CONCLUSIONI

Il mio amico Art era uno di quei tipi con cui era bello passare il tempo. Di successo, generoso, gentile e divertente, era l’uomo di punta dell’impero di prodotti per l’alimentazione naturale da lui stesso creato, e molto di più. Metteva in pratica ciò in cui credeva: amava fare snowboard e andare in mountain bike, mangiava prodotti integrali di origine vegetale da vent’anni... insomma, era uno degli uomini più in salute che avessi mai conosciuto.

È morto mentre scrivevo questo libro.

A soli quarantasei anni, è stato ritrovato nella doccia di un centro benessere di sua proprietà. Io non riuscivo a farmi una ragione della sua scomparsa, perciò la razionalità ha preso il sopravvento e mi sono sforzato di capire quale fosse stata la causa della sua morte. Pensavo che, se fossi riuscito a comprendere ciò che era successo, avrei potuto aiutare la sua famiglia a dare un senso alla sua perdita.

Ho preso in considerazione tutte le rare malattie cardiache congenite che possono causare una morte improvvisa nei giovani atleti. Forse la sindrome di Brugada? Mi è tornato in mente il caso di un maratoneta che era collassato a causa di questa rara malattia genetica1 che può essere scatenata dal calore.2 Allora ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che in effetti c’era stato un caso di decesso legato a un bagno caldo,3 perciò era plausibile che Art se ne fosse andato per questo motivo.

Si è scoperto che era stato davvero il calore dell’acqua a ucciderlo, ma non come credevo. Qualche giorno dopo, abbiamo ricevuto una chiamata dallo sceriffo, il quale ci ha detto che anche altre persone erano collassate in quella stessa doccia. In questo caso, però, erano state portate in un ospedale vicino e, fortunatamente, si erano salvate.

Art era morto per un avvelenamento da monossido di carbonio; probabilmente uno dei nuovi boiler installati non era adeguatamente ventilato. È stata una tragedia incommensurabile; non riesco a smettere di pensare a lui.

La sua morte mi ha fatto capire che, anche se mangiamo bene o abbiamo uno stile di vita sano, c’è sempre il rischio di finire sotto un autobus, metaforico o reale. Dobbiamo guardare sempre a destra e a sinistra, sia nella vita, sia prima di attraversare la strada. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, indossare le cinture di sicurezza e il casco da bici, e praticare sesso sicuro. (Dopotutto, la pratica rende perfetti!)

E poi dobbiamo dare valore a ogni giornata riempiendola di aria fresca, risate e amore – amore per noi stessi, per gli altri e per ciò che facciamo della nostra unica, preziosa vita. Questo è ciò che mi ha insegnato Art.

 

Alla ricerca del piacere

La prevenzione consiste nel fare qualcosa oggi per evitare che succeda qualcosa di brutto domani. Ci passiamo il filo interdentale non perché ci fa stare meglio, ma per evitare di stare peggio in futuro. Tutte le abitudini salutari che ho descritto nel libro possono essere concepite in quest’ottica: sono misure di prevenzione. Seguite una dieta più sana oggi per evitare di ammalarvi domani.

Ma una dieta sana, in realtà, fa molto di più.

Le industrie alimentari accumulano miliardi manipolando i centri del piacere che abbiamo nel cervello, ossia il cosiddetto sistema di gratificazione legato alla dopamina. Quest’ultima è il neurotrasmettitore che il cervello utilizza per ricompensarci quando ci siamo comportati bene e che ci stimola a ricercare cibo, acqua e sesso, tutti elementi necessari alla conservazione della specie. Questa risposta naturale è stata e continua a essere distorta per profitto.

L’industria alimentare, così come le aziende del tabacco e i signori della droga, è riuscita a mettere sul mercato prodotti che agiscono sul sistema di gratificazione della dopamina, che spinge la gente a fumare sigarette e a sniffare cocaina. L’essere umano ha masticato foglie di coca per almeno ottomila anni senza mai mostrare segni di dipendenza,4 ma quando alcuni componenti specifici di questa pianta vengono isolati e concentrati nella cocaina, cioè quando le foglie di coca vengono lavorate, sorgono dei problemi. Lo stesso discorso vale anche per lo zucchero. Dopotutto, sono poche le persone che si abbuffano di banane. Il fatto che lo zucchero venga separato dai cibi integrali in cui si trova può spiegare come mai si tende a indulgere più nelle bibite gassate che nelle patate dolci, o come mai è raro mangiare troppe pannocchie di mais, ma non siamo mai sazi di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio.

Il consumo eccessivo di alimenti zuccherini è stato spesso paragonato alla tossicodipendenza. Fino a tempi recentissimi, questo parallelo si fondava più sugli aneddoti che su solide basi scientifiche, ma oggi abbiamo la PET (tomografia a emissione di positroni), cioè la diagnostica per immagini che permette ai medici di misurare l’attività del cervello in tempo reale. Tutto è iniziato con uno studio che ha rilevato una diminuzione della sensibilità alla dopamina nelle persone obese. Maggiore era il peso dei soggetti studiati, meno reagivano alla dopamina.5 Osserviamo la stessa riduzione di sensibilità nei soggetti dipendenti dalla cocaina e dagli alcolici.6 Il cervello riceve stimoli talmente forti che finisce per abbassare il volume.

Quando ci ha spinto a mangiare le banane perché non c’era altro cibo, il nostro cervello da primati ha fatto una scelta sana e adattiva, ma oggi che la frutta è disponibile sotto forma di cereali zuccherati e colorati Fruit Loops, questa strategia evolutiva è diventata un ostacolo.7 La formula originale della Coca-Cola comprendeva foglie di coca, ma oggi, forse, è lo zucchero con cui sono state rimpiazzate a dare dipendenza.

Il cervello risponde in modo analogo ai grassi. Mezz’ora dopo aver mangiato uno yogurt ricco di grassi del latte, i soggetti studiati hanno mostrato un’attività cerebrale8 simile a quella di chi aveva bevuto acqua zuccherata.9 Se chi mangia regolarmente il gelato (che contiene zuccheri e grassi) prende un frullato, presenta una risposta dopaminergica attenuata. Il meccanismo è paragonabile a quello dei tossicodipendenti che, per riuscire a sballarsi allo stesso modo, devono drogarsi sempre di più. Uno studio basato sulla diagnostica per immagini ha dimostrato che il frequente consumo di gelato «è associato a una minore sensibilità dell’area preposta alla gratificazione [il centro del piacere], che rispecchia quella osservabile nelle tossicodipendenze». Quando la risposta alla dopamina è così blanda, si rischia di mangiare troppo nel tentativo di raggiungere il grado di gratificazione sperimentato in precedenza, determinando così un aumento di peso ben poco salutare.10

Che cos’hanno in comune i cibi grassi e quelli zuccherini? Sono molto energetici, e questo potrebbe avere a che fare più con la loro concentrazione che con il numero di calorie contenute. Il consumo di alimenti con il semaforo verde, che hanno per natura un contenuto calorico ridotto, non determina una risposta dopaminergica attenuata, ma una dieta caloricamente densa con lo stesso numero di calorie, sì.11 È la stessa differenza che corre tra la cocaina e il crack: dal punto di vista chimico sono equivalenti, ma il crack fa arrivare al cervello una dose maggiore di principio attivo in minor tempo.

Grazie alle recenti conoscenze acquisite sulle basi biologiche della dipendenza alimentare, qualcuno ha chiesto di inserire ufficialmente l’obesità nel novero dei disturbi mentali.12 Dopotutto, obesità e dipendenze sono accomunate dall’incapacità di trattenersi nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative per la salute, che è uno dei criteri che definiscono l’abuso di sostanze (il fenomeno è chiamato «trappola del piacere»).13 Ovviamente, definire l’obesità come una dipendenza sarebbe una pacchia per le industrie farmaceutiche, che già producono una grande quantità di farmaci in grado di alterare la chimica del cervello.14

Ad esempio, quando i ricercatori hanno cercato di somministrare un antioppiaceo ai mangiatori compulsivi (così come a volte agli eroinomani vengono dati antioppiacei per minimizzare gli effetti dei narcotici), questi ultimi hanno mangiato molti meno spuntini grassi e zuccherini: una volta bloccati i recettori degli oppiacei, infatti, gli spuntini non sembravano avere lo stesso effetto.15 Oltre a reclamare nuovi farmaci, gli esperti di dipendenze hanno chiesto che l’industria alimentare «riceva incentivi per produrre alimenti a basso contenuto calorico che siano più attraenti, gustosi ed economici, in modo che le persone seguano le diete più a lungo».16 Non ce n’è bisogno: Madre Natura l’ha già fatto: è a questo che serve il reparto ortofrutta dei supermercati.

Invece di prendere farmaci, potete innanzitutto evitare che il vostro centro del piacere si anestetizzi, mangiando cibi con il semaforo verde. Così facendo, la sensibilità alla dopamina ritornerà a livelli normali, il che vi permetterà di ricavare lo stesso piacere dai cibi semplici. Se mangiate regolarmente alimenti di origine animale e cibi spazzatura altamente calorici come il gelato, non sono soltanto le papille gustative a cambiare, ma anche la chimica del cervello. Dopo aver ingerito tre o quattro barrette di cioccolato, non solo una pera matura non vi sembrerà più dolce come prima, ma il vostro cervello indebolirà i recettori della dopamina per compensare la serie ripetuta di picchi di grassi e zuccheri. Di fatto, una dieta troppo ricca potrebbe farvi perdere anche l’entusiasmo per altri tipi di attività.

C’è un motivo per cui chi soffre di dipendenza da cocaina presenta una minore funzionalità neurologica in relazione allo stimolo sessuale17 e chi fuma risponde meno agli stimoli positivi.18 Nel cervello abbiamo circuiti collegati tra loro che mettono in rete tutte queste sensazioni. Dato che tali circuiti implicano la sovrapposizione delle vie dopaminergiche, ciò che ingeriamo può influire sul modo in cui viviamo tutti i piaceri della vita: provare per credere. Provare per sentire.

Avete capito dove voglio andare a parare?

Seguire una dieta a base di prodotti integrali di origine vegetale e riportare la sensibilità alla dopamina a livelli normali può permettervi di vivere pienamente ricavando più gioia, soddisfazione e piacere da tutto ciò che fate, non soltanto da ciò che mangiate.

 

Permettetemi di aiutarvi

Spero di essere riuscito a farvi capire che l’alimentazione non è quella materia stantia e asfittica che avete studiato alle scuole medie: è un argomento vivo che fornisce tantissime opportunità per migliorare la vostra vita. Tale abbondanza, però, può far nascere un problema: nell’ultimo anno, infatti, la letteratura medica si è arricchita di oltre venticinquemila articoli sull’alimentazione. Chi ha il tempo di leggerseli tutti?

Ogni anno, io e il mio gruppo di ricercatori studiamo tutti i numeri di tutte le riviste specialistiche sulla nutrizione pubblicate in lingua inglese nel mondo, perciò non occorre che lo facciate anche voi. Dopodiché, io redigo un elenco di tutte le scoperte più interessanti, innovative e concrete che siamo riusciti a individuare, e con queste informazoni realizzo ogni giorno nuovi video e articoli che carico sul mio sito no profit, NutritionFacts.org.

Tutto ciò che compare su NutritionFacts.org è totalmente gratuito. Il sito non contempla un’area a pagamento riservata agli iscritti per ricevere ulteriori informazioni che salvano la vita. I siti con un’area riservata agli iscritti in sostanza trasmettono il messaggio che, se non date un contributo, non riceverete informazioni che potrebbero far vivere meglio la vostra famiglia. Per me, questo è inaccettabile: i progressi della scienza della salute dovrebbero essere accessibili e disponibili gratuitamente per tutti.

Dato che ci rifiutiamo di vendere prodotti, di ospitare pubblicità o ricevere sponsorizzazioni, come facciamo a mantenerci? NutritionFacts.org è un’organizzazione no profit che, al pari di Wikipedia, vive delle donazioni effettuate dai visitatori che ne apprezzano i contenuti. Raggiungiamo così tanti milioni di persone che se uno solo su mille fa una donazione minima e deducibile dalle tasse, siamo in grado di coprire i costi dello staff e del server. (Personalmente non ricevo alcun compenso per il mio lavoro su NutritionFacts.org; ho la fortuna di poter donare il mio tempo con amore.) La speranza è offrire al pubblico un servizio talmente valido che chi visita il sito si senta spinto a sostenerlo per consentire a questa risorsa, che sostiene il cambiamento di stile di vita e che a volte salva la vita, di essere gratuita per tutti e per sempre.

Vi invito a visitare NutritionFacts.org e a renderlo parte della vostra vita. Ogni giorno carico nuovi video e articoli sulle più recenti scoperte scientifiche relative all’alimentazione. Potete iscrivervi alla newsletter giornaliera, settimanale o mensile che vi presenterà tante informazioni nuove, divertenti e succose. Sapere che questa lettura è ormai diventata un rito domenicale per molte famiglie mi dà una gioia immensa. Siamo al vostro servizio.

 

Assumersi la responsabilità

Il mio scopo è farvi avere le informazioni necessarie a ispirarvi cambiamenti salutari, ma in fin dei conti, tutto dipende da voi. Sappiate, però, che c’è un solo stile alimentare che si è rivelato in grado di far regredire le malattie cardiache in gran parte dei pazienti: una dieta basata su cibi integrali di origine vegetale. Ogni volta che qualcuno vi propone una nuova dieta, fategli una semplice domanda: «È stato dimostrato che possa invertire il decorso delle cardiopatie?» (La principale causa di morte che minaccia noi e i nostri cari.) Se la risposta è no, perché mai dovreste prenderla in considerazione?

Se questo è ciò che è in grado di fare la dieta a base di prodotti integrali di origine vegetale – invertire il decorso del nostro killer numero uno – non dovrebbe forse diventare la nostra alimentazione standard fino a prova contraria? E il fatto che possa anche essere efficace nel prevenire, curare e arrestare altre importanti cause di morte dovrebbe fornirvi un validissimo motivo per seguirla. Vi prego, provateci.

Potrebbe salvarvi la vita.

 

How Not to Die [«Come non morire», il titolo dell’edizione inglese, ndr] potrebbe sembrarvi un titolo strano, per un libro. Dopotutto, alla fine siamo tutti destinati a fare questa fine. Ma in questo caso si tratta di non morire prematuramente. Il messaggio del libro è che ciascuno di noi ha un potere enorme sulla propria salute. Gran parte dei decessi prematuri può essere evitata apportando cambiamenti minimi alla nostra dieta e al modo in cui viviamo.

In altre parole, una vita lunga e sana è soprattutto una questione di scelte. Nel 2015, il dottor Kim Williams è stato eletto presidente dell’American College of Cardiology. Quando gli è stato chiesto come mai avesse scelto di seguire una dieta strettamente vegana, ha risposto: «Non mi spaventa il fatto di morire, ma non voglio che avvenga per colpa mia».19

È di questo che parla il libro che avete in mano: assumersi la responsabilità della vostra salute e di quella della vostra famiglia.