Amarcord Emule. 2005

Ritrovo, negli scatoloni accumulati nel garage di una mia ex che si è messa con uno più giovane di me perché tromba meglio e suscita nuove emozioni, un vecchio computer con una vecchia cartella contenente un vecchio file con un vecchio racconto, che mi procura nostalgia e ripropongo qui sotto con alcune correzioni.

Lo scrissi originariamente per Smemoranda, l’agenda sulla quale al liceo appuntavo gli indirizzi delle tipe che avevo speranza di conoscere (due o tre per anno; il resto, pagine immacolate) e successivamente racconti di varia fattura. Il racconto si chiamava L’uomo che parla ai download e il titolo si ispira chiaramente ai film, entrambi per diversi motivi correlabili al tema trattato e ormai vintage, L’uomo che guarda di Tinto Brass e L’uomo che sussurava ai cavalli di Robert Redford. Tratta di quando scaricare informazioni (audio, video) gratuite da un computer, per riversarle poi su CD, ti dava un leggero senso di onnipotenza di risparmio. Un’assoluta inculata perché di quei CD, ai tempi di YouTube, Spotify e Google Music non resta traccia. Era una sorta di spontanea manovalanza mondiale sorretta dall’idea di accumulo personale di ciò che era già pubblico.

Ma se ne pagava il supporto e quindi ci se ne sentiva proprietari.

Come già era accaduto con i dischi in vinile, i mangianastri Geloso, i filmini in superotto e poi le audiocassette, le videocassette, i CD e i DVD.

Cose di un mondo passato ma che permane nei ricordi di una generazione, la mia, testimone di un passaggio epocale, idiota.

Esiziale ma non troppo.

Esondante ma non esiziale.

Collaboro con Smemoranda da anni. Tempo fa, ero appena uscito dall’ospedale per problemi relativi al mondo degli scrittori maledetti, quando mi telefonarono dalla redazione per chiedermi il mio consueto racconto annuale. Credo fosse il 2007. Io allora ero sotto morfina o meglio assumevo dosi non indifferenti di Oxicontin, un oppiaceo che se masticato in dosi abbondanti invece che deglutito con acqua ti fa sentire una persona normale. In tale condizioni di pacata estasi non avevo alcuna voglia di scrivere un racconto nuovo e così cercai tra le vecchie cartelle dei computer a cui avevo accesso e mandai a Gino & Michele uno splendido racconto che credevo inedito, una perla narrativa che la redazione di Smemoranda apprezzò molto anche se lo aveva già pubblicato alcuni anni prima e dunque non se ne fece nulla.

Per questo vi dico RAGAZZI ATTENZIONE ALLA DROGA.

NON ASSUMETE LA DROGA.

La droga uccide.

Come l’inerzia mentale. Ma almeno ci si diverte.

Ecco il racconto.

L’uomo che parla ai download

A Milano c’è un uomo che parla con i download. Anzi, con uno in particolare. Parla con quello. Perché guardare la barra del download mentre stai scaricando qualcosa da Internet è la nuova emozione più comoda e caratteristica di questi ultimi anni. È un’emozione che conosce chiunque pratichi lo sharing. Sono disponibili diversi programmi di file sharing su reti differenti. La disponibilità dipende parzialmente dal sistema operativo, da differenti reti di comunicazioni aventi differenti caratteristiche (per esempio download a sorgente multipla, differenti tipi di ordinamento, differenti limiti nella ricerca, eccetera). I programmi di file sharing di solito sono imbottiti di software pubblicitari estremamente aggressivi chiamati spyware, anche se esistono programmi apposta che ne permettono l’eliminazione (Ad-Aware, SpyBot-Search&Destroy). Comunque al di là del fatto tecnico quando scarichi da Internet c’è questo rettangolo lungo quanto decidi di tenerlo lungo a seconda del browser che ti sei scelto, e il colore del rettangolo è blu. Se il rettangolo è blu vuole dire che il file si può scaricare, che è pronto per farlo. Se il rettangolo è rosso è un rettangolo inutile, il download non avrà mai inizio come certe storie d’amore dove corteggi delle persone che sembra che la storia inizi ma non inizia e allora pensi che se diventassero rosse come i rettangoli del download sapresti come comportarti ma non succede perché Internet è più semplice dell’amore ed è per questo che tutti scaricano migliaia di file e sempre meno persone si sposano anche con la conseguenza di una certa perdita di valori (tra poco devo mettere la punteggiatura, questa frase sta diventando troppo lunga), in particolar modo di questo valore del matrimonio, per riagganciarmi a un’ossessione del pontefice Joseph Ratzinger, e adesso finisco comunque la frase, perché sto divagando eccessivamente, e dopo il punto riprendo il discorso sui download e sul racconto che avevo iniziato, dal titolo L’uomo che parla con i download. Eccoci qua. Allora. Quando il rettangolo è blu, una sottile linea gialla nel lato superiore indica quanto download, in proporzione all’interezza del file, è stato fatto. La parte che materialmente è già stata scaricata non è più blu ma grigia. Quando tutto il rettangolo è diventato grigio, dopo un momento di transito, il rettangolo diventa verde, e ciò vuol dire che il file è interamente sul tuo computer, è tuo! Come dicevamo fin dall’inizio del racconto, guardare la barra del download mentre stai scaricando qualcosa da Internet è la nuova emozione più comoda e caratteristica di questi anni (questa frase, che è identica alla prima, avrei potuto, facendo taglia e incolla, copiarla, ma l’ho riscritta interamente, perché è giusto che lo scrittore, anche nell’era di Internet, anche se non usa più penna e calamaio ma la tastiera del suo computer, scriva ciò che scrive, non fosse altro che per un’etica del lavoro, nel caso specifico quello dello scrittore), anche se, va detto, riguarda esclusivamente chi possiede un computer con una connessione veloce ed è dunque un’emozione che riguarda esclusivamente una parte degli abitanti della Terra. Ad esempio mio cugino Simone. Mio cugino guarda la barra del download in continuazione. Come molti, tiene il computer acceso e si alza più volte, la notte, per controllare come vanno i download. È difficile spiegare questo nuovo tipo di emozione. Ha qualcosa a che fare con quella della paternità. Non della maternità, che è più complessa perché la vivi proprio sul tuo corpo. No, questo è un tipo di emozione che vivi sul corpo del tuo hard disk che lentamente, sempre più gravido di byte, dà alla vita un nuovo file. Come una nuova forma di vita. Un’altra analogia può essere fatta con il rito arcaico della pesca. Stai lì con la canna e sai che prima o poi il file arriva. Solo che il file, a differenza del pesce, non arriva improvvisamente, ma anche il pesce non arriva dal nulla, fa il suo giro nel lago, o nel fiume, o nel mare, e poi abbocca, è tuo, e così il file, anzi, anche il pesce, paragonando la riga gialla del lato superiore del rettangolo al pesce e il rettangolo all’acqua che lo contiene, arriva in progressione da un punto fino a quello della tua canna quando il pesce è stato preso, momento della trasformazione del rettangolo da blu a verde. Mio cugino Simone, come tutti quelli che vivono questa nuova emozione, non sa di fare parte di un popolo che diventa sempre più grande. Il popolo del download. È un popolo discreto. Continua a scambiarsi file, ma non si incontra mai. Vive le stesse gioie e le stesse paure. Spende migliaia di euro in CD e DVD per masterizzare file che non vedrà mai. In fondo è un popolo di collezionisti, di replicatori della realtà in forma immateriale, così che in ogni casa ci siano sempre più informazioni di ogni genere, fino a trasformare le nostre case in piccole biblioteche d’Alessandria dove al posto dei libri ci sono milioni di film e di brani musicali. Ma il vero appassionato di download non è molto interessato a questo possesso. Il vero appassionato di download non guarda i film che scarica, non ascolta la musica che stiva nella memoria del suo computer. Scarica per scaricare. Per vivere l’emozione nuova del rettangolo che si riempie. È un po’ come per gli appassionati di pesca. Lo scrittore Raul Montanari, il cui ultimo libro si chiama Il regno degli amici, è un appassionato di pesca, però ogni volta che pesca un pesce sfila l’amo con cura dalla bocca dell’animale, per non farlo soffrire troppo, e lo ributta in acqua.

Qui devo fare una digressione, cioè una di quelle cose che si può fare a meno di leggere ma certe volte sono più divertenti rispetto al filo principale del discorso, quindi per sicurezza è meglio leggerla, non si sa mai. Il mio amico Raul Montanari è fortissimo, perché scrive questi libri di un genere che ha inventato lui e si chiama “post-noir”, solo che nessuno ha capito che cazzo di roba è. Agli incontri col pubblico lui spiega come funziona il “post-noir” e la gente fa sì con la testa, ma poi hanno tutti paura che prende uno a caso e gli ordina di rispiegare tutto daccapo. Anche perché Raul è un ragazzo piuttosto dolce che però quando si arrabbia gli cambia la faccia e preferiresti essere lontano, per esempio in un altro quartiere o continente, per dire. Però i libri sono bellissimi e quando li cominci non ce la fai a metterli giù, il che provoca anche dei problemi in famiglia a diverse persone. Ma noi che lo conosciamo diciamo sempre a Raul che ha sbagliato mestiere e dovrebbe fare l’attore porno. Io avevo sentito parlare da qualche ragazza che lui ha le doti nascoste o le virtù nascoste, queste cose qua, ma non me ne capacitavo. Poi una sera eravamo in macchina lui, io e Tiziano Scarpa, perché tornavamo da un posto, e Raul dice: “Non dovete fare pipì? A me scappa.” “Anche a noi, anche a noi!” rispondiamo io e Tiziano. Così quella volta ci siamo fermati in un prato come fanno i maschi, senza andare al bar o all’autogrill. Tiziano si è messo un po’ lontano perché è veneziano e fa sempre tutto da solo, io invece stavo di fianco a Raul quando dalla patta dei suoi jeans ho visto sbucare fuori questo mostro della notte, una cosa impressionante. Allora mi sono spaventato e sono scappato vicino a Tiziano, che si è arrabbiato e mi ha chiesto cosa volevo, ma per fortuna aveva quasi finito! Oltre a ciò, Raul è l’unico uomo in tutto il mondo che ha cinquantasette anni ma ne dimostra trentatré, spaccati. Praticamente si è fermato all’età di Gesù, come quei musicisti che siccome Beethoven aveva fatto solo nove sinfonie, quando arrivavano anche loro a quota nove e dovevano comporre la decima gli veniva l’angoscia e piantavano lì tutto, tipo Mahler ma anche Bruckner, perché avevano paura del fantasma di Beethoven. (Per fortuna che alla fine ci salvava la lettura quotidiana del bellissimo Mozart massone e rivoluzionario, Bruno Mondadori, 2005, IX-465 p., brossura, della grande Livia Bramani.) Per questo secondo noi, cioè io e Tiziano ma anche Culicchia e molti altri, Raul è sprecato come scrittore e dovrebbe davvero darsi al porno. Avrebbe ancora tutto il tempo, così guadagnerebbe un fracco di euri e ne darebbe un po’ anche agli amici, con la crisi che c’è, ma lui niente. Continua a scrivere questi libri che per fortuna sono proprio bellissimi, anche se quella faccenda del “post-noir” non è tanto chiara. Magari un giorno gli scriviamo tutti insieme una lettera anonima per dirgli di lasciar perdere il “post-noir”, tanto è lo stesso.

Ma torniamo ai download. A differenza di Raul Montanari, l’appassionato di download non butta il file, anche perché il paragone non regge più, in quanto il pesce, essendo biologico, ha ancora della vita da svolgere prima che questa sia interrotta dalla pesca, mentre il file downloadato, che è un insieme di byte, non c’entra niente con la vita, è inerte e tutto questo è bellissimo, evita un sacco di valutazioni morali. A parte i paragoni, questa cosa dello scaricatore di download può generare inquietudini. Ad esempio quando lo scaricamento non funziona bene. Succede che la linea gialla della progressione del download, dopo ore di corretta progressione, si blocchi improvvisamente. Mio cugino Simone ha passato un paio d’ore guardando il rettangolo ormai diventato completamente grigio del download bloccato a poche decine di byte dal compimento. Lì inizia quel momento impossibile che sai poter durare da pochi secondi a diversi giorni. Se non hai impegni urgenti guardi il monitor fino a che il rettangolo non diventa verde, aspettando con trepidazione l’attimo in cui la linea gialla riprende a scorrere portando a termine l’opera. Se hai degli impegni, se devi andartene dalla tua postazione al computer, continui comunque a pensarci, ti viene in mente quella maledetta linea gialla bloccata, e ti senti terribilmente solo fino al momento in cui ti metterai di nuovo davanti al monitor. Metti che avevi programmato un incontro amoroso e ti capita di andarci proprio nel momento in cui ti accorgi che il download di un file si è fermato a pochi byte prima della fine. Dentro di te sai che potrebbe ripartire in un attimo e concludersi in pochi secondi, metterci qualche ora o bloccarsi per sempre. È quest’ultima ipotesi che genera orrore. È difficile che capiti, ma capita. Basta che non ci siano più utenti in rete che condividano quel file. È un pensiero orribile, difficile da evitare. Allora sei lì, magari stai facendo l’amore, e pensi al tuo computer, a quella riga gialla che non procede. Il partner non può capire. Magari ti guarda, ti vede distratto, ti vede preoccupato, si domanda se c’è qualcun altro nella tua vita e non è escluso che non te lo chieda direttamente. Ma il tuo è un segreto più pesante di quello di un altro amore, perché fatta salva l’eccezione che anche il tuo partner sia un appassionato o una appassionata di download, nessuno potrebbe né capire né crederti. È un mondo completamente nuovo, quello degli appassionati di download. Quasi un mondo parallelo. A due dimensioni. Tu lo guardi da fuori ma ci sei immerso, perché le tue emozioni dipendono da lui, e più entri dentro questo mondo più il mondo si allarga. La questione è che dopo anni di scaricamento non sai più cosa scaricare. Conosco appassionati di download che hanno centinaia di documentari giapponesi sulla cura del bonsai, o collezioni di album di colonne sonore di film porno tedeschi degli anni ottanta. Mio cugino Simone ha tutti i rigori che sono stati effettuati in qualunque campo di calcio della Terra e che sono stati poi ripresi e messi in Internet. È una vita impegnativa, quella dell’appassionato di download. Conosco un ragazzo dal carattere melanconico, il protagonista di questo racconto, che ha vissuto l’esperienza di un download bloccato dalla fine del 2004. Ogni giorno torna a casa e controlla se si è mosso, se è successo qualcosa al suo download. È una sfida con se stesso e con il mondo che progressivamente si è ridotto a una successione di rettangoli blu di cui uno destinato a non diventare mai verde.

Quel destino lo sta lentamente consumando. Anche se non perde la speranza. Lui con il suo download ci parla. Dice che il download gli risponde.

Lui dice che un download è umano, è precario e nessuno ha mai capito la vita tanto simile alla nostra dei file.