Le allegre avventure di Gianni.

Questa volta alle prese con il suo maggiordomo

Gianni aveva sempre avuto un desiderio.

Come diceva il mio amico Tiziano Scarpa, purtroppo, con il tempo, i desideri si realizzano. Forse lo diceva anche Oscar Wilde, o qualcun altro del genere, una cosa da sentenza lapidaria.

Da status su Facebook taggato fino a diventare virale, materiale di riflessione per una manciata di secondi sprecati in un accumularsi di coriandoli di pensieri per il carnevale del presente assente.

Ma di questo, altrove.

Gianni, che è di famiglia non certo ricca, da bambino guardava un telefilm che si chiamava Tre nipoti e un maggiordomo. Era la storia di una casa di bambini ricchi che risolvevano i loro problemi grazie all’aiuto di un maggiordomo paffuto e gentilissimo. Il maggiordomo è il capo della servitù. È il capo dei camerieri. I camerieri sono quelli che organizzano la vita all’interno delle casa dei ricchi. Il maggiordomo, inoltre, ha spesso anche l’onere di trattare con chi si occupa dell’esterno della casa dei ricchi, il giardiniere e i suoi aiutanti. Insomma una figura affidabile e in grado di organizzare la vita del suo padrone o, come si deve dire oggi, prestatore di lavoro.

Gianni, come la maggior parte di chi non può fare affidamento sul capitale accumulato negli ultimi decenni dalla sua famiglia (gli anni in cui i capitali si accumulavano anche attraverso sistemi leciti che non sto qui a spiegare ma che già al tempo degli Etruschi pare esistessero), è povero e, sua disgrazia, laureato. Oggi sappiamo tutti che avere una laurea è come essere iscritto nel registro degli indagati degli assassini seriali. La qual cosa, almeno metaforicamente e in certi casi, corrisponde a verità.

Assassini seriali di speranza.

Nullafacenti imbottiti di psicofarmaci oppure volontari all’Expo tanto per provare a non morire d’inedia e tirare su figa. Personaggi etruschi dentro e indegni di qualunque umana collocazione dotata di senso.

Glottologi.

Dottori in scienze politiche.

Geologi.

Agronomi.

Storici.

Psicologi.

Ma torniamo a Gianni.

Laureato in lettere, con specializzazione in critica letteraria, dopo il casino con suo padre se n’era andato di casa. Ha sempre fatto lavoretti retribuiti malissimo, oppure non retribuiti, e vive in un monolocale di 35 metri quadri alla periferia di Milano.

Lavoretti in nero.

Cioè sicuri.

Cash.

Tipo come funziona oggi.

Soldi.

Cash.

Michele, 38 anni, laureato in politiche ambientali, segno zodiacale scorpione, quando era piccolo voleva fare l’astronauta o il maggiordomo. Poi, dopo quasi vent’anni di disoccupazione e avere appurato che non avrebbe potuto fare l’astronauta non avendone i requisiti fisici, decise di tornare al mito più realistico dell’infanzia, e di provare quindi a impiegarsi come maggiordomo. Forse pochi sanno che fare il maggiordomo non è facile. Bisogna avere referenze di ferro ed essere iscritti a un ordine internazionale al quale non è semplice avere accesso. Potete quindi immaginare la sua gioia quando lesse l’annuncio di Gianni che ricercava, fuori dai canali tradizionali, un maggiordomo. Fuori dai canali tradizionali vuol dire come si usa oggi, lasciando cioè attaccato a un palo della luce un foglietto scritto a penna con la richiesta di lavoro (in questo caso “Cercasi maggiordomo anche non referenziato, ma competente. Retribuzione in base agli andamenti del mercato) e, sotto, una serie di tagliandi staccabili con scritto “Gianni” e il numero di telefono.

Michele rifletté un poco sull’insolita formula “retribuzione in base agli andamenti del mercato” ma, preso dall’euforia, telefonò subito a Gianni. In breve si videro in un bar e Michele, per dimostrare la sua classe impeccabile, si offerse di pagare i due caffè e i due bicchieri d’acqua che avevano consumato.

In breve, l’accordo fu raggiunto.

Essendo la casa di Gianni costituita di una stanza con divano trasformabile in letto a due piazze, una piccola cucina, un bagno e uno sgabuzzino, si adattarono dormendo assieme e usando lo sgabuzzino, dotato di luce e una poltrona, come locale dove Michele si sarebbe organizzato nel caso in cui Gianni avesse avuto ospiti. In effetti, la paga, sui 60 euro al mese, non era granché, ma permetteva a Michele piccoli diversivi come un quotidiano a settimana e un pacchetto di sigarette da dieci ogni due giorni. I piccoli problemi di ogni giorno, come quelli di incastrarsi nella stessa porta e ostacolarsi a vicenda a ogni movimento, vennero risolti con una certa ironia. Le spese del vitto erano a carico di Michele, e dove si mangia in uno si mangia anche in due. Ogni mattina Gianni si alzava mezz’ora prima di Michele, si toglieva il pigiama, indossava la sua impeccabile livrea (acquistata in otto rate su un sito dell’usato) e portava la colazione a letto al suo padrone.

Al quale dava rigorosamente del lei.

Come tutti i maggiordomi di qualità europea.