Sister Kinder Bueno

Sister Kinder Bueno ha imparato a ballare da solo sul grande raccordo anulare.

Le macchine che passano lo guardano danzare con la sua pelliccia. Sotto è nudo, come tutti noi. Completamente tatuato, la sua storia è leggenda. Si dice che abbia fatto l’impiegato alle poste, il mozzo sulle navi da crociera e il panificatore nei Paesi Bassi.

Si dice che abbia ucciso un cinese per una storia di cani da combattimento.

Si dice che avesse fondato, negli anni sessanta, una religione basata sul culto dell’Eternit.

Ma lui balla, balla sul grande raccordo anulare.

Trent’anni fa divenne famoso per avere fatto il giro del mondo a piedi. Uscito dal tunnel dell’eroina, seguì per un poco un gruppo di circensi. Ammaestrava pitoni. Si dice che per dimostrare il suo coraggio diede da mangiare a un pitone un coniglio e, mentre il pitone digeriva il coniglio, sbranò il pitone facendo scappare il coniglio ridotto a una cosa sanguinolenta che corre e che, più morto che vivo, tagliò la strada, terrorizzandola, a una ragazza in bicicletta. Lei finì contro un furgoncino dei gelati e sbatté forte la testa ma non morì.

Rimase in coma per alcuni giorni.

Sister Kinder Bueno andava a trovarla in ospedale e le portava Nutella, articoli da spiaggia, sigarette al mentolo ormai fuori produzione (le gloriose Pack del Monopolio di Stato tanti anni fa) e le parlava a lungo del senso della vita, mostrandole secchielli e palette di plastica, frisbee originali degli anni ottanta e volani da spiaggia, le ricordava che facciamo tutti parte della stessa Unità. Om Shanti, le sussurrava all’orecchio.

“Noi siamo l’universo,” le diceva poi Sister Kinder Bueno.

Quando la ragazza uscì dal coma gli disse che era vero, che aveva ragione, e lo baciò sulla bocca. Kinder Sister Bueno l’accolse nel suo garage, dove viveva insieme ad alcuni anziani sfrattati. La sera giocavano a briscola e discutevano di Gesù.

Oppure facevano l’amore.

Attendevano che gli anziani si addormentassero e facevano l’amore. Si dice che Sister Kinder Bueno, alla fine, si stancò di lei.

Le fece un panino con mortadella e Xanax, tanto Xanax. Lei si addormentò presto. La portò in una discarica, la mise dentro un vecchio frigorifero e la lasciò lì, senza cellulare. Lei era incinta. Sister Kinder Bueno non era per nulla sicuro di essere il genitore della creatura che la donna portava in grembo.

Forse era di uno degli anziani che viveva con loro nel garage.

Non che gliene importasse granché.

Siamo tutti qui per caso.

Anche Sister Kinder Bueno.

Ma lui ha sempre dimostrato di avere molte risorse.

Le maniche piene di assi.

Una persona positiva.

E una sola parola d’ordine.

Futuro.

Sister Kinder Bueno è rispettato da tutti.

Ha le infradito. Parecchie infradito. E profumi di marca. Da tempo immemorabile gira per i dintorni di Roma, nei pressi del Grande Raccordo Anulare, con i suoi sacchetti della spesa gialli pieni di infradito e di profumi di nicchia.

È sempre profumato, Sister Kinder Bueno.

È ignorante, Sister Kinder Bueno.

Il sogno della sua vita sarebbe stato scrivere un bel romanzo, con un commissario che scopre i colpevoli. Ma colpevoli non ce ne sono.

Mai. C’è solo danza.

Immotivata danza.

Storie. A casaccio. Che si vendono confezionate. Come confezioni di Kinder Bueno. Oppure muoiono sugli scaffali. Scadono.

Le storie.

Le storie di tutti.

La storia di Sister Kinder Bueno e di molti altri.

Le nostre storie.