Un re che ama il piacere è certo meno
pericoloso di un re che ama la gloria.
Nancy Mitford
È dura fare il romanziere nell’epoca delle soap-opera. A che serve assemblare perfettamente cinquecento parole al giorno, quando i notiziari della TV tutte le sere offrono trame sconcertanti e mozzafiato! Il vestito macchiato di sperma! Le confessioni registrate! Le elettrizzanti rivelazioni di dettagli dubbi che sembrano svanire dalla sera alla mattina. Tutte le soap tendono a fondersi in una sola: i fratelli Menendez, O.J. Simpson, Monica Lewinsky. Ardono luminose come comete per qualche tempo, poi spariscono negli archivi dei notiziari.
Ma hanno un diritto di veto su tutte le altre storie che noi potremmo raccontare, cacciano dal video i racconti più delicati. E noi siamo i perdenti, poiché vorremmo raccontarci storie per conoscere l’umana verità. E non c’è verità in quella che è “la soap-opera nazionale” – solo clamore e furia. Essa ha il potere di neutralizzare tutta la nostra forza di raccontare storie.
Ci rivolgiamo alle storie perché ci mostrino le ombre della nostra vita. E, in effetti, ci rivelano soltanto ombre. Ma seguono la traccia dei nostri mutevoli costumi. Pochi anni fa, il solo accenno a qualche intrallazzo sentimentale era sufficiente per far ritirare un candidato presidenziale. (Ricordate Gary Hart nel 1990?). Adesso i talk-show serali sono pieni di battute sulle ginocchiere della Casa Bianca e nessuno sembra farci caso.
Siamo stufi del sesso? La mentalità da soap-opera ha talmente permeato la politica che queste rivelazioni non ci stupiscono affatto? Sappiamo che i presidenti hanno alcuni lati deboli e che le stagiste inevitabilmente si comporteranno da stagiste. Non è che siamo tornati a una visione pagana degli dei, ai quali attribuiamo tutti i nostri difetti, e ridiamo vedendoci rispecchiati in loro?
Credo che stiamo assistendo all’effetto a scoppio ritardato di tutte le rivelazioni su Roosevelt e Kennedy che hanno riempito le nostre conversazioni “culturali” negli ultimi anni. Abbiamo capito in ritardo che i nostri eroi avevano i piedi d’argilla. Ora lo possiamo sapere in tempo reale. Questa è l’unica differenza.
Bill Clinton ben si adatta nell’archetipo di Zeus, re degli dei. Perché dovrebbe essere costretto dai limiti borghesi? Ci aspettiamo un appetito “eccezionale” da questo leader eccezionale.
Kennedy ci aveva preparato a questo. E così pure Johnson e Roosevelt. Anche se la stampa li ha protetti mentre erano vivi, gli ultimi vent’anni li hanno spogliati di tutti i loro segreti.
Visto che già conosciamo il peggio su Bill Clinton, il verdetto della storia non potrà che nobilitarlo. Già sembra che si stia riscattando.
Mi trovavo per caso in Francia nel momento culminante della follia Lewinsky-Willey – proprio prima che la causa di Paula Jones contro il presidente Clinton venisse chiusa. “Naturalmente il presidente non può dire la verità su tutte quelle donne,” disse un amico francese. “Un gentiluomo non dice mai la verità sulle signore. Sarebbe villano.”
Ebbi la visione di Clinton che si rivolgeva alla nazione in prima serata.
“Sono un gentiluomo,” dice Clinton, “e un gentiluomo deve sempre essere discreto. Per essere d’esempio alla nazione, lasciatemi dire che non ho mai toccato quella donna, né quella, né quell’altra, né quell’altra ancora...”
I francesi pensano che il pene del presidente abbia diritto alla privacy. A quanto pare, ora cominciano a pensarlo anche gli americani. Sono tornata in patria nel momento in cui usciva sul New York Times un articolo sulla gente che spegneva il televisore quando si cominciava a parlare della vita sessuale del presidente. Così come non vogliamo pensare ai nostri genitori che fanno sesso, pare che non vogliamo nemmeno osservare troppo da vicino il pene del nostro presidente. Non è che non ci piace la sua idea dei preliminari? Tirarlo semplicemente fuori sembra poco romantico. Forse vorremmo un po’ di champagne e un lume di candela. O un po’ di musica di sottofondo.
Abbiamo forse dimenticato che il presidente è il maschio Alfa della tribù e che il maschio Alfa si prende le femmine più giovani e graziose con o senza preliminari? Succede la stessa cosa per gli scimpanzé, i gibboni – perché non dovrebbe accadere anche ai presidenti degli Stati Uniti? Quel che il maschio Alfa vuole, il maschio Alfa prende. È stata Evelyn Lincoln, segretaria di JFK, a dire che doveva allontanare le donne a vergate. È un caso di molestia sessuale se le donne molestano il presidente per sesso?
Siamo onesti. Perché un tizio vuole diventare presidente? Mica per quelle noiosissime cene ufficiali!
Chiunque abbia visto le donne accapigliarsi per uscire con un grasso riccone di mezza età, non dovrebbe avere il minimo dubbio sulla desiderabilità del pene presidenziale.
Quando ci sentiamo confusi davanti all’attuale scena politica, dovremmo guardare al regno animale per trarne delucidazioni. In un recente cartone animato politico si vedevano elefanti, zebre e antilopi che guardavano Bill e Hillary Clinton e dicevano: “Hanno strane abitudini d’accoppiamento.”
Ma le loro abitudini sono tutte fin troppo prevedibili. “Il potere è il miglior afrodisiaco,” diceva Henry Kissinger. E non era nemmeno carino come Bill Clinton.