Europa
Dai muri, fuoriuscivano eroi etruschi truccati come puttane.
Elargivano soldi e questo ci bastava. Noi eravamo il popolo, eravamo tutti e non pensavamo. Non so quali fossero i muri, non so quali fossero gli eroi etruschi truccati come puttane. C’era l’atto del buttare e del prendere, per una pura questione di sopravvivenza abbiamo fatto questo.
Dai muri fuoriescono eroi etruschi truccati come puttane.
Elargiscono soldi e questo ci basta. Noi siamo il popolo, siamo tutto e non pensiamo. Non ci sono i muri, non ci sono gli eroi etruschi truccati come puttane. C’è l’atto del buttare e del prendere, per una pura questione di sopravvivenza facciamo questo.
Il tempo è stato abolito non si può nemmeno immaginare da quanto. Perché non ricordiamo cosa sia l’immaginazione e perché ci mancano i parametri.
Qua manca il soggetto.
Il complemento oggetto.
Funzioni del linguaggio e ministre con il culo da urlo ammansiscono gli stipiti, leccano i pali della luce spenta. Non c’è più traffico. Gianni, il mio migliore e forse unico amico, mi chiede se siamo vivi o siamo morti. Io gli chiedo perché dovremmo essere morti. Chi glielo ha detto.
Lui prende il portafogli.
Mi fa vedere una banconota con scritto tanto siete morti.
Poi un’altra.
Tanto siete morti cinque.
Tanto siete morti dieci.
Tanto siete morti venti.
Tanto siete morti cinquanta.
Tanto siete morti cento.
Tanto siete morti duecento.
Tanto siete morti cinquecento.
Giovani e forti.
Ma sono morti. Sulle banconote c’era la faccia cangiante di un uomo nato da una madre sterile, uno sconosciuto discendente di un’antica religione hindu. A tratti pareva bellissimo ed evocava la possibilità di fare un mutuo, o di acquistare una jeep. A tratti sembrava ricordarti che saresti morto presto di cancro se non avessi trovato i soldi per pagarti le spese.
Le spese del cazzo.
Gianni si rimise in tasca il portafogli. Io guardavo fuori dai finestrini l’assenza dell’autostrada che percorrevamo, come sempre. Erano ormai parecchi anni che avevo deciso di non prendere la patente, della quale in quel momento la radio descrisse gli aspetti più erogeni. C’è gente che si è messa la patente nel culo, pur di provare qualcosa.
Gianni diceva che secondo lui erano solo boiate.
Nessuno si mette la patente nel culo.
Guidava con le mani sul volante.
A tre quarti, come gli avevano insegnato a scuola gli schiavi degli Etruschi.
Gli Etruschi.
Gli Etruschi.
Piano piano incominciavamo a conoscerli. No, non dico a conoscerli: a intuirne la presenza oltre tutto il balletto d’apparenza che ci chiudeva in un acquario d’ansia, nutriti a valium e a carcasse di carne pressata esplosa con la merda dell’animale e tutto quanto.
Il vomito.
Le viscere.
Le viscere di chi.
A saperlo.
Capire chi sono.
Questi che fuoriescono dai muri.
E lanciano soldi.
E noi li prendiamo.
E se li prendiamo siamo. Noi. E in base a quanti ne riusciamo a prendere siamo. Ci determiniamo allora come soggetto e oggetto, costruiamo frasi, facciamo verbi che si infilano uno dietro l’altro come una collana di giorni.
Saperlo.
Sapere.
Capire.
Ricostruire.
E ricordare.
Questa sì sarebbe stata un’anteprima mondiale.
Ma qualche giornale ne parlerebbe?