1.
Anton
1° Febbraio 2019
Parigi, sede della DBM Security
Passo il sapone sulla spalla destra, sopra il tatuaggio con la scritta latina “carpe diem” e poi sulla spalla sinistra, dove c’era un altro tatuaggio che ormai non esiste più.
All’inizio lavarmi era sconvolgente, ma ora non ci faccio caso. Il pettorale sinistro, la spalla, il braccio e parte del fianco sono rovinati dalle ustioni ma non messi troppo male, un paio d’anni fa era peggio. La proteina che George sta sperimentando su di me sta migliorando l’interno del fianco.
Esco e mi asciugo il viso. La cicatrice dalla spalla risale il collo e arriva alla guancia sinistra. Mi sfigura il volto, anche guardarmi allo specchio all’inizio non è stato semplice, ma adesso la noto molto meno, generalmente sono gli sguardi degli estranei a ricordarmi in che condizioni è il mio viso.
Mi aggiusto l’asciugamano sui fianchi ed esco dalle docce della palestra della DBM. Di solito non le uso mai, ma in questi giorni non c’è molto da fare e ho iniziato ad allenarmi qui, oltre alla mia consueta corsa mattutina.
Da quando abbiamo salvato Claire Masson e poi aiutato la gendarmeria nella tremenda missione, in cui per poco il capitano Valerj non moriva e dove Charles è stato ferito, sono rimasto a Parigi. Sono qui con i ragazzi della squadra della DBM Security Nizza e mi sono occupato di aggiornare diversi protocolli di sicurezza assieme a Michelle Du Bois, ma mi manca il movimento, spero che presto torneremo a Nizza. Non è che stia male a Parigi, anzi, lavorare con Michelle è sempre stimolante, anche troppo forse. Non devo affezionarmi a lei, meglio tornare alla vecchia routine della DBM Nizza con incarichi che mi coinvolgano giorno e notte così da non rimuginare troppo.
Entro nello spogliatoio, apro l’armadietto di fronte alla panca e mi
prendo i boxer. Do le spalle alla porta d’ingresso e mi sono appena tolto l’asciugamano quando sento dei passi, sarà Bruno che ha finito la sua serie infinita di sollevamento pesi. L’Orso è un fissato della forma fisica e mi ha stroncato poco fa. Ho ceduto prima di lui e l’ho lasciato alla lat machine
a sollevare un peso folle.
«Oh, Dio, scusa Anton!»
Una voce che non mi aspetto mi fa sussultare, l’istinto di girarmi è più forte del buon senso. Volto la testa verso destra da dove arriva la voce di Michelle.
Ha gli occhi sbarrati, il viso paonazzo e un’espressione imbarazzata. Per un attimo non capisco che cosa stia succedendo.
Perché è qui?
Poi realizzo che dovrei coprirmi, ma non lo faccio, non saprei che cosa coprire.
Il viso, il pettorale o il sesso? Non è certo il mio cazzo la parte di me che vorrei nascondere, per fortuna lì è tutto a posto.
Ed è proprio lì che lei indugia tanto da farmi sorridere.
«Che cosa guardi Michelle?»
Il suo sguardo scatta sul mio e arrossisce fin sulle orecchie, si volta e scappa via. Non posso evitare di scoppiare a ridere.
Sento passi pesanti e so che è l’Orso ancora prima che la sua voce roca mi chieda.
«Che cazzo hai fatto alla piccola, è uscita come se avesse visto…?», si blocca. Alzo le sopracciglia e lui scoppia a ridere.
«Anton, non devi illudere le ragazzine con il tuo uccello, crei in loro false aspettative» e inizia a spogliarsi mentre io indosso i boxer.
«Che vuoi dire?»
«Che quella povera ragazza ora farà i confronti e i fighetti che frequenta non hanno i centimetri per competere con te e con me.»
Mi giro di scatto.
«Ha visto nudo anche te?»
Alza le spalle.
«È capitato l’altro ieri. Ma il fatto che sia ancora vivo vuol dire che non ne ha parlato con Dom.»
«Cazzo! Hai rischiato la vita!»
«Ehi, amico, io sono solo venuto a lavarmi, non credevo ci sarebbe stata anche lei. Purtroppo, finché non aggiusteranno le
docce dello spogliatoio femminile, sarà un casino.»
Ah, giusto, ecco perché era qui. Me n’ero proprio scordato, in fondo non uso mai gli spogliatoi. Certo, non mi aspettavo di ritrovarmi in una situazione così imbarazzante, non con la mia partner delle ricerche più ardite al computer.
Michelle era sconvolta.
«Bruno, tu che cosa le hai detto dopo che ti ha visto nudo…»
Lui mi viene vicino, ha l’asciugamano e il doccia schiuma. Ogni volta che me lo trovo accanto mi stupisco di quanto sia enorme, ha un fisico da culturista, con splendidi tatuaggi sulle braccia e sul petto parzialmente nascosti dai peli scuri.
È dieci centimetri più alto di me ma non mi sento minacciato, lui è un amico.
«Le ho fatto una battuta sulle mie dimensioni e lei è arrossita, si è scusata e la cosa è finita lì. Ma per te sarà diverso.»
«Perché, scusa?», chiedo un po’ preoccupato. Di solito Bruno non fa mai cenno alle mie cicatrici e resto male per l’insinuazione che lei sia inorridita da ciò che ha visto.
«Perché tu le piaci e parecchio, e non si scorderà facilmente quello che ha visto», mi spiega con tono condiscendente come se gli avessi fatto una domanda idiota.
Io invece quasi mi strozzo con la saliva mentre lui parla.
«Che vuoi dire?»
«Che ha una cotta per te e farà parecchi sogni su… tutto questo» e indica il mio inguine per poi proseguire verso le docce.
«Mi ha squadrato per bene in effetti», considero sopra pensiero, mi sarei aspettato che fissasse la cicatrice del braccio invece i suoi occhi erano decisamente interessati a quello che c’era sotto.
«Di che ti stupisci? È giovane, sana, tu sei un bel ragazzo con un gran buon attrezzo, dovreste scopare insieme una di queste sere prima che torniamo a Nizza, così vi levate il pensiero entrambi.»
«Ma io… io non posso!»
La sola idea è assurda, Dom prima mi taglierebbe le palle e poi mi ucciderebbe scaricandomi nella Senna di notte. E anche se fossi così temerario, lei è così giovane. Piccola e innocente Michelle, non sono di certo il suo tipo.
Una parte del mio cervello mi avvisa che lo sguardo con cui mi ha
divorato era tutto tranne che innocente, ma io non ho mai pensato a Michelle in quel senso. Cioè è bellissima, simpatica, intelligente ma è una collega, è più giovane e il suo cognome la rende intoccabile.
«Certo che puoi, ti funziona tutto benissimo, anche troppo, la mia amica Jenevieve chiede ancora di te.»
«Non parlo di quello…», sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Io e Bruno siamo usciti assieme a delle sue amiche e in effetti ci siamo divertiti parecchio con loro. Bruno conosce decine di ragazze, un po’ perché ha lavorato come buttafuori in locali pieni di belle donne, un po’ perché, diciamolo, è un dongiovanni.
«…ma del lavoro. Poi sarebbe strano. E non dimentichiamoci di Dom.»
Dominique Du Bois è il padre di Michelle nonché socio di maggioranza e fondatore della DBM Security. Il mio capo, insomma.
Bruno fa spallucce.
«Tu verrai con me a Nizza tra tre giorni e lei resterà qui, fossi in te la renderei felice e non ci penserei più. Guarda che non serve essere stronzi. Puoi scopare con una donna e restare suo amico. Io lo faccio sempre» e con questa frase mi lascia solo.
Mi rivesto in fretta e penso che sì, Bruno ha un sacco di amiche
, ma non so se riuscirei a essere così disinvolto come lo è lui.
Fare sesso con Michelle?
La sola idea mi dà brividi sulla schiena perché ripenso al suo sguardo acceso, alle sue labbra socchiuse. Chiudo gli occhi e sospiro. Sì, è una bella ragazza sexy a cui piaccio, ma queste sono cose per Bruno. Non potrei portarla a letto e poi sedermi al computer vicino a lei e lavorare come se niente fosse.
Michelle non è Jenevieve, non è una delle amichette di Bruno con cui mi sono divertito qualche settimana fa, lei è una collega e le situazioni si complicano quando vai a letto con una collega, come dimostra la situazione che sta vivendo Isabel con Andres.
Esco dallo spogliatoio e vado verso il bunker, cioè la sala server, ma non faccio che un paio di passi perché la trovo lì, appoggiata al muro con le braccia conserte. Mi sta aspettando.
«Ehi», dico.
Lei mi fissa, indossa la tuta e si vede che ha sudato.
«Finché non aggiustano lo spogliatoio delle ragazze io devo
entrare lì. L’accordo è che quando un ragazzo entra mette un calzino, un berretto. Perché non hai messo nulla?»
«Non sapevo di doverlo fare, non lo uso quasi mai, scusa.»
Lei sbuffa e si avvia verso la porta, quando mi passa accanto le afferro un braccio.
«Michy, perché sei arrabbiata? Non è successo niente.»
Lei ha le guance rosate e stringe i denti.
«Non volevo vederti nudo.»
Quella frase è una doccia gelata e la lascio subito, come se mi scottasse.
«Non ho pensato che l’avessi fatto di proposito, se intendi questo. So di non essere un bello spettacolo.»
E lei corruga la fronte.
«No, non intendevo, Anton, tu sei …»
Ed eccola la pietà che arriva.
«…troppo sexy, ora quando lavoreremo ti immaginerò nudo e non va bene!»
Ha le guance imporporate e penso che sono un idiota. Bruno me l’aveva detto e ha ragione, le piaccio!
«Oh, io, non so cosa dire», mormoro senza parole.
Bravo, scemo, proprio una frase da stupido!
Il fatto è che non so bene come mi sento. Uno strano calore mi riscalda il petto e mi fa stare bene, è piacevole sapere che lei mi vede sexy, nonostante il mio corpo sia pieno di cicatrici.
Michelle scappa via e ora mi sento proprio, ma proprio scemo.
Le corro dietro ma sulla porta dello spogliatoio c’è un elastico per capelli.
Entro coprendomi gli occhi.
«Michelle, non puoi scappare così, voglio finire il discorso.»
«Non c’è molto da dire. Io sono entrata, ti ho squadrato per bene, a te ha dato fastidio e ora mi sento un’idiota.»
«Per prima cosa non sarai mai un’idiota, c’ero anche io quando hai violato il sito di Iliad. E quello non lo potrebbe mai fare un’idiota. Poi non è vero che mi ha dato fastidio, solo mi hai sorpreso, non me l’aspettavo» prendo fiato e lo dico. «Quando hai cicatrici come le mie, la vergogna è una compagna fedele che non ti molla mai.»
Sento i suoi passi poi mi tocca la mano che ho sugli occhi.
«Mi è piaciuto moltissimo quello che ho visto, perché mi piaci tu, sciocco. Dovresti saperlo da mesi, ma non ci arrivi proprio?»
È più bassa di me, ed è mezza svestita, indossa gli short e un top sportivo, il suo seno quasi mi sfiora l’addome e sto deglutendo perché mi guarda con desiderio ed è così carina, così adorabile. La mia pelle formicola e mi rendo conto che la sua vicinanza mi sta eccitando.
Un colpo di tosse ci fa girare.
Bruno gocciolante d’acqua e con uno striminzito asciugamano sui fianchi ci osserva divertito.
«Ragazzi, io mi devo vestire, che ne dite se il discorso lo finite dopo?»
Michelle scatta verso la maglietta, se la infila e va dentro il cubicolo del bagno.
Bruno mi fa l’occhiolino.
«Mi sono coperto, così non ti faccio fare brutta figura, perché nel confronto ci avresti perso.»
Rido di cuore perché ha ragione, ma soprattutto perché mi ha impedito di fare una stupidaggine. Avevo una voglia folle di toccarla, di abbracciarla e se non fosse arrivato lui forse l’avrei anche fatto.
«Sempre il solito esagerato! È tutto proporzionato e tu sei un bestione, Orso, è ovvio che anche quello sia grosso come tutto il resto.»
Lui sbuffa e si siede sulla panca.
«Lo so, a volte è un problema avercelo così lungo e così grosso, sai quante ragazze dopo averlo visto si sono offerte di fare un lavoro di bocca pur di non prenderlo nel culo? Che tristezza!»
Scoppio a ridere perché non sta esagerando, c’ero anche io quando la tipa gli faceva candidamente la proposta. Esco e vado nella sala server, c’è diversa posta ancora da smaltire e devo concentrarmi sul lavoro, non pensare a Michelle e al suo sguardo provocante.