Capitolo I

QUOT SINT GENERA PRINCIPATUUM
ET QUIBUS MODIS ACQUIRANTUR
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[1] Tutti gli stati, tutti e’ dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o republiche o principati. E’ principati sono o ereditari, de’ quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o sono nuovi. E’ nuovi, o e’ sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che gli acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna.2 Sono questi dominii così acquistati o consueti a vivere sotto uno principe o usi a essere liberi; e acquistonsi o con l’arme d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.3

1 Quanti siano i generi dei principati e in quali modi si acquistino. Nel manoscritto P (opera dell’amico e compagno di cancelleria Biagio Buonaccorsi) i titoli dei capitoli figurano in italiano. Il riferimento al concetto di genus (genere), nel quadro della logica categoriale aristotelico-tomista (‘per genere e specie’), indica che il capitolo sarà dedicato dapprima alla distinzione fra i vari generi di governo, e quindi tra le distinte specie di principati.

2 L’andamento teoretico è subito temperato da due concisi esempi storici: i principati sono o ereditari, nei quali la stirpe del loro signore è stata, per lungo tempo, dominatrice, o sono nuovi; quelli nuovi o sono tutti nuovi come fu il ducato di Milano per Francesco Sforza, o sono elementi aggiunti allo stato ereditario del principe che li conquista, come il regno di Napoli per il re di Spagna. Francesco Sforza conquistò Milano nel 1450, vincendo le deboli resistenze della repubblica ambrosiana costituitasi nel 1447 alla morte di Filippo Maria Visconti, la cui unica figlia Bianca Maria aveva sposato Francesco nel 1441 (cfr. cap. VII, n. 6). Nel 1501 Ferdinando il Cattolico occupò il regno di Napoli, ponendo fine al dominio aragonese e annettendolo alla corona spagnola.

3 Il cap. I costituisce un elenco tematico relativo ai contenuti dei primi otto capitoli del trattato. Tale ‘soggettario’ non è dissimile da quello contenuto nella lettera al Vettori del 10 dicembre 1513, quando verisimilmente l’«opuscolo» che Machiavelli ancora «ingrassa et ripulisce» era giunto fino all’attuale cap. XI.