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«Carino lui» mi disse facendomi l’occhiolino la mamma, la mattina dopo in macchina.

«Mamma…» mi lamentai.

«Che c’è? Ho solo detto che è molto carino, poi sembra anche molto gentile. È il ragazzo con cui ti senti?» mi domandò.

«Diciamo di sì, ma non è una situazione facile.»

«Per quale motivo?» Ecco da dove avevo preso la mia curiosità.

«Ti ricordo che è il migliore amico di Stefano» spiegai.

«Oh, tesoro, non è proprio il massimo, lo sai, vero? Gli amici si scelgono perché sono simili tra di loro e io non voglio che tu venga presa in giro da un altro come Stefano.»

«Lo so, ma Leonardo è diverso. Non te lo so spiegare, ma lo si capisce facendoci anche solo due chiacchiere. Ha una testa diversa per quanto riguarda le relazioni.»

«Non lasciare che ti prendano di nuovo in giro» mi raccomandò prima che scendessi dall’auto.

L’avevo promesso a me stessa, la mia nuova storia d’amore sarebbe dovuta partire con il piede giusto e soprattutto con una persona che fosse sincera con me. E, ovviamente, non poteva mancare il rispetto reciproco. Rispetto e trasparenza, due requisiti fondamentali. Senza quelli avrei lasciato perdere qualsiasi ragazzo. Ma Leonardo possedeva quelle due caratteristiche.

Quel giorno a scuola sembrava diverso, o forse ero io a essere diversa. Con la testa ero ancora alla sera prima. Era difficile da spiegare, ma era come se grazie a quelle ore con lui qualcosa in me fosse cambiato. Sentivo che era quello il mio nuovo inizio, che la mia vita sarebbe finalmente potuta ricominciare da lì, da una Nina che rideva, scherzava e si innamorava piano piano di un ragazzo che le stava facendo del bene.

Non era come mi ero immaginata innamorarmi di nuovo, era meglio. Sicuramente perché stava succedendo con la persona giusta. Un ragazzo che coglieva ogni singola occasione per farmi sorridere. Che se non mi vedeva ridere proprio non era contento.

Erano forse quelli i pensieri che facevano tutte le persone che, dopo una relazione deludente, trovavano la persona giusta? Non ne avevo idea, ma per me era così.

«Nina, oh mio Dio, non puoi capire» esclamò venendomi incontro Cleo mentre mi avvicinavo all’ingresso della scuola.

«Cos’è successo?» domandai.

«Leonardo mi ha detto di darti questa.» Mi porse un foglietto. «Ovviamente non ho resistito e l’ho già letta.»

L’aprii:

Questo è un modo funzionale e romantico che ho trovato per comunicare con te. Non ti senti un po’ Giulietta? Comunque, visto che non posso usare il cellulare perché Stefano mi controlla e non voglio rischiare, ci scambieremo questi fogli dandoci appuntamento ogni volta in un posto diverso senza che nessuno lo sappia. Se mai volessi farmi sapere qualcosa, puoi infilare il foglietto dentro la mia giacca, la lascio sempre in corridoio. Io farò lo stesso con te. Ci vediamo a metà della quarta ora, davanti ai bagni. Non vedo l’ora di poterti vedere e baciare, ti penso in continuazione. Leo. Ah, no, il migliore amico del tuo ex, così capisci meglio chi sono.

Sorrisi per le ultime parole, come suo solito non poteva fare a meno di scherzare.

«Quindi ora parlate tramite lettere? Ma quanto è romantico? Anche se… non sarebbe più semplice se lui cancellasse i messaggi dal cellulare?» chiese Cleo perplessa.

«Non può passare la giornata a cancellare di continuo i messaggi, anche perché Stefano gli chiede spesso il telefono e potrebbe notare qualcosa» spiegai.

«Siete bellissimi. Ti giuro che se potessi farei sparire Stefano dalla faccia della Terra, quello non fa che mettersi in mezzo» si lamentò.

«Continua anche a scrivermi messaggi» le dissi mostrandole la nuova sfilza di notifiche sullo schermo del cellulare.

Stefano: Buongiorno! Ti ho sognata questa notte.

Stefano: Sai che non vedo l’ora di arrivare a scuola per vederti?

Stefano: Sto pensando al tuo sorriso.

Stefano: Mi mancano i tuoi baci.

E, come se non bastasse, nel momento esatto in cui mostrai il cellulare a Cleo, arrivò anche un messaggio da parte dello sconosciuto, che da quando mi aveva dato buca davanti alle macchinette non si era più fatto vivo. Il dubbio che fosse Stefano o Leonardo ormai si era radicato nella mia testa, e tra Cleo e Kate erano persino partite le scommesse su quale dei due si nascondesse dietro l’anonimato.

Numero sconosciuto: Ho deciso che voglio dirti chi sono. Questa volta niente ripensamenti.

Un messaggio breve ma chiaro. Mi promisi di rispondergli con calma, volevo pensarci per bene, nulla di improvvisato. Bastava una parola sbagliata e poteva cambiare completamente idea, cosa che non volevo. Anche quella storia doveva essere chiusa.

«Che sanguisuga» disse Cleo.

«Già» risposi. «Come sta andando con Andrea? Alla fine siete usciti insieme?»

Cleo aveva deciso di recente di dare una possibilità ad Andrea. Sapevo che non era molto sicura, ma solo perché non riusciva a vedere Andrea come un fidanzato, dato che erano amici da un bel po’.

Però non si era negata l’occasione di conoscerlo meglio e di capire se ci potesse essere almeno una possibilità.

«Sto cercando di capire. Ieri sera è stato molto carino, mi ha portato a cena fuori e dopo siamo andati a casa sua a vedere un film, tutto molto tranquillo.»

«Tutto molto tranquillo, ma?»

«Ma niente, sto imparando a conoscerlo, al momento. Piuttosto, dobbiamo capire che cosa sta succedendo a Kate, perché ultimamente è di nuovo attaccata al cellulare a rispondere ai messaggi di qualcuno» rispose Cleo. Non aveva torto, a ricreazione il giorno prima Kate aveva a malapena aperto bocca perché era incollata al cellulare.

«Appena arriva a scuola parte l’interrogatorio» scherzai.

«Va bene chiunque, basta che non sia il suo ex fidanzato» quasi pregò Cleo.

Neanche il tempo di finire di parlare di Kate, che questa arrivò, con un sorrisone gigante e gli occhi fissi sul cellulare. Era l’unica di noi tre che continuava a sentire un sacco di ragazzi diversi, che usciva e chiacchierava con più persone, e io la capivo molto bene. Lei prima o poi sarebbe tornata negli Stati Uniti, e non le conveniva trovarsi un ragazzo stabile in Italia perché avrebbe rischiato di avere una storia a distanza molto difficile. In compenso conosceva persone nuove ogni giorno. Quelle che dovevano darsi da fare, stare attente e impegnarsi eravamo io e Cleo. Noi saremmo rimaste, e dovevamo cercare ragazzi che avremmo ritenuto giusti per noi. Anche se io forse l’avevo già trovato…

«Principessa, con chi stai parlando?» le chiese ironica Cleo.

«Un ragazzo che mi ha scritto su Instagram, non è della nostra scuola.»

«Ci sei già uscita?» chiesi.

«No, esco con lui questo pomeriggio. Ma mi piace, sembra tanto simpatico» ci raccontò lei.

«Quanto ti invidio, Kate, voglio la tua stessa abilità nel conquistare i ragazzi» si lamentò Cleo, ma poi i suoi occhi schizzarono in direzione di Andrea, che stava arrivando.

Notai subito come la mia amica, in un attimo, smise di essere tra di noi. Era come se sopra la sua testa fosse comparsa una nuvoletta con il simbolo del caricamento, era pensierosa. Ma capivo pure che lei, come me, aveva paura di soffrire: anche se Andrea sembrava un ragazzo tranquillo, Cleo voleva essere sicura della sua nuova relazione e quindi stava molto attenta a tutti i dettagli.

«Ragazze, siamo a novembre e siamo tutte e tre alla regola nove. Non vi sentite fiere di noi? Non so, mi fa quasi scendere una lacrimuccia il fatto che a settembre ci stavamo disperando e ora siamo qui che ci facciamo problemi sui nostri prossimi ragazzi» dissi.

«Abbiamo fatto dei passi da gigante.»

«Se fossi stata da sola, so che non ce l’avrei mai fatta» confessò Kate.

«Penso che nessuna di noi sarebbe stata in grado di affrontare un amore finito male da sola.»

«Siamo state dei geni a inventare quelle regole, dovremmo diffondere il nostro sapere al mondo intero. Sapete in quante hanno bisogno di una mano per dire addio ai loro ex stronzi? Troppe» intervenne Cleo.

«Le regole sono fatte bene, ma senza il giusto sostegno restano solo delle regole» dissi.

«Sono stata fortunata a trovare voi due, in così poco tempo vi voglio già tanto bene» sorrise Kate.

«Siamo fortunate tutte e tre, se non ci fossimo date una mano a vicenda saremmo ancora a letto a piangere» ridacchiai.

«Io avrei già preso un aereo per andare a trovare Mattia» disse Cleo.

«In effetti le valigie erano già pronte» ironizzai. «Una ha anche sfiorato la mia testa quando l’hai lanciata giù dalla finestra…»

«Ora siamo qui, ed è questo l’importante» concluse Cleo.

«Ciao, ragazze! Bella maglietta, Cleo» commentò Andrea passando accanto a noi. Poi aggiunse, rivolgendosi solo a Cleo: «“Solo chi ama conosce”, Elsa Morante, giusto?».

Cleo rimase a bocca aperta. Forse Andrea era l’unico in grado di notare e riconoscere tutte le frasi che la mia amica portava stampate addosso. Io quella mattina non ci avevo nemmeno fatto caso, per esempio.

«S-sì, Elsa» rispose Cleo sbalordita.

«Ci vediamo dopo» ci salutò Andrea.

«Lo vedete? Questo ragazzo sa come prendermi. Fatemi il nome di uno solo che sappia riconoscere Elsa da una citazione.»

«Elsa sarebbe una scrittrice?» domandò Kate.

«Ecco, appunto. Quel ragazzo mi farà andare fuori di testa» tuonò Cleo ed entrò a scuola.

Affrontammo la mattinata con un certo entusiasmo, io ero così serena che riuscii a prendere tanti appunti e a stare attenta alle lezioni come non succedeva da secoli.

In realtà ne avevo di cose di cui preoccuparmi fra Leo, Stefano e lo sconosciuto che mi aveva detto di volersi rivelare. Non gli avevo ancora risposto, non sapevo nemmeno se volessi farlo, in fondo sapere l’identità di quella persona non avrebbe cambiato nulla nella mia vita.

Passai anche l’intera ricreazione dentro la classe, non volevo incontrare per sbaglio Stefano, non avevo voglia di sentire i suoi discorsi. Mi bastavano i suoi messaggi, che continuavano ad arrivare e arrivare. Prima o poi mi sarei stufata, lo sapevo, e gli avrei risposto malissimo. Riuscivo ad avere pazienza abbastanza a lungo, ma quando finiva ero tremenda.

Arrivò finalmente anche la quarta ora. Io preparai un bigliettino per Leo, da lasciargli per le ore in cui non ci saremmo visti:

Leo (ormai uso quasi sempre il tuo soprannome, direi che sto facendo dei passi da gigante), mi fa molto ridere dover parlare con te tramite dei foglietti, però se è questo l’unico modo per poterci vedere mi adatto. Sì, è anche molto romantico, ma voglio lo stesso che Stefano la smetta di provarci con me e che ti lasci stare il prima possibile. Mi manchi tanto, anche se probabilmente avremo appena finito di baciarci quando ti avrò consegnato questo foglietto. Ci vediamo domani a scuola prima della ricreazione, verso la fine della seconda ora al solito posto perché nelle ore dopo ho dei professori che non danno il permesso di andare al bagno con così tanta tranquillità. A domani.

Uscii dalla classe con la scusa del bagno e, quando arrivai davanti quello dei ragazzi, Leo era già lì che mi stava aspettando.

«Eccola» sorrise accogliendomi tra le sue braccia.

«Parlare con dei foglietti? Seriamente?» domandai ridacchiando.

«È l’unica cosa che mi è venuta in mente, ammettilo che sono creativo.»

«Sei creativo, romantico e anche un po’ banalotto.»

«Chiamalo banale, il comunicare con dei bigliettini perché se ci vede il mio migliore amico chiudo un’amicizia che va avanti da una vita.» Per fortuna aveva colto la mia ironia.

«Non ho molta voglia di parlare di Stefano, sta continuando a mandarmi messaggi su messaggi. Non lo sopporto più, non voglio nemmeno sentirlo nominare» sbuffai, ancora tra le sue braccia.

«Puoi fare quello che vuoi, basta che non credi alle sue parole. Lo sai che ci sa fare da quel punto di vista.»

«Sì, sta tirando fuori tutti le cose più belle che abbiamo passato insieme pur di convincermi a ripensarci.»

«E pensa a cosa siamo costretti a fare per non peggiorare la situazione» sussurrò Leo, lasciandomi un bacio sulla fronte.

«Sono o non sono fantastica? Ti appoggio persino in queste cose! Ti sto aiutando a salvare un’amicizia anche se mi costa parecchio. E mi tocca pure leggere i tuoi foglietti decifrando la tua pessima scrittura…» scherzai.

«La prossima volta lo faccio scrivere da qualcun altro, se non mi apprezzi.»

«Ti ho portato un foglietto anche io, nel caso in cui non ci potessimo vedere fino a domani. Almeno sai dove trovarmi» dissi, e glielo passai.

«Allora vedi che questa cosa dei foglietti ti diverte?»

«No, per niente, però mi adatto, per te.»

«Sei la migliore» sussurrò lasciandomi un bacio sulle labbra.