5.
Anton
Dopo ieri sera sono rimasto a pensare a Michelle per parecchio tempo. Devo starle alla larga, mi sono avvicinato troppo a lei. Ieri ho perso la mia proverbiale calma e non sono stato per nulla obiettivo. Le ho urlato contro e, come se questo non fosse già grave, l’ho fatto nel bel mezzo della missione. Ok, mi sono scusato. Ma essere così protettivo nei suoi confronti è un segnale che il mio rapporto con lei è compromesso.
Se ci fosse stata Isabel al suo posto non mi sarei mai sognato di fare commenti sul suo vestiario o sul suo atteggiamento con il barista. La verità è solo una e la devo accettare. Michelle non è Isabel. Michelle mi piace e questo è un enorme problema, perché so bene che non le sono indifferente, me lo ha detto in faccia, maledizione!
Non posso intrattenere relazioni con una collega, non posso più avere rapporti sentimentali con nessuno, figuriamoci con lei! Sarebbe troppo pericoloso.
Un conto sono le amiche di Bruno e le serate divertenti che finiscono con del sesso occasionale. Altro è stringere un legame con qualcuno che mi è così vicino.
Sono stato tormentato tutta la notte da immagini di Michelle, di Bea e del fuoco. E, per rendere tutto ancora più angosciante, dopo moltissimo tempo ho sognato anche la mia famiglia.
Questa mattina mi sono alzato di cattivo umore e sono andato a correre per cercare di zittire tutti i pensieri che mi borbottavano in testa.
Dopo dieci chilometri ero distrutto, ho spinto al massimo, più che potevo, facendo urlare i muscoli e mettendo a tacere fantasmi del passato. La stanchezza mi dà la calma necessaria che mi consente di andare lavorare alla DBM dopo una rinvigorente doccia gelata.
Entro e non c’è ancora nessuno, Isabel e Bruno arrivano poco dopo, quando sto bevendo un caffè e mi aggiornano sul programma della giornata.
«Andremo a Cannes con René, tu potresti passare di nuovo in rassegna i filmati e controllare che non ci fossero altre persone che lo osservavano con insistenza, oltre al tipo che ha identificato Michelle?»
«Nessun problema, invece abbiamo notizie dalla gendarmeria di chi fosse quell’uomo?», chiedo mettendo nel lavandino la tazza. Usiamo solo tazze di ceramica, le ha comprate Charles che è un ecologista convinto.
«Non ancora, Andres andava questa mattina dai suoi colleghi. Spero ci chiami presto», ammette Isabel e le sue guance diventano rosa.
Io e Bruno ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Isabel e Andres stanno legando molto e mi fa piacere, da un lato, dall’altro sono terrorizzato. Il capitano è troppo in gamba e averlo così vicino mi agita.
I miei amici se ne vanno proprio mentre arriva Michelle.
«Ehi, che si fa?» e si siede vicino a me. Il suo profumo mi avvolge ed è una piacevole fragranza di gelsomino che ho imparato a conoscere.
«Sto ricontrollando le riprese della serata, prendi un caffè e poi magari mi aiuti, ti va?»
Lei mi mette una mano sulla spalla e alzo la testa.
«Sai che mi piace stare vicino a te, certo che mi va.» Il suo tono di voce è caldo, insinuante mentre ammicca maliziosa.
Non posso credere alle mie orecchie, non mi aspettavo nulla del genere…
Sta flirtando con me? Merda!
La pelle mi formicola e l’elettricità tra noi è una scossa che mi fa eccitare. E addio ai buoni propositi fatti durante la corsa! Quando si allontana cerco di respirare e di calmarmi.
Lavoro, lavoro, lavoro mi ripeto come un mantra, apro un po’ di finestre nel desktop e cerco di concentrarmi.
Nell’inquadratura del bar c’è Michelle che ride con quel barman. Stringo il mouse quando noto che lui la indica a un collega mentre si allontana e si danno di gomito.
Ieri mentre il Twelve era chiuso io e Bruno abbiamo messo i microfoni in alcuni punti del locale. Il bancone è uno di questi. Mi metto le cuffie e sento la sua voce mentre dice: «Quella me la faccio entro dieci giorni, sicuro, guarda che culo fantastico!»
Stronzo! Col cazzo che la sfiorerai, se ci provi ti taglio le mani!
Sto pensando a come strappargli la lingua quando il profumo di Michelle mi avvolge ed è di nuovo accanto a me.
«Dovresti stare alla larga da quel barman, dice porcherie su di te.»
Michelle si irrigidisce.
«Che intendi? È pericoloso? Dovrei uscire con lui questa sera.»
Le parole escono dalla bocca prima ancora che abbia elaborato un pensiero.
«Te lo proibisco. Non esiste proprio che tu esca con quello.»
Lei incrocia le braccia e socchiude gli occhi.
«Tu-mi-proibisci? E chi saresti? Se per caso te lo fossi scordato, io ce l’ho già un padre ossessivo e possessivo, non mi serve certo qualcun altro che mi dica cosa posso fare!»
Ha alzato la voce, l’ho fatta infuriare, ma quel tipo non va bene per lei e se non lo capisce con gli eufemismi sarò più chiaro.
«Sveglia Michelle, quello vuole solo portarti a letto!»
«E se a me andasse bene? Che faresti se una notte di sesso fosse proprio quello che voglio? Tu e Bruno non fate altro che portarvi a letto donne per una notte e basta. Che cambierebbe se questa volta fossi io a farlo?»
Non posso credere a quello che ha appena detto. Michelle vuole una notte di sesso con quello? No, non è possibile.
«Che cosa cambia!? Tu, tu non puoi farlo e basta!»
«Sentimi bene, perché non ho intenzione di ripetertelo: tu non mi dai ordini! Hai capito?»
Mi sta puntando l’indice al petto ed è così furiosa, così arrabbiata, così piena di fuoco che, cazzo!, mi sta venendo un’erezione per quanto è sexy!
La porta della DBM si apre ed entra Andres, Michelle lo guarda come se fosse il suo salvatore.
«Capitano! Per fortuna sei qui, spiega a questo zuccone che se flirto un po’ con il barman la mia copertura diventerà più solida.»
«Be’, sì, certo. Quando fai l’infiltrato reciti una parte, ti metti una maschera e in effetti ci si aspetta che faccia delle cose diverse da quelle che normalmente faresti», concorda lui avvicinandosi.
Michelle mi guarda come per dire: “Che ti dicevo!”
Non è così, non deve andare con quel viscido verme che ha scommesso su quanto tempo impiegherà per scoparla.
«Non sei in un covo di mafiosi e non ne va della tua vita se non lo fai, sei una cameriera e devi solo controllare gli avventori, che c’entra il barista?»
«Sei peggio di mio padre, mi sono proprio stancata di discutere con te. È Isabel il capo della sezione, dov’è?»
«Sì, la cerco anche io», interviene Andres e sono contento di avere la possibilità di cambiare discorso perché sto uscendo fuori dai gangheri e rischio di fare qualcosa di avventato. Devo muovermi, non posso starle qui seduto accanto, mi alzo e mi passo le mani tra i capelli, sento su di me lo sguardo di Michelle. Mi rendo conto troppo tardi che la maglia si è alzata, scoprendo in parte l’addome e dandole una bella visione della mia cicatrice, merda!
Lei si alza in fretta, deve essere rimasta disgustata da quello che ha visto, come posso darle torto?
«Devo andare, a dopo» e scappa via.
Non riesco a stare fermo, sono arrabbiato con me stesso perché sono danneggiato e non vado bene per lei, ma anche con Michelle perché mi si è insinuata sotto la pelle e mi fa perdere obiettività per colpa di quello stronzo di barman.
«Lo sapevo che era una pessima idea farla diventare operativa», borbotto esasperato.
«Una pessima idea per chi? Per te o per lei? Ti piace proprio tanto, vero?»
Mi giro verso il capitano e lo osservo, ha l’espressione divertita di chi ha capito tutto. Ecco, l’ho detto io che è troppo sveglio, lo sapevo, cazzo!
Sono bravo a mentire, lo faccio da anni e quindi nego l’innegabile.
«No, non è per quello, ma per Dom, non fa che mandarmi messaggi e pretendere resoconti. In questo caso mi pare di fare due lavori: il primo, quello con te e l’altro di guardia del corpo di Michelle.» Sbuffo in modo esagerato per sottolineare la mia frustrazione. Non so se l’ho convinto perché mi dà le spalle e va a prendersi un po’ d’acqua.
«Sarà, ma forse dovresti andarci piano, sai che cosa succede se stringi troppo? Lei si allontanerà da te. Se invece le dai fiducia sarà lei stessa a chiederti consiglio.»
«Hai fatto così con Isabel quando eri il suo capo? No, perché non mi pare sia finita molto bene», dico e mentre parlo mi pento delle mie parole. Andres non la prende male, anzi ridacchia.
«In effetti non hai tutti i torti.»
Il bip del mio telefono vicino al portatile mi fa tornare al lavoro.
«Ok, l’Orso e Isabel sono arrivati a Cannes con René, tutto in ordine», dico a Valerj, che voleva sapere dov’era Isabel.
«Non sapevo sarebbe andata a Cannes, dovrei parlarle», ammette con un tono serio che attira la mia attenzione. L’allegria di prima sembra sparita.
«Rientrerà in giornata, Lefebvre aveva un incontro con un possibile acquirente di uno dei due locali incendiati», gli spiego. Strano che Isabel non gliene abbia parlato, ma forse quando sono insieme fanno altro, mi suggerisce una vocina maliziosa dentro la testa.
«Bene, io invece ho buone notizie, l’uomo che lo guardava ieri sera è Gastone Debert.»
«Questo è molto interessante, abbiamo un nome», dico passandomi una mano sul mento, non mi faccio la barba da due giorni, anche questo non va bene, mostra come non ci stia con la testa da quando Michelle lavora con me a questo caso.
«Che ti hanno detto su di lui?», chiedo perché concentrarmi sul lavoro è l’unica cosa sensata ora.
«Niente che non sapessi già, io e Isabel abbiamo incastrato a Bordeaux il suo vecchio capo, lui è scappato e da allora è ricercato.»
«Un po’ poco. Vediamo di conoscere meglio questo Gastone Debert.»
Non aspetto la sua risposta, apro l’intranet della gendarmeria e vado a controllare chi è questo tizio. Quando si apre la scheda completa inizio a leggere.
«Esperto in auto. Ok, ci sta che abbia manomesso l’auto di Lefebvre. Collegato all’attività di Marcel Fournier. Bene, ora vediamo chi è questo Marcel Fournier.»
Si apre una scheda e c’è una stringa che lampeggia, io e Andres leggiamo assieme: “rilasciato per buona condotta.”
«Merda! Porca puttana è fuori!», sbotta il capitano ed è la prima volta che fa qualcosa di poco ortodosso, lo guardo divertito.
«Allora almeno le parolacce le dici, pensavo fossi un santo.»
Lui non ride, è serissimo, delle rughe gli solcano la fronte e mi tocca una spalla.
«Siamo nei guai, chiama Bruno, Isabel non mi risponde, non mi sento tranquillo a sapere che Gastone è qui in giro e che Marcel è libero.»
«Che vuoi dire?» chiedo mentre una brutta sensazione mi attraversa.
«Io e Isabel abbiamo arrestato Fournier anni fa a Bordeaux. Spero di sbagliarmi, ma Gastone era il suo braccio destro e ieri al locale potrebbe aver riconosciuto Isabel.»
Mentre Andres chiama Isabel con il suo telefono, io provo con Bruno dal portatile e poco dopo appare la faccia barbuta del mio amico, mentre sullo sfondo scorgo il mare e René.
«Il mio genio preferito, che vuoi?»
«Orso, dov’è Isabel?», interviene Andres.
«Si è fermata nello scantinato del locale incendiato a scattare un po’ di foto, dovrebbe arrivare tra mezz’ora, io e Lefebvre siamo sullo yacht, un vero spettacolo.»
«Merda! Ecco perché non risponde!»
«Che succede?», domanda Bruno preoccupato.
«Sembra che il tipo che seguiva Lefebvre conosca Isabel. È una vecchia conoscenza del capitano e pare che abbia un conto in sospeso con lei», spiego in fretta.
«Puoi tornare al locale, prendere Isabel e poi tornare qui?», domanda il capitano.
Ma io lo blocco dicendo: «No, non possiamo mettere lasciare solo il cliente.» Lefebvre non deve correre rischi e aggiungo: «Bruno, resta lì, ti raggiungiamo il prima possibile.»
Mi alzo in piedi appena la connessione si chiude.
«Andiamo a Cannes, guido io. Qualcuno deve stare con Lefebvre», poi prendo il telefono e la chiamo: «Michelle torna qui, andiamo a Cannes, Isabel potrebbe essere in pericolo.»
Questa volta Michelle non discute e riaggancia subito. Non importa quanto possiamo esserci urlati contro, per Isabel dobbiamo essere una squadra, siamo dei professionisti.
Il capitano sta chiamando qualcuno al cellulare.
«L’uomo per cui lavorava Debert è fuori per buona condotta, com’è possibile? Fournier è a piede libero!»
È pallido, le labbra livide, sta ascoltando e noto come tutto in lui sia teso. Andres ama Isabel, se ci fosse stato bisogno di una conferma, ora ce l’ho sotto gli occhi.
Sento la voce agitata di una donna che risponde: «Andres, Fournier è irreperibile, la pattuglia che oggi è andata a controllarlo non l’ha trovato. È meglio se Blanche sta in campana finché non lo ritroviamo, magari dille di stare da te.»
«Pensi che Gastone fosse lì in esplorazione ieri sera?», le chiede lui, deve essere la gendarme che segue il caso di René.
«Lei è una superstar, i giornali hanno parlato del suo lavoro per Lefebvre, se Fournier non è uno stupido l’avrà saputo.»
«E non potendo uscire di notte avrà mandato il suo galoppino ad accertarsi che fosse proprio lei, sì certo, ha senso», si massaggia il mento cercando di riflettere. «Vado a Cannes dove si trovano Lefebvre e Blanche ma ti terrò aggiornata.»
Riaggancia e in quel momento Michelle entra nell’ufficio, non perdiamo altro tempo e usciamo tutti assieme per salire sul Range Rover della DBM.
Michelle si siede dietro e si rivolge ad Andres che è accanto a me: «Mettiti bene la cintura e tieniti forte, capitano, perché ora Anton ci farà volare.»
Le mie labbra si piegano da sole in un sorriso, il tono di adorazione che ha usato, il modo in cui l’ha detto mi rendono fiero di me.
E, ha ragione, perché sono davvero un dannato pilota!
«Ottimo consiglio» e accelero.
Andres viene schiacciato addosso allo schienale del sedile mentre partiamo alla velocità massima che il Rover può darmi.
Michelle fa un gridolino di gioia, neanche fosse su una giostra, poi si sporge in avanti verso Andres: «Lui è un vero pilota di formula uno, è incredibile.»
Qualcosa mi esplode nel petto, sì, dannazione, sì, sono bravo, e arriveremo a Cannes nel minor tempo possibile. Schiaccio l’acceleratore e porto la macchina al limite. Non deluderò Michelle e neanche Isabel.