2.
Michelle
Parigi, 4 Febbraio 2019
Papà ha indetto una riunione a sorpresa e sono curiosa di sapere di cosa si tratta. Oggi c’è anche Paul, ma credo sarà la normalità visto che ora la sede della Provenza è affidata a Isabel.
Quante cose sono cambiate nella DBM negli ultimi due mesi. Il 2019 è iniziato malissimo con il ferimento di Charles e del capitano Andres Valerj, l’ex comandante di Isabel quando era nella gendarmeria e nostro contatto di riferimento nell’operazione che ha coinvolto Charles. Ma forse Andres è qualcosa di più per Isabel, lo ha accudito per tutto il mese in cui è rimasto in ospedale e ieri sono partiti per Nizza, lei lo ha accompagnato a casa.
Sono contenta che abbiano dimesso il capitano perché è un uomo in gamba e sono ancora più contenta che lei l’abbia seguito. Quei due sono una bellissima coppia e lui la ama così tanto, è evidente: Isabel deve solo fare pace con se stessa, spero che capisca presto che è l’uomo giusto e si mettano assieme.
Oggi non ci sarà Isabel, ma non ci saranno neanche Dimitri e Ferdinand, non che mi dispiaccia, con quei due mi sento sempre sulle spine. Sono bravissime guardie del corpo, infatti hanno seguito in Germania il cliente che abbiamo in questo momento alla DBM Parigi, ma non ho con loro un rapporto di amicizia come quello che ho con Charles o con Bruno.
Entro nella sala riunioni e la prima persona che vedo è Anton, già seduto davanti al suo portatile. Come se avesse percepito il mio sguardo, solleva gli occhi dallo schermo e mi sorride.
Sento il calore salirmi al viso, abbasso la testa e cammino verso quella che di solito è la mia sedia, vicino a Charles da un lato e con Anton dall’altro. Cerco di evitare gli occhi di ghiaccio che tormentano i miei sogni e mi rivolgo al “ragazzino” Medorì, che con il suo consueto modo di fare esuberante mi fa i complimenti per il nuovo taglio di capelli.
Già, perché che cosa dice il codice delle ragazze quando ti rendi ridicola con il ragazzo per cui stravedi da due anni? Cambi pettinatura perché è il momento di una svolta. Ho dato un taglio ai capelli e anche alle mie speranze segrete di poter un giorno frequentare Anton, perché lui non è interessato a me, non lo è mai stato e io mi sono crogiolata per mesi in sogni a occhi aperti. Non gli piaccio abbastanza. Oh, certo, gli piace lavorare con me, ma devo rassegnarmi al fatto che per lui sono e sarò sempre e solo una collega.
Tre giorni fa ho fatto la mia mossa e lui? Nulla, come se non ci fossimo parlati e visti mezzi nudi. Niente di niente. È ovvio che la mia è un’attrazione a senso unico, anche se prima che arrivasse Bruno mi è sembrato che lui potesse… Sciocchezze, il mio ego ferito deve rassegnarsi. È meglio metterci una pietra sopra e andare avanti. Salvo poi dovermi sedere proprio accanto a lui, sentire il suo inconfondibile profumo, e non resisto, lo sbircio e il mio stupido cuore batte forte. Sei una smidollata Michelle!
Apro con stizza il mio portatile cercando di non avvicinarmi troppo al braccio di Anton e sperando che lui non mi parli, e guardo i miei colleghi.
Bruno è di fronte a me e sta sorridendo al telefono, probabilmente una delle sue donne gli ha mandato qualche foto osé. L’Orso è un bestione di quasi due metri per 110 kg di muscoli e tatuaggi. Fa paura solo ad averlo davanti, eppure è gentilissimo, un orsacchiotto, soprattutto con Isabel, che adora.
Paul Moreau, il socio di mio padre, uno degli uomini più belli che abbia mai visto, sta aprendo un fascicolo e sposta dei fogli. La sua fronte è priva della ruga che aveva sempre; da quando vive con l’amore della sua vita, Claire Masson, e la loro figlia, è più sereno. Non solo ha perso l’aria da uomo tormentato, ma sembra persino ringiovanito. Di certo ride molto di più, non tanto quanto Charles, che da quando convive con George ha sempre un sorriso da un orecchio all’altro.
Mi giro verso il terribile ragazzino
della DBM Nizza, il mio caro amico Charles Medorì, che per poco perdevo a inizio anno, quando un delinquente ha cercato di ucciderlo. Anche per questo adoro Andres Valerj, perché gli ha salvato la vita, prendendo lui il
proiettile che era destinato a Charles.
E proprio il ragazzino
mi dà una gomitata e indica Anton.
«Secondo te a cosa sta lavorando?»
Mi volto verso Anton e vedo il suo profilo illuminato dallo schermo.
È stupendo
.
Osservo le labbra che si muovono, lo fa sempre quando è concentrato, come se parlasse tra sé. Quelle labbra che ho sognato per notti intere…
Sono proprio patetica!
Ripenso al giorno in cui l’ho conosciuto, l’ho guardato prima da questo lato, quello integro e ho pensato che fosse stupendo, poi si è voltato e ho visto il dolore nei suoi occhi. Devo aver fatto una faccia da deficiente, non mi aspettavo che la perfezione fosse deturpata. Ora se lo osservo noto a mala pena la cicatrice. Non credo sia per il preparato che il compagno di Charles, il brillante professor George Mitchell, sta sperimentando su di lui, quanto per il fatto che vedo oltre il suo viso. Io vedo il suo carattere gentile, premuroso. Dei Pessimi Soggetti che compongono la DBM Nizza, Anton è il più posato. O almeno così sembra, perché quando lo osservo penso che lui sia un lago profondo. Se Paul è il mare che con le sue tempeste può travolgere tutto e tutti, e Charles è un torrente impetuoso, Anton è il lago tranquillo sotto le cui acque si nascondono vortici pericolosissimi.
Almeno per me è davvero pericoloso, perché sempre più spesso quando è così vicino, trovo difficile concentrarmi.
Per fortuna mio padre entra con il suo passo deciso e la riunione ha inizio.
«Ciao a tutti. Questa è la prima riunione del nuovo assetto della DBM. Come sapete Isabel è già a Nizza e presto anche Anton e Bruno lasceranno Parigi.»
Li guardo e mi mordo l’interno della guancia, mi mancherà, mi mancheranno entrambi. Dopo più di un mese con loro intorno mi sono abituata alla nuova routine.
«Charles e Paul resteranno qui in pianta più o meno stabile, a seconda delle esigenze e dei casi che si presenteranno a Nizza.»
Mio padre lancia uno sguardo eloquente al suo socio e poi
prosegue. «Stiamo valutando di integrare la squadra nizzarda con altri elementi, anche alla luce del nuovo caso di cui ci parlerà Paul.»
Gli splendidi occhi azzurri di Paul ci osservano uno a uno e resto incantata a guardarlo mentre lui inizia la relazione.
«Un imprenditore nizzardo, René Lefebvre, il mese scorso è stato coinvolto in un incidente stradale nel quale il suo autista e guardia del corpo è morto. Lui ha riportato diverse ferite, tra le quali un danno molto grave al ginocchio che ha compromesso per sempre l’articolazione.»
Mi sfugge un verso di sorpresa e Charles lo copre intervenendo.
«Mi ricordo, brutta storia, la stessa notte dell’incidente i suoi locali andavano a fuoco.»
Paul annuisce.
«Esatto, la gendarmeria sta indagando sugli incidenti dolosi e se esiste correlazione.»
«Aveva legami con spaccio o altro?», chiede Bruno.
«Lui dice di no e io gli credo. Vedete, René è l’ex di Pauline e sia lei che Stefan lo ritengono un uomo onesto.»
«Forse si è rifiutato di aprire i locali allo spaccio e queste sono azioni intimidatorie», suggerisce papà e io la penso come lui. Anche Anton annuisce e non posso evitare di guardarlo, è come una calamita, quello che non mi aspetto è che incroci il mio sguardo e sorrida.
«René ci ha assunto per proteggere lui e la sua fidanzata perché due giorni fa anche la sua auto è stata manomessa di nuovo.»
«Merda! Ce l’hanno proprio con lui», afferma Bruno e Paul annuisce.
«La DBM Provence dovrà seguire il caso. Anton puoi inviare a Isabel tutte le informazioni? Lei conosce René personalmente e non credo avrà obiezioni. Ho provato a chiamarla ma non mi risponde, proverò più tardi, tu intanto condividi i dati in nostro possesso.»
Anton interviene: «Saremo solo noi tre a Nizza? Se dobbiamo vigilare sul cliente, la fidanzata e i locali ci serve almeno un altro uomo.»
«O donna», dico e non so perché, forse perché nessuno a parte Anton ha posato gli occhi su di me.
Paul mi guarda e si fa serio.
«Sì, certo, potrebbe essere un’idea. Che dici Dom, Michelle potrebbe andare a Nizza con i ragazzi?»
Mio padre corruga la fronte.
«Che sciocchezza, serve un professionista non un analista.»
Charles si schiarisce la voce e Anton interviene.
«Se Michelle seguisse la parte informatica io potrei affiancare nella vigilanza Bruno e Isabel.»
«Certo, anche perché Dom, scusami, ma qui non mi pare che abbiate tanto da fare, sono due giorni che mi giro i pollici», dice Charles stravaccandosi.
«Non se ne parla, Michelle deve restare a Parigi», afferma mio padre con un tono così perentorio da farmi arrabbiare.
«Perché? Pensi che non sarei in grado di controllare la vigilanza della sede della DBM Nizza? È quello che faccio qui!», protesto e lui scuote la testa.
«Qui sei sempre con noi e ti indichiamo cosa guardare, lì non riusciresti…»
Mi alzo in piedi perché non tollero più l’atteggiamento di mio padre.
«Non riuscirei a fare cosa? A controllare le telecamere, i telefoni e i collegamenti degli auricolari, che stai dicendo papà? Sai benissimo che sono competente.»
Lui scuote la mano, come se fossi una mosca noiosa.
«Andrà Dimitri e tu piantala di fare l’isterica.»
Charles emette un verso strozzato mentre con la coda dell’occhio vedo la mano di Anton stringersi a pugno. Ma è Paul quello che interviene.
«Dom stai esagerando. Michelle, scusalo, lui non intendeva…»
«Sì, intendevo proprio che non è in grado, diglielo Anton che non è abbastanza brava» e mio padre lo fissa in attesa di una conferma.
Mi volto perché sono davvero sbalordita dal comportamento di papà e voglio capire se anche Anton la pensa come lui.
I suoi occhi di ghiaccio però sono sgranati e tutto nel suo viso indica lo stupore mentre fissa mio padre, quasi non credesse alle sue orecchie. Poi sospira e dice: «Dominique, credo che il tuo giudizio sia falsato dalla preoccupazione per tua figlia, Michelle ha mostrato molte volte di essere assolutamente all’altezza.»
Grazie, grazie, grazie.
Devo davvero trattenermi dall’abbracciarlo.
«Non andrai a Nizza da sola, con loro due», insiste mio padre, davvero contrariato dalla risposta di Anton.
Bruno inarca un sopracciglio e osserva Dom, Paul gli mette una mano sul braccio, come per impedirgli di intervenire.
Bravo papà, in un colpo solo ha insultato me e metà della squadra, bravo davvero!
«Non sei tu il responsabile della sezione nizzarda, chiederò a Isabel. L’esperto informatico ha appena affermato che mi ritiene all’altezza, per te Paul va bene se mi unisco alla squadra che vigilerà su Lefebvre?»
So di mettere Paul in una brutta situazione, ma lui annuisce tranquillo.
«Senti anche Isabel, naturalmente avrà lei l’ultima parola, ma per me va bene.»
«Che stai dicendo?», sbotta mio padre con un tono di voce davvero alto. «Lei farà ciò che dico io, sono suo padre.»
L’ultimo briciolo di pazienza che avevo conservato, grazie al sostegno di Anton, si disintegra e metto le mani sul tavolo, sporgendomi in avanti.
«Ho ventidue anni, sono maggiorenne e sono una dipendente che lavora sodo, proprio come tutti gli altri in questa stanza, non la tua figlioletta mantenuta. Se non mi vuoi con la squadra a Nizza dovrai licenziarmi.»
Anche lui si alza e mi urla contro: «Sei licenziata allora, fuori di qui!»
Ci fronteggiamo e Charles mette una mano sulla mia, mentre Paul si alza e prende Dom per un braccio.
«Amico, qui non si licenzia nessuno, calmati, ok?»
«Non intrometterti, Moreau, è una cosa tra me e mia figlia.»
«Ti sbagli papà, questa è una questione di lavoro» e lo sfido facendo un sorrisetto soddisfatto e incrociando il viso divertito di Anton. Lui mi sostiene, lo so, lo vedo dalla sua posa e dal suo sguardo partecipe. Sapere che lui è con me mi dà la forza di finire la discussione.
«Licenziami pure e da domani andrò a lavorare per la Renoir
Investigation, sapete tutti che mi ha già fatto due offerte di lavoro. Se non mi dai questa possibilità esco di qui e vado subito dalla concorrenza.»
Paul si sporge in avanti alzando le mani.
«Ok, ok, stiamo calmi. Ragazzi, io e il mio socio dobbiamo parlare da soli con Michelle, uscite, per favore.»
Charles si alza e mi sussurra: «Tieni duro, noi siamo con te.»
Vedo Bruno che mi fa l’occhiolino, mentre Anton mima “non mollare”.
Mi giro verso mio padre, che sembra avere il fumo che gli esce dalle orecchie.
Appena la porta si chiude e rimaniamo noi tre, Paul riprende.
«Dom non possiamo permettere che Michelle vada dalla Renoir, mi spiace amico, ma ora è il tuo socio che parla e per la DBM Michelle è importante. Andrà a Nizza, sotto la supervisione di Isabel non avrà alcun problema, lo sai anche tu quanto sia responsabile Blanche. Inoltre, penso che non vi farà male mettere un po’ di spazio tra voi e schiarirvi le idee.»
«E se le capitasse qualcosa? È un lavoro pericoloso lo sai», esclama mio padre esasperato.
Oh, papà.
È burbero e irritante, ma lo so che mi vuole bene e che teme per la mia incolumità.
Inspiro e cerco di blandirlo: «Lo so, papà. So che facciamo un lavoro pericoloso. Ti sei dimenticato che sono qui da due anni? Forse non sarò stata sul campo ma conosco i rischi. Sarò molto prudente e mi atterrò alle indicazioni di Isabel. Fidati di me per una volta, non sono più una bambina e ho partecipato a molte operazioni, non ultima quella di salvataggio di Charles.»
Papà mi osserva e scuote la testa.
«Non sei mai stata in prima linea.»
«Non lo sarò neanche questa volta, lo vuoi capire? Stare seduta di fronte al computer qui o a Nizza, che differenza può fare?», gli chiedo, cercando di mantenere un tono di voce calmo e poco aggressivo.
«Ha ragione Dom, sarà nella sala controllo, esattamente come qui», sottolinea di nuovo Paul. «Si tratta di una cosa provvisoria
finché non assumeremo un analista o un esperto in vigilanza. Dai, amico, stai ingigantendo la questione senza un vero motivo.»
Guardo Paul e non gli ho mai voluto così bene, lo abbraccerei per quanto gli sono grata.
Mio padre mi scruta con gli occhi così simili ai miei e mi accorgo del momento in cui cede. Mi ammonisce comunque.
«Voglio rapporti giornalieri, non compirai azioni pericolose, non sarai una guardia del corpo e pretendo da te la massima professionalità. E tu, Moreau, mi aspetto che i tuoi Pessimi Soggetti si comportino benissimo con lei, hai capito?»
Noto che Paul si sforza di non ridere e gli posa una mano sulla spalla.
«Ci penso io a istruirli a dovere.»
Papà esce come una furia e Paul si siede sbuffando.
«Grazie», gli dico e lui mi sorride e penso che sia proprio bellissimo.
Paul con la sua mascella cesellata, gli enormi occhi blu e quell’espressione strafottente è davvero sprecato come agente di vigilanza, avrebbe dovuto fare il modello o l’attore.
«L’ho sempre saputo che hai la sua tempra, ma dovevi proprio sfoderare gli artigli l’unica volta in cui non c’era Isabel?», si lamenta.
«Con lei sarebbe stato più facile convincerlo, lo so, mi spiace, non era certo premeditato. La verità è che è più testardo di un mulo!»
«Un mulo? Peggio di un mulo!»
Ridiamo, poi lui prova a chiamare Isabel per avvisarla del mio arrivo, ma lei non risponde.
«La chiamerò questa sera, stai tranquilla, sarà molto contenta di averti con sé a Nizza.»
Gli credo, Isabel si è sempre mostrata molto attenta e si fida del mio giudizio. Mio padre sarà uno zuccone ma almeno i miei colleghi mi hanno sostenuta, sono soddisfatta e orgogliosa di me.
Vado nella sala server sperando di stare un po’ in tranquillità ma trovo Anton. È seduto sulla mia poltrona e mi aspetta a braccia conserte, accanto a lui c’è Charles, in piedi appoggiato a un armadio. Appena mi vede si raddrizza. «Allora?»
«Andrò a Nizza!», dico entusiasta.
Charles mi prende tra le braccia e mi fa volteggiare mentre io rido,
osservo Anton che fa un mezzo sorrisetto e scuote la testa.
«Anton, ce la vedi la piccola tra i Pessimi Soggetti? Io sì, è perfetta!»
Lui mi scruta e quell’esame così attento mi provoca di nuovo quel brivido lungo la schiena. C’è una luce che non gli ho mai visto mentre afferma: «Sì, Michelle è davvero perfetta.»