Il giorno più bello della mia vita

Giorgio says

Il giorno più bello della mia vita è stato l’11 settembre 2001.

Persone cadevano tutte giù dalle finestre, si buttavano come palline.

Non avevano mai fatto una trasmissione così bella alla tele.

Su ogni canale la stessa avventura.

Ma quella volta era vera.

Era la prima trasmissione universale.

Fu allora che ho sentito che facevamo parte tutti di uno stesso mondo che non era immortale, poteva finire e questo non mi sarebbe dispiaciuto perché con mia moglie non va bene e ho due mutui da pagare.

Non è che sono un uomo particolare o che ho qualcosa da raccontare.

Ma l’11 settembre 2001 non me lo toglie nessuno.

All’inizio mi ha mandato un sms mio fratello. C’era scritto di accendere la televisione. Ma come, ho pensato, accendere la televisione e basta? Con tutti i canali che ci sono? Già lì mi sono emozionato, ho capito che c’era qualcosa di strano.

Era l’11 settembre.

Mi sono messo sdraiato comodo sul divano e ho acceso la tele.

Mio fratello aveva ragione.

C’era l’11 settembre.

Finalmente, qualcosa da ricordare.

Le persone mi chiamavano al telefono e mi chiedevo se avevo visto, stavamo vedendo tutti assieme ed era quello il modo migliore per sentirsi uniti.

Era come un comunismo dell’orrore mondiale.

I terroristi devono avere capito che ci sentiamo soli.

Ricordo che c’erano quelli che si buttavano giù dal palazzo prima ancora che prendesse fuoco.

Sembravano dei puntini, delle graffette, delle caccole, dei segni fatti per sbaglio con la biro sul quaderno del presente e invece erano persone americane.

Io mi sono alzato dal letto e ho preso una bottiglia di birra dal frigo.

Poi è crollato il secondo palazzo.

Le notizie erano confuse.

Perché appena era successo il fatto del primo palazzo crollato, con la gente per strada che gridava e tutta la polvere che rincorreva quelli che scappavano dall’inizio dell’11 settembre, è arrivato di nuovo un aereo sull’altro palazzo oppure non mi ricordo bene, sono passati dei minuti, c’erano tutti i telegiornali e sono andato a prendere un’altra birra e guardavo e quando hanno detto che c’era stato un attacco anche al Pentagono era tutto troppo emozionante.

E se fosse stata la fine del mondo?

Ho chiamato mia moglie al telefono e le ho detto che le volevo bene.

Perché?, mi ha chiesto.

Perché c’è l’11 settembre, le ho risposto.

Lei che evidentemente aveva la televisione spenta ha riattaccato e ho preso un’altra birra mentre dicevano anche che poteva essere scoppiata la terza guerra mondiale, e che quello era soltanto l’inizio.

Comunque sarebbe stato un modo spettacolare per finire.

Le cose.

Io non ho mai capito tutta questa preoccupazione per continuare le cose.

I terroristi forse volevano dire basta, andiamo a casa, nel nulla universale, ci siamo stufati di questo casino mondiale.

La vita fa male e allora è meglio vederla finire alla televisione, volevano dire, come quando negli anni settanta la televisione finiva ogni giorno

E poi ricominciava.

Adesso invece non finisce mai.

A un certo punto credo che mi sono addormentato perché ho sognato che l’11 settembre arrivava immediatamente dappertutto anche nel mio quartiere e c’erano i miei vicini che si buttavano, anche quelli del primo piano ma non si facevano un cazzo e si rialzavano e gridavano insanguinati che era l’11 settembre ormai e dappertutto c’erano aerei che estinguevano le forme di vita sul nostro pianeta.

Quando mi sono risvegliato ho sentito che Bush, che allora era il presidente degli Stati Uniti, volava senza meta sopra un aereo segreto e teneva sotto controllo la situazione.

Poi è crollato un altro palazzo, ma non uno delle Torri Gemelle.

Un palazzo con dentro dei segreti americani.

Ovunque c’erano pompieri. Erano i nostri eroi.

Anche David Bowie l’aveva detto.

Eroi per un giorno. We can be Heroes.

Just for one day.

Giravo di canale in canale e vedevo le stesse cose.

Avevo un po’ paura ma ero anche un po’ felice.

Sentivo che tutto incominciava a prendere valore.

Guardavo i mobili e li stimavo.

C’erano.

Guardavo fuori dalla finestra ma non c’era nessuno.

Eravamo tutti a guardare l’11 settembre alla tele.

Eravamo uniti.