La strage di Teletubbylandia
Il sole sorge alto stamattina.
Come sempre.
Sulla collina di Teletubbylandia i fiori parlanti che l’adornano guardano ammirati quel sole con la faccia di neonato, che li illumina di sorrisi e luce.
Un’altra giornata sta per cominciare, i coniglietti iniziano a saltellare sui prati, si sentono da lontano gli uccellini cantare. I quattro Teletubbies si svegliano, mangiano la tubbiepappa ed escono dalla loro cupola. Per scoprire il mondo seguendo come al solito le indicazioni degli altoparlanti a forma di telescopio che indicano loro cosa scoprire nel loro mondo di merda.
Così Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa e Po si incamminano verso un uomo imbottito di tritolo. L’uomo appare sovraeccitato. Improvvisamente il televisore sulla pancia di Dipsy si accende e, come in tutte le puntate, vediamo apparire una scena reale che riempie poi tutto lo schermo. Siamo a una stazione dei treni quando un’immane esplosione cancella ogni colore.
Nella storia dei Teletubbies fu l’unico episodio in bianco e nero.
E anche l’ultimo. Nel corso dell’esplosione si sentono grida di bambini, gemiti, grida disperate. Poi il televisore sulla pancia di Dipsy si spegne.
Una breve digressione.
In questa puntata come in altre puntate, da tempo, Tinky Winky se ne stava appartato e un po’ triste rispetto agli altri tre. Perché, chiederete voi?
Perché nel maggio 2007, dice Wikipedia, la parlamentare polacca Ewa Sowińska, deputata del partito cattolico conservatore Lega delle Famiglie Polacche e responsabile dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dei Bambini, accusava la serie TV di contenere segnali a favore dell’omosessualità: “Si tratta di una specie di cartone simpatico e innocuo. Non mi ero però accorta che il protagonista Tinky Winky, porta con sé sempre una borsetta rossa pur essendo un maschio. All’inizio pensai che la borsetta potesse essere una caratteristica di questo personaggio, dopo ho capito che poteva avere un messaggio omosessuale nascosto. Rischia di mandare un messaggio sbagliato ai bambini.” Con queste motivazioni la Sowińska voleva affidare a un’equipe di psicologi infantili un’inchiesta sui quattro personaggi della serie televisiva della BBC. Successivamente la stessa Sowińska ha leggermente calato i toni facendo comunque continuare la valutazione se sospendere la programmazione dei “Teletubbies”.
Ma non basta.
Nel magico mondo di Teletubbylandia non fu quella l’unica vessazione che Tinky Winky, in quanto presunto gay, ebbe a subire. Infatti, nel 1999 il reverendo Jerry Falwell, della Liberty University a Lynchburg in Virginia, famoso per posizioni più che estremiste, ha fatto notare in un articolo che il personaggio “è viola, come il colore simbolo dell’orgoglio gay, e che la sua antenna è a triangolo proprio come il simbolo dell’orgoglio gay” (“he is purple – the gay pride color; and his antenna is shaped like a triangle – the gay-pride symbol”).
Il triangolo – simbolo di Dio e di un’infinità di altre cose – sulla testa di Tinky Winky si trasformava così in simbolo di pericoloso messaggio subliminale tendente a diffondere l’omosessualità tra i bambini.
Inoltre, sempre Tinky Winky, in una delle puntate della serie, si era esibito in una sorta di coreografia classica, vestito con un tutù bianco. Ce n’era abbastanza per allarmare popoli stremati dalla perdita di sani valori. E comunque Tinky Winky ci rimase male, ne pianse e anche questo fu letto come mancanza di virilità e segno che il nostro fosse davvero finocchio.
L’uomo apparso al centro di Teletubbylandia aveva gli occhi da pazzo.
Urlava che Allah è grande.
Po, Dipsy e Laa-Laa lo osservarono da vicino.
Da più lontano anche Tinky Winky lo osservava.
Allora anche la pancia di Laa-Laa si accese, trasmettendo immagini di carri armati sovietici che avanzavano in Afghanistan. La solita voce fuori campo spiegava che eravamo nel 1979 e che, sotto l’ormai più che probabile conquista dell’Afghanistan da parte dei Russi, gli Americani organizzavano fanatici guerriglieri locali, creando truppe fedeli che non molto tempo dopo, sventata la minaccia russa, presero il potere e gettarono le basi di un fanatismo islamico che il mondo non aveva mai conosciuto. Si vide un generale dei Marines stringere la mano a un giovanissimo Bin Laden.
Jihadi John sorrise.
Diede una telepappa a Dipsy.
Dipsy ringraziò e la gradì. Allora anche a lui si accese la pancia trasmettendo immagini in rapida sequenza di Colin Powell che sventola una bustina contenente polvere bianca, la celeberrima scena di Saddam Hussein catturato in una botola, Guantanamo, l’invasione incomprensibile della Libia, gli stermini di Assad in Libia e gli aiuti occidentali ai ribelli ormai nucleo del Califfato, le prediche di Ibrāhīm ‘Awwād Ibrāhīm ‘Alī al-Badrī al-Sāmarrā‘ī...
Jihadi John comprese che era ormai giunto al suo Paradiso.
Si fece esplodere.
Con lui esplose Po.
Con lui esplose Laa-Laa.
Con lui esplose Dipsy.
Esplose Tinky Winky.
Esplodemmo tutti noi.
Post Scriptum
“Jihadi John”, il boia dell’Isis, guardava i Teletubbies prima delle esecuzioni degli ostaggi: lo rivela Nicholas Henin, uno dei prigionieri dello Stato islamico che è stato liberato, il quale sostiene di aver visto il 26enne Mohammed Emwazi guardare dei dvd del cartone animato popolarissimo tra i bambini nel luogo in cui si trovava prigioniero. «Mi è sembrato di capire – ha spiegato il 38enne ex ostaggio dell’Isis al “Daily Star” – che quei jihadisti avessero poco a che fare con la cultura locale, araba o musulmana che sia. Sono figli della nostra società occidentale. Parlano la nostra lingua, guardano i nostri film ed i nostri cartoni animati e giocano con gli stessi videogames dei nostri figli». Henin venne catturato dall’Isis nel 2013 con altri tre giornalisti francesi, e sostiene di aver parlato più volte con i suoi carcerieri. (La Stampa, 11.03.2015)