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UN PO’ DI CELODURISMO

L’estrema risorsa: il cazzo che sciopera. L’arma estrema nella guerra fra i sessi: il
cazzo moscio. La bandiera dell’accampamento nemico: il cazzo a mezz’asta
.

Il simbolo dell’apocalisse: il cazzo a testata atomica che si autodistrugge. Era quella
la diseguaglianza fondamentale che non si poteva annullare: non che
il maschio aveva una meravigliosa attrazione in più di nome pene, ma che
la femmina aveva una fantastica fica a prova di bomba. Non c’era
tempesta, tormenta o cataclisma che potesse metterla fuori uso. Era sempre lì, sempre
pronta, sempre all’erta. Una cosa terrificante, se ci si pensa bene. Non c’è da meravigliarsi
che gli uomini odino le donne. Non c’è da meravigliarsi che abbiano
inventato il mito dell’inadeguatezza femminile
.

Erica Jong, Paura di volare

Il Viagra è una perfetta medicina americana. Alza il Dow-Jones e anche il pene. Se vi siete chiesti perché il mercato azionario è una metafora della potenza maschile, eccovi la risposta.

Secondo un vecchio e stimato broker di Wall Street, i giovani operatori di Borsa predicono che la media dei divorzi si abbasserà. È un grosso problema nell’era della distribuzione equa. Se riesci ancora a scopare tua moglie, forse non dovrai dare a lei e al suo avvocato metà dei tuoi illeciti proventi.

A dedurre dalla rapidità con cui va a ruba la nuova medicina per l’impotenza, Bill Clinton potrebbe essere l’unico uomo d’America ad avere il privilegio di riuscire a cacciar fuori il pene. Girando per l’Upper East Side, zona di analisti e di urologi, ho scoperto molti cartellini sulle vetrine delle farmacie con la scritta “Qui abbiamo il Viagra”, oppure semplicemente “Viagra”.

In vendita per la non casuale cifra di dieci dollari a pillola, questa cura (detta “Rizza Pfizer”) per quella che gli urologi chiamano eufemisticamente una “disfunzione erettiva”, si rivolge direttamente al consumatore – in questo caso al maturo figlio della generazione del baby-boom la cui partner minaccia di trovarsi un uomo più giovane se lui non corre ai ripari. I prezzi azionari della Pfizer Inc. hanno avuto tra il 1° febbraio e il 28 marzo 1998 un rialzo del 21%, registrando il più alto rapporto prezzo-utili di qualsiasi stock azionario farmaceutico che si ricordi. Il 24 aprile le cifre erano ancora aumentate e si vociferava di uno scorporo nella società.

Quello che mi stupisce del Viagra è questo: a quanto pare l’impotenza è talmente diffusa che ne soffrono 30 milioni di uomini, eppure fino all’avvento del Viagra, di questo problema non si faceva quasi parola nei ricevimenti, nelle sale di contrattazione o negli studi medici. Gli internisti dicevano che a loro bastava parlare per cinque minuti con un uomo per capire se aveva problemi d’impotenza, perché di solito si tratta di persone reticenti, con qualche difficoltà a esprimersi. Ma di colpo il Viagra ha fatto uscire allo scoperto la disfunzione erettile per farle imboccare la superstrada dell’informazione.

“Ne ho preso una pillola prima di cena venerdì sera alle 7.30 e dopo cena ho fatto qualche giochino con mia moglie; alle 8.15 avevo un’erezione fantastica, come non mi capitava da almeno dieci anni,” raccontava un felice corrispondente di Internet. Ma c’è anche un lato negativo nel Viagra, almeno per un virile navigatore dal nome de guerre “Billy B.”: “Mi veniva mal di stomaco dopo ogni orgasmo,” dice. Ma, imperterrito, ha perseverato: “Dopo una mezz’ora di giochini, ero di nuovo caldo.” La sera del venerdì era stata tutta un orgasmo e la domenica mattina era andata anche meglio. Dopo un week-end di tentativi, la nostra cavia ha riferito che la pillola funzionava meglio a stomaco vuoto. “Ho avuto bruciori di stomaco tutta la notte di domenica,” ha aggiunto, ma a quanto pare la cosa non ha comunque raffreddato il suo entusiasmo per il medicinale.

La pillola era in vendita soltanto da un mese, e già su Internet era comparsa un’imitazione, il Viagro, che si definiva “il corrispondente erboristico della pillola contro l’impotenza”. La pillola non dovrebbe dare “effetti collaterali né gravi né modesti”. Ma continuano a dire che “l’effetto secondario più spesso riferito è un senso di stanchezza al mattino”. Stanno mettendo la gente in guardia o si stanno solo vantando?

“Accidenti, che sollievo poter discutere apertamente di un argomento così importante e delicato!” diceva con entusiasmo una certa Brenda.

Le cose non sono sempre andate così. Quando, nel 1973, la mia eroina Isadora diceva in Paura di volare che l’estremo dilemma esistenziale femminista era “una donna liberata di fronte a un cazzo moscio” i critici non sono sempre stati molto gentili.

Era già male avventurarsi sul terreno minato maschile scrivendo di sessualità femminile (di cui Norman Mailer s’era appropriato col suo racconto The Time of Her Time), ma rivelare il più oscuro segreto maschile – e cioè che a volte anche ai tipi tosti può capitare di averlo moscio – era il massimo faux pas letterario. A quel tempo gli uomini dominavano la letteratura e volevano che si pensasse che dominavano anche le erezioni.

Ma le erezioni iniziavano a vacillare, mentre le donne cominciavano a chiedere piacere sessuale. Il gioco si apprestava a cambiare. Ci si aspettava che gli uomini facessero godere le donne, come una volta ci si aspettava il contrario. Il che rendeva nervosi molti rappresentanti del sesso forte, tanto nervosi da ritrovarsi senza erezione. Frank O’Hara, Henry Miller e Norman Mailer non hanno mai avuto problemi del genere, almeno a sentir loro. A quanto pare non dovevano far altro che difendersi da torme di donne che tessevano lodi sperticate alle loro instancabili capacità amatorie. Fonti bene informate mi dicono che la cosa scabrosa del pene è che non sempre ascolta la ragione. Un uomo può essere follemente innamorato, e il suo pene può non saperlo. Un uomo può essere pazzamente libidinoso, e il suo pene può fare sciopero. Un uomo può non fidarsi di una donna, ma il suo pene può avere informazioni diverse (vedi Sansone e Dalila).

Negli anni Settanta, questo era un importante argomento di discussione. Ricordo di aver ricevuto una chiamata dall’attrice Bibi Andersson da Stoccolma, un’estate mentre mi trovavo in vacanza a Capri.

“È uscito un nuovo libro,” mi disse lei tutta eccitata, “intitolato Man Cannot Be Raped, ‘L’uomo non può essere violentato’, e solo tu puoi scrivere la sceneggiatura. Solo tu puoi capire.” L’idea era che gli uomini potessero deliberatamente boicottare le donne con l’ammutinamento del proprio orgasmo: non era una cosa spaventosa? “Sì, certo, le risposi.

Che doveva fare una donna liberata? Il Viagra promette di cambiare tutto questo. Ma lo fa davvero? Dopo tutto ci sono già state promesse altre volte pillole che dovevano cambiare il mondo, ma il mondo è sempre stato di parere diverso.

Ricordo molto bene i discorsi che si facevano ai tempi della prima pillola anticoncezionale, quando si diceva che la medicina avrebbe cambiato il comportamento sessuale. Ricordo tutti quei sapientoni che affermavano che le donne avrebbero smesso di fare figli. Ma le pillole non possono cambiare davvero il gioco di coppia, se non temporaneamente. Dopo che tutti avevano scopacchiato qua e là per un po’ e magari contratto qualche malattia trasmissibile sessualmente, il libero amore ha smesso di sembrare una panacea.

Gli studiosi sostengono che il Viagra non costituisce una rivoluzione sessuale, ma pare che nessuno ci creda. Non creerà nessun “virtuoso sessuale,” avvertono. “Non altera la libido o il desiderio.” Lo stesso si diceva della polvere di corno dell’unicorno, ma l’ottimismo umano è duro a morire. Gli americani credono nelle pillole più di quanto credono in Dio. C’è persino chi continua a prendere il phen-fen per dimagrire, pur sapendo che può danneggiare il cuore.

“Benvenuti nel paradiso post-pillola,” diceva un’adultera, un personaggio di Coppie, il romanzo sulla rivoluzione sessuale di John Updike. Nessuna pillola ha provocato tanta eccitazione da quei giorni felici in cui tutto il panorama sessuale sembrava sul punto di cambiare, e poi ci è toccato Richard Nixon, che voleva fottere soprattutto il paese.

Ho detto spesso che la rivoluzione sessuale era più che altro un mito dei media. Benché gli standard sessuali delle donne siano cresciuti mentre gli organi maschili si sono rimpiccioliti, si può ancora dimostrare che alle giovani donne piacciono gli uomini anziani col portafoglio gonfio, e che l’accoppiamento è ancora determinato da imperativi economici, come è sempre stato.

Venticinque anni fa si pensava che non sarebbe più stato vero ai giorni nostri, ma certe verità sembrano essersi riaffermate. Il denaro è il denaro, e resta sempre sexy. Non tutte le donne sono diventate delle Constance Chatterley in seguito alla pillola anticoncezionale, e non mi aspetto che tutti gli uomini diventino altrettanti guardacaccia Mellors grazie al Viagra. Anche se oggi anziani ricchi possono assumere il Viagra, questo medicinale alla fine può risultare una marcia in più per il conservatorismo sessuale piuttosto che per la liberazione sessuale.

Infatti i vecchi ricconi sono anche gli unici che se lo possono permettere. Spesso l’ente erogatore di assistenza sanitaria si rifiuta di pagare il Viagra (dicono che stanno studiando la situazione). A quanto pare, ancora una volta è il puritanesimo americano a stabilire le nostre definizioni di salute. Vuol forse dire che il sesso non ha niente a che vedere con la buona salute? Forse le cose cambieranno quando orde di impotenti arrabbiati si lanceranno contro le sedi della mutua con cartelli di questo tenore: “Aiutateci a tenere dura l’America!”

Probabilmente avrete sentito dire che, come tutte le grandi scoperte scientifiche, anche quella del Viagra è stata fatta in modo del tutto casuale. Il principio attivo veniva studiato come un farmaco per trattare l’angina pectoris. I pazienti cardiopatici che prendevano parte agli esperimenti su questo medicinale continuavano ad avere dolori al petto, ma in compenso venivano allegramente distratti dalla loro ritrovata energia sessuale. Perciò continuavano a chiedere dosi sempre maggiori di questo farmaco sperimentale. Pareva che esso aumentasse la produzione di ossido nitrico nei terminali nervosi del pene, che a loro volta apportavano sangue, facendolo rizzare.

I ricercatori avevano quindi trovato per caso una cura per l’impotenza che non richiedeva odiosi innesti o iniezioni nel pene. Questi rimedi da ultima spiaggia sono stati cancellati dall’avvento del Viagra. Adesso i piccoli gnomi della Pfizer stanno escogitando il modo per venderlo anche a donne con problemi clitoridei.

Comunque è il nome che non va. Suggerirei alla Pfizer di indire un concorso per dare al farmaco un nome nuovo che suoni lontano da cose come “crescita miracolosa”, “virilitas”, “virilissimo”, “virilità” ecc. Forse dovremmo chiamarlo col nome del presidente americano, a quanto pare uno dei pochi a non averne bisogno.

Quindi il problema che prima non aveva neppure un nome ora sembra diffusissimo. Il dottor Ridwan Shabsigh, urologo, ha detto a un giornalista del New York Times: “La diffusione è sbalorditiva.” L’impotenza è diventata un argomento di conversazione a cene e ricevimenti. Le coppe di pillole di Viagra diventeranno forse uno status symbol, come lo erano le piste di cocaina negli anni Settanta o i flaconi di Prozac negli Ottanta? Siamo forse passati dalla ricerca della serenità alla ricerca della rigidità?

Forse la pillola degli anni Novanta provocherà una rivoluzione non solo in camera da letto ma anche nella fiction. Pare che mai come adesso i giovani scrittori siano stati tanto cinici nei confronti delle delizie del sesso. Ma dappertutto appaiono segnali che l’America vuole farla finita col politically correct dell’ultimo decennio: di certo è stato responsabile di aver messo in pericolo l’orgasmo. La follia del Viagra dimostra, se non altro, che gli uomini americani rivogliono indietro le loro erezioni. E le donne anche.