Numero sconosciuto: Il mondo è pieno di maschere, eppure io mi priverei della mia per te.
«Be’, direi che questa volta è stato pure geniale, visto che siamo vicini a Halloween» dissi, mostrando il cellulare a Kate.
«Yup, gli piace essere ironico» commentò lei leggendo la frase sullo schermo.
«Se solo si decidesse a dirmi chi è, mi farebbe un grossissimo piacere» sbuffai, continuando a truccarmi.
Quel pomeriggio, come avevamo previsto, ci eravamo riuniti tutti a casa mia per truccarci e sistemarci per la festa che avevano organizzato a scuola per Halloween. C’eravamo tutti, tranne Cleo che sarebbe arrivata più tardi: era al famoso appuntamento con Fabrizio, il tipo del quinto anno, solo che non ci stava aggiornando per niente e io ero in pensiero per lei. Ci aveva promesso di usare la scusa dell’andare in bagno per scriverci, ma era passata un’ora e nessuna notizia. Forse era così presa dalla conversazione con lui che si era dimenticata di noi, me lo sarei aspettato da Cleo.
«Lo sai, vero, che forse potresti riuscire a rintracciare il numero?» mi domandò Andrea.
Sia lui sia Ludovico ci avevano degnato della loro presenza con la scusa che si sarebbero mascherati da personaggi del famoso videogioco con il quale erano fissati. A me andava bene qualsiasi cosa purché mettessero piede fuori casa e socializzassero con le persone, rispettavo le loro scelte di vita ma ogni tanto potevano fare un’eccezione.
«Sì, ho letto su internet come fare, ma non è affatto facile» spiegai. Mi ero informata, ma alla fine non ero stata in grado di trovare una soluzione al mio problema.
Pensai che prima o poi si sarebbe comunque stancato e che o avrebbe smesso o si sarebbe rivelato. Certo, ero curiosa di capire chi ci fosse dietro, ma non così tanto. In realtà, non mi cambiava nulla saperlo, visto che non era sicuramente una persona che mi interessava.
«Puoi anche rispondergli, tranquillamente, e chiedergli chi è» mi suggerì Ludovico.
«Posso rispondergli?» domandai confusa.
«Sì, anche se non vedi il numero di cellulare riceverà lo stesso il messaggio. E ti potrà rispondere.»
Mi sentii una stupida. Tra tutte le opzioni che avevo preso in considerazione quella della semplice risposta non esisteva, dato che pensavo che inviare un messaggio a un numero sconosciuto non fosse possibile. Forse non ci avevo pensato perché in fondo non mi importava così tanto sapere di chi si trattasse. A ogni modo, mi sentii fuori dal mondo quando Ludovico mi suggerì una soluzione così semplice.
«Be’, non ho molta voglia di farlo. Non mi interessa chi è il pazzo che si nasconde dietro a un numero sconosciuto, ho altri pensieri per la testa» dissi, passando la piastra su una ciocca di capelli.
Tra i miei pensieri principali c’erano Stefano e Leonardo. Il primo odiavo avercelo ancora in testa, era stato capace di intromettersi di nuovo nella mia vita. In seguito alla sua proposta di essere amici, aveva provato a scrivermi per sapere come stessi ma non gli avevo risposto. Non avevo ormai nulla contro di lui, non mi faceva alcun effetto la sua presenza, non era più come qualche tempo prima, quando mi bastava sentire il suo nome per avere i brividi. Ma non sapevo nemmeno come prendere tutta quella sua confidenza, non era normale e mi faceva insospettire. L’avevo solo sbloccato sui social per fargli capire che non provavo più odio per lui, soltanto indifferenza, quindi che lui mi spiasse o mi scrivesse non cambiava la mia giornata. Il secondo, invece, Leonardo, mi frullava nella testa per le sensazioni che continuava a farmi provare. Il giorno prima, dopo aver scoperto la proposta che mi aveva fatto Stefano, gli era scappata una mezza risata, come se non credesse nemmeno lui al suo migliore amico, cosa che mi fece insospettire ancora di più. Ci eravamo visti a scuola anche quella mattina, gli avevo chiesto il favore di portarsi dietro due compagne di classe alla festa di Halloween per farle conoscere ad Andrea e Ludovico: ero convinta che quella sera sarei stata Cupido e che le mie frecce avrebbero funzionato.
«You are crazy, sarebbe la prima cosa che farei se uno sconosciuto mi scrivesse» disse Kate, e non aveva di certo torto. Io però preferivo rimandare tutto.
«Pensiamo a prepararci» chiusi l’argomento.
La festa di Halloween che avevano organizzato quell’anno era molto attesa, e non tutti erano riusciti a entrare in lista, visto che la palestra poteva contenere un numero limitato di persone e non una scuola intera. Fortunatamente Cleo aveva l’abitudine di muoversi abbastanza in anticipo in tutte le cose che faceva, quindi il nostro posto era assicurato.
Sentivo che quella sera ci saremmo divertiti tutti tanto, e per di più saremmo stati bellissimi travestiti. Io non avevo ascoltato il consiglio delle mie amiche che mi avevano suggerito di travestirmi da Mercoledì della Famiglia Addams e avevo optato per il personaggio di Carrie, del libro di Stephen King, mentre Kate per Harley Quinn. Sul travestimento di Cleo non sapevamo nulla, solo che si sarebbe trattato di una qualche “sua amica”, ma non avevamo idea di chi.
«Ma prima andiamo a fare trick or treat?»
«No, Kate, siamo grandi ormai, non possiamo andare dalla gente per strada a chiedere dolcetto o scherzetto.»
«Ma è la cosa più bella di Halloween.»
«E poi non abbiamo il tempo per farlo, altrimenti rischiamo di arrivare tardi alla festa.»
Stavo decorando il mio viso con il sangue finto quando nella mia stanza piombò Cleo. Non appena la guardai notai gli occhi rossi, e le lacrime che le rigavano il volto. Qualcosa era andato storto.
«Cleo!» esclamai non appena la vidi. «Che cos’hai?» domandai.
«Non si è presentato all’appuntamento. E quando sono uscita dal bar, l’ho trovato per caso in un bar accanto con un’altra ragazza, si stavano baciando» ci raccontò.
Perché dovevano capitare tutte a lei? Perché i ragazzi si divertivano così tanto a prenderla in giro? Le corsi incontro e l’abbracciai forte forte. Sapevo che in quel momento aveva bisogno di conforto, aveva bisogno di capire che sarebbe andato tutto bene e che era solo un’altra persona sbagliata che aveva incontrato lungo il suo cammino.
«Vuoi che restiamo a casa e ne parliamo?» le domandai.
«No, voglio uscire, ballare e divertirmi. Basta. Sono finiti i tempi delle lacrime, anzi, non ho proprio più lacrime da sprecare per le persone che mi feriscono e che mi prendono in giro. Non voglio più stare chiusa in casa a piangere. Stasera noi usciremo e ci dimenticheremo di tutto ciò che è successo nei mesi precedenti fino a ora. Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Marilyn mi ha sempre detto una cosa importante: “Non piangere mai per un uomo, ti si sbava il trucco… E il mio mascara vale più di uno stupido maschio”. Mi sono truccata solo per sembrare ancora più bella, non sarà di certo lui a rovinare il tempo davanti allo specchio che ho perso questo pomeriggio» disse con voce ferma asciugandosi le lacrime.
Cleo era forte. Noi ragazze eravamo forti. Nessuno poteva metterci i piedi in testa. Nessuno poteva buttarci giù. E quando era successo ci eravamo alzate più forti e consapevoli di prima.
«Datemi il mio costume da Marina Crusnelli» disse Cleo.
«Cruselli?» domandò Kate confusa.
«No, Crusnelli» la corresse Cleo.
«Crunelli?» riprovò Kate, ma era tutto inutile.
Ci guardammo confuse, non avevamo idea di chi fosse quel personaggio ma grazie a delle immagini che aveva Cleo sul suo cellulare fummo in grado di aiutarla a ricreare più o meno quel look. Gli unici che si emozionarono un sacco quando sentirono quel nome furono Ludovico e Andrea, che la definirono una donna in preda alla pazzia perfetta per Halloween. Avrei voluto avere il loro stesso entusiasmo e soprattutto la stessa originalità di Cleo.
Ci facemmo scattare una foto da mia madre quando finimmo di prepararci: eravamo davvero belli. Mentre guardavo la foto pensai che Stefano aveva sempre avuto ragione su una cosa, le foto.
Prima di lui non avevo mai dato importanza a immortalare i momenti, ero più per il viverli e basta. Ma la testa dopo un po’ dimentica, la memoria si annebbia e tutto ciò che resta sono solo dei piccoli frammenti, piccoli momenti sfocati. Una foto invece è capace di ricordare attimi dei quali dentro di te non c’è più traccia. Sapevo già che un giorno, sfogliando un album di vecchie foto, mi sarei ricordata di quel momento con i miei amici e mi sarei messa a pensare. A pensare a quanto lontano fosse quel giorno e a quanto quella sera noi ragazze, ma soprattutto Cleo, avessimo realizzato di essere capaci di fare qualsiasi cosa. Di essere in grado di superare tutto a testa alta, da sole e con la complicità delle nostre amiche. Di quanto valore ci fosse in noi. E, soprattutto, che non avremmo più permesso a nessuno di farci sentire insicure o una seconda scelta.
Da quella sera molte cose sarebbero cambiate e me ne accorsi da tanti particolari. Da come Cleo aveva superato la delusione per un ragazzo che le interessava davvero; da come Stefano avesse tentato di rientrare nella mia vita e io me ne fossi altamente disinteressata; da come Kate stava portando avanti tante conoscenze nonostante il suo ex ragazzo la tentasse spesso. La nostra vita stava ufficialmente andando avanti. Noi stavamo cambiando. Stavamo crescendo malgrado le nostre delusioni.
Postai la foto su Instagram, non era una cosa che facevo spesso ma era bella, volevo condividere con il mondo un momento così speciale, insieme ai miei amici. Subito mi arrivò un commento da parte di Leonardo: “Che delusione, e io che speravo di vederti nei panni di Mercoledì :(”.
Le mie amiche mi presero in giro per quel commento fino a quando non arrivammo a scuola, continuando a dare ragione a Leonardo e dicendo che Mercoledì era il personaggio perfetto per me. C’era tantissima gente, il parcheggio era pieno di macchine e di motorini e tutti erano travestiti.
Da fuori si sentiva già la musica ad alto volume e si vedevano le luci che cambiavano colore. Eravamo emozionati? Certo che sì, non vedevamo l’ora di mettere piede in quella palestra.
«Andiamo dentro, sai mai che Fabrizio mi vede mascherata e prende paura prima di avere il coraggio di scrivermi un’altra volta» disse Cleo con in mano un coltello giocattolo. Siccome mi ero sentita parecchio ignorante quando Ludovico e Andrea avevano esultato sentendo quel nome, in macchina mi ero messa a fare una ricerca veloce e avevo scoperto che il personaggio di Marina Crusnelli era conosciuta in letteratura per aver perso la testa improvvisamente e aver ucciso il marito. Avevo un po’ paura che succedesse la stessa cosa anche alla mia amica.
Quando entrammo in palestra sussultai, sembrava un raduno di personaggi horror: tutti erano stati parecchio bravi con il trucco e l’abbigliamento. Non sapevamo dove andare e da dove iniziare, se dal buffet o dalle cose da bere.
«Col cavolo che mangio, a stomaco vuoto sale prima» decise Cleo per tutti, tirando fuori dalla sua borsetta dei mignon di alcolici.
La seguimmo e cominciammo a bere, mentre io mi guardavo in giro per scoprire se Leonardo era arrivato. Mi accorsi che Andrea e Ludovico stavano già sbuffando e discutevano dei giochi che avrebbero scelto per la Play una volta arrivati a casa.
«Bevete insieme a noi» proposi. Un goccino non avrebbe fatto altro che rilassarli.
Accettarono con riluttanza, buttarono giù i drink come se fossero acqua.
«Tieni d’occhio Cleo per qualche minuto? Vado a cercare una persona» sussurrai all’orecchio di Kate.
«Vuoi dire Leonardo» ammiccò lei.
«No.»
«Liar» sussurrò e mi fece l’occhiolino.
Ormai le mie amiche sapevano benissimo che Leonardo mi era entrato completamente in testa e che volevo scoprire la natura di quello che provavo per lui, se fosse cioè un’infatuazione momentanea o qualcosa di più profondo. E poi volevo capire che tipo di interesse avesse lui nei miei confronti, non volevo ritrovarmi a scoprire quando ormai era troppo tardi che era un bugiardo. Non so se avrei pianto, in quel caso, ma sicuramente ci sarei rimasta male. Non ero forte come Cleo, che riusciva a divertirsi lo stesso dopo una batosta.
Mentre vagavo per la palestra per cercare di uscire e magari telefonare a Leonardo, visto che dentro c’era troppo rumore, incontrai Stefano. Dal suo sguardo intuii che era irritato, e non era difficile indovinare il perché.
«Sai che è buona educazione rispondere» mi disse.
Appunto.
«Ti ho perdonato, ma un rapporto non si ricostruisce da un giorno all’altro» spiegai brevemente.
«Si dovrà pur cominciare da qualche parte.»
«Cominciamo dal salutarci, intanto, poi ne riparleremo… Sai per caso dov’è Leonardo?» domandai, non vedendolo insieme a lui.
«Perché ti interessa sapere dove sia Leonardo?»
«Gli ho chiesto un favore» mentii, in parte.
«Bello il costume, Carrie?» chiese.
«Già, tu Frankenstein?»
«Già, sapevo che ti saresti travestita da Carrie. Me ne parli dall’anno scorso…» accennò Stefano e io rimasi per qualche secondo sconvolta.
«Te lo ricordavi?» chiesi confusa.
Negli ultimi mesi della nostra relazione era così distratto che a me spesso sembrava di parlare da sola.
«Mi ricordo tutto di te, anche se non sembra» mi disse con uno sguardo ambiguo che non riuscii a capire.
Per mia fortuna non ebbi molto tempo per pensare a quella sua risposta perché Leonardo ci raggiunse, insieme alle due ragazze che gli avevo chiesto di portare. Fu un sollievo il suo arrivo, mi sentii più tranquilla e dalla mia testa si volatilizzarono i pensieri che già si stavano creando sul comportamento del mio ex.
«Jason Voorhees?» domandai notando la maschera che aveva in mano.
«Esatto, sono quello di Venerdì 13.»
«Dovrei cominciare a correre, allora?» ironizzai.
Lui appoggiò la maschera sul viso e mi disse: «Forse dovresti».
Nel frattempo Stefano ci stava guardando abbastanza confuso, aveva la stessa espressione sul viso ogni volta che vedeva me e Leonardo interagire in qualche modo. Sì, capivo che era strano vedere il suo migliore amico e la sua ex parlare in modo così amichevole, ma non mi sentivo per niente in colpa. E poi, davvero mi doveva importare dell’opinione di Stefano? Mi aveva tradita. Parlare con il suo migliore amico non doveva essere un problema per nessuno, non stavo facendo niente di male.
«Ho portato dietro i due… favori per te, non vedono l’ora di conoscere i tuoi amici» continuò Leonardo.
«I favori?» domandò Stefano.
«Sì, due miei amici sono in cerca di fidanzate, quindi volevo far conoscere a entrambi qualcuno che non fosse della nostra classe» spiegai.
«Voi due vi sentite spesso…» commentò sottovoce Stefano, guardando in basso.
Non sembrava averla presa troppo bene, eppure ero convinta che già lo sapesse visto che io e Leonardo ci facevamo vedere spesso insieme a scuola. Del legame che si era creato tra noi si erano accorti tutti, tranne Stefano a quanto pareva.
«Okay, i due ragazzi sono quelli là. Andate e presentatevi, non voglio che pensino sia tutto organizzato» dissi alle due, un po’ timide ma molto, molto belle.
«Sono mie compagne di classe, in realtà sapevano bene chi fossero quei due, volevano provare ad avvicinarsi da un bel po’ solo che non sapevano come, visto che non escono mai dall’aula e non si vedono mai alle feste o in centro» mi raccontò Leonardo, e mi fece ancora più piacere. Mi augurai solo che i miei due amici riuscissero a condurre una conversazione che non includesse la PlayStation o i giochi di ruolo. Era la loro occasione per uscire allo scoperto.
«Grazie mille, non hai idea di quanto sia importante» risposi guardandolo dritto negli occhi.
Il tempo di finire la frase e Clara si fiondò in mezzo a noi buttandosi su Stefano, probabilmente per ricordarmi che stavano insieme. Ma a me non importava più, come non mi faceva nessun effetto vedere Stefano che la baciava. Era tutto sotto controllo.
«Siamo un po’ un terzo incomodo qua» sussurrai, notando che Stefano e Clara si stavano praticamente mangiando la faccia accanto a me e a Leonardo.
«Non sarà per caso una scusa per invitarmi a ballare con te?» domandò il ricciolino.
Alzai gli occhi al cielo per sembrare infastidita, ma non riuscii nemmeno a trattenere un sorriso.
«Perché se è così non posso dirti di no» continuò.
«Non mi sarei per niente offesa se avessi rifiutato, anzi» risposi.
«Dai, andiamo, cuore di ghiaccio.» Circondò le mie spalle con il braccio e insieme andammo verso la pista da ballo.
Colsi l’occasione per dare un’occhiata veloce a Cleo, che stava chiacchierando tranquillamente con Andrea. Perché non stava parlando con l’amica di Leonardo, esattamente come stava facendo Ludovico? Anche Kate era sparita, forse era in bagno o magari con un ragazzo del quinto anno. Potevo stare tranquilla. Sapevo che Andrea avrebbe fatto compagnia a Cleo e che soprattutto non avrebbe potuto farle del male.
Ero da sola con Leonardo. Cioè, non ero proprio da sola perché in realtà eravamo circondati da tantissime persone che ci ballavano attorno, ma era come se lo fossimo. Mentre lo guardavo, mentre ballavamo come due scemi, mentre ridevamo e scherzavamo, mentre ci mettevamo in posa per farci scattare una foto insieme, mentre lui mi teneva la mano per farmi girare, mentre ridacchiavamo per come Ludovico ballava con la sua amica, mentre cantavamo a squarciagola i ritornelli dei nostri pezzi preferiti, mentre prendevamo sempre più confidenza, mentre lui si avvicinava a me cauto, troppo cauto, forse ricordando come avevo reagito a scuola, mentre io desideravo invece che facesse un passo in più verso di me, mentre fra i nostri corpi mano a mano si accorciavano le distanze… era come se in quella palestra esistessimo solo noi due. Il mondo andava avanti, mentre per me si era fermato nell’istante in cui avevo incrociato il suo sguardo.
Era strano. Era molto strano provare quelle sensazioni per la seconda volta con qualcuno. Non mi sentivo molto bene con me stessa, eppure non volevo nemmeno frenare il sentimento che giorno dopo giorno, risata dopo risata, presa in giro dopo presa in giro, sorriso dopo sorriso, sguardo dopo sguardo, stava nascendo con Leonardo.
Allungò la mano verso di me per farmi fare una giravolta, solo che nel farlo inciampai e per sbaglio gli andai addosso: «Imbranata» mi sussurrò lui ridacchiando.
Sorrisi ma il mio corpo era fermo, immobile, vicino al suo. Era come se ci fosse una calamita che mi impediva di allontanarmi da lui. Leonardo se ne rese conto, lo capì e non sembrò dispiacergli. Era sorpreso quanto me che stesse succedendo proprio a noi due?
Il suo volto cominciò ad avvicinarsi al mio. Mi morsi il labbro per la voglia che avevo di baciarlo, di capire che cosa mi passasse per la testa, di capire che cosa passasse per la sua. Ma il destino decise di bussare alla mia porta e di dirmi: “NO, NON ADESSO”, perché il mio cellulare cominciò a vibrare con insistenza e dalla paura che potesse trattarsi di Cleo mi allontanai da Leonardo.
«Scusami, non vorrei fosse successo qualcosa di grave» dissi tirando fuori il cellulare dalla borsetta. Leonardo fece un passo indietro, si irrigidì all’improvviso come se lentamente stesse tornando alla realtà e si sistemò i riccioli scompigliati.
Era Kate. E Kate non chiamava a caso le persone.
«Pronto?» Alzai la voce per farmi sentire.
«In bagno» sentii solo e chiuse la chiamata.
«Va tutto bene?» domandò Leonardo, preoccupato.
«Ehm… Non lo so. Devo andare nel bagno delle ragazze, ho paura che sia successo qualcosa alle mie amiche» quasi balbettai per la preoccupazione.
«Raggiungile, ci sentiamo dopo» mi disse, lasciandomi un bacio leggero sulla guancia.
Maledizione alle coincidenze della vita. Maledizione a me che ero a un passo dal baciarlo e avevo esitato. Maledizione al destino che si metteva in mezzo quando non doveva. Continuai così fino a quando non arrivai al bagno delle ragazze e vidi Kate davanti all’ingresso.
«Kate, è successo qualcosa?» domandai.
«C’è… una… in bagno che ti vuole parlare con urgenza, non mi ha voluto far uscire fino a quando non ti ho chiamata e le ho detto che stavi arrivando» mi spiegò.
Non mi presi nemmeno il tempo di domandarle chi fosse, ero talmente arrabbiata che mi fiondai dentro e basta. E quando entrai trovai Clara che mi guardava con odio.