NOTA CRITICA

Ad eccezione del breve trattato in greco Πεϱὶ τῆς Πολτείας τῶí Φλωϱεντίνων del De militia e dei Dialogi ad Petrum Paulum Histrum, nessuna delle opere del Bruni pubblicate in questa raccolta è stata finora edita criticamente: ad una diffusione davvero straordinaria ed amplissima degli scritti bruniani in tutta l’Europa del suo tempo e poi ancora dei secoli successivi (ne è parziale testimonianza il Censimento dei codici dell’epistolario di Leonardo Bruni. I. Manoscritti delle Biblioteche non italiane, a cura di L. GUALDO ROSA, Roma, 1993), non è a tutt’oggi corrisposto – anche a causa di così ampia propagazione dei testi – un impegno filologico che ponesse ordine in una tradizione manoscritta non priva di difficoltà per comprenderla e possederla.

Ai problemi congeniti alla normale trasmissione testuale, per le opere del Bruni si sono sempre aggiunti, fino a poco tempo fa, anche quelli dell’assoluta ignoranza della grafia dell’autore, la cui conoscenza, invece, avrebbe potuto, in qualche caso, facilitare il riordino della tradizione manoscritta. Ma se oggi, finalmente, si conosce la «mano» del Bruni (soprattutto grazie alle prove da me prodotte in Leonardo Bruni e Firenze cit., pp. 255-307), ancora non si è individuato, fra le sue opere, un manoscritto interamente da lui vergato: almeno così sembra, anche se, personalmente, ritengo di avere acquisito già, per alcuni testi, indizi di un certo valore.

D’altra parte, un’edizione di testi, come quella qui presentata, non poteva prescindere né dalle relative stampe, antiche o moderne, fino ad oggi in uso, né, soprattutto, da una verifica dei testi medesimi da operare direttamente sui manoscritti. Perciò quelle offerte in questo volume non sono – né potevano esserlo – edizioni critiche: sono, bensì, edizioni corrette e fondate, nella stragrande maggioranza dei casi, sulla base di una diretta collazione dei codici più autorevoli nella tradizione delle singole opere.

La ricerca di questi codici si è rivolta – in particolare, ma non solo – a quelli conservati a Firenze presso la Biblioteca Medicea Laurenziana, e, fra questi, ai codici che apparivano più significativi specialmente per la loro collocazione cronologica o per la presenza, in essi, di elementi intrinseci ed estrinseci di qualche rilievo. Questa ricognizione ha permesso di individuare alcuni manoscritti privilegiati, come, ad esempio, il Laurenziano 52,5 e il Riccardiano 1030: il primo è una ricca antologia di opere del Bruni, corredata anche da un buon gruppo di interventi autografi (su cui cfr. P. VITI, Un’antologia di opere di Leonardo Bruni: il manoscritto Laurenziano 52,5, in «Rinascimento», s. II, XXXIII, 1993, pp. 157-161); il secondo è un’eterogenea miscellanea non solo umanistica contenente, fra l’altro, il De interpretatione recta con note di mano del Bruni (su cui cfr. P. VITI, Un nuovo codice con postille di Leonardo Bruni, in «Lettere Italiane», XLVI, 1994, pp. 420-424). A questioni codicologiche e testuali riguardanti altre opere sono rivolti ulteriori miei contributi; P. Viti, Frammenti bruniani, in «Rinascimento», s. II, XXXV (1995), pp. 231-242, e Schede del Bruni, in Miscellanea di studi in onore di Luciana Mosiici, Firenze (c.s.).

Non è possibile dare qui conto dei risultati delle singole collazioni effettuate sui manoscritti e quindi delle singole varianti stabilite rispetto a precedenti edizioni antiche o moderne, nonché dei numerosi errori di volta in volta esaminati. Salvo casi specifici individualmente indicati tutte queste correzioni e variazioni testuali possono essere rilevate confrontando i nuovi testi da me offerti con quelli delle precedenti edizioni, mentre i risultati più significativi del lavoro compiuto troveranno dettagliata relazione in uno studio di prossima pubblicazione.

Per quanto riguarda l’ortografia mi preme avvertire che per i testi latini mi sono attenuto a criteri conservativi. Naturalmente di fronte alla straordinaria prolificità delle opere del Bruni non era possibile conseguire forme sempre sicure in mancanza di precise verifiche autografe (quelle acquisite come tali non sempre servivano allo scopo); è stato però possibile appurare, almeno, che, ad esempio, i codici su cui l’autore era intervenuto non presentano dittonghi né alcune rigide uniformità in senso classicistico. Per i testi volgari – che nei manoscritti hanno forti difformità e oscillazioni – ho regolarizzato la grafia attenuando il criterio conservativo con una modernizzazione che però rispettasse l’origine latinizzante della scrittura del Bruni. Quindi sono stati sciolti i compendi e impiegate le maiuscole e le minuscole secondo le regole odierne; è stata distinta u da v, è stata uniformata l’alternanza i/j e i/y (esclusi i latinismi), ed eliminata la i dopo c e g palatali e dopo i nessi gn e sc, mentre è stata introdotta (là dove mancava) dopo gl, c e g palatali; è stata soppressa l’h quando non di origine etimologica ed è stata uniformata nel verbo avere secondo l’uso moderno; sono stati ridotti i nessi lgl e ngn a gl e gn ed è stata regolarizzata l’alternanza n/m davanti a labiale, a q e s o in posizione terminale; nelle doppie è stata seguita la consuetudine moderna.

Do quindi notizia, per ciascun testo, degli essenziali riferimenti bibliografici e codicologia.

DIALOGI AD PETRUM PAULUM HISTRUM

Dopo le edizioni curate da TH. KLETTE, Greifswald, 1889, da K. WOTKE, Prag-Wien, 1889, e da G. KIRNER, Livorno, 1889, i Dialogi furono pubblicati da E. GARIN, Prosatori latini del Quattrocento, Milano-Napoli, 1952, pp. 44-99, che riprese il testo del Klette, basato su una diecina di manoscritti, fra cui i Laurenziani 52,3; 90 sup. 50; 90 sup. 60, e da S.U. BALDASSARRI, Firenze, 1994 che ha utilizzato una trentina di manoscritti, senza portare però variazioni di rilievo all’edizione Garin che viene modificata in una diecina di passi di poca importanza. Nell’edizione attuale ho seguito il Laurenziano 52,3, ff. 58 r-75v, in parte già utilizzato.

DE INTERPRETATIONE RECTA

L’edizione – non completa – di BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 81-96, era basata sui manoscritti Vaticani Palat. lat. 1598, ff. 109r-120v; Ottob. lat. 1901, ff. 10v-23r; Lat. 1560, ff. 10r-2ov; Urb. lat. 1164, ff. 121v-137v; Riccardiano 1030, ff. 173r-183r; Roma, Angelica 141, ff. 34r-47r. Nell’edizione attuale – che ha recuperato le parti omesse dal Baron – ho seguito i manoscritti Angelica 141 e Riccardiano 1030 (su cui cfr. Viti, Un nuovo codice cit.).

ISAGOGICON MORALIS DISCIPLINE

L’edizione del BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 20-41, era basata sui manoscritti Vaticano Palat. lat. 1598, ff. 57v-69r; Laurenziani 52,3, ff. 1r-12r; 79,1, ff. 112r-121r; Riccardiano 704, ff. 77v-93r; Firenze, Bibl. Naz. Centr., Conventi soppressi 1.1.31, ff. 101r-109r. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,3 e 52,5, ff. 1r-15r.

DE STUDIIS ET LITTERIS

L’edizione del BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 5-19, era basata sui manoscritti Vaticani Lat. 1560, ff. 1r-9v; Ottob. lat. 1901, ff. 1r-10v; Urb. lat. 468, ff. 127r-138v; Laurenziano 52,3, ff. 38r-46v; Riccardiani 704, ff. 40v-55r; 1225, ff. 1r-19v; questa edizione venne ripresa da E. GARIN, Il pensiero pedagogico dell’Umanesimo, Firenze, 1968, pp. 147-171. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,3 e 52,5, ff. 31v-42V.

ORATIO HELIOGABALI AD MERETRICES

L’edizione inserita in quella, curata da Aldo Manuzio, degli Historiae Augustae Scriptores, II, Venetiis, 1516, ff. 291r-195v, era basata su manoscritti non indicati; questa edizione venne ripresa da J. MENSURIUS, Elegantiae latini sermonis, 1784, pp. 291-316. Nell’edizione attuale ho seguito il manoscritto Laurenziano 90 sup. 50, ff. 25v-29r.

ORATIO IN HYPOCRITAS

L’edizione di H. SINCERUS, in POGGII FLORENTINIDialogus et LEONARDI ARETINIOratio adversus hypocritas, Lugduni, 1679 (e poi Lugduni, 1691, Silvaeducis, 1699, e ripresa anche da O. GRATIUS, Fasciculus rerum expetendarum ac fugiendarum, I, Londinii, 1690, pp. 307-310), era basata su manoscritti non indicati. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,3, ff. 25r-30v; 52,5, ff. 42v-50r; Firenze, Bibl. Naz. Centr., Magl. 8, 1440, ff. 257r-265r.

ORATIO IN NEBULONEM MALEDICUM

L’edizione di GIUS. ZIPPEL, Storia e cultura del Rinascimento italiano, a cura di G. ZIPPEL, Padova, 1979, pp. 128-146 (già pubblicata in Niccolò Niccoli. Contributo alla storia dell’Umanesimo, Firenze-Torino-Roma, 1890), era basata sui manoscritti Laurenziani 52,5, ff. 73V-84V e 76,44, ff. 15 v-23r. Nell’avvertenza all’edizione del 1979 si dice che «il testo dell’invettiva è stato sottoposto al controllo di nuova collazione, effettuata per intero ora anche per il Laur. 76,44» (p. 128: ma in precedenza questo manoscritto era stato indicato erroneamente come 74,44 ed anche l’indicazione delle pagine di tale codice e del Laurenziano 52,5 risultava errata, essendo invertiti i termini). Nell’edizione attuale ho seguito gli stessi manoscritti Laurenziani 52,5 e 76,44.

ORATIO PRO SE IPSO

L’edizione di E. SANTINI, Leonardo Bruni Aretino e i suoi «Historiarum Florentini Populi Libri XII». Contributo allo studio della storiografia fiorentina, Pisa, 1910, pp. 160-166, era basata sul manoscritto Laurenziano 52,5, ff. 66r-71v (e non 72r, come indicato erroneamente dal Santini). Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano 52,5 e il Laurenziano Asbh. 886, ff. 62r-69r.

ORATIO IN FUNERE OTHONIS ADULESCENTULI

L’edizione di E. SANTINI, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 142-145, era basata sul manoscritto Laurenziano 90 sup. 34, ff. 41r-44v (v.n. 39r-42r) su cui cfr. P. VITI, Per una nuova edizione dell’«Oratio in funere Othonis», in OΔOI ΔIZHΣIOΣ. Le vie della ricerca. Studi in onore di Francesco Adorno, Firenze, 1996, pp. 511-515. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano 90 sup. 34.

VITA CICERONIS

L’edizione di A. MAI in MARCI TULLII CICERONISSex orationum partes ante nostram aetatem ineditae, Mediolani, 1817, pp. 255-301, era basata su manoscritti non indicati. L’edizione parziale di BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 113-120 era basata sui manoscritti Ambrosiani I 33 inf.; L 86 sup.; L 165 sup. (che probabilmente dovettero essere stati tenuti presenti anche dal Mai); Berlino, Staatsbibl., Lat. fol. 582. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,1 ff. 1r-13r; 52,10, ff. 1r-38r; 89 inf. 3, ff. 55r-82r.

VITA ARISTOTELIS

L’edizione di I. DÜRING, Aristotle in the Ancient Biographical Tradition, Göteburg, 1957, pp. 168-178, era basata sul manoscritto Londinese Add. 27.491. L’edizione parziale di BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 41-49 era basata sui manoscritti Vaticani Ottob. lat. 1239, ff. 67v-76r; Ottob. lat. 1901, ff. 23r-31r; Lat. 1560, ff. 20V-27V; Laurenziano 52,3, ff. 82r-88v; Roma, Bibl. Naz. Centr. 238, ff. 1r-7r. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,3; 52,5, ff. 93v-103r; 89 sup. 16, ff. 109r-114r (che hanno consentito il recupero di brevi passi omessi dalla Düring).

VITE DI DANTE E DEL PETRARCA

Dopo le edizioni curate da G. CINELLI, Perugia, 1671, sulla base di un manoscritto non indicato, e da F. REDI, Firenze, 1672, sulla base del manoscritto ora Laurenziano Redi 184, le Vite furono pubblicate da G.C. GALLETTI, in PHILIPPI VILLANILiber de civitatis Florentie famosis civibus, Florentiae, 1847, pp. 43-56 sulla base dell’edizione del Cinelli, e poi da A. SOLERTI, Le vite di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al secolo XVII, Milano, 1904, pp. 97-101, 288-293 sulla base dell’edizione del Cinelli con l’aggiunta delle varianti del Redi (come già era avvenuto nell’edizione della Commedia curata da G.A. VOLPI, Padova, 1727, pp. I-XXX) e quindi da BARON, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 50-69 e da A. LANZA, in LEONARDO BRUNI, Le vite di Dante e del Petrarca, Roma, 1987 sulla base dell’edizione del Cinelli «aggiungendo in parentesi uncinate alcune integrazioni dell’edizione del Redi» (p. 26): ma queste integrazioni, in realtà, si trovano pressoché tutte anche al di fuori del testo del Redi. La Vita del Petrarca fu pubblicata anche da G.F. TOMASINI, Petrarca redivivus, Patavii, 1650, pp. 207-212 sulla base di un manoscritto non indicato. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 40,41, ff. 9or-99v; 90 inf. 47, ff. 102r-1o8v; Ashb. 443, ff. 1r-13v; Redi 143, ff. 65 v -76r; Redi 184, ff. 22r-26v.

LAUDATIO FLORENTINE URBIS

Dopo le parziali edizioni di TH. KLETTE, Greifswald, 1889, e di G. KIRNER, Livorno, 1889, la Laudatio è stata pubblicata da V. Zaccaria, Pier Candido Decembrio e Leonardo Bruni. (Notizie dall’epistolario del Decembrio), in «Studi Medievali», s. III, 8, 1967, fasc. I, pp. 529-554 sulla base del manoscritto Vaticano Lat. 1560, ff. 76V-99V, e poi da H. BARON, From Petrarch to Leonardo Bruni. Studies in Humanistic and Politicai Literature, Chicago-London, 1968, pp. 232-263 sulla base dei manoscritti Laurenziani 65,15, ff. 133v-156r; 90 inf. 13, ff. 54r-61r; Vaticani Chig. J. VI. 215, ff. 6V-23V; Ottob. lat. 1901, ff. 84r-109r; Palat. lat. 1598, ff. 33r-57r. L’edizione del Baron è stata seguita anche in LEONARDO BRUNI, Panegirico della città di Firenze, testo italiano a fronte di Frate Lazaro da Padova, a cura di G. DE TOFFOL, Firenze, 1974. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 65,15; 90 inf. 13, ff. 54r-61r; Ashb. 1918.

DE MILITIA

Dopo l’edizione di M. MACCIONI, Osservazioni e dissertazioni varie sopra il diritto feodale, Livorno, 1764, pp. 81-106, basata su manoscritto non indicato «pergamenaceo», da individuare col Laurenziano 52,3, l’edizione di C.C. BAYLEY, War and Society in Renaissance Florence, Toronto, 1963, pp. 360-397, era basata su sedici manoscritti diversi (nessuno fiorentino) di cui è data l’indicazione a p. 360 dell’edizione. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano e il manoscritto Carte strozziane, s. III, 46 dell’Archivio di Stato di Firenze, rimasto sconosciuto al Bayley (e su cui cfr. H.M. GOLDBRUNNER, Leonardo Brunis De militia, in «Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken», 46, 1966, pp. 477-487, e già P.O. KRISTELLER in «The Canadian Historical Review», 44, 1963, pp. 66-69).

DIFESA CONTRO I RIPRENSORI DEL POPOLO DI FIRENZE NELLA IMPRESA DI LUCCA

L’edizione di P. GUERRA, Lucca, 1864, era basata sul manoscritto Orsucci 8, ff. 369r-373v dell’Archivio di Stato di Lucca. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto lucchese e il fiorentino Miscellanea repubblicana II, 78 dell’Archivio di Stato di Firenze.

ORATIO IN FUNERE IOHANNIS STROZZE

L’edizione di E. BÁLUZE, Miscellanea novo ordine digesta, IV, ed. J.D. MANSI, Lucae, 1764, coll. 2-7, era basata su manoscritti non indicati. Nell’edizione attuale ho seguito i manoscritti Laurenziani 52,3, ff. 46V-58r; 52,5, ff. 5or-65r; e Carte strozziane, s. III, 46 bis, ff. 5or-61v dell’Archivio di Stato di Firenze.

ΠEPI THΣ ΠOΛITEIA TΩN ΦΛΩPENTINΩN

Dopo le edizioni di B. MONETA, Florentiae, 1755, di CE. NEUMANN, Frankfurt a. M., 1822, di L.W. HASPAR, Leipzig, 1861, di G. IORIO, in «Rivista abruzzese», 1895, pp. 536-543, l’opera è stata pubblicata da A. MOULAKIS, Leonardo Bruni’s Constitution of Florence, in «Rinascimento», s. II, XXVI (1986), pp. 141-190, sulla base dei manoscritti Laurenziano 60, 16, ff. 69r-72r; Ambrosiano O 123 sup., ff. 94r-97v; Monacensi gr. 48, ff. 482r-485r; gr. 170, pp. 242-248; Parigini gr. 1191, ff. 5r-7r; gr. 1739, ff. 268r-271r; Vaticani, Vat. gr. 1098, I, ff. 89r-94r; Barb. gr. 278 = II, 99, ff. 65r-68r; Palat. gr. 146, ff. 5r-7v; Roma, Bibl. Vallicelliana gr. 196, f. 9r; Uppsala, Univers. gr. 8, ff. 147r-151v; Marciani gr. Z, 406, ff. 141r-145r; gr. Z. 594, ff. 155-1581; Vindobonensi Phil. gr. 192, ff. 76r-79v; Theol. gr. 257. Nell’edizione attuale ho seguito l’edizione del Moulakis, collazionata sul manoscritto Laurenziano 60,16, con lievi modifiche nell’interpunzione.

PROEMIO AGLI STATUTI E ORAZIONI PER LA PARTE GUELFA

Il testo del Proemio agli Statuti della Parte Guelfa fu pubblicato da C. GUASTI, Commissioni di Rinaldo degli Albizi per il Comune di Firenze dal MCCXCIX al MCCCCXXXIII, III, Firenze, 1873, pp. 621-622, sulla base dell’originale (non indicato) conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa. Numeri rossi 3, f. 1r. Nell’edizione attuale si è seguito lo stesso manoscritto (con l’aggiunta del manoscritto dell’Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa. Numeri rossi 4, f. 3rv, contenente una traduzione volgare coeva).

La prima delle due orazioni qui pubblicate fu edita da E. SANTINI, La produzione volgare di Leonardo Bruni Aretino e il suo culto per «le tre corone fiorentine», in «Giornale storico della letteratura italiana», LX (1912), pp. 338-339, sulla base del manoscritto Laurenziano 42,10, f. 24rv (e non solo 24r come indicato dal Santini, p. 338). Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano apportando una serie di interventi già segnalati in P. VITI, Su una «diligenza» di Leonardo Bruni: storia di un presunto neologismo quattrocentesco e di altri errori moderni, in «Interpres», XII (1992), pp. 270-274.

La seconda orazione, finora inedita, è qui pubblicata in base al manoscritto Laurenziano 42,10, f. 31r.

ORATIO AD SUMMUM PONTIFICEM MARTINUM QUINTUM

L’edizione di SANTINI, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 158-160, era basata sul manoscritto Laurenziano 52,15, ff. 22r-24r. Nell’attuale edizione ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano.

ORAZIONE PER NICCOLÒ DA TOLENTINO

L’edizione di O. GAMURRINI, Firenze, 1877, era basata sui manoscritti Laurenziano 61,41, ff. 84V-88V; Riccardiano 2559, ff. 41r-44r; Firenze, Bibl. Naz. Centr., II, I, 71, ff. 15r-17r; II, II, 87, pp. 240-249 (questi due ultimi indicati come Magl. 2,87 e Magl. 1,71). Nell’attuale edizione ho seguito il manoscritto Laurenziano.

ORATIO APUD IMPERATOREM

L’edizione di SANTINI, Leonardo Bruni Aretino cit., pp. 168-169, era basata sul manoscritto Firenze, Bibl. Naz. Centr., Magl. 8,1145, ff. 294V-295r. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Magliabechiano.

ORATIO AD IMPERATOREM

L’edizione di J. HANKINS, The «Baron Thesis» after Forty Years and some Recent Studies of Leonardo Bruni, in «Journal of the History of Ideas», LVI (1995), pp. 337-338 è basata sui manoscritti Città del Vaticano, Chigi J.IV.119, f. 289rv, e New Haven, Connecticut, Yale University Library, Marston 60, ff. 129v-130r. Nell’edizione attuale ho seguito gli stessi due manoscritti.

ORATIO CORAM ALFONSO REGE ARAGONUM

L’edizione di SANTINI, Leonardo Bruni Aretino cit., p. 167, era basata sul manoscritto Firenze, Bibl. Naz. Centr., Magl. 6,189, f. 38rv. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Magliabechiano.

ORAZIONE AGLI AMBASCIATORI DEL RE D’ARAGONA

L’edizione di SANTINI, La produzione volgare cit., pp. 332-338, era basata sul manoscritto Laurenziano 42,10 ff. 20v-24r. Nell’edizione attuale ho seguito lo stesso manoscritto Laurenziano, con radicali interventi rispetto all’edizione del Santini (cfr. VITI, Su una «diligenza» cit., pp. 270-274).

La presente edizione

In questo libro sono raccolte tutte le opere di Leonardo Bruni, umanista e cancelliere della Repubblica di Firenze, ad eccezione di quelle storiche, dei pochi scritti poetici e narrativi, delle traduzioni dal greco e dal volgare, delle lettere private e pubbliche. Le opere qui presentate – oltre venti – mettono in risalto l’omogeneità e la compattezza ideologica della produzione letteraria del Bruni, che ora, per la prima volta, viene riunita pressoché nella sua intierezza, corredata anche, per i testi latini e greci, di traduzioni in italiano che ne renderanno più agevole la lettura e la comprensione.

Di fronte alla complessità e alla varietà dei temi raccolti ho ritenuto opportuno procedere ad alcuni raggruppamenti che meglio possano mettere in evidenza le caratteristiche essenziali dei diversi scritti del Bruni. Si tratta, naturalmente, di raggruppamenti soggettivi, ma non arbitrari perché trovano la loro ragione fondamentale nelle tematiche di volta in volta sviluppate, anche se sarebbe erroneo pensare ad esatte separazioni e distinzioni: le quali in realtà non ci furono, perché tutta l’attività letteraria del Bruni appare contraddistinta da una continua simbiosi di motivi e di riflessioni fra i due settori in cui egli agì: quello più propriamente umanistico e quello più squisitamente politico.

Per garantire, quindi, una maggiore funzionalità e fruizione del libro, ho raggruppato queste opere in cinque sezioni, basandomi, all’interno di ciascuna di esse, sull’ordine cronologico. Nella Sezione I ho raccolto gli «scritti umanistici», cioè quegli scritti che appaiono come altrettante espressioni della cultura umanistica: i Dialogi ad Petrum Paulum Histrum, il De interpretatione recta, l’Isagogicon moralis discipline, il De studiis et litteris. Nella Sezione II gli «scritti polemici», cioè quegli interventi, anch’essi di chiara impostazione umanistica, che videro il Bruni affrontare polemicamente questioni diverse, personali e no: l’Oratio Heliogabali ad meretrices, l’Oratio in hypocritas, l’Oratio in nebulonem maledicum, l’Oratio pro se ipso. Nella Sezione III gli «scritti biografici», cioè le «vite» di autori classici e volgari, paradigmatici simboli della cultura umanistica, precedute dalla breve orazione funebre per Ottone Cavalcanti: l’Oratio in funere Othonis adulescentuli, la Vita Ciceronis, la Vita Aristotelis, le Vite di Dante e Petrarca.

Questa Sezione III chiude l’insieme delle opere che possono essere definite genericamente come letterarie, e consente il passaggio al raggruppamento delle opere qualificabili soprattutto come politiche e ideologiche. Così, nella Sezione IV ho posto, appunto, gli «scritti politici», cioè quegli scritti che possono essere considerati come veri e propri «manifesti» dell’ideologia e della propaganda politica fiorentina: la Laudatio fiorentine urbis, il De militia, l’Oratio in funere lohannis Strozze, la Difesa contro i riprensori del popolo di Firenze nella impresa di Lucca, l’opuscolo in greco

Sulla costituzione fiorentina. Nella Sezione V, ed ultima, gli «scritti cancellereschi», cioè quei più brevi contributi politici del Bruni come cancelliere di Firenze, ma anche come privato cittadino, sempre però dietro sollecitazione della cancelleria e della Signoria: il Proemio agli Statuti e Orazioni per la Parte Guelfa, l’Oratio ad summum pontificem Martinum Quintum, l’Orazione per Niccolò da Tolentino, l’Oratio apud Imperatorem, l’Oratio ad Imperatorem pro parte communis Florentie, l’Oratio coram Alfonso rege Aragonum, l’Orazione agli Ambasciatori del Re d’Aragona.

Risulta chiaramente, così, la vastità e la varietà della produzione del Bruni. Certo, un materiale tanto vario ed eterogeneo avrebbe potuto essere disposto diversamente, ma ho preferito centrarlo, per così dire, sui temi che mi sono apparsi più caratterizzanti e distintivi: ad esempio, ho creduto opportuno considerare come «politico» uno scritto anche altamente «biografico» quale l’orazione funebre per Nanni Strozzi, perché lo scopo che con quest’opera il Bruni si proponeva, fra l’altro all’inizio del suo mandato di cancelliere, era quello di spiegare e glorificare la struttura politica e sociale della sua città, più o meno alla stessa stregua di quanto già aveva fatto con la Laudatio fiorentine urbis e poi avrebbe continuato a fare nell’operetta Sulla costituzione fiorentina.

La raccolta complessiva delle opere è stata fatta precedere da una introduzione tesa a fornire, per quanto in forma sintetica, un’interpretazione compiuta della personalità e della produzione del Bruni, prendendole in considerazione sulla base di due aspetti fondamentali: il suo impegno per l’attuazione di un programma culturale in linea con i principi umanistici attraverso i singoli scritti letterari, e il suo impegno per l’affermazione di un pensiero politico che, utopisticamente, vedeva in Firenze la perfezione dei rapporti sociali e civili, la tutela intransigente di ogni forma di libertà e di autonomia.

Mi sembra che da tutto ciò si possano trarre non pochi elementi particolarmente utili per conoscere l’attività letteraria del Bruni. Il quale risulta, sempre di più, come punto di riferimento obbligato per la comprensione di tutta l’età umanistica, da lui definita – proprio in queste opere – nelle forme più originali di pensiero. Da questa raccolta, infatti, a me pare che la figura del Bruni venga ad acquistare una fisionomia assai più netta di quella fin qui conosciuta, soprattutto per quanto riguarda la sua coerenza e la sua continuità ideologica nel sostenere il primato assoluto della città di cui era cancelliere.

D’altra parte, personalità centrale e dominante nella cultura umanistica della prima metà del Quattrocento, il Bruni, con i suoi scritti, si colloca certamente fra gli interpreti più innovatori e profondi del suo secolo, anche se, talvolta, cede alla tentazione di forme personali di affermazione e di difesa che implicano polemiche e soluzioni contraddittorie. Ma pure da tale abnegazione di polemista politico e ideologico deriva la straordinaria vivacità delle sue opere, con le quali – assai più che con le lettere private che raramente raggiungono i vertici di una raffinata speculazione individuale – il Bruni porta un contributo straordinario di dottrina e di riflessione. Non c’è, infatti, scritto del Bruni in cui non sia possibile raccogliere i frutti del suo impegno e del suo metodo, vere basi di partenza di tutta la civiltà quattrocentesca: la quale proprio alle opere del Bruni si rivolse con un interesse eccezionalmente vasto e costante.

Ciascuno dei testi presentati è introdotto da una notizia esplicativa ed è corredato da un essenziale commento che comprende l’indicazione delle fonti classiche esplicitamente usate dal Bruni e alcune informazioni idonee alla comprensione di questioni e di personaggi citati. Sono tutte nuove e personali le traduzioni italiane che accompagnano i testi in latino e in greco: nella versione sono stato generalmente molto vicino all’originale, intendendo così conservare, ove possibile, le più costanti caratteristiche retoriche del Bruni scrittore. E del Bruni maestro di traduzione ho constatato più volte, nel tradurre tante sue opere, la validità della conclusione a cui egli arriva proprio nel De interpretatione recta: «Magna res ac difficile est interpretatio recta».

Alla fine di una fatica durata vari anni, desidero ringraziare Claudio Leonardi, che mi ha invitato a collaborare, con questo libro, alla Collana da lui diretta insieme con Italo Lana, consentendomi così di approfondire i miei interessi sul Bruni, iniziati da ormai più di dieci anni. Né posso tralasciare di ringraziare Alessandro Perosa, che in questi dieci anni e negli altri dieci precedenti, ha sempre seguito con premurosa partecipazione il mio lavoro.

Dedico questo volume ai miei genitori, Gorizio e Rita Viti.