«SI INNALZAVA DAVANTI a noi come quel findi di diciassette anni prima, ammantata da una nebbia grigio neve. E anche se l’avevo vista mille volte, seppi comunque cosa provava Dior mentre guardava le rupi sopra di noi ed esalava un sospiro congelato. Una meraviglia tale da far cadere la mascella.
«“Porca di quella puttana” sussurrò lei.
«Sette pilastri ricoperti di licheni torreggiavano sopra la valle congelata, sormontati dai luoghi familiari della mia gioventù: la Disfida, l’Armeria, la Cattedrale. Ricordai gli anni che avevo trascorso lì; i momenti silenziosi tra le cataste polverose della Biblioteca, banchetti di vittoria, inni di lode e istanti di felicità rubati tra le braccia di colei che era il mio amore.
«Prima che perdessi tutto.
«Provai un’ondata di nostalgia e quel dolce veleno mi penetrò nel cuore, quel vano ed egoistico desiderio di indugiare tra le glorie del passato, quando i giorni erano migliori e più semplici, quando tutto il mondo sembrava luminoso, tinto di rosa nelle sale della memoria. Ma è sciocco chi guarda con più affetto ai giorni alle spalle che a quelli che ha davanti. Ed è un uomo immerso nella sconfitta colui che canta il triste ritornello secondo cui un tempo le cose erano migliori.
«Fincher mi disse che sia Kaspar sia Kaveh si erano sposati ed erano tornati a casa nel Sūdhaem, e non riconobbi i ragazzi che uscirono dalla stalla per prendere i nostri cavalli. Non conoscevo il custode che azionò l’argano per farci salire sulla piattaforma del cielo, né alcuna delle sorelle d’argento che stavano con Chloe e mi osservarono di sottecchi mentre ci sollevavamo dal pavimento della valle. Loro conoscevano me, naturalmente: il Leone temuto dall’oscurità, il ragazzo che l’imperatrice Isabella aveva nominato chevalier con la sua stessa lama, lo sciocco che aveva rubato una moglie a Dio. E nel tornare in quel posto, mi sentii come un uomo che aveva trovato il vecchio cappotto indossato da ragazzo e se l’era messo sulle spalle solo per scoprire che non gli calzava più.
«Triste per la giovinezza perduta.
«Fiero di essere cresciuto.
«Ma soprattutto a disagio.
«“Dobbiamo cominciare i nostri preparativi con Dior” disse Chloe, la voce che quasi fremeva di trepidazione. “Il Rito dev’essere condotto all’alba e c’è ancora tanto da fare.”
«“Cos’è questo Rito?” chiesi. “Da dove viene?”
«“È stato scoperto nelle profondità della sezione proibita della Biblioteca. Un antico testo scritto con il sangue, vergato da un erudito del Graal prima dell’avvento dell’impero e tradotto nel corso di numerosi anni con l’aiuto del povero Rafa.” Chloe si fece il segno della ruota e chinò il capo. “Il tomo è molto vecchio. Così fragile che le pagine potrebbero ridursi in polvere se le toccassi senza la dovuta delicatezza. Per questo non le ho potute portare con me durante la ricerca. Ma è comunque perfetto.” Sorrise a Dior come una madre oltremodo orgogliosa e indicò con un ampio gesto la Cattedrale mentre salivamo fino a vederla. “È qui, nella chiesa della prima Martire, che la discendente di santa Michon porrà termine alla notte infinita.”
«Come sempre, il fervore di Chloe era contagioso, e tutti i Santi e le sorelle attorno a noi mormorarono, fissando la ragazza accanto a me con sommessa meraviglia. “Véris.”
«Dior osservò la Cattedrale stupefatta. Con il patrocinio di Isabella, era stata ricondotta alla sua completa gloria e svettava verso l’alto come una lancia nel cielo, pietra nera e stupende finestre di vetro colorato scintillante. “Io… devo fare qualcosa?”
«“Forse un bagno?” la canzonò Chloe. “Ma no, cara. Devi solo essere te stessa. Dio Onnipotente, la Vergine Madre e i Martiri faranno il resto.”
«Dior mi guardò e io annuii. “Va’ con Chloe. Non sarò lontano.” E prendendola per mano, le sorelle la guidarono lungo i ponti di corda verso il Priorato. Manogrigia mormorò che doveva prepararsi per la vespermessa e che avremmo parlato presto. De Séverin mi diede una pacca sulla spalla e Fincher sogghignò. “Che ne dici se nel frattempo ti offriamo qualcosa da bere, fratello?”
«“Aggiungici una tunica e un cappotto nuovo e pagherò io il primo giro” sorrisi.
«I fratelli risero e mi accompagnarono alla Caserma per lavarmi via dalla pelle sangue e ceneri, poi da lì all’Armeria. Il serafino Argyle era come sempre nella forgia tra i suoi pollici neri: adesso era un vecchio, ma aveva ancora le spalle ampie ed era un gran lavoratore, la mano di ferro avvolta attorno alla lama che stava martellando. Annuì in segno di saluto, però non sembrava troppo lieto di vedermi, perfino dopo tutti quegli anni: la macchia del mio peccato non poteva essere cancellata tanto facilmente. Ma almeno non protestò quando agguantai degli abiti di cuoio nuovi.
«Guardandomi attorno, vidi ancora il segno dell’abbondanza sulle pareti e nell’attrezzatura: Santa Michon era tornata uno splendore. Eppure non riuscii a fare a meno di notare che in qualche modo sembrava più vuota, perfino rispetto ai giorni della mia gioventù. I numeri dei sanguepallido erano sempre stati scarsi, ma pareva che lì, come in ogni altro posto a Elidaen, la guerra avesse lasciato il suo marchio.
«Il sole stava tramontando quando ebbi finito e vennero suonate le campane per la vespermessa. Sapevo che avrei dovuto recarmi alla Cattedrale per il Rito all’alba, ma quella notte non me la sentivo di pregare. Così andai a prendere una bottiglia dal refettorio sotto le occhiate di sguatteri curiosi, quindi mi diressi nella Biblioteca. Vagai tra le cataste di libri per un po’, bevendo a canna e pensando a tutto ciò che era successo. La grande mappa dell’impero si stendeva ai miei piedi, i lupi dei Chastain, gli orsi dei Dyvok e i corvi dei Voss sparsi come una macchia di sangue su tutte e cinque le nazioni del regno.
«“Cosa accadrà a questo mondo” mi domandai, “se domani il sole sarà davvero ripristinato? E se tutto quanto fosse stato necessario per questo?”
«Dio Onnipotente, non riuscivo nemmeno a ricordare che colore aveva avuto il cielo…
«Entrai nella sezione proibita, i miei vecchi stivali pesanti sul legno cigolante. Mi aggirai per gli scaffali polverosi, pieni di libri, pergamene e bizzarre curiosità. Rammentai l’odore di sangue che aleggiava nell’aria la prima notte in cui ero stato lì, quasi aspettandomi di vedere il mio amore mentre svoltavo l’angolo per la stanza in cui per la prima volta avevamo parlato, ci eravamo baciati, avevamo peccato. Ma naturalmente era vuota, tranne per il lungo tavolo dove anni prima ci eravamo seduti, guardandoci negli occhi e accogliendo la rovina che attendeva entrambi.
«Guardai il tomo posato sul tavolo, più spesso della mia coscia, bordato di ottone ossidato. Era così vecchio che il cuoio si era ingrigito e la pergamena era diventata marrone dopo innumerevoli anni. Il libro stava cadendo a pezzi, ma le lettere erano ancora visibili, deboli e sbiadite, oui, ma ancora lì. Mi resi conto che anche quella era una strana immortalità. Poesie, storie, idee, congelate per sempre nel tempo. La semplice meraviglia dei libri.
«Feci scorrere la punta di un dito appena sopra la superficie della pagina, a un alito di distanza da quei caratteri fitti. Non riuscivo a leggere quelle parole… a parte una.
«Aavsunc.
«Ricordai Rafa spiegarmene il significato a Winfael: era vecchio talhostico per “essenza”. Quella catturata dalla prima Martire nel suo ventre. Il diritto di nascita che ora Dior portava nelle vene. Il sangue del Redentore in persona.
«“La santa coppa spande sacra luce;
«“La man fedele il suo mondo ricuce.
«“Ed al cospetto dei Martiri Sette,
«“Un mero uomo fin a notte mette” mormorai.
«Le campane suonarono la fine della vespermessa e io mi interrogai su Dior. Forse avrebbe mangiato nel refettorio, o forse nel Priorato. E anche se in tutto l’impero per lei non c’era luogo più sicuro del terreno consacrato di Santa Michon, anche se si era dimostrata più che capace di badare a se stessa, non vederla da qualche ora mi metteva a disagio.
«Lasciai la Biblioteca, diretto al Priorato. Ma scoprii che i miei piedi mi trascinavano verso quella grande guglia di granito e vetro colorato nel cuore del monastero. Passai davanti alla fontana degli angeli – Chiara e Raphael, Sanael e il mio omonimo Gabriel –, quindi varcai le albaporte e giunsi nel cuore della Cattedrale di Santa Michon. Arrancando lungo la navata e riversando nella pancia la vodka che rimaneva, mi ritrovai davanti all’altare. Il luogo dove Astrid aveva inciso l’Egida sulla mia pelle, dove avevo pronunciato i giuramenti che avevamo infranto. Fissai il Redentore sulla sua ruota, tamburellando con le dita sull’elsa di Bevicenere. Lasciai cadere di mano la bottiglia, che rotolò sulla pietra ai miei piedi.
«“Non sei comunque mio fratello, bastardo” dissi. “Ma spero che il tuo sangue sia vero.”
«“Come sta Astrid?”
«Mi voltai a quella voce e vidi Manogrigia salire dalle scale a chiocciola provenienti dalla sagrestia sotto l’altare. Era suo dovere come abate officiare messa, naturalmente: doveva essere stato là sotto a togliersi i paramenti. Adesso aveva di nuovo i suoi abiti da Santo d’argento, l’occhio colmo di rosso per il sacramento che tutti i fratelli assumevano durante le funzioni, lo squarcio causato da Laure Voss nell’orbita vuota coperto da una benda di cuoio nero.
«“Sœur Sauvage mi ha detto che vi siete sposati.”
«Guardai il mio vecchio maestro, la mia lingua gonfia nella bocca. “E allora?”
«“Ha detto che avete avuto una figlia. Patience?” Manogrigia scosse il capo, fissandomi con l’unico occhio sano. “Grazie a Dio e alla Vergine Madre per la piccola misericordia che non sia stata un maschio, suppongo. Portare un altro sanguepallido in questo mondo…”
«“Risparmiami il sermone, abate. Non sono abbastanza ubriaco per sopportarlo.”
«Lui risucchiò l’aria tra i denti e annuì lentamente. “Allora come sta? La tua bellissima moglie?”
«“Non pensavo che t’importasse, vecchio.”
«“Astrid Rennier è stata Signora dell’Egida per cinque anni a Santa Michon, Gabriel. La conoscevo bene come chiunque e meglio di molti. Certo che m’importa.”
«“Così tanto che ci cacciasti fuori al freddo senza pensarci due volte?”
«“Ci ho pensato molto più di due volte” disse lui con gli occhi che lampeggiavano. “La prima considerazione è stata che entrambi sapevate che ciò che facevate era sbagliato, eppure l’avete fatto comunque. La seconda che mi avevi mentito con ogni tuo respiro, dopo la notte in cui la portasti a letto. E da ultimo che ero stato uno sciocco a fidarmi di te in quel modo. Credevo che gli anni trascorsi tra allora e adesso ti avessero mostrato le cose con maggior razionalità. Ma vedo che era solo una fantasia vana.” Mi squadrò da capo a piedi e scrollò ancora la testa. “Sei ancora come un tempo.”
«“Cos’avrei dovuto fare? Perdonare? Dimenticare? Fottiti. E fottetevi tutti. Ci avete voltato le spalle. Dopo tutto quello che avevamo fatto.”
«“Te l’ho detto una volta e te lo ripeto” replicò Manogrigia. “Sciocco è chi gioca sul precipizio. Ma solo il principe degli sciocchi incolpa un altro quando cade. Ci sei costato caro quando sei uscito da quelle porte, Gabriel. Da allora la guerra è andata male e le nostre fila si riducono ogni anno. Theo Petit, Philippe Olen, Philippe Clément, Alonso de Madeisa, Fabro…”
«“C’è un motivo se non ho partecipato alla messa di stasera. Non farmi prediche. E non osare attribuire a me il loro sangue. Quello è sulle tue mani, non sulle mie.”
«“E quando è stata l’ultima volta che hai partecipato a una messa, Gabriel?”
«Battei le palpebre e mi accigliai. “Ricordami che anno è.”
«“Allora è vero ciò che ha detto Chloe. Senza fede come il sangue che scorre nelle tue vene.” Lanciò uno sguardo alla bottiglia vuota ai miei piedi. “Avresti potuto essere il più grande di noi…”
«“Sono stato il più grande di voi.”
«“‘Sono stato’” sbottò lui, con il fuoco nell’occhio verde chiaro. “E ora? Uno spergiuro. Un beone. Ti è sempre mancata l’umiltà di pensare oltre i tuoi stessi desideri. Di mettere da parte l’orgoglio e fare ciò che andava fatto davvero. Una volta ti dissi che eri tu a narrare la tua storia. Che potevi scegliere di che tipo fosse. E questa è stata la tua scelta.” Scosse di nuovo il capo. “Dio, che delusione sei.”
«“Ho dato la mia vita per questo impero!” tuonai. “E la sto dando ancora! Ho trascinato quella ragazza attraverso l’inferno fino a queste mura e ancora non vuoi riconoscermi il merito!”
«“Eppure tu lo cerchi, come hai sempre fatto!” Adesso eravamo naso contro naso, con l’amarezza del risentimento che si era inasprito nel corso di lunghi anni che veniva fuori come veleno da una ferita. “Perfino ora, osi parlare di sacrificio quando quella ragazza pagherà mille volte la somma dei tuoi domattina! Sarà lei a versare il suo sangue nel nome di questo impero, non tu!”
«Le parole di Manogrigia risuonarono nella Cattedrale, come l’eco di un colpo di pistola.
«“… Cos’hai detto?”
«Manogrigia abbassò lo sguardo, mostrando i denti.
«“Cosa cazzo hai appena detto?” domandai di nuovo.
«“Troppo” ringhiò l’abate, voltandosi. “Non aggiungerò altro.”
«Gli afferrai il braccio, incredulo. “Avete intenzione di…”
«Manogrigia si liberò, con un bagliore pericoloso nell’occhio iniettato di sangue. “Toglimi le mani di dosso, Gabriel.”
«Ora i miei pensieri si rincorrevano e mi maledissi per essere stato uno sciocco. Ripensai al tomo polveroso nella Biblioteca, alla parola “Aavsunc” scritta sulle pagine sbiadite. Di nuovo, rammentai Rafa che spiegava il significato di quella parola a Winfael, ma stavolta ricordai per bene. Aavsunc non voleva dire “essenza” in vecchio talhostico. Era la parola per “sangue vitale”. Ed era quello che intendevano versare nel rituale dell’alba.
«“Avete intenzione di ucciderla” sibilai.
«“Tale è il prezzo.” Voltò la testa per evitare il mio sguardo, la sua voce un ringhio come ghiaia bagnata. “Per la fine del sine die. Per la salvezza dell’impero.”
«“Chloe lo sa?” domandai incredulo.
«“È stata lei a ritrovare il rituale, Gabriel.”
«Allora sentii il mio cuore spezzarsi in due, lo stomaco che diventava freddo e duro. “E Dior? Lei lo sa? Gliel’avete detto?”
«Manogrigia mi guardò torvo e il silenzio rispose per lui.
«“Porca puttana” sibilai. “Porca puttana, non potete farlo. Ha sedici anni!”
«“Una vita” sbraitò lui. “Una vita per salvarne migliaia… no, centinaia di migliaia! È un decennio che mando uomini incontro al loro destino. Sto combattendo una guerra contro un nemico che non muore, che rivolta contro di noi i nostri stessi defunti. Pensa alla sofferenza che si potrebbe evitare! Se domani il sole sorgerà davvero, la guerra sarà finita, Gabriel! Ogni sanguefreddo in giro per la terra, sia esso abbietto o sanguenobile, verrà ridotto in cenere con un unico colpo di lama!”
«“La lama! Alla gola di una bambina innocente!”
«Lui alzò il mento con aria di sfida. “Dio Onnipotente ci perdonerà per la nostra trasgressione.”
«“No, è sbagliato. È pura malvagità, Manogrigia, e lo sai! Proprio tu mi insegnasti che è meglio morire da uomo che vivere da mostro. Ebbene, questo? È dannatamente mostruoso!”
«“Ho giurato di difendere questo impero, Gabriel. Di essere il fuoco tra questo e la fine di tutto il mondo.” Manogrigia si accigliò, cupo come il crepuscolo. “E a differenza di te, io mantengo i miei giuramenti.”
«Il mio pugno impattò contro la sua mascella, spaccandogli il labbro. Manogrigia barcollò, tenuto in piedi dal sanctus nelle sue vene. Ma adesso avevo la spada sguainata e Bevicenere scintillava alla luce dei globi chemistrici, con quella dama argentea che sembrava guardare torvo il mio vecchio maestro.
«“Nero e rotto, tutto storto, marcio marcio marcio fino al midollo.”
«“Non ve lo permetterò” ringhiai. “Non c’è una possibilità in tutto l’inferno che ve lo lasci fare.”
«Indietreggiai lungo la navata, gli occhi fissi su Manogrigia. Non fumavo dalla mattina e lui aveva dentro di sé una dose da vespermessa… ma io avevo due mani, non una. E così si limitò a seguirmi, urlando: “Gabriel, non fare lo sciocco!” mentre mi voltavo e correvo via. Uscii dalle albaporte mentre lui scattava nella torre campanaria. Le campane cominciarono a suonare, un allarme che riecheggiò per il monastero, intrecciato all’ululato del vento pungente. Corsi lontano dalla Cattedrale, attraversando il ponte di corda verso il Priorato, gridando con quanto fiato avevo nei polmoni.
«“Dior! Dior!”
«Udii piedi di corsa e Manogrigia urlare, facendo il giro alla mia destra e muovendosi con la rapidità del sanctus. La sentinella di notte spuntò dal buio più avanti, tenendo in alto la lanterna e la spada in una mano mentre urla di: “Traditore” e: “Tradimento!” risuonavano sulle mura. Non avevo alcuna voglia di fargli del male, così con una spazzata bassa gli sbalzai le gambe da terra, poi gli ruppi il naso con un pugno che lo lasciò privo di sensi sul ponte. Ma ora potevo vedere Santi d’argento: Finch e de Séverin, poi il sanguegiovane sūdhaemico, tutti che calavano su di me. Ripresi a correre, ma Inverno planò dal buio e mi scavò un solco lungo la guancia con gli artigli. Sussultai e provai a contrattaccare, però il falco delle nevi si ritirò rapidissimo e, quando battei le palpebre per togliermi il sangue dagli occhi, vidi Finch in piedi davanti a me, la spada sguainata e la gambe divaricate, gli occhi da fatato su Manogrigia.
«“Abate, cosa diavolo…?”
«“Fermatelo!” tuonò Manogrigia, correndo verso di noi.
«“Levati di mezzo, Finch…”
«“Per il Sangue, ho detto di abbattere quello spergiuro!”
«“Uccideranno quella ragazza, Finch. Togliti di mezzo, cazzo!”
«Avevamo combattuto fianco a fianco, Fincher e io. Era stato a Triúrbaile con me quando avevamo liberato i mattatoi Dyvok. E, come ho detto, esiste un legame tra uomini che hanno messo la propria vita nelle mani di un fratello e gli hanno chiesto di fare lo stesso. Tuttavia esiste anche un fanatismo. Una fede sfrenata e menti che non si pongono domande: il soldato agli ordini del suo comandante, il fedele alle parole del suo prete. E dopo aver infranto i miei giuramenti, il mio fratello non si fidava più di me come un tempo.
«Per la verità, non potevo biasimarlo.
«Finch sollevò la spada e, anche se nella scherma lo superavo, lui aveva assunto il sacramento. Ci scontrammo, entrambi sanguinammo ed entrambi imprecammo. Colpii di nuovo e lui mi ricacciò indietro urlando: “Sei impazzito?” mentre Inverno mi aggrediva di nuovo alle spalle. Portai un nuovo affondo, infuriato, sbattendo via di mano la lama di Finch e tagliandogli il braccio fino all’osso. Ma nel frattempo il sanguegiovane era arrivato assieme a Manogrigia, e il vecchio bastardo agitò il flagello, avvolgendo la mano con cui reggevo la spada all’altezza del polso. Urlai di nuovo: “Dior!” e passai Bevicenere nella sinistra, trapassando il sanguegiovane mentre arrivava a testa bassa e lasciandolo in una pozza sanguinante sulla pietra. Ruotai verso Manogrigia, cercando di liberare la mano dal suo maledetto flagello, e infine arrivò anche de Séverin, colpendo con la forza del sangue Dyvok che gli scorreva nelle vene.
«“DIOR, SCA…”
«La lama di de Séverin mi perforò la schiena uscendo dalla pancia e io rantolai, tossendo sangue. Lui mi tirò su da terra mentre cercavo di sventrarlo con il fendente di ritorno, facendomi scivolare su quell’enorme spada a due mani finché la mia spina dorsale non si ritrovò incurvata sopra la guardia. Vibrai un altro colpo e de Séverin mi sbatté contro il muro con la forza degli Indomiti, tanto che i mattoni si ridussero in polvere dove li colpii. E furibondo, con occhi spiritati, Finch torreggiò sopra di me, l’argentacciaio sollevato nella mano rossa di sangue e le zanne scoperte e scintillanti.
«“FERMI!” tuonò Manogrigia.
«Provai a rialzarmi, sanguinante e trafitto, ma lo stivale di Manogrigia impattò contro la mia mascella, mandandomi lungo disteso. Riprovai a mettermi in piedi e di nuovo lui mi assestò un calcio, rompendomi le costole. Mi trascinai su neve e pietra tentando di chiamare Dior, ma non riuscii a trattenere fiato sufficiente nei polmoni perforati. E Manogrigia mi diede un altro calcio, poi un altro, poi un altro, tanto forte che vidi stelle nere, sentii ossa rompersi e avvertii sangue caldo in bocca; i suoi vecchi stivali danzavano e tutta la furia di un ex maestro sul suo allievo più deludente mi riverberava nel cranio.
«Torreggiarono sopra di me, ansimante e coperto di sangue. Avrebbero potuto uccidermi seduta stante. Eppure, nonostante tutte le sue pecche e i suoi difetti, il vecchio Manogrigia era uno strenuo sostenitore della legge di Santa Michon.
«“Quest’uomo porta l’Egida” ringhiò. “Non macchieremo questo terreno consacrato uccidendolo come un cane per strada. Anche se è caduto in disgrazia, Gabriel de León un tempo era nostro fratello. Non morirà come un mostro. Morirà da uomo.”
«De Séverin mi fece mettere in piedi, con una bava sanguinolenta che mi colava dal mento.
«“Questo è il meglio che posso offrirti, Gabriel” disse l’abate.
«Mi trascinarono quasi privo di sensi, con il cranio spaccato che risuonava ancora per la danza degli stivali di Manogrigia, lunghi filamenti di sangue che mi penzolavano dal mento. Potrei dire che la mia mente stava correndo, nella ricerca disperata di un modo per uscire da quella situazione. Potrei dire che gridai ancora il nome di Dior, i miei pensieri tutti per lei. Ma sarebbe una menzogna. In verità, il vecchio bastardo mi aveva devastato con quei calci e riuscivo a stento a ricordare il mio nome, tanto meno quello della ragazza.
«Quando ci fermammo, recuperai una parvenza di pensiero coerente. Battei con forza le palpebre, cercando di capire perché le mie mani non volessero muoversi.
«“Ti imploriamo di assistere, Padre Onnipotente” udii Manogrigia dire. “Come il tuo figlio unigenito patì per i nostri peccati, così il nostro fratello soffrirà per i suoi.”
«“Véris” giunse la risposta attorno a me.
«E infine capii dove mi avevano portato.
«Il Ponte del cielo.
«Ero stato incatenato alla ruota e il vento gemeva nell’abisso alle mie spalle, quella lunga caduta fino al Mère congelato. Ricordai la mia prima notte al monastero, il vecchio frère Yannick che si era consegnato al Rito Rosso e alle braccia di Dio. Ma voglio essere chiaro: quello non era una cerimonia, un festeggiamento o un viaggio benedetto per incontrare il mio Creatore. Era un omicidio, puro e semplice. E la mia vecchia amica rabbia crebbe dentro di me, facendomi urlare e sgroppare contro i legacci che mi tenevano fermo. Negavo con ogni mia piccola parte, ogni minimo respiro nei miei polmoni sanguinanti, ogni goccia di sangue nel mio cuore infuriato che potesse finire così.
«“Mi rifiuto di morire qui” dissi a me stesso. “Mi. Rifiuto. Di morire qui.”
«Manogrigia mi premette il flagello contro le spalle: sette tocchi rituali per le sette notti sofferte dal Redentore. Un acciarino fu accostato alla mia pelle, per imitare le fiamme che avevano bruciato il figlio unigenito di Dio. E poi il mio vecchio maestro sollevò la sua spada argentata. “Dalla sofferenza viene la salvezza” intonò. “Al servizio di Dio, troviamo la strada per il suo trono. In sangue e argento questo Santo ha vissuto, e così ora muore.”
«“Fottiti” sibilai. “DIOR…”
«La lama lampeggiò.
«Il dolore avvampò.
«I miei occhi si chiusero.
«E la mia gola fu squarciata.»