sottile di merda di gabbiano con croste sulle nocche. Sempre pronta ad azzuffarsi, a rispondere a tono, a sputare. Eppure a quanto pareva c’era un’anima buona sotto tutta quella facciata. Occhi che vedevano le sofferenze del mondo e un cuore che voleva metterle a posto. Per un momento, mi ricordò così tanto la mia Patience che dovetti prendere fiato.

«“Ascolta.” Digrignai i denti. “Le mie scuse. Sono una pessima compagnia quando sono assetato.”

«“Ho una notizia per te. Non fai sganasciare dalle risate nemmeno quando non sei assetato.” Mi guardò torvo. “Ho delle bocce che fanno esultare gli angeli, stronzo bisbetico.”

«“Ti credo sulla parola. Ma non sto portando in giro il tuo culo ossuto per divertimento. Siamo in un mondo pieno di nemici, ragazza. Danton a parte, c’è quella maga del sangue mascherata che ti dà la caccia e, per quanto ne sappiamo, l’Inquisizione è ancora sulle sue tracce.” Mi accigliai, ingurgitando un boccone bollente. “Fottuto Rafa. Non riesco a capacitarmi del perché lui e i suoi fratelli abbiano informato il pontefice su di te. Augustin è un covo di vipere. Lo è sempre stata.”

«“Be’…” Dior esalò un sospiro triste e si morse il labbro. “L’Inquisizione non è davvero colpa di Rafa. Quelle due stronze che ci hanno dato la caccia fuori da Dhahaeth…”

«“Quelle a cui ho sparato? Le conoscevi?”

«Lei si guardò il polso. Quel sottile sgorbio azzurro, come venature su marmo pallido. “Diciamo solo che non mi serve una lezione su cosa fa la gente alle streghe queste notti.”

«“Motivo ulteriore per tenere segreto il tuo dono.”

«“… Forse.”

«“Non puoi salvare il mondo un pollice alla volta, ragazza. Credimi, ci ho pro…”

«La sete si impennò di nuovo, rossa come sangue e lancinante. Strinsi i denti e li sentii crescere nelle gengive, così mi piegai perché i capelli potessero nascondere la mia faccia distorta.

«“Forse dovresti dormire?” mormorò Dior.

«“Forse potresti p-picchiami fino a farmi perdere i sensi?”

«“Dio, ne sarei lieta.”

«“Però non in f-faccia, d’accordo?”

«Lei sospirò. “Questo può andare?”

«Alzai lo sguardo e vidi che aveva in mano una fiasca di latta malconcia. “Quello è…?”

«“Puzza come merda di cane a mollo con pelo in fiamme, ma sono piuttosto certa che sia liquore.”

«Svitai il tappo e mi bruciò il naso per l’odore. “Dove l’hai preso?”

«“Sei anni per le strade di Lashaame, ricordi?” Scrollò le spalle esili. “Sgraffignato dalla tasca del capitaine. Perciò faresti meglio a berlo rapidamente e…”

«La sua voce si spense quando inclinai la testa all’indietro e tracannai l’intera fiasca. Bruciava come fuoco, ma aiutò comunque a estinguere un po’ la fiamma nella mia pancia. Mi stesi e mi raggomitolai, dolorante e in pessime condizioni, aspettando solo di perdere ogni sensibilità.

«Dior sospirò. “Sei un dannato casino, eroe.”

«“Non incolpare la lama. Incolpa il f-fabbro.”

«Lei sospirò e tamburellò le dita sulle ginocchia. “Monterò la guardia. Ora dormi.”

«Chiusi gli occhi, sprofondando nell’oscurità dietro di essi. In cerca della tranquillità. L’Onnipotente non mi aveva fatto molti favori di recente. E, come avevo detto a Rafa, chi immaginava che il bastardo ascoltasse era solo uno sciocco presuntuoso.

«Tuttavia, per poco non pregai.»