C’è in giro moltissima realtà
C’è in giro moltissima realtà.
Ovunque ti giri c’è realtà! A destra, a sinistra ce n’è.
Ce n’è a bizzeffe, non sai più dove voltarti. Sopra e sotto c’è realtà. Nel cielo c’è realtà. Così è nelle cose divine. Nelle cose umane è lo stesso. La politica è più reale di prima. L’amore è più reale di prima. Anche le cose, tutte; anche le rose. Le rose sono più reali di prima, prima quando, non ricordo le parole che in un altro tempo ci sono state, a cui abbiamo creduto. Le frasi sono più reali di prima, tutte quante, e le stesse parole, hanno una densità maggiore oggi che non vent’anni fa, come la ricerca medica, ci si può affidare, ogni giorno sconfiggiamo una malattia, ogni giorno scriviamo qualcosa di più vero di come l’avremmo scritta vent’anni fa, tutto precede verso l’ottenimento di una quantità inaudita di realtà.
Per questo è così facile raccontare la realtà.
Una cosa, una volta detta, è vera anche perché è già successa, da qualche parte del mondo sta già accadendo e questo è bellissimo. Anche se rischia di sembrare un po’ piatto, tutto questo universo che c’è e c’è sempre di più, incontenibile. È l’universo della performance. Quanti spettacoli dappertutto e non intendo le cose eccessive, tipo tsunami o altro del genere, ma anche lo svegliarsi all’improvviso di notte perché squilla il telefono, questo è assolutamente reale e un tempo non lo è stato.
Un tempo non suonavano i telefoni.
Esistevamo di meno e un tempo non andavamo ogni ora a guardare la realtà su Facebook, cosa succede lì dove ora siamo, tutti assieme, anche chi non c’è, lì.
Ma stavo dicendo di un tempo, quando c’era la separazione netta tra sogno e realtà.
Allora funzionava così.
C’erano il sogno e la realtà.
Erano due cose diverse.
Ora il sogno è la realtà.
La realtà è sogno, ma attenzione.
Questo non vuol dire semplicemente che la realtà si è sbrindellata nel sogno, come un biscotto nel caffellatte o al contrario che il sogno, sempre come un biscotto nel caffellatte (questa metafora è buona) si è sbrindellato nella realtà. Non è così. Non è l’attuazione della fantascienza, quella buona materia per romanzi di un tempo, quella in cui si prendeva un razzo e si andava ad accecare la luna, centrandole l’occhio.
Facendole fare una smorfia di dolore. Questo avrebbe voluto dire che il sogno sarebbe diventato realtà ma non è così che è successo, nossignori. È successo che sogno e realtà non sono diventati proprio niente, ma sono esattamente la stessa cosa. Per questo io quando squilla il telefono non rispondo, perché lo faccia o no è indifferente, è sempre sogno è sempre realtà ed è comunque mirabolante, pazzesca, piena di incognite, degna di essere raccontata ma anche no, di essere vissuta ma anche no. Tanto c’è. Ed è la stessa cosa, sogno e realtà.
Da qualunque parte la guardi, è indifferente. Succede perché le cose sono più vicine. Sono attaccate. Succedono insieme, succedono adesso. Prima ad esempio ti innamoravi, scrivevi una lettera. Prima che quella lettera arrivasse c’era tempo.
Tempo e tempo dappertutto.
Tempo nel tuo respiro.
Tempo nelle strade.
Tempo nelle parole che pensavi.
Allora prendevi il tuo amore e lo plasmavi, sottomesso ai capricci del tempo si trasformava e insieme si faceva trasformare, non si capiva da chi si faceva mutare ma mutava. Oggi no. È immediatamente qualcosa. È come nascere senza quei nove mesi lì che poi erano sempre nove mesi ed erano sempre diversi. Non so se mi sono spiegato. Probabilmente no. Perché voi state cercando di capire quello che sto dicendo e invece no, non va capito, è meraviglioso perché è vero, questo è stato il nostro grande progresso, negli ultimi anni. Non c’è più bisogno di capire.
Basta comprare. Comprare tantissime cose, il più possibile, perché prendano il tuo posto e abitando in te esistano più di te così tu diventi loro, meno di loro. Non è importante avere soldi per comprare, basta avere l’attitudine. Sapere che sei quello che compri.
Poi esci e guardi il panorama.
Il panorama è fatto da chi l’ha comprato. Chi lo ha comprato e te lo rivende. Come chi t’ha comprato il tempo e adesso te lo rivende sotto forma di telefonino. Il telefonino scandisce il nostro tempo e il nostro tempo costa quello che stabilisce chi te lo vende in forma di conversazione telefonica e tutti vogliono fare parte di questo tempo perché non ce ne sono altri a meno che non si decida di essere altrove ma altrove non è dato, non oggi che esiste tutto, ma proprio tutto, e se tutto esiste com’è che uno se ne tira fuori? Non lo so e se lo sapessi non ve lo direi, ne farei qualcosa di vendibile e vi spingerei a comprarlo, questa è la realtà, miei cari, oggi. Per adesso non ho altro da dire, ma posso continuare a scriverlo perché non è già più adesso, è arrivato dell’altro tempo, proprio adesso, è buono e intonso, è puro tempo di marca e lo metto qui, legato alle parole, scivola bene tra consonanti e vocali, si fa sentire ed è giovane, reclama attenzione, ruggisce, senti come fa il tempo, come bussa alla porta, tutto ispido di secondi, inesorabile e deciso, ha bisogno di essere riempito, di cose di storie di marca di qualità. Oggi è tutto un raccontare storie che sono tutte vere. Magari sono raccontate male, ma hanno il privilegio, che un tempo non avrebbero avuto necessariamente, di essere vere.
Un tempo alcune storie non esistevano.
Non ce la facevano. Ci provavano, fallendo. Erano tempi grami per le storie. Ora sono tutte lì, bellissime. Ma bisogna concentrarsi su una e poi sull’altra. Come abbiamo sempre fatto. Perché siamo abituati da sempre così. Perché per alcune cose siamo rimasti identici, nei millenni. Tutto si è riempito di realtà ma continuiamo a comportarci come se non fosse così. Viviamo come avremmo vissuto migliaia di anni fa. Quando c’erano i dinosauri e un sacco di roba buffa, fatta a casaccio, per persistere in una dimensione unica e terrificante.
Continuiamo a tirarci mazzate.
Come se ci potessimo ferire.
Come se in tutta questa realtà ci fosse ancora il tempo di morire.
Non so se avete mai chiamato qualcuno che nel frattempo, intendo nel tempo trascorso tra l’ultima telefonata che gli avete fatto e quel momento lì, quello in cui telefonate, è morto. Qualcuno che si è disconnesso completamente, come un tempo che è stato, un tempo eroico.
Vi è capitato?
Aspettate, aspettate, e non risponde nessuno.
Allora vi chiedete senza dubbio cos’è successo.
Perché questa persona non mi risponde?
È uscita fuori campo?
È uscita di testa?
Guarda il telefono con orrore?
Sta dormendo?
Sta facendo l’amore?
Vede che sono io e non mi risponde?
Restiamo umani.
Basta realtà.