XVII

UNA SPALLA SU CUI PIANGERE

«“HAI LA TESTA talmente su per il culo che quel groppo in gola dev’essere il tuo fottuto naso.”

«“Non puoi andare, Dior.”

«“Be’, non posso dannatamente rimanere, Gabriel!”

«Eravamo nella mia camera da letto, a scambiarci sguardi torvi. Il focolare ardeva, le tende aperte alla notte lì fuori. Attraverso la finestra potevo vedere la cappella nel cortile dove mi ero sposato e, più avanti, i bracieri accesi sulle mura di Aveléne a illuminare le anime coraggiose che montavano la guardia. Ma ogni tanto una di loro lanciava un’occhiata verso la fortezza, accigliandosi con aria cupa o borbottando con un compagno. Sapevo cosa stavano dicendo. Conoscevo la paura contro cui lottavano. Ma non m’importava.

«“Se lascerai il riparo di queste mura, darai a quel figlio di puttana esattamente ciò che vuole. Tanto varrebbe legarti un nastro attorno alla gola e consegnarti al Re Sempiterno!”

«“Non posso chiedere a queste persone di morire per me, Gabe!”

«“Non lo stai chiedendo! C’è Aaron al comando! Sono soldati: è quello che fanno!”

«“Non sono soldati!” urlò lei. “Sono padri e madri! Figli e figlie! Hai sentito cosa farà loro Danton se si oppongono a lui!”

«“Lo sta dicendo per entrare nelle loro teste. La Bestia non combatterà una battaglia quando può farti consegnare senza dover rischiare la pelle! Uccido vampiri da metà della mia vita e posso dirti che non esiste nessuno più spaventato dalla morte di creature che vivono per sempre!”

«“Dillo alle persone che stanno per morire su quelle mura.”

«“Poderoso fottuto Redentore, vuoi ascoltarmi? Hai visto le difese che Aaron e Baptiste hanno costruito. Ognuno di quei bastardi immortali sta cagando sangue al pensiero di assaltare queste mura. Danton ti vuole incerta! Vuole che qualcuno ceda!”

«“E chi dice che qualcuno non lo farà? Pensi che a queste persone io interessi di più dei loro stessi figli? Chi dice che non si stiano armando proprio in questo momento per consegnarmi?”

«“Lascia che ci provino” ringhiai con una mano sull’elsa di Bevicenere. “Che ci provino, cazzo.”

«“Non ho intenzione di nascondermi quassù come un coniglio mentre degli estranei rischiano la vita per me!”

«“Dove andrai, allora?” domandai. “Fuori nella neve a piedi? Santa Michon si trova a duecento miglia lungo il Mère e ti raggiungeranno prima che tu ne abbia percorse venti!”

«“Non lo so, non uccidevo queste creature per vivere!”

«“Giusto, lo facevo io! E io dico che il posto più sicuro per te è esattamente quello in cui ti trovi ora!”

«“Non lo permetterò! È stato versato già abbastanza sangue per me! Saoirse, Chloe, Bel, Rafa.” Allora la sua voce si spezzò e Dior mi voltò le spalle, gli occhi sulle fiamme. “Dolce Vergine Madre… non hai visto cosa gli hanno f-fatto?”

«La mia voce venne meno, assieme alla collera. “… Certo che l’ho visto.” Guardai oltre la finestra e scorsi un’ombra pallida muoversi al buio. Nell’aria assieme al mio sussurro aleggiava il profumo di acqua di rose e campanula argentea. “Agiscono così, Dior. Ti fanno del male attraverso le persone a cui tieni.”

«In quel momento la vidi fuori dalla finestra, ad attendermi. Fluttuando come sommersa nell’acqua nera, le braccia spalancate mentre faceva scorrere le unghie sul vetro. Pallida come luce lunare. Fredda come la morte. Nessun respiro contro la finestra mentre si avvicinava.

«“Mio leone.

«Voltai le spalle, guardando invece la ragazza accanto al fuoco. “Non posso avere altro sangue sulle mie mani, Gabriel” dichiarò lei. “Non posso chiedere a queste persone di morire per me. Non lo farò.”

«“Questa è guerra, Dior. I popolani patiscono la fame affinché i soldati possano mangiare. I soldati sanguinano affinché i generali possano vincere. I generali cadono affinché gli imperatori possano restare sul trono. È così che è sempre stato.”

«“Io non sono un soldato, un generale o un imperatore.”

«“Tu sei il Sacro Graal di santa Michon.”

«“Tu non ci credi nemmeno! Non si tratta di questo, Gabe, e lo sai!”

«“So che hai bisogno di crescere, cazzo!” tuonai. “Perché, se sei quello che credeva Chloe, questo è solo l’inizio! E può non essere equo, può non essere giusto, ma alcuni pezzi sulla scacchiera contano più di altri! Non ha importanza quanti pedoni sono andati persi quando la partita è finita! Tutto quello che importa è chi ha vinto!”

«Dior mi guardò con durezza, con un fuoco che scintillava negli occhi. “Sono certa che questo non sia un grande sollievo per la moglie del pedone. O per il marito.” Spostò lo sguardo sui tatuaggi sulle mie mani, deglutendo a fatica. “… O per il padre.”

«Mi accigliai a quelle parole. “Cosa stai…”

«“Ho sentito te e Aaron parlare nella cappella.” Adesso aveva smesso di camminare su e giù e si stagliava contro la luce del fuoco danzante. “E so cosa stava cercando dirti Danton quando ha scoperto che ero una ragazza…” Scosse il capo, con lacrime che le luccicavano negli occhi. “‘Oh, de León, non sei destinato a perdere un’altra?’”

«“Dare ascolto alle lingue dei Morti è come assaporarle” ringhiai.

«“Hai detto ad Aaron che erano a casa. Astrid e Patience.”

«“Lo sono.”

«“Allora perché le avresti lasciate?”

«“Se stavi origliando, lo sai già.”

«“Hai intenzione di uccidere il Re Sempiterno.”

«“Esatto.”

«“Ma perché? Ti sei lasciato alle spalle questa guerra una vita fa.” Strinse i denti, il labbro che tremava. “Sono spiacente, Gabriel. Lo sono davvero. Ma quello che stai facendo non è giusto.”

«“Giusto, cosa non è giu…”

«“So perché vuoi proteggermi adesso, quando prima non te ne fregava niente di me. So perché mi tratti in modo diverso ora che sai che sono una ragazza.” Le lacrime iniziarono a colare, scorrendo lungo il suo viso mentre lei lanciava un’occhiata al tatuaggio sotto le mie nocche. “E mi dispiace, ma non puoi chiedermi di fare questo. Io non sono lei. Non sono loro. Non posso riempire quel vuoto. Non potrò mai.”

«Le mie mani erano pugni lungo i fianchi. La sua ombra pallida premuta contro il vetro dietro di me. Il suo sussurro lieve dentro la mia testa.

«“Non ascoltare, amore…

«“Io non…”

«“Hai mentito ad Aaron” continuò Dior, la voce che si spezzava ancora. “So cos’è successo a loro.”

«“Non andare in un posto dove non posso seguirti…

«Mi voltai di nuovo verso la finestra, al di là della quale l’ombra fluttuava nella notte. La sua pelle era chiara come le stelle di un cielo passato, la sua bellezza quella di inverni smussati e albe senza luce, e mi doleva la testa nel vederla: quello spaventoso tipo di dolore che non puoi sperare di sopportare, tranne per il vuoto che lascerebbe se te lo mettessi alle spalle.

«“Dimmi che mi ami” implorò.

«Mi voltai a guardare la ragazza, la mascella serrata. “Smettila, subito.”

«“Il Giorno Peggiore” insistette lei. “Quello in cui lui ti trovò. È per questo che hai lasciato casa, il motivo per cui sei venuto fin qui. Perché bevi. Perché non credi più. Tutto quanto. Non si tratta di me, niente affatto. Si tratta di loro, Gabe. Di Astrid e Patience.”

«“Prometti che non mi lascerai mai.

«“Astrid e Patience sono a casa, Dior.”

«“Lo so. So che lo sono.” Inspirò a fondo, con le lacrime che le colavano lungo le guance. Occhi che vedevano le sofferenze del mondo e un cuore che voleva aggiustarle. Ma non poteva aggiustare questo. Nessuno poteva. “È lì che le hai sepolte, Gabriel.”

«Quelle parole furono un coltello nel mio petto. Sentii i denti serrarsi tanto forte che temetti potessero spaccarsi. Un tamburo da guerra che mi batteva nelle tempie, il cuore palpitava quando mi voltai verso quell’ombra che mi osservava dall’altro lato del vetro. Lei mi guardava con occhi imploranti, i lunghi capelli che le fluttuavano intorno come nastri di seta, che ora si strappavano tra le punte delle mie dita.

«“Non farlo” mi supplicò. “Non lasciarmi andare, amore…

«Il sapore del tradimento era come veleno nella mia bocca, la mia furia incandescente nel petto. Abbassai lo sguardo sulla lama che avevo in vita, quella dama argentea sulla guardia. E strappai Bevicenere dal fodero, con il sideracciaio che scintillava alla luce del fuoco.

«“Gliel’hai detto?”

«“Gabriel, m-mai.

«“Parli di loro al passato, Gabe” mormorò Dior. “Parli nel sonno. Tutto il tempo. Di quel giorno. Il Giorno Peggiore.”

«“Zitta” sussurrai.

«“Gabriel, m-mettimi giù. Sei turbato, turbato.

«“Gabe, mi dispiace. Non intendevo farti del male…”

«“Mio leone… ti prego…

«“Zitta.”

«“Pensa a cosa fare. Pensa a ciò che lei…

«“Ti sento parlare con lei, a volte. So che aiu…”

«“Hai promesso che non mi avresti mai lasciato. Tu…

«“ZITTA!” urlai con quanto fiato avevo in corpo, girandomi e scagliando la lama attraverso la finestra. Il vetro esplose in un milione di pezzetti scintillanti, cadendo come neve all’esterno mentre la spada sfrecciava nell’oscurità vuota. Il vento soffiò dalla lastra infranta e io caddi in ginocchio. Guardando nel buio dove lei non era mai stata.

«Perché era a casa.

«E dove, altrimenti?

«Lo sentii crescere dentro di me, premendo contro le mura della diga che avevo costruito. La negazione, il bere, il fumo, tutto quanto… qualunque cosa per tenerla a bada. Ma fissai comunque fuori da quella finestra rotta, il buco che avevano lasciato. Sentii Dior inginocchiarsi accanto a me, incurante dei vetri rotti mentre le sue dita scivolavano tra le mie. Le zanne mi avevano lacerato le labbra, avevo il sangue in bocca e i capelli attorno alla faccia mentre mi piegavo in due e cercavo di tenerlo dentro.

«“Io non voglio farti del male, Gabriel” sussurrò Dior. “So cosa significavano per te. Non posso lasciare che altre persone muoiano per me perché tu hai paura di perdere qualcun altro a cui tieni. Non posso essere ciò che tu vuoi che sia. Ma sono tua amica. E posso essere qualcosa di più di una collina su cui morire.”

«“Cos’altro esiste?” mormorai.

«“Una spalla su cui piangere.” Lei scosse la testa come se fosse la cosa più semplice al mondo. “Se vorrai. Non ti giudicherò male per questo.”

«Sentii le parole dietro i denti. Cercai invano di rimangiarle.

«Pronunciarle l’avrebbe reso reale.

«Pronunciarle avrebbe significato riviverlo.

«Tuttavia…

«Tuttavia.

«Parlai.»