con cautela. Sorrise. — Ah, sì — disse. — Magnifico. È nostro, Freddy. Nostro. Ha
reclamato la sua ultima vittima. Che Dio ascolti le mie parole.
Smith si rilassò e si abbandonò come un orso sulla poltrona. Prese la bottiglia di
birra e la scolò. — Magnifico. Agente investigativo Underhill. Ti piace come suona,
ragazzo?
— Mi piace molto, Dudley.
— Magnifico. Dimmi, ragazzo, come ti sei sentito dopo avere steso quei due
pachucos che avevano ucciso il tuo socio?
— Mi sono sentito in collera.
— Hai pianto, dopo?
— No.
— Ah, magnifico.
— Quando cominciamo, Dudley?
— Domani, ragazzo. Saremo in quattro. Due miei giovani pupilli in gamba
dell’ufficio investigativo e noi. D’ora in poi, John è fuori. D’ora in poi, il tuo
comandante sono io. Durante la guerra, noi dell’OSS avevamo una parola per definire
le nostre attività: clandestine. Non è una parola magnifica? Significa in segreto. Ecco
come si svolgerà la nostra indagine, in segreto. Soltanto noi quattro. Io posso mettere
le mani su tutto, qualunque fascicolo ci serva all’interno del dipartimento o di ogni
altro corpo di polizia. Il caso è tutto nostro, la gloria tutta nostra, il credito tutto
nostro, gli encomi e gli avanzamenti da ottenere, tutti nostri... una volta che avremo
un caso a prova di bomba e otterremo una confessione da questo mostro di Eddie
Engels.
— E allora?
— E allora ci presenteremo al Gran giurì, ragazzo, e lasceremo che il popolo della
nostra grande repubblica di California decida la sorte di Eddie il bello, che,
naturalmente, verrà spedito a quella sporca figlia di puttana della camera a gas.
— È come se fosse già nella stanzetta verde, Dudley.
— Proprio così, ragazzo. Ora ascolta. Il nostro posto di comando sarà all’Havana
Hotel, in centro, all’angolo fra l’Ottava e Olive. Ho già fissato una stanza per noi,
numero sedici. Trovati lì domani mattina alle otto in punto. In abiti civili. Fatti una
bella nottata di sonno. Recita le preghiere. Ringrazia Dio che sei libero, bianco,
maggiorenne e uno splendido giovane poliziotto. Ora va’ a casa. John sarà seccato di
non esserci dentro e voglio blandire il suo orgoglio. Via!
Mi alzai e mi sgranchii le gambe. Gli tesi la mano. — Grazie, Dudley — dissi. —
Questo significa molto per me.
Smith mi strinse la mano con fermezza. — Lo so, ragazzo. Posso dirti che saremo
grandi amici. Che Dio ti benedica. Quando reciti le preghiere, mandane su una per il
vecchio Dudley.
— Lo farò.
Smith rise. — No che non lo farai — disse. — Uscirai a cercarti un gran bel pezzo
di figa, le mostrerai il distintivo e le dirai che sei il prossimo capo della polizia. Ah ah
ah! Ti conosco, ragazzo. Ora vattene e lasciami rabbonire il vecchio John.
Tornai verso la macchina sentendomi sfiorare dalla follia e dalla meraviglia. Folli,
magnifiche risate mi seguirono come una scia mentre partivo.
Una risata folle riempì i miei sogni, quella notte. Dubbi lancinanti mi tormentarono
sotto forma di Wacky Walker e Dudley Smith che mulinavano manganelli e si
scambiavano versi osceni. Reuben Ramos stava a guardare, soffiando nel sax e
offrendo commenti sibillini come un coro greco impasticcato. C’era anche il capitano
Bill Beckworth, che mi offriva la sua saggezza da quattro soldi: “Prudenza, Freddy.
Migliora il mio gioco e farò di te il re della divisione di Wilshire. Tutta la figa e la
meraviglia che riuscirai a reggere! Riporterò in vita Walker e lo farò diventare premio
Nobel. Fidati di me!”.
Mi svegliai con l’emicrania e la certezza che Dudley Smith mi avrebbe defraudato
di tutti i crediti che il caso di Eddie Engels poteva fruttare. Era lui l’ufficiale, quello
che prendeva le decisioni, quello che avrebbe presentato il rapporto all’ufficio del
procuratore distrettuale quando Engels sarebbe stato arrestato. Mi serviva una polizza
di assicurazione e sapevo esattamente chi chiamare.
Mi vestii e feci colazione con comodo. Cucinai mezzo chilo di hamburger per
Night Train. Lui li divorò avidamente e leccò il piatto. Gli lanciai un osso da brodo
come dessert. Lo rosicchiò mentre chiamavo l’ufficio informazioni e mi facevo dare
il numero dell’ufficio della procura distrettuale della città di Los Angeles. Era ancora
presto. Speravo che ci fosse qualcuno.
Formai il numero. — Ufficio del procuratore distrettuale — rispose una voce
cantilenante.
— Buongiorno — dissi. — Posso parlare con la signorina Lorna Weinberg, per
favore?
— Il suo nome, prego, signore?
— Agente Fred Underhill.
— Un momento, agente. Ora la chiamo.
Un attimo dopo fu in linea Lorna Weinberg, con un tono di voce ansioso. —
Pronto? — disse.
— Salve, signorina Weinberg. Si ricorda di me?
— Sì. È qualcosa che riguarda mio padre?
— No. È una questione tanto personale quanto professionale. Ho bisogno di
parlare con lei, il più presto possibile.
— Di che si tratta? — scattò Lorna.
— Non posso discuterne al telefono.
— Di che si tratta, signor Underhill?
— È una faccenda importante. Una faccenda che sono certo anche lei giudicherà
importante. Possiamo incontrarci stasera?
— D’accordo. Per poco, però. Che ne dice di vederci davanti al municipio,
all’entrata di Spring Street, alle cinque? Posso concederle quindici minuti.
— Ci sarò.
— Buona giornata, agente — disse Lorna Weinberg, attaccando prima che potessi
lanciarle la battuta spiritosa che mi ero preparato.
Era una giornata afosa, ma questo non mi smontò affatto. Raggiunsi il centro
sentendomi traboccante di aspettativa e parcheggiai davanti all’Havana Hotel, un
vecchio edificio di mattoni rossi a un piano con un ascensore traballante nella piccola
hall. Al mio orologio erano le sette e cinquantanove, così feci le scale tre gradini alla
volta, bussando alla porta della camera sedici alle otto in punto.
Venne ad aprire un uomo biondo e massiccio in camicia bianca a maniche corte e
fondina a tracolla. Mostrai la patacca per essere ammesso e lui mi fece segno di
entrare. Dudley Smith e un altro uomo erano al centro della stanzuccia squallida,
curvi sopra un tavolino da gioco pieghevole.
Smith guardò indietro oltre la spalla e mi salutò. — Freddy, ragazzo mio,
benvenuto! Lasciatemi fare le presentazioni: signori, questo è l’agente Fred
Underhill, il mio ultimo pupillo. Fred, ecco il sergente Mike Breuning... — Accennò
con la testa all’uomo biondo e massiccio. — E l’agente Fred Carlisle... — Accennò
all’altro, un tipo alto e magro, con la faccia pallida e gli occhiali con la montatura di
metallo. Strinsi la mano ai miei nuovi colleghi e scambiai convenevoli con loro fino a
che Dudley Smith non si schiarì la gola sonoramente per attirare la nostra attenzione.
— Basta con le stronzate — disse. — Freddy, racconta la tua storia a Mike e Dick.
Non tralasciare niente. Ecco, sta’ in piedi dietro questo tavolo come un bravo maestro
di cerimonie. Ah, sì, è magnifico.
Breuning e Carlisle accostarono le loro sedie mentre io prendevo posto dietro il
tavolino pieghevole. Smith sedette sul letto, fumando e bevendo caffè e
sorridendomi. Impiegai quindici minuti a ripetere il racconto. Mi resi conto che
Breuning e Carlisle erano impressionati. Guardarono Dudley Smith per avere
conferma, con deferenza quasi canina verso il grande poliziotto.
Lui sorrise loro. — Sì. Un autentico degenerato assassino di donne. Commenti,
ragazzi? Domande?
Carlisle e Breuning scossero la testa.
— Freddy? — chiese Smith.
— Una sola, Dudley. Quando cominciamo?
— Ah, ah, ah! Magnifico! Cominciamo subito, ragazzo. Ora ascoltate, ecco gli
incarichi per voi. Mike, tu andrai subito in Horn Drive. Pedinerai Eddie Engels. Gli
resterai incollato tutto il giorno e tutta la notte finché non tornerà a casa a dormire. Se
rimorchia delle donne, tieniti molto vicino. Afferri cosa voglio dire, ragazzo? Questa
bestia non deve fare altre vittime. Freddy, andrai anche tu in Horn Drive.
Interrogherai gli abitanti della strada sul loro vicino degenerato. Voglio nomi e
indirizzi di qualunque testimone oculare di violenze o abusi da parte di Engels.
Prenditi tutta la giornata per questo. Dick, tu andrai alla stazione di Wilshire a parlare
con il sergente Joe DiCenzo. Parlagli dell’omicidio di Leona Jensen. Di’ a Joe che sto
lavorando su questa indagine nel tempo libero; lui capirà. Leggi i rapporti sul caso:
coroner, brogliacci degli investigatori, elenchi dei beni, tutto. Prendi appunti. Io
stesso mi occuperò di scavare nel passato di Eddie bello. Ci ritroveremo qui
domattina, alla stessa ora. Ora mettetevi al lavoro e che Dio sia con voi! — Dudley
Smith fece schioccare le manone, segnalando il congedo in modo fragoroso.
Breuning e Carlisle uscirono con un’espressione di truce determinazione. Stavo per
seguirli quando Dudley Smith mi afferrò per un braccio. — Chiamami oggi
pomeriggio in ufficio, ragazzo. Verso le quattro.
— Certo, Dudley — risposi.
Smith mi strinse il braccio con molta energia, poi mi spinse gentilmente fuori della
porta.
Breuning era fermo sul marciapiede, evidentemente aspettando me. — Dato che
andiamo tutte due verso lo Strip, ho pensato che potrei seguirti — mi disse.
— Certo — risposi. — Dov’è la tua macchina?
— Dietro l’angolo. — Breuning stropicciava i piedi con una punta di nervosismo.
Intuii che c’era qualcosa che voleva dirmi. Tentai di facilitargli le cose. — Da
quanto tempo sei del mestiere, Mike?
— Undici anni. Tu?
— Quattro.
— Dev’essere stata dura sparare a quei due messicani.
— Non ci penso granché.
— Me lo chiedevo. A Dudley piaci, lo sai?
— Pare di sì. Perché me lo dici?
Lo stolido viso germanico di Breuning s’incupì. — Perché ho notato il modo in cui
lo guardavi, studiandolo come se fosse una specie di pazzo. Un sacco di gente pensa
che Dudley sia pazzo, ma non è vero. È furbo come una volpe.
— Ti credo. È semplicemente un attore e maledettamente bravo. È in gamba a dare
la carica. È il suo dono.
— Esatto. Vuole questo Engels, però. Maledettamente.
— Lo so. Me lo ha detto. Odia gli assassini di donne.
— È qualcosa di più. Devi conoscere Dudley. Io lo conosco davvero bene. Da
quando ero un pivello. È ancora seccato per la Dalia. Mi ha detto che il caso Engels è
la sua penitenza per non aver catturato quello che l’ha fatta a pezzi.
Ci pensai un po’. — Non era responsabile di tutta l’indagine, Mike. L’intero
dipartimento di polizia di Los Angeles e il dipartimento dello sceriffo non sono
riusciti a trovare l’assassino. Non è stata colpa di Dudley.
— Lo so, ma lui l’ha presa così. È un uomo religioso e sta prendendo davvero sul
serio questa storia di Engels. La ragione per cui tiro in ballo tutto questo adesso è che
Dudley vuole fare di te il suo numero uno. Dice che hai la stoffa per salire fino in
cima nel dipartimento. A me non frega un cazzo, mi piace fare il sergente
nell’investigativa. Ma dovrai giocare la partita alla maniera di Dudley. Mi rendo
conto che non hai paura di lui, ed è un male. Se gli attraversi la strada, ti fotterà ben
bene. Era questo che volevo dirti.
Sorrisi dell’ammonimento. Aumentò il mio rispetto per Dudley Smith e il mio
rispetto per Mike Breuning perché ne aveva parlato. — Grazie, Mike — dissi.
— Non c’è di che. Ora filiamo sullo Strip. Comincia a prudermi dalla voglia di
cominciare.
Mike andò a prendere la sua auto e si fermò dietro di me. Partii sparato verso
Wilshire, sperando che Eddie Engels fosse ancora un dormiglione, in modo che Mike
avesse qualcuno da pedinare. Svoltai a nord su la Cienega. Mike era proprio dietro di
me quando imboccai lo Strip, dieci minuti dopo. Arrivò Horn Drive e io accostai al
marciapiede indicando il bungalow di Engels e la berlina Olds. Mike sorrise e mi fece
il segnale con i pollici in alto. Lo salutai con la mano e risalii la collina, parcheggiai
la macchina e mi avviai a piedi per fare le mie domande.
Bussai alla porta di bungalow, cottage ben curati, appartamenti in château francesi
privi di ascensore, tane di artisti e castelli moreschi in miniatura e collezionai una
serie di espressioni vacue, sbadigli e scrollate di capo annoiate.”Spiacente, non posso
aiutarla, agente.” Eddie il fantasma. Quel lavoro richiese cinque ore. Alle due del
pomeriggio scesi alla tavola calda all’angolo fra Horn e Sunset e ordinai due
cheeseburger, patatine, insalata e un frullato all’ananas gigante. Ero affamato... e
nervoso per l’incontro con Lorna Weinberg.
L’uomo che mi servì era un banconista dall’aria distrutta. Si accasciò davanti a me
mentre attaccavo l’insalata, stuzzicandosi alternativamente i denti e il naso.
Evidentemente eravamo destinati a conversare; si trattava solo di vedere chi avrebbe
parlato per primo. Toccò a me, per pura necessità.
— Mi dia un po’ di ketchup, per favore.
— Certo, amico — disse l’uomo al banco, porgendomi una bottiglia di Heinz’s e
curvandosi per alitarmi addosso. — Lei è dell’ufficio dello sceriffo? — domandò.
Interessante.
— Polizia metropolitana — risposi. — Sei un ex detenuto?
— Sono pulito da sei anni. Sono uscito sulla parola, toccando legno. — L’uomo
fece il gesto elaborato di battere le nocche sul piano del banco.
— Mi congratulo con te — dissi. — Da quanto tempo lavori in questo locale?
— Due anni che lavoro. Toccando legno.
— Conosci abbastanza bene quelli del posto?
— Indigeni o clienti fissi?
— Molto furbo. Intendo gente che vive nel quartiere e frequenta questo posto.
— Oh! — Gli occhi dell’uomo si socchiusero in un’espressione astuta da
delinquente. — Ha in mente qualcuno in particolare?
— Sì. Uno di nome Eddie. Un tipo attraente sulla trentina. Capelli castani ricci.
Occhi castani. Benvestito. Un donnaiolo. Sempre con una bella fighetta a rimorchio.
Lo conosci?
Gli occhi dell’uomo rimasero impassibili. Quando finii, annuì, in modo quasi
impercettibile. — Sì, penso di sì.
Diventai aggressivo. — Sono un agente di polizia e largo di mance. Dimmi.
Lui si guardò attorno in cerca di orecchie indiscrete. Non ce n’erano. — Okay... lo
ha inquadrato bene. Un gigolò. Potessi averle io, le donne che ho visto con quel
bastardo. Senta, agente...
Frugai nella tasca della giacca cercando la foto di Maggie Cadwallader. — Lei? —
domandai. — Questa qui?
L’uomo esaminò la foto e scosse la testa. — Nooo, Don Giovanni non si farebbe
mai vedere con uno scorfano come questo. Che...
— Silenzio. Parlami delle donne che hai visto con lui.
Avvilito, riprese a voce bassa: — Materiale da dive del cinema. Autentiche
bellezze. Fighe di prima classe aggrappate a lui come se non ci fosse un domani.
— Conosci qualcuna di queste donne? Qualcuna di loro è cliente fissa?
— No, secondo me le porta qui per un hamburger alla svelta, perché vive da queste
parti.