Marina appartiene alla buona società messicana: è una coreografa, sposata con tre figli, vive in un bel quartiere residenziale, frequenta i ristoranti di classe e le persone giuste. Un giorno il suo amico Bernardo la coinvolge in un progetto che la spinge fuori dal suo mondo: dovrà avvicinare i detenuti di un carcere di massima sicurezza all’arte. E proprio in carcere Marina incontra José Cuauhtémoc: “aspetto europeo ma sangue indio”, lui è il fuoco che infiamma una donna rassegnata a una vita senza scosse. Dà nuova linfa alla sua arte, la accende di passione e arriva a farle commettere reati in nome del legame fortissimo che da subito li unisce.
José è in prigione perché colpevole di omicidio e proprio dal suo passato violento arriva un cacciatore in cerca di vendetta. E lui è la preda perfetta, chiuso com’è tra quattro mura. Ma né Marina né José, animati da un fuoco che purifica e dà speranza, sono disposti a rinunciare alla loro occasione senza lottare.
Con sfumature shakespeariane, un ritmo teso, una costruzione sapiente, Salvare il fuoco mostra i paradossi di un paese, le contraddizioni più feroci dell’amore, e conferma Guillermo Arriaga come uno degli autori più audaci e appassionanti della letteratura contemporanea.
GUILLERMO ARRIAGA è nato a Città del Messico nel 1958. Scrittore, regista e produttore, ha raggiunto la fama mondiale per film pluripremiati come Amores Perros, 21 grammi, Babel, Le tre sepolture e The Burning Plain – Il confine della solitudine. Si definisce “un cacciatore che fa lo scrittore”.
Tra i suoi romanzi ricordiamo Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina, Un dolce odore di morte, Il bufalo della notte e Il selvaggio, Premio Mazatlán de Literatura 2017 come miglior libro dell’anno. Con Salvare il fuoco ha vinto il Premio Alfaguara de novela 2020.
Le sue opere sono state tradotte in 18 lingue.