Le mille bolle blu
L’Europa è un posto in cui si arriva morendo.
La stanno ancora facendo.
Come un disco rotto. L’Europa. La fanno e la disfano, in modo tremendo. Un mio amico dice che non esiste. Lui, intende. Non esiste lui. Ma in quanto europeo. Laureato in filosofia morale nel 1996, attualmente alla ricerca del primo impiego, si chiama Gianni e pensa sempre all’Europa.
Sta sul divano e pensa all’Europa.
Poi si alza e scrive trattati sull’Europa. Che nessuno pubblica.
In realtà, più passa il tempo più il mio amico sente che non esiste neanche come persona. In realtà, più passa il tempo più il mio amico pensa che l’Europa esista proprio in quanto progressivamente disesistono le persone che la popolano. L’Europa è l’inferno di Dante nazionalpopolare. Non nazionalsocialista. Quella ne è il peccato originale. Rimosso. Ne è oggi l’aspetto non più politico, non più teologico, non più morale. Non più. L’Europa è il non più che fa più male.
Non più morire, dicono i profughi che ci arrivano.
Non più profughi, dicono gli Europei. È il primo esperimento di unione quantistica di Stati che hanno perso la loro sovranità e vengono sparati a caso in un discorso che non ha né capo né coda, ma ha dietro di sé un disegno di cui non è bello parlare. Come del brutto male.
È l’anteprima mondiale della fine.
Il mio amico Gianni scrive trattati che nessuno legge sul trattato di Maastricht che nessuno ha mai letto ed è un cazzo nel culo dei popoli.
È stato scritto apposta perché non si capisca.
Se uno inizia a leggerlo lo pianta lì a metà. Come l’Europa, che è stata piantata lì a metà perché quando cosa finisce capo ha, ma il mondo contemporaneo è acefalo o è meglio non sapere che la testa c’è perché poi ti viene da chiederti di chi sia quella testa e cosa voglia.
Il mondo è una cospirazione. Non siamo mai nati e non siamo mai morti e ci spingono a credere a un sacco di cose. Tipo appunto alla nostra nascita, alla nostra morte, all’Europa, al senso comune.
A capo della cospirazione ci sono gli Etruschi.
Ne parlerò più avanti. Ne scriverò dopo. Tanto oggi tutto è dopo. Siamo in pausa di putrefazione. Ci decomponiamo.
Piano.
Senza alcuna fretta.
Nel fondo del Mediterraneo. Siamo noi. Dobbiamo giungere a tutti i costi a una cosa che non esiste. Moriamo per quello. Ogni giorno. Con pacata disperazione. Dai tempi dell’invenzione della televisione ci guardiamo morire.
Come un’invasione molesta di non senso.
La chiamiamo Europa. Il mio amico Gianni è disperato.