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«Scusami, sono stanco morto. Vado a dormire» annunciò Ty, alzandosi dal divano come se fosse diventato improvvisamente rovente.

Amy si accigliò, pensando che si stava ripetendo la stessa scena di quando lo aveva baciato. Ovvero Ty stava cercando di farle capire chiaramente che non era interessato ad alcun tipo di relazione fra loro.

«Domattina devo trovare il modo di raggiungere mio padre» aggiunse lui.

«Tuo padre?» ripeté Amy, confusa.

«Lui e la sua terza moglie vivono in una delle case coloniche del ranch, a poche miglia da qui. Voglio assicurarmi che non siano a corto di provviste» le spiegò.

Amy lo guardò, sorpresa. Aveva immaginato che Ty fosse solo al mondo. Una delle persone più sole e solitarie che avesse mai conosciuto. Invece adesso scopriva che suo padre abitava a poche miglia di distanza, un particolare al quale non aveva mai accennato prima.

Improvvisamente provò un certo imbarazzo per avergli raccontato la storia della sua vita. E non solo quella... In quei tre giorni gli aveva rivelato anche molte cose di se stessa, mentre lui le aveva detto poco o nulla.

Aveva avuto l’impressione che loro due stessero cercando di conoscersi meglio, ma in realtà era stata solo lei a confidarsi.

Ty non era quindi interessato ad aprirle il suo cuore, concluse Amy, seguendolo con lo sguardo mentre lui lasciava il salotto.

Le stava facendo capire forte e chiaro che preferiva stare alla larga da qualsiasi tipo di coinvolgimento più o meno sentimentale.

Amy si appoggiò allo schienale del divano e sospirò, pensando che il fatto che si fosse sentita subito attratta da Ty Halliday doveva essere colpa di quella strana situazione.

A causa della convivenza forzata, e soprattutto delle attenzioni che aveva riservato a lei e a Jamey, si era presa una cotta per Ty.

Stava scambiando la gratitudine per qualcosa di più.

Esattamente lo stesso errore che aveva commesso in passato con Edwin. Anche allora aveva cercato un eroe, qualcuno che la salvasse dalle difficoltà della vita.

No, se c’era una cosa che le aveva insegnato la deludente parentesi nuziale con Edwin, era quanto fosse sbagliato vivere passivamente. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più delegato ad alcuno la responsabilità della propria esistenza.

Avrebbe affrontato i problemi della vita, grandi o piccoli che fossero, giorno dopo giorno.

Per provare a se stessa quella decisione, si diresse in cucina.

Il telefono era ancora staccato.

Se Ty era preoccupato per suo padre, perché non gli telefonava?, si chiese.

Non erano affari suoi, pensò un attimo dopo. Non era nella posizione di dare a Ty consigli su come gestire le sue relazioni familiari, considerato il pessimo stato in cui versavano le sue, concluse ricollegando l’apparecchio alla presa. Poi compose il numero di telefono dei suoi suoceri.

Respirò a fondo per calmare i battiti del cuore. Aveva vinto la sua paura per i cavalli, aveva montato Ben.

Poteva affrontare qualsiasi cosa.

Adesso avrebbe fatto un ulteriore passo avanti e rivendicato la sua indipendenza.

«Ciao, Cynthia.»

«Amy! Ero così preoccupata! Mi stavo chiedendo se fosse il caso di avvertire la polizia.»

Il tono di sua suocera era alquanto offeso e di sicuro non aveva avuto alcuna intenzione di chiamare la polizia, pensò Amy. Semplicemente quello era il suo modo per farle capire che non le era affatto piaciuto il suo comportamento.

Con uno sforzò di volontà, represse l’impulso di scusarsi. Pensò invece al modo in cui Ben obbediva ai suoi comandi così decise di non cedere neppure di un millimetro.

«Non hai alcuna ragione di preoccuparti. Io e Jamey stiamo bene» rispose. «Ti ho telefonato solo per farti sapere che non torneremo a Calgary per Natale. Immagino avrai visto anche tu che strade e autostrade sono chiuse per il maltempo. Ci vorrà un po’ prima che da queste parti le auto possano riprendere a circolare.»

«Ma dove sei? Ho chiamato a casa dei McFinley ma non risponde mai nessuno. E quello che è rimasto in memoria quando mi hai telefonato tre giorni fa corrisponde a un certo Ty Halliday. È forse il tale che ha risposto alla mia chiamata? Per favore, non prendermi in giro, non sono una sciocca. Non dirmi che è il tecnico della lavatrice perché io non ci credo... Hai conosciuto qualcuno su Internet? Hai un bambino di pochi mesi, non è certo un comportamento responsabile!»

Amy considerò una mezza dozzina di spiegazioni e giustificazioni che poteva dare a sua suocera, ma dopo una rapida riflessione decise che non era tenuta a fornirgliene alcuna.

«Ascoltami bene, Cynthia... Ti voglio bene e mi spiace che ti sia preoccupata per me e Jamey, ma sono adulta e maggiorenne. Non devo quindi renderti conto di quello che faccio e delle decisioni che prendo.»

«Per favore, torna a casa!»

«Non tornerò più ad abitare con voi.»

«Perché no? Io e John abbiamo i mezzi per provvedere sia a te sia al bambino.»

«Non voglio che qualcuno provveda a me.»

«Pensa a Jamey... Noi non abbiamo difficoltà economiche e possiamo dare a nostro nipote molto più di quanto potrai mai dargli tu.»

Ecco il punto dolente... Mancanza di fiducia in lei e nelle sue capacità, sospirò Amy.

«Ti ringrazio, Cynthia, ma ti assicuro che sono in grado di provvedere a Jamey» replicò con fermezza.

«Ne sei proprio sicura? Questa non è una discussione oziosa, è in gioco il benessere di un bambino.»

Sante parole, pensò Amy. L’ultima cosa che desiderava era che suo figlio crescendo la giudicasse una persona debole, passiva, priva di personalità, incapace di stare in piedi da sola.

In quel momento si rese conto che Ty Halliday le aveva fatto un favore a declinare l’interesse che gli aveva dimostrato. Non voleva una donna che si aggrappasse a lui come l’edera al tronco di un albero, e l’aveva rimessa con gentilezza, ma con decisione, sulla strada giusta.

«Mi spiace che Jamey non possa trascorrere il suo primo Natale con i nonni... Verremo a farvi visita non appena le strade saranno di nuovo praticabili» concluse. E quando ebbe riagganciato, si sentì più che mai sulla strada giusta.

La mattina seguente, poco prima delle sei, Amy sentì Ty scendere le scale, cercando di fare meno rumore possibile.

Qualche giorno prima avrebbe finto di dormire fino a quando lui non fosse uscito di casa, per fargli capire che il suo rifiuto l’aveva offesa. Adesso invece si alzò, e infilò in fretta jeans e maglione.

Trovò Ty in cucina che preparava il caffè. Aveva acceso la radio a basso volume, per ascoltare le previsioni del tempo.

Quando lei entrò, si voltò a guardarla, ma non sembrò affatto contento di vederla.

«Buongiorno» le disse senza alcun entusiasmo nella voce. Spense il fornello e versò il caffè in due tazze.

«Ho appena guardato fuori dalla finestra» rispose lei, ignorando i convenevoli. «Sta ancora nevicando... Temo che ci vorranno giorni prima che me ne possa andare.»

Lui annuì, sorseggiando il caffè bollente. «Poco fa alla radio hanno detto che alcune strade sono percorribili ma sconsigliano a tutti di mettersi in viaggio.»

«Insomma, non sappiamo fino a quando resteremo bloccati qui.»

«Proprio così» le confermò.

«Ascolta, non voglio che tu ti senta a disagio in casa tua» si costrinse a dire Amy a quel punto. «Ti assicuro che io non ce l’ho con te per il fatto che ieri sera tu mi hai fatto capire che... che non mi trovi attraente. A dire il vero, credo proprio che tu mi abbia fatto un favore. Devo smetterla di cercare l’eroe dei miei sogni.»

«Non ti trovo attraente? Stai scherzando!» replicò Ty, posando la tazza vuota. «Se vuoi saperlo, è esattamente il contrario.»

«Davvero?» mormorò lei, provando un immediato guizzo di emozione.

Un attimo dopo rammentò a se stessa che la nuova Amy Mitchell doveva essere più cinica e disincantata.

«Oppure lo dici così, tanto per dire?»

«Io dico solo quello che penso veramente. Possibile che non lo hai ancora capito?» ribatté Ty, guardandola negli occhi.

«Ci conosciamo appena e ieri sera avrei fatto meglio a tacere. Sono riuscita solo a metterti in imbarazzo» ammise Amy. «Ma non ti preoccupare, non ti importunerò più.»

Anziché rispondere, lui si avvicinò e la attirò a sé.

«Oh Amy...» sussurrò. Le accarezzò i capelli poi si chinò a sfiorarle le labbra con le sue.

Paradiso.

Tutto quanto aveva immaginato e anche di più, pensò Amy, con un impercettibile sospiro di beatitudine.

Le labbra di Ty erano morbide e calde contro le sue e suscitarono in lei un turbinio di emozioni.

Un attimo dopo, però, lui la lasciò andare.

«La situazione si complica... E cedere all’attrazione che proviamo l’uno per l’altra non farebbe che peggiorare le cose. È questo che ho cercato di dirti ieri sera» le spiegò. «Adesso vado da mio padre. Ci impiegherò almeno un paio d’ore a raggiungerlo, ma questo almeno mi raffredderà i bollenti spiriti» aggiunse, abbozzando un sorriso.

Il pensiero di suscitargli emozioni così intense era terribile e meraviglioso al contempo, pensò Amy.

«Come farai ad arrivare da tuo padre con tutta questa neve? Perché non gli telefoni?»

«Anche questo è complicato da spiegare.»

«Per essere un semplice cowboy, mi sembra tu abbia una vita molto complicata» osservò Amy.

«Alcuni giorni peggio di altri» convenne Ty, lo sguardo di nuovo focalizzato per un istante sulle labbra di lei. Poi si voltò con decisione e mise la tazza nella lavastoviglie. «E comunque sia, ho la slitta. Ci caricherò un po’ di generi di prima necessità, nel caso mio padre sia a corto di provviste.»

«Una slitta? Come quella di Babbo Natale? Vengo anch’io!» disse Amy con entusiasmo.

«Ti ho appena spiegato che ho bisogno di raffreddare i bollenti spiriti.»

«Anch’io. Inoltre non ho nessuna intenzione di perdermi una gita su una vera slitta.»

Ty esitò un istante ma poi annuì. Non era da lui cedere così facilmente, e quel particolare le scaldò il cuore tanto quanto il bacio che le aveva dato poco prima.

Ty voleva condividere quell’esperienza con lei e Jamey, intuì, sorridendo fra sé.

«Cosa pensi che tuo padre possa avere bisogno?» gli domandò. «Potremmo portargli l’ultima pagnotta di pane fresco che...»

«Niente affatto!»

«Ty!» rise lei. «Possiamo farne dell’altro domani, se è questo che ti preoccupa. La farina non manca.»

Lui non sembrò affatto convinto da quella rassicurazione. In ogni caso non fece commenti quando Amy avvolse la pagnotta in uno strofinaccio pulito e la infilò in una borsa insieme a biscotti, zucchero e caffè.

Jamey si svegliò in quel momento e senza che Amy dicesse nulla Ty salì al primo piano.

Quando ricomparve in cucina, Jamey era vestito e cambiato.

Mezz’ora dopo, uscirono tutti e tre di casa, diretti verso il granaio.

Nevicava ancora, ma i fiocchi erano meno fitti del giorno prima, notò Amy.

Quando entrarono nel granaio, Ty le affidò Jamey poi si allontanò, tornando poco dopo con due robusti cavalli da tiro, con lunghe code e criniere.

«Sono magnifici!» esclamò Amy.

A dire il vero, dopo il bacio che le aveva dato Ty, ogni cosa le sembrava magnifica. La prateria innevata, i cavalli e soprattutto Ty, che con quell’aria tranquilla e sicura di sé era assolutamente irresistibile. La quintessenza del fascino virile.

«Devo soffiare nelle loro narici come ho fatto con Ben?» gli domandò.

Lui le lanciò un’occhiata indecifrabile da sotto la tesa del cappello. Sembrava deciso a mantenere il più possibile le distanze fra loro, ma ad Amy sembrò soddisfatto del fatto che lei non dimostrasse più alcun timore nei confronti dei cavalli. Tantomeno di quei due imponenti esemplari da tiro.

Al puntò che si avvicinò tenendo in braccio Jamey e lasciò che il piccolo gli accarezzasse la criniera, conscia soltanto della presenza virile e rassicurante di Ty. Si era ripromessa di non farsi più illusioni su di lui, ma non era facile...

La bardatura dei cavalli si rivelò un’operazione complessa ma Ty la eseguì senza apparente difficoltà, notò Amy, osservando affascinata i movimenti abili ed energici di lui.

Quando finalmente i cavalli furono bardati, Ty li condusse al fienile.

Intorno al collare avevano una serie di campanelle che tintinnavano a ogni loro movimento.

«Fermi» ordinò Ty ai cavalli, mentre toglieva il telo impermeabile che copriva la slitta.

La più bella che avesse mai visto, pensò Amy, contemplandola. Sembrava uscita da un film natalizio, con i sedili di pelle e i pattini di metallo lucido.

Ty attaccò i cavalli alla slitta poi aiutò Amy ad accomodarsi sul sedile anteriore insieme a Jamey. A quel punto si sedette accanto a loro e prese le redini.

«Tenetevi forte» disse. Incitò i cavalli e la slitta si mosse.

Uscirono dal fienile e i cavalli da tiro imboccarono il sentiero innevato che portava alla ranch house, calpestando al trotto la neve senza fatica.

Quando raggiunsero la casa, Ty scese dalla slitta e caricò sul sedile posteriore le provviste per suo padre che aveva lasciato sotto il portico e la borsa con il necessario per Jamey. Per ultimo, tese ad Amy una coperta termica.

«L’ho scaldata stamattina, quando mi hai detto che volevi venire con me» le spiegò. «Avvolgila intorno a te e al bambino.»

Amy obbedì e si sentì immediatamente avvolta da un delizioso tepore che annullò il gelo di quella mattina invernale. Ma la sensazione che quel gesto protettivo le suscitò fu ancora più gradevole.

Ty riprese le redini e diresse la slitta verso un sentiero che portava a una collina, costeggiato da una palizzata di legno.

«Questo è chiamato il Sentiero del pioniere. Fu mio nonno a costruire la palizzata» le spiegò.

Nevicava appena adesso, i cavalli trottavano con vigore facendo tintinnare le campanelle e la slitta scivolava senza alcuna difficoltà sullo strato nevoso.

Jamey sorrideva, incantato dal suono delle campanelle e dall’abbagliante candore del paesaggio che li circondava.

Guardando l’espressione estatica di suo figlio, Amy sorrise.

«Io... Non ricordo un momento più bello nella mia vita» mormorò.

Ty le lanciò un’occhiata ma non fece commenti e si concentrò sulla guida della slitta. Attraversarono una foresta di abeti e quando sbucarono di nuovo all’aperto li accolse un timido sole.

«Non farti illusioni, è solo una tregua... Cadrà altra neve nelle prossime ore» le disse.

In quel momento Amy si rese conto che quella prospettiva non la preoccupava affatto. Anzi, si scoprì a sperare che non smettesse più di nevicare, per restare per sempre con Ty.

In quel loro piccolo, meraviglioso mondo.

Con Jamey, le partite a Scarabeo, il pane fatto in casa, i giochi nella scuderia con i cavalli.

«Cosa te lo fa pensare?» gli domandò.

Lui scosse il capo. «Basta annusare l’aria.»

«Annusare l’aria?» ripeté Amy, perplessa.

«Proprio così. Prova.»

Lei obbedì ma non sentì niente di particolare. «Mi stai prendendo in giro!» esclamò.

«Niente affatto. Non c’è vento, l’atmosfera è umida e quelle nuvole laggiù non promettono niente di buono. Inoltre, io ho ascoltato il bollettino meteo stamattina alla radio. Dopo la tregua, è in arrivo un’altra ondata di maltempo.»

«Insomma, io dovrò rimandare di nuovo la partenza» concluse Amy, cercando di nascondere il buonumore che quella notizia le aveva appena suscitato.

«Vuoi provare a guidare la slitta?» le domandò Ty, mentre percorrevano un tratto in piano.

«Credi possa farlo anche con una mano sola?» ribatté lei, cauta. La scottatura le faceva meno male, ma aveva ancora la fasciatura.

«Perché no?»

Solo pochi giorni prima avrebbe cercato tutte le scuse per rifiutare quella proposta, pensando ai possibili rischi... Un ostacolo improvviso, i cavalli che sfuggivano al suo controllo, la slitta che si ribaltava.

Adesso provò solo eccitazione all’idea di una nuova esperienza.

Lui prese in braccio Jamey, le mise le redini nella mano destra e Amy sentì subito l’energia dei cavalli attraverso i finimenti di cuoio.

«Tieni bene in pugno le redini e continua lungo il sentiero» le disse.

Amy immaginò che i cavalli conoscessero già la strada, in ogni caso trovò divertente anche solo l’illusione che fosse lei a dirigere la slitta. Forse non sentiva niente annusando l’aria, ma era profondamente consapevole della vicinanza di Ty seduto accanto a lei sul sedile, di quella figura maschile alta e forte che sfiorava la sua.

Il sentiero era leggermente in salita adesso. Costeggiarono una pineta poi Ty riprese le redini quando il pendio divenne più marcato.

Alla fine sboccarono in una piccola valle, uno scenario da cartolina natalizia.

Un granaio fiancheggiato da una fattoria a due piani, circondata da un ampio porticato, il fumo che usciva dal camino.

Alle finestre delle tende dai colori vivaci e una ghirlanda di sempreverdi appesa alla porta, in omaggio alle prossime festività.

«Fermati, per favore» disse Amy.

Ty le lanciò un’occhiata sorpresa, ma tirò le redini e fermò i cavalli.

«Che succede?» le domandò.

Lei esitò un istante prima di rispondere e guardò l’uomo che guidava la slitta e nello stesso tempo teneva in braccio Jamey, senza nessuna difficoltà.

Rispondergli avrebbe significato in un certo senso mostrargli tutta la sua vulnerabilità.

Ma la nuova Amy era più coraggiosa, rammentò a se stessa, e questo non significava solo montare a cavallo e guidare una slitta.

Significava anche avere il coraggio di aprire il proprio cuore agli altri, anche se questo comportava il rischio di essere respinta di nuovo e soffrire per questo.

L’urgenza di rivelarsi per quella che era si dimostrò più forte della prudenza.

«Oh Ty... È magnifico» mormorò. «Ho sempre sognato di abitare in un luogo così» aggiunse, indicando la fattoria circondata dalla neve.

Si aspettava che lui ridesse o almeno la prendesse in giro. Invece le posò la mano guantata sulla spalla e le diede una stretta affettuosa.

Rimase in silenzio, lasciandole contemplare tranquillamente il paesaggio che li circondava.

Pochi minuti dopo, Ty fermò la slitta davanti all’ingresso della fattoria. Legò i cavalli alla staccionata mentre Amy scendeva dalla slitta.

Da vicino, lei notò che la ghirlanda appesa alla porta era composta da vari tipi di sempreverdi, intrecciata con nastro scozzese e ornata con decorazioni di legno dipinto. Omini di neve, cavalli a dondolo, casette.

Un delizioso mondo in miniatura.

Mentre salivano i gradini del portico sentì anche il delizioso profumo di resina emanato dalla ghirlanda. Un particolare che le rammentò quanto fosse ormai vicino il Natale.

Infatti, nonostante l’albero che aveva decorato per Ty, non era ancora riuscita a entrare del tutto nel clima natalizio, distratta com’era stata da altri pensieri.

La porta si aprì prima che avessero il tempo di bussare e per qualche oscura ragione Amy ebbe l’impressione di essere tornata a casa.

Sulla soglia comparve una donna minuta, con i capelli bianchi e un’espressione sorridente e cordiale.

Dietro di lei, Amy intravide un camino di pietra con il fuoco acceso e delle calze appese alla mensola.

«Ty! Che bella sorpresa!» esclamò la donna.

«Beth» rispose lui, con un certo distacco.

Amy si voltò a guardarlo, sorpreso da quella freddezza da parte di lui. Eppure avrebbe dovuto saperlo... Ty le aveva già detto che non era interessato a legami affettivi di alcun genere.

«Oh santo cielo! Ci hai portato un bambino!» esclamò Beth un attimo dopo, congiungendo le mani, come se si trattasse del regalo più meraviglioso del mondo.

Ty le affidò Jamey, si voltò e ridiscese in fretta i gradini del patio.

«Hunter, vieni! Ty è arrivato in compagnia!» annunciò Beth. «Prego, accomodati» aggiunse poi sorridendo, rivolta ad Amy.

Amy entrò in casa e vide il padre di Ty. Non ebbe alcun dubbio che fosse lui, perché la somiglianza fra i due uomini era molto spiccata.

Nonostante l’età Hunter Halliday era ancora un bell’uomo, con folti capelli bianchi e occhi scuri. Era su una sedia a rotelle, ma anche in quello stato la sua espressione emanava energia e determinazione. Un’espressione che alla vista di Jamey si addolcì subito.

Beth gli tese il bambino e Hunter lo accolse a braccia aperte.

Amy non ricordava di avere mai visto suo suocero con quell’espressione di gioia alla vista del nipote o così a suo agio con Jamey in braccio. Forse perché, come Edwin, John aveva sempre timore che il bambino gli macchiasse la camicia o la giacca.

Ma Hunter non sembrava avere quelle preoccupazioni. Aveva cresciuto da solo suo figlio e non sembrava quindi avere alcun problema a occuparsi del piccolo Jamey.

Mia madre se ne andò quando io avevo più o meno l’età di Jamey, rammentò che le aveva detto Ty.

Lui entrò in casa in quel momento con le scatole delle provviste.

«Ho pensato che poteste avere bisogno di qualche genere di prima necessità» disse.

I due uomini si guardarono un istante.

«Non ci manca niente» rispose Hunter, con una punta di orgoglio nella voce.

La tensione era palpabile e Amy comprese perché Ty non avesse avvertito del suo arrivo e fatto poche obiezioni quando gli aveva chiesto di accompagnarlo.

Immaginò che se avesse telefonato, suo padre avrebbe rifiutato il suo aiuto. Inoltre, l’aveva portata con sé nella speranza che lei e Jamey lo distraessero.

In quel caso, avrebbe fatto del suo meglio per aiutarlo, decise, togliendo in fretta gli stivali, per evitare di macchiare di neve il pavimento.

«Amy Mitchell» si presentò lei a quel punto, tendendo la mano a Beth.

«Piacere di conoscerti, Amy. Io sono Beth» rispose la donna, ricambiando la stretta.

Amy si avvicinò a Hunter. Le piaceva il modo in cui teneva in braccio Jamey. Gli stava sfilando la tutina impermeabile con un’abilità tutta femminile che rivelava una lunga pratica con i bambini di quell’età.

«Nono, nono, nono...» stava balbettando allegramente Jamey, come se avesse ritrovato un grande amore perduto.

Hunter sorrise mentre finiva di liberare Jamey dalla tutina poi strinse a sua volta la mano ad Amy.

«Hunter Halliday» si presentò.

«Tè o caffè?» le domandò Beth gentilmente.

Ty era ancora fermo all’ingresso, con la scatola di provviste in mano, con l’aria di chi aveva voglia di posare tutto e andarsene immediatamente.

«Tè, grazie» rispose Amy, pensando invece che lei avrebbe cercato di restare in quella casa il più a lungo possibile. L’impressione di essere tornata a casa anziché diminuire si era intensificata non appena aveva oltrepassato la porta d’ingresso.

«Vado a controllare i cavalli» annunciò Ty in tono sbrigativo. Posò la scatola e uscì di nuovo.

Amy si guardò intorno e l’interno della fattoria le piacque all’istante. Soprattutto i folti tappeti di lana del salotto che coprivano il pavimento di legno, i mobili antichi, il fuoco che ardeva nel camino, il gatto acciambellato a poca distanza. E soprattutto il profumo di torta di mele che aleggiava nell’aria e si mischiava a quello della legna di pino bruciata.

Si tolse il cappotto e Beth le chiese premurosamente cosa si fosse fatta alla mano.

Amy glielo spiegò e Beth si accigliò.

«Lavoravo come infermiera prima di andare in pensione. Ti dispiace se io le do un’occhiata?» le chiese.

Hunter stava facendo giocare Jamey con un mazzo di chiavi così Amy si sedette in modo che Beth potesse esaminarle la scottatura.

«Ty ha fatto un ottimo lavoro» dichiarò Beth poco dopo. «La pelle sta guarendo, per cui mi limiterò soltanto a cambiarti la fasciatura.»

Quelle attenzioni commossero Amy profondamente. Era in casa di estranei e tuttavia si sentiva a suo agio, al sicuro.

Ty era rientrato e adesso stava osservando la scena con espressione indecifrabile.

«Hai bisogno che io faccia qualcosa?» domandò a Beth.

«Qualunque cosa sia, posso farla io» intervenne Hunter con decisione.

Ty sbuffò spazientito poi uscì di casa di nuovo. Poco dopo Amy udì il suono inconfondibile di un’ascia che spaccava la legna. Dal ritmo, intuì anche che chi la stava usando non era affatto di buonumore.

«Allora raccontami, Amy» disse Beth di lì a poco, posando sul tavolo un vassoio sul quale c’erano delle tazze antiche, la teiera e alcune fette di torta di mele. «Cosa ci fai all’Halliday Creek Ranch

E mentre Hunter con una torta di mele imboccava Jamey come se fosse un uccellino affamato, Amy raccontò loro i dettagli della sua disavventura. Senza neppure vergognarsi di rivelare che aveva sbagliato indirizzo nonostante il navigatore satellitare.

Anche perché Beth e Hunter la stavano guardando come se il suo arrivo inaspettato fosse la cosa migliore che fosse capitata a loro da mesi e che quella fosse la storia più divertente del mondo.

Quando Ty entrò in casa con la legna tagliata, li trovò tutti e tre che ridevano. Mise la legna nella scatola accanto al camino poi uscì di nuovo. Poco dopo si udì di nuovo il suono dell’ascia.

L’ora seguente trascorse molto serenamente per Amy in compagnia di Beth e Hunter, anche se non le sfuggì il malumore di Ty.

Lui tagliò un mucchio di legna, la sistemò accanto al camino. Poi salì sul tetto e rimosse la neve in eccesso, per evitare che il peso eccessivo lo sfondasse. A quel punto spalò la neve che ingombrava il sentiero che dalla casa portava alla rimessa.

Quando ebbe finito, rientrò in casa con i ghiaccioli che gli pendevano dalla tesa del cappello.

«Dobbiamo tornare a casa, Amy» le annunciò.

«Speravo restaste a pranzo» disse Beth.

«Magari un’altra volta» replicò Ty, in tono educato ma fermo.

Suo padre gli lanciò una lunga occhiata ma non fece commenti.

In ogni caso ad Amy non sfuggì la gamma di emozioni nello sguardo dell’uomo più anziano. Orgoglio. E qualcosa di più profondo. Sofferenza, forse.

Come poteva Ty essere così ostinato? Così insensibile al dolore che provocava negli altri?

Cos’era successo in passato fra padre e figlio? Di qualunque cosa si trattasse, poteva aiutarli a risolvere quel conflitto?

Una specie di miracolo di Natale?