Capitolo 10

Kira passò a prendermi e mi portò da Fred. Mi fece indossare una benda, e fui felice di accontentarla per vedere il mio amico. Capivo volessero mantenere il santuario top secret.

«Ciao, Fred,» disse.

Gli diedi la mano. «Come va? Tutto bene?» domandai.

Corrugò la fronte. «Non posso dirti che tutto vada alla grande, se è questo che vuoi sentire. Le cose non sono per niente semplici.»

«Ma sei vivo.»

«Non direi.»

«Sai che cosa intendo. Dovresti essere morto, sotto terra, ma sei ancora qui—solo... un po’ diverso.»

«Non potrò rivedere la mia famiglia e i miei amici. Dovrò trascorrere il resto della mia esistenza nutrendomi di sangue e nascondendomi. Non rivedrò mai più la luce del sole. E la lista è lunga.»

«Lo so. Non riesco a immaginare quanto sia dura, ma—»

«Hai ragione. Non puoi. Non ne hai idea.» Distolse lo sguardo. «Non dimenticherò mai il mio ultimo giorno da umano. La sensazione del sole contro il viso e il sapore di un buon cheeseburger. Il mio ultimo pasto è stato un dannato panino, ma non so che cosa darei per mangiarne un altro.»

«Anche Jesse sta affrontando un periodo difficile,» dissi.

«Mi dispiace, immagino, ma il tuo ragazzo ed io non abbiamo niente in comune, a parte la sete di sangue.»

«Dovrei abituarti, e ci vorrà del tempo. Almeno sei qui... al sicuro.»

«Non ho chiesto tutto questo,» disse. «Preferirei essere uno zombie. Almeno non sarei consapevole dell’inferno che dovrò vivere per l’eternità.»

«Fidati, Fred, sei molto più bello così.»

«Non sarei mai dovuto venire a chiederti aiuto quel giorno.»

«Perché no? Ne avevi bisogno, e non saresti qui se—»

«Perché ti ho messo in pericolo, ecco perché.»

«Non hai mai provato a farmi del male.»

«Sì, invece. Ricordi quando credevi ci fosse qualcuno nella stanza con te?»

«Sì.»

«Ero io, mi nascondevo e ti seguivo come un animale selvaggio.»

Deglutii rumorosamente. «Perché non sei mai uscito allo scoperto?»

«Perché stavo... stavo aspettando il momento perfetto per avventarmi sul tuo collo.»

Ansimai.

«Ho cercato di resistere, ma non sarai mai al sicuro con me, Taylor. Nessuno lo sarà. Non so nemmeno perché mi abbiano permesso di vederti.»

«Non ti permetterò di cacciarmi dalla tua vita tanto facilmente.»

«Il tuo ragazzo ce l’ha fatta. Può camminare alla luce del sole, non deve nutrirsi quanto me. E ha delle emozioni. Io non sento niente, il mio cuore è di pietra.»

«Non ci credo. Se non provassi niente, mi avresti già ucciso.»

Mi avvicinò stringendomi forte. «Sei tutto ciò che mi rimane, l’unica cosa che mi rende umano, impedendomi di trasformarmi in qualcosa di oscuro e pericoloso.»

Lo abbraccia, e lui ricambiò. «Ti aiuterò,» dissi.

«Perché?»

«Perché sei mio amico, e gli amici si aiutando a vicenda.»

* * *

I miei genitori erano usciti, così invitai Julie. Odiavo stare da sola nella capanna in mezzo al bosco. Mi sembrava di trovarmi sul set di un film horror. Mi stava aspettando sul porticato quando tornai a casa dal mio lavoro allo zoo. La incitai, e ordinammo una pizza.

Suonarono alla porta e Julie andò ad aprire. «La cena è servita!» Annunciò quando vide l’uomo delle consegne.

«Vado a prendere i soldi,» dissi dall’altra stanza.

«Accomodati, vado a chiamare Taylor e lei ti pagherà,» sentii Julie parlare.

Mi fiondai alla porta. «No!» dissi. «Uh... è meglio se rimani sul porticato.»

Con gli occhi spalancati, l’uomo fece un passo indietro.

«Vivo qui, e tu non sei invitato a entrare!» gli urlai.

/Um, ok,» disse. «Fanno $23.50.»

Julie prese i soldi dalle mie mani, pagò il ragazzo e prese le pizze. «Tieni il resto... e passa una buona serata.»

Chiusi la porta e la fissai.

«Che ti è preso?» chiese.

Presi un respiro profondo. «È li fuori, tutto solo nel bosco. Non posso invitare nessuno che non conosco.»

«Quindi lasciare entrare il ragazzo della pizza è diventato pericoloso?»

«Potrebbe essere un vampiro. Se uno di loro entra, siamo fottute.»

«Sei sicura di non stare esagerando?» sussurrò.

«Forse la penseresti diversamente se ti avessero rapito e quasi sacrificato. Non si fermeranno fin quando non mi avranno ucciso. Lo sai, ricorda quello che è successo al lago.»

«Lo capisco, ma hai un esercito di lupi a proteggerti. Se fosse venuto per consegnare altro oltre la pizza—come un morso sul collo—lo avrebbero divorato prima che potesse dire, “ci vuoi del formaggio extra?”»

Sospirai. «Hai ragione. Forse sto impazzendo,» mormorai.

«Sarebbe difficile per chiunque. Dimentichiamo tutto e mangiamo.»

«Sì. Sto morendo di fame,» dissi prendendo una fetta.

«Allora... hai parlato con Jesse?»

«Beh, sono andata a casa sua oggi durante la pausa pranzo, ma sua madre non mi ha permesso di vederlo. Dice che ha ancora bisogno di un po’ di tempo.»

«Allora perché non è in riabilitazioni come Fred?» chiese.

«Lo è, più o meno. Se ne sta occupando sua madre.»

Il mio telefono squillò e sorrisi.

«Ho un messaggio. Magari è lui.» Guardai in basso. «No, è Fred.»

«Fred il morto? Gli hanno dato un cellulare?»

«Sì. Le nostre conversazioni lo aiutano ed io voglio supportarlo. È un brutto periodo per lui. Ha bisogno di me più che mai... e lo stesso vale per Jesse.»

«Quindi hai due vampiri da riabilitare?»

«Sì, suppongo sia così.»

«L’unico vampiro che abbia mai incontrato ha cercato di prosciugarmi.»

«Beh, anche io ne ho incontrato uno cattivo. Drake mi avrebbe ucciso se Jesse non mi avesse portato via da quella festa.»

«Penso che mi accontenterò degli umani. Le cose tra me e Grant vanno molto bene. Lo vedrò più tardi. Verrà a casa mia, mamma ha il turno di notte.»

«Pensi sia una buona idea? Voglio dire... non voglio giudicare, ma non lo conosci da molto.»

«Non è come pensi. Ci stiamo andando piano, e amo stare con lui. Porterà dei film.»

«Perché non gli chiedi di venire a prenderti?» chiesi. «Fuori è buio ed è tardi, il momento in cui i vampiri vengono fuori. Potrebbero usare te per arrivare a me.»

«Non lascerò la mia auto qui.»

«Potrebbe seguirti con la sua.»

«Ascolta, Taylor. Se un vampiro volesse prendermi, lo farebbe. Grant non potrebbe farci nulla.»

«Scusa. La smetterò di preoccuparmi tanto. È soltanto che... beh, non potrei sopportare che ti accadesse qualcosa.»

«Starò bene. Andrò via alle undici, quando i tuoi rientreranno.»

«Fai attenzione.»

«Lo farò. Adesso, possiamo parlare di altro?»

Improvvisamente, il telegiornale interruppe la nostra conversazione. Il reporter afferrò il suo microfono e annunciò, «le autorità della California stanno inseguendo un possibile serial killer dopo aver ritrovato il corpo di una ragazza di diciassette anni nel bosco il vicino a casa sua. La polizia ha confermato che si tratti di un omicidio.»

«È terribile,» dissi, la voce che tremava. «Quella povera ragazza e la sua famiglia.»

«Lo so.»

Spensi la televisione. «Non puoi andare a casa da sola, Jules.»

«Starò bene,» disse. «Sono sicura che prenderanno quel mostro presto, se non l’hanno già fatto.»

Rabbrividii. «Anch’io.»

* * *

Una settimana dopo, Jesse mi chiamò, e fui elettrizzata di sentire la sua voce. Non poteva sopportare l’idea di dover stare lontano da me, ma sapevamo entrambi fosse meglio aspettare che superasse le sue difficoltà. Comunque, fu bello sapere che si fosse ripreso e che avesse ripreso il controllo, e rimasi di stucco quando mi chiese di uscire.

Jesse stese una tovaglia sul prato, e il mio cuore impazzì. Misi giù il nostro secchiello con il pollo e la Pepsi. Non vedevo l’ora di trascorrere del tempo con lui. Mi fissò negli occhi, e rimasi incantata ammirando il modo in cui mi osservava. Quando sorrideva, m’illuminavo. La luce dei suoi occhi sotto il sole mi toglieva il respiro, e il suo stupendo sorriso migliorava la mia giornata. Mi baciò con passione. Mi accarezzò il viso. Un’altra cosa che adoravo erano i suoi baci famelici. C’era qualcosa d’intimo, speciale. Ci baciammo e basta. Non mi toccò. Esplorò solamente la mia bocca, e nessuno dei due volle fermarsi.

Mi staccai e sorrisi. «Ho aspettato a lungo questo momento. Dio, mi sei mancato.»

«Anche tu.»

Misi il pollo nei piatti insieme ai maccheroni e alle patate.

«Che profumino delizioso.»

«Il migliore cibo da asporto,» scoppiai a ridere. Poi lo osservai addentare una coscia di pollo.

«Che c’è?» mi chiese.

«É eccezionale e... beh, strano, vedere un vampiro mangiare cibo alla luce del giorno mentre gli altri vampiri riposano nelle loro tombe.»

«Non lo scambierei per nulla al mondo,» disse. «Voglio essere umano, ma sono nato così, e immagino debba farmelo piacere.»

«Quando hai scoperto che eri... speciale?»

«La fame non è iniziata prima dei sedici anni, quindi ero un bambino piuttosto umano, a parte i miei sensi sviluppati. All’età di dodici anni, ero forte e veloce. Mia madre parlò con Sam, Kira e me una volta ottenuta la nostra forza soprannaturale. Aveva cercato di rimandare il discorso per evitare che ci facessimo sfuggire qualcosa.»

«Non avevi mai sospettato di essere diverso?» domandai.

«Mia madre ed io una volta ci fermammo davanti a un incidente stradale. Prima che lei avesse la possibilità di scendere, io mi fiondai verso l’auto in fiamme. La donna all’interno aveva perso i sensi. Strappai via lo sportello e la portai fuori. Qualche secondo dopo l’auto esplose.»

«Jesse, sei un eroe.»

«Voglio usare i miei poteri per aiutare la gente ma mia madre lo odia. Lei cerca sempre di tenermi alla larga dai guai. Ha paura che possa attirare l’attenzione.»

«Forse potresti nascondere i tuoi superpoteri... come Superman.»

«Preferisco il mio mantello da Dracula al suo,» disse ridendo, «e inoltre sono troppo claustrofobico per cambiarmi in una cabina del telefono.»

«Che poteri hai?» chiesi, cercando di conoscerlo meglio.

«Posso sentire una farfalla combattere per la propria vita,» disse.

«Che intendi?»

«La posso vedere, una farfalla gialla, intrappolata in una ragnatela.»

«Dove?»

Lo indicò.

Corsi da quella porta. Ovviamente, una farfalla gialla stava sbattendo le ali disperatamente.

«Vedi come la farfalla sta cercando di liberarsi?»

«Sì.»

«Io mi sento così. Ero un teen-ager qualsiasi, stavo vivendo una vita stupenda e poi questa forza oscura ha preso il controllo. Ho sete di sangue ogni giorno di più. Cerco di combatterla ma, alla fine, avrà la meglio. Vincerà, proprio come il ragno.»

Lo guardai negli occhi, e vidi quello che stava passando. Stavo male per lui, e desiderai eliminare il suo dolore. «Sono qui per te, Jesse,» dissi. «Lo sarò sempre. Lascia che ti aiuti.»

«Non possiamo cambiare quello che siamo,» disse, «ma non voglio diventare questa creatura oscura. In fondo, non è chi sono veramente. Sono perseguitato da questa vita di dannazione che sono costretto a vivere.»

Mi stava lasciando entrare, e ne ero felice. Sapevo ci fosse dell’altro, ma non avrei insistito. Stava combattendo con la sua identità, le sue origini, ed io sapevo che mi avrebbe detto di più quando sarebbe stato pronto.

Quando il ragno si avvicinò alla farfalla, spezzai la ragnatela e liberai la vittima colorata. Non appena volò via, sorrisi. «Non possiamo cambiare le carte in tavola,» dissi.

«No, non possiamo.»

«Ma non vuol dire che tu non possa avere un lieto fine. Proprio come la farfalla che ho liberato. Comunque, quali altri trucchi hai?» chiesi scherzando, cercando di cambiare argomento. Potevo vedere fosse diretto in un posto oscuro, e non volevo allontanarlo. «In cosa sei veramente bravo? Sorprendimi.»

In un secondo m’immobilizzò sotto di lui. Lo osservai, affascinata. Si avvicinò e mi diede un bacio lungo e appassionato. Il tocco sicuro delle sue labbra e la dolcezza con cui lo fece furono la dichiarazione d’amore più tenera che potessi immaginare. Il suo bacio mi fece sentire speciale. Non riuscivo a credere che una creatura tanto bella, un ragazzo tanto meraviglioso stesse baciando me ed io avrei conservato quel ricordo per sempre.

Toccai il suo volto. «È stato bellissimo,» dissi.

«Perché non vi siete trasferiti a Big Bear Lake anni fa?» chiese.

Baciai leggermente le sue labbra. «Vorrei lo avessimo fatto.»

Pranzammo ed io mi aggrappai a ogni sua parola mentre mi raccontava la sua giornata.

«Ehi, Jesse,» dissi.

«Cosa?»

«Ricordi il giorno in cui ci siamo incontrati?»

«Come potrei dimenticare il giorno più bello della mia vita?»

Sorrisi. «Mi hai detto di scappare dal bosco. C’era un altro puma? Lo hai sentito con il tuo udito supersonico? O si trattava di altro? Me lo sono sempre chiesto.»

«Non lo sapevo a quel tempo, ma eri già stata scelta come petalo, e i lupi ti stavano facendo la guardia. Pensai ti stessero seguendo. Non avrei mai potuto sapere volessero proteggerti.»

«Quindi mi avrebbero protetto e ucciso il puma?» chiesi.

«Sì. Non dovevi temere quel gattone con tutti quei cani attorno,» disse con un sorriso.

«Beh, non ne avevo idea. Forse avevano notato Max, non un cervo. Avrebbero potuto ucciderlo facilmente,» dissi.

«Sì, ma proteggono anche lui. Lo fanno da quando ti sei trasferita qui e questo include la tua famiglia e il tuo cane.»

«Devono tenere in vita la loro prescelta, evitare che quei vampiri la uccidano.»

«Quando ti stavano inseguendo nel bosco, non avevo idea ti stessero proteggendo. Mi sono sentito un eroe, pensando di averti salvato da loro.»

«Tu sei un eroe, Jesse. Sei il mio eroe, sempre e per sempre.»

Sorrise ed io ricambiai, ma poi il suo sorriso svanì e s’irrigidì.

«Che cosa succede?» chiesi.

«Il tuo fan club è qui,» disse, alzandosi.

Lo imitai e mi guardai intorno, ma non vidi i guastafeste.

«Non li vedrai con occhi da umana,»

«Sono qui soltanto per proteggermi,» dissi.

«Anche io posso farlo.»

Presi il suo volto tra le mani. «Ovviamente, stare con te mi fa sentire come se potessi affrontare il mondo intero.»

Mi guardò negli occhi. «Ci guardiamo le spalle a vicenda, accada quel che accada.»

«Assolutamente.»

«So che i lupi ti hanno salvato la vita ma non puoi fidarti di loro, Taylor,» disse.

«Non mi faranno del male.»

«Soltanto perché hanno bisogno di te. È l’unica ragione.» Mi spostò una ciocca di capelli dal volto. «Fidati di me e sappi che sto facendo tutto il possibile per proteggerti. Non lascerò che ti facciano del male. Non importa cosa accadrà. Non mi trierò indietro.»

«Mi fido di te,» dissi.

Mi diede un tenero bacio sulle labbra.

«È difficile divertirtici qui, sapendo che ci osservano,» dissi.

Con un movimento repentino, mi spinse contro il tronco di un albero. «Vuoi mettere su uno spettacolo? Magari insegnargli un paio di cose?» era irresistibile, e l’espressione seducente sul suo volto mi fece desiderare di baciarlo ancora di più.

«Sono piuttosto brava con i baci teatrali,» risposi.

Con forza, mi sollevò e le mie gambe si attorcigliarono alla sua vita. Intrecciai le dita tra i suoi morbidi, scombinati capelli, poi lo avvicinai e lo baciai. Mi mancò il respiro quando cominciò a lasciare una scia di baci sul mio collo.

Gemetti. «Jesse, di sicuro puoi insegnare loro un paio di cose.»

Sentii il calore bruciare tra di noi e aggredì le mie labbra con le sue, facendosi strada nella mia bocca. Le nostre lingue cominciarono a danzare. Amavo il modo in cui divorava la mia bocca. Non parlammo. Ci perdemmo l’uno nell’altra, come se il resto del mondo non importasse.

Poi sentii un rumore e Jesse spezzò il bacio.

«Hai qualche idea su come seminarli?» chiesi. «Improvvisamente, non è molto romantico questo posto.»

Lui sorrise. «Ho qualche asso nella manica, ma il loro olfatto è mille volte più forte di quello degli umani.»

«Beh che spasso.» Scherzai.

Rise. «Conoscono il tuo odore, quindi dobbiamo confonderli. È impossibile mascherarlo del tutto, salvo che non t’inseriamo in un’enorme bolla.»

Risi.

«Probabilmente possiamo seminarli per un’ora circa,» disse.

«Ci sto. Mi piacerebbe rendere le cose più interessanti. Allora... come facciamo?»

«Proviamo all’antica.»

Mi guidò tra le profondità della natura, fiano a un fiume. L’acqua fredda s’infiltrò nelle mie scarpe e bagnò i calzini. Afferrando la mia mano cominciò a camminare tra l’acqua. Il sole splendeva sul mio volto ed io ascoltavo attentamente la sinfonia di uccellini attorno a noi. Eravamo circondati da pini giganti e fiori colorati. Respirai l’aria alpina, godendomi la pace, il silenzio e la bellezza della natura attorno a me.

Gli schizzai l’acqua e lui rise. Mentre le gocce scendevano lungo il suo volto, io fissavo il suo bellissimo sorriso e non potei fare a meno di sentirmi la ragazza più fortunata al mondo. Non riuscivo a smettere di pensare al sapore e alla sensazione dei suoi baci, ma non era soltanto la nostra incredibile chimica che mi attraeva. C’era molto di più. Era divertente, e non smettevo mai di ridere in sua compagnia. Mi faceva sentire in grado di conquistare il mondo, non importava cosa il destino mi riservasse.

Ci arrampicammo su alcuni alberi e superammo dei massi, fin quando non raggiugemmo il fantastico paesaggio di Big Bear Lake e la foresta verde.

«Abbiamo il nostro minuto da soli,» Jesse disse. «Non c’è nessuno oltre noi.»

«Ed io ricorderò questo momento per sempre, soltanto io e il mio vampiro sexy.»

Spostò una ciocca di capelli dal mio viso e sentii immediatamente la pelle d’oca. Aprì la bocca per dire qualcosa ma rimase in silenzio.

«Cosa?»

«Stavo per dire...» sfiorò il mio volto con le dita ed io tremai.

«Che cosa?»

«Non lo so,» disse. «L’ho dimenticato quando mi sono perso nei tuoi occhi.»

Sorrisi quando mi avvolse tra le braccia. Fu fantastico. Per me, la vita senza Jesse non sarebbe stata tale.

«Stare da solo con te è come una scarica di adrenalina,» Jesse disse. «Potrei tenerti in questo modo per sempre.»

Jesse aveva pianificato tutto alla perfezione. Aveva portato una tovaglia da picnic e ci accoccolammo per terra. Tracciai il profilo del suo petto con le dita e lo fissai negli occhi mentre sentivo quelle familiari farfalle nello stomaco. Aveva un aspetto così sensuale.

«Una settimana prima di incontrarti, stavo pescando con Sam e Kira. Vedemmo una stella cadente ed io espressi un desiderio.»

«Quale?»

«La ragazza giusta. Adesso, tenerti tra le braccia così, mi fa credere che tutti i miei sogni possano diventare realtà.»

«Hai detto una cosa dolcissima,» risposi.

Mi carezzò i capelli. «E credo in ogni singola parola.»

Mi avvicinai ancora di più al suo muscoloso petto, tanto vicino da potere sentire il suo cuore battere.

«Ti piace frequentare un vampiro?» domandò.

«Molto.» Lo stuzzicai. «Aspetta... ci stiamo frequentando ufficialmente?»

«Certo. Perché no?»

«Perché non me l’hai chiesto per come si deve.»

«Oh! Ho pensato che... beh, cioè, sei l’unica ragazza che voglio baciare.»

«Davvero?»

«Sì.» Intrecciò le sue dita con le mie. «Come mi descriveresti in una parola?»

«Hmm...»

«Devi pensarci?»

Scoppiai a ridere.

«Sono così difficile da descrivere?»

«Sei... adorabile.»

«Adorabile?» chiese. «Come un cucciolo?»

«No.»

«Bene, perché non era quello che speravo.»

«Che ne dici di alto, misterioso, e pericoloso?» domandai.

«No, non penso che faccia per me. È un...cliché.»

Inarcai un sopracciglio. «Lo è?»

«Sì. Inoltre, sono tre parole.»

Alzai gli occhi al cielo e poi lo fissai. «Sexy.»

«Sexy, huh?»

«Mm-hmm.»

«Ok. Vada per sexy.»

Lo baciai sulle labbra. «Sapevo ti sarebbe piaciuto.»

Rise. Non avevo mai visto un sorriso tanto bianco, bello e perfetto.

«Sono così fortunata,» dissi.

«Sono io quello fortunato,» disse, stringendomi le mani.

Amavo il modo in cui le sue mani riuscivano sempre a trovare le mie, quindi sorrisi di nuovo. «Siamo entrambi fortunati.»

«Nessuna ragazza mi ha mai fatto sentire quello che provo per te.»

«Lo stesso vale per me.»

«Oh, hai avuto una ragazza speciale nella tua vita.»

Gli diedi una gomitata. «Sai cosa intendo. Provo lo stesso per te. Nessun ragazzo mi ha mai fatto sentire così.»

Baciai le sue labbra mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime. Cercai di nasconderlo perché non volevo che mi vedesse in quello stato, ma le sue parole erano arrivate dritte al mio cuore. Non riuscivo a immaginarmi senza di lui, nemmeno per un momento, e mi stavo innamorando velocemente di quel bellissimo ragazzo. Non c’era dubbio. Ero sicura si trattasse più di una cotta, qualcosa di predestinato, scritto nelle stelle, prima ancora che il tempo esistesse. Non si trattava soltanto del suo aspetto; ma più della persona sotto quegli strati di sensualità. Non dimenticherò mai il giorno in cui l’ho incontrato, quello in cui aveva cambiato la mia vita. Mi domandai se avesse la minima idea di quanto tenessi a lui. C’eravamo appena conosciuti, e qualcuno poteva pensare si trattasse di una storiella estiva, ma io sapevo fosse di più. Avevamo qualcosa di speciale, qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto portarci via.

«Ogni volta che ti guardo, mi togli il respiro,» disse, mandando in fiamme il mio cuore, un’altra volta.

«Non voglio che questo finisca.»

Mi baciò dolcemente le labbra.

Mentre lo fissavo con adorazione, notai le sue zanne. «Jesse...» dissi. Il mio cuore cominciò a galoppare e il sudore m’imperlò la pelle.

Prima che potessi fargli un’altra domanda, scappò tra la vegetazione.

«Jesse?» lo chiamai. «Stai bene?»

«Sto cercando di combatterlo,» disse. «Torna indietro senza di me, ok? Ti raggiungerò.»

«Non voglio lasciarti.»

«Rimani e potresti finire... per favore vai via, Tyalor.»

Quando sbirciai tra i cespugli, vidi suo volto distorto da qualcosa di oscuro. Nei suoi occhi potevo vedere la sete. Feci un passo indietro quando si avvicinò.

«Vai!» Urlò.