Siamo tutti Charlie Hebdo
Quando un gruppo di pazzi fanatici ha sterminato la redazione di Charlie Hebdo, l’Europa ha trovato la propria identità.
Io non so cos’è l’Europa.
È una cosa che è successa nel 2002.
Tanti popoli sono diventati lo stesso popolo usando la stessa moneta, l’unica cosa che li teneva assieme. Per il resto, ciascuno continuava a farsi i cazzi propri. Poi pian piano, con strette burocratiche e leggi incomprensibili, con vincoli che hanno causato la morte di decine di migliaia di persone ancorate a un passato di una normalità finita per sempre, questa Europa è diventata sempre più potente. Come una tenia che attraversa il corpo di un intero continente, cibandosene, assumendone la forma.
Gli abitanti erano storditi. Spaventati. Arrabbiati. Abbrutiti. Nulla era più come prima. Non c’era più alcuna identità.
Non avere identità è brutto, dice il mio amico Gianni.
Tu non sai chi sei.
Tu fai parte di una cosa che non è.
Che giorno dopo giorno ti divora.
Tu sei qualcosa che c’entra con questo essere divorato giorno dopo giorno, senza sapere cosa sia. Sei un essere nuovo. Fai parte di una cosa nuova e vecchia allo stesso tempo, viva e morta allo stesso tempo, dice Gianni.
Ma vai avanti.
Ti dicono di andare avanti.
Il cuore, il corpo, la mente ti dicono di andare avanti.
“Avanti dove, se non sai chi sei, né dove vai?” dice il mio amico Gianni.
“È una cosa in cui c’entra Darwin,” dice il mio amico Gianni.
“Se ti adatti vai avanti,” continua.
“E l’identità?” gli chiedo.
“L’identità sarà di chi vincerà, come sempre.”
Il mio amico Gianni ha ragione, ma prima bisogna farsene una, anche parziale, anche posticcia. Il pesce non pensa di essere un pesce.
Sa di essere un pesce.
Poi muore. Come tutti i pesci. Ma nel tempo in cui vive è. Noi no. Da sempre. Ma ora di più. Ora come non mai non sappiamo chi siamo.
Intuiamo alcune cose.
Come il fatto di dover fare pipì.
L’ho detto a Gianni, che mi scappava la pipì. Lui ha fermato la macchina e siamo scesi in autogrill. Nei cessi, era pieno di scritte di tipi che facevano pompini gratis e barattavano barche con case, semafori accesi.
Nei cessi dell’autogrill, come in un suk postmoderno, avvenivano le transazioni di un mondo anacronistico.
Abbiamo preso un caffè.
Poi siamo ripartiti.
Eravamo due persone che prendevano un caffè, in un autogrill, e che erano ripartite, verso un posto che non conoscevamo. Andando, Gianni mi ha detto che grazie a Charlie Hebdo e alle sue vignette avevamo trovato un’identità collettiva.
Piccolina.
Come i mini Mars.
Quando hanno sterminato la redazione di Charlie Hebdo, ci siamo in effetti sentiti tutti Charlie Hebdo. Quante serissime magliette. Avevamo trovato la nostra identità di Europei.
Ma non è durato molto.
Non può durare.
Non dura.