Capitolo 12

«É lui!» Esclamò la mamma di Julie.

Quando provò ad aprire la porta, la fermammo.

«No!» Julie urlò. «Non osare aprire quella porta.»

«Ma quell’uomo ha bisogno del nostro aiuto!» Insistette.

Le mie mani tremavano mentre mi fissava con occhi terrorizzati. «Per favore, non apra quella porta!» Urlai.

«Ragazze, va tutto bene,» provò a rassicuraci. «É solamente un escursionista, ed è ferito, quindi—»

«Mamma non farlo!» Julie riprovò.

Non ascoltando le nostre suppliche, la madre di Julie aprì la porta, rivelando un alto uomo con corti capelli neri, completamente ricoperto di sangue.

Iniziai a sentirmi male.

Sollevò lo sguardo. «Ho bisogno... d’aiuto. Sono stato aggredito. Posso usare il vostro telefono?»

«Certo,» lei rispose.

L’espressione terrorizzata di Julie rifletteva la mia.

L’uomo ci fissò. «Salve, ragazze,» disse.

Il mio respiro divenne irregolare non appena mi lanciò un sorriso malefico. Sapevo di aver bisogno di un’arma, preferibilmente un paletto di legno.

Proprio quando stavo pensando di spezzare la gamba di una delle sedie, i licantropi tornarono per il secondo round. Ringhiando, uno affondò le zanne nella carne del vampiro. Un altro lo attaccò alle spalle, facendolo cadere e trascinandolo fuori. Un altro potente lupo lo azzannò sul collo, e il sangue si riversò sulla camicia dell’uomo.

Urlammo e la madre di Julie provò a cacciare i lupi. Uno balzò su di lei e la fece cadere.

«Lasciala in pace!» Mi misi tra lei e il lupo. La bestia mi mostrò i suoi affilati canini e ringhiò.

Julie aiutò sua madre a rialzarsi mentre cercavo di far allontanare i lupi.

«Ragazze, entrate in casa!» urlò. «Quella bestia vi sbranerà!»

Sapevo non mi avrebbe fatto del male; si limitò a ringhiare, poi raggiunse il resto del branco. I lupi trascinarono via l’uomo, lasciando una scia di sangue sul prato.

La mamma di Julie chiamò la polizia, supplicandoli di fare presto. «Hanno attaccato un uomo e l’hanno trascinato via, poi hanno attaccato anche me!» Urlò al telefono.

Li cercai nell’oscurità, ma non vidi nulla. Potevo solamente sentire i loro versi e mi chiesi che cosa stessero facendo allo sfortunato succiasangue.

«Dovresti chiamare Jesse,» Julie disse.

«No,» risposi.

«Perché no? Deve sapere cosa... e deve essere informato anche su di me.»

«Gli racconterò tutto domani.»

«Perché aspettare?»

«Perché sta festeggiando il compleanno della madre. Non voglio rovinare la loro cena. Inoltre, che cosa cambia un giorno in più?»

Lei annuì.

Un’auto della polizia sfrecciò sulla strada, seguita da un’ambulanza. La madre di Julie spiegò tutto freneticamente. Si rifiutò di andare in ospedale, poiché non era stata morsa o graffiata; ero così sollevata che i lupi non ci fossero riusciti. L’agente parlò con ognuno di noi e disse che avrebbe scritto un rapporto.

Arrivarono più poliziotti, gli agenti esaminarono la proprietà e fecero delle foto. Tutto l’episodio fu inquietante, e non mi sentivo al sicuro a guidare fino a casa. Mia madre mi diede il permesso di passare la notte da Julie. Le raccontai poco. Ovviamente, saltai la parte in cui i lupi avevano attaccato un vampiro, poiché pensai che mi avrebbe ordinato di filare a casa. Credetti fosse meglio rimanere e parlare con Julie dei possibili scenari ma, alla fine, non avevamo ancora idea di cosa stesse accadendo, ed io odiavo rimanere all’oscuro.

Julie si sdraiò sul letto accanto a me. «Ho appena avuto un’idea.»

«Di cosa si tratta?»

Rise. «Troviamo i licantropi e chiediamo direttamente a loro.»

Le lanciai un cuscino.

«Sono seria. Sappiamo entrambe che si trovano lì fuori a fare la guardia e che non ci faranno del male. Che ne dici di una piccola gita notturna?»

«Sei pazza.»

«Perché voglio incontrare i lupi che mi hanno maledetto?»

«Non sei maledetta.»

«Giusto. Sono... marchiata, qualsiasi cosa voglia dire.»

«Tutto quello che faranno è ringhiare mentre tu gli urli contro, chiedendogli risposte,» dissi, «o magari si nasconderanno.»

«Allora andrò direttamente al covo di vampiri e scoprirò quanto siano veloci a venire in mio soccorso.»

Risi. «Se solo sapessi dove trovarne uno.»

«Dobbiamo trovarli nella loro forma umana,» disse.

«E come dovremmo riuscirci?»

«Beh, hanno bisogno di noi per qualcosa, giusto?»

«Immagino di sì.»

«E se li minacciassimo di lanciarci da un ponte a meno che non accettino di incontrarci nella loro forma umana?»

«Deve esserci un modo migliore,» dissi.

«No. Dobbiamo andare da loro.»

«Assolutamente no.»

//«Allora parla al tuo ragazzo vampiro e farlo parlare, o magari possiamo metterci in contatto con Fred il morto.»

Alzai gli occhi al cielo. «Jesse si trova in un luogo oscuro, e cosa dovrebbe saperne Fred?»

«Cominciamo con noi due,» dissi. «Siamo state scelte per una ragione. Deve esserci un comune denominatore.»

Improvvisamente il suo viso s’illuminò. «Sai cosa? Ne ho appena pensato uno.»

«Quale?»

«Siamo entrambe nuove di queste parti.»

Ci pensai per un momento e mi resi conto che avesse ragione. «Tua madre si è trasferita qui.»

«Sì, è stata licenziata per non essere arrivata a lavoro puntuale, e non è stata nemmeno colpa sua. Qualche idiota le ha tagliato le gomme. Penso sia stato il suo vecchio fidanzato. Non avevamo molti soldi, ma mia madre incontrò questo tipo che cercava un manager per il suo hotel. Amava mia madre, e lei le mostrò il suo curriculum. Disse che lei fosse perfetta per il lavoro. Pagò tutte le spese del viaggio. Lasciammo Chicago ed eccoci qui.»

«Mia nonna è morta,» spiegai, «ma i miei genitori non potevano ereditare la casa perché erano legati alle loro case editrici a New York City. Mia madre fu aggredita e mio padre rimase sconvolto. Poi, improvvisamente, le case editrici dei miei genitori dissero che se avessero voluto trasferirsi potevano farlo. Prima li facevano partecipare a feste lussuose e firmare copie dei libri. Tuttavia, suppongo che il loro capo sapesse quanto traumatizzata fosse mia madre. Voleva allontanarsi il più possibile dalla città e scelse una casa qui a Big Bear Lake, sperduta nel nulla.»

«Hmm. Puoi sentire lo zampino del destino?» Julie disse, poi cominciò a fischiettare la musica di The Twilight Zone.

«Stai suggerendo che siamo state attirate qui, in qualche modo e per qualche ragione?» chiesi incuriosita.

«Già. Forse quei lupi hanno bucato le gomme di mia madre per farla licenziare e offrirle il lavoro dei suoi sogni che non avrebbe mai potuto rifiutare. Forse hanno aggredito tua madre per spaventarla e farla tornare a casa. Scommetto che hanno persino pagato l’editore.»

«Ma è assurdo!»

«Sì?» rispose. «Stai frequentando un vampiro. Penso che abbiamo già superato il limite dell’assurdità. Inoltre, perché stai dalla parte dei licantropi, soprattutto se Jesse li odia? Sembra che li stimi molto.»

«Mi hanno salvato la vita, e lo hanno appena fatto di nuovo,» dissi. «Sembri Jesse. Che cosa sarebbe successo se quel vampiro fosse entrato in casa? Saremmo tutte e tre morte, e lo sai.»

«Magari dovrei mandargli un cestino di fiori e urlargli la mia gratitudine.»

La colpii. «Ma perché continuo a parlare con te?»

Sorrise. «Perché chi altro potrebbe credere a tutte queste cavolate senza ricoverarti?»

Risi. «Hai ragione. Sono sicura che i miei genitori mi metterebbero la camicia di forza se confessassi tutto.»

«E questo è il motivo per cui ti trovi qui con me... e viceversa.»

La lanciai un cuscino e sorrisi. «Che fortuna!»

Improvvisamente, qualcuno colpì la finestra.

Mi avvicinai ma non vidi nulla fuori. «Lo hai sentito?» chiesi.

«Sì. Sono quei dannati rami,» Julie disse.

«No, credo fosse un sassolino.»

Qualcosa di piccolo colpì nuovamente la finestra.

Guardai Julie. «Il tuo lover boy sta cercando di attirare la tua attenzione? Magari ha un ukulele e vuole farti una serretana al chiaro di luna.»

«Grant? No. Ho appena ricevuto un suo messaggio che mi dava la buonanotte e che diceva stesse andando a letto.» Sorrise. «Magari è il tuo lover boy che vuole darti la buonanotte.»

Guardammo entrambe fuori, ma non vedemmo nessuno.

«Jesse?» chiamai dopo aver aperto la finestra.

Il canto dei grilli fu l’unica risposta che ottenni.

«Sono sicura si trattasse solo degli alberi. Succede di continuo.»

Sospirai. Era difficile abituarsi a tutta questa natura.

Improvvisamente, apparve un volto e urlammo entrambe. Il mio cuore sobbalzò quando Julie mia afferrò il braccio, terrorizzata. Il ragazzo aveva capelli castani, occhi marroni e aveva l’aria di un tipo del college. Sussultai quando lo riconobbi: era il ragazzo con cui avevp ballato alla festa, quello con cui avevo bevuto un paio di shot, quello che aveva cercato di inseguirmi ma che era stato fermato dai licantropi, e anche il capo del covo che aveva l’ordine di sacrificarmi. Drake? Non avevo idea del perché si trovasse a casa di Julie a quell’ora. Rabbrividii quando pensai: mi vuole morta. Improvvisamente diventò difficile riuscire a respirare.

«È lui!» urlò. «Il ragazzo che stava ballando con te alla festa di vampiri.»

La finestra era aperta e sapevo che Drake sarebbe potuto entrare facilmente, ma poi ricordai che non fosse stato invitato.

Julie cominciò a urlare.

Drake mi rivolse un’espressione decisa. «Falla stare zitta.»

«Vai via!» risposi.

«Ma voglio soltanto chiacchierare con te,» disse.

«Hai mai sentito parlare di bussare alla porta, amico?» Julie sbottò.

«Sì, ma tua madre non mi ha invitato a entrare.»

«Bene,» Julie rispose.

Un sorriso malefico curvò le sua labbra. «Ma ho altri assi nella manica.»

Un brivido mi percorse la schiena e Julie spalancò gli occhi. Quando cominciò a urlare il nome di sua madre, Drake la interruppe.

«Shh. Non è in casa.»

«Si trova qui con me,» una voce familiare disse.

Guardai giù e sussultai. C’era Jonathon, indossava un’uniforme da poliziotto e aveva tra le braccia la mamma di Julie, priva di sensi. Sentii lo stomaco contorcersi.