18.
Anton
Questa mattina quando mi sono svegliato mi sono subito reso conto di essere solo. Michelle se n’era andata lasciandomi un messaggio sul tavolo della cucina.
“Dormivi così profondamente che mi spiaceva svegliarti. Devo essere a casa prima di Isabel. Ci sentiamo in giornata. È stato bello, dobbiamo rifarlo ;)”
Ho sorriso come un ebete per tutto il giorno, tanto che René in auto si è divertito con Bruno a prendermi in giro.
Almeno finché non è arrivata la telefonata di Fabienne.
Da quel che ho capito quella donna un po’ isterica questa volta non ha tutti i torti, hanno beccato René e Caroline dopo il loro pranzo mentre passeggiavano e andavano in sopralluogo a La Guarida . Lui è stato assolutamente impeccabile, c’ero anche io, ho visto come non abbia mai superato i limiti, ma le foto fatte da un paparazzo avevano l’inquadratura giusta per far sembrare che tra loro ci fosse del tenero.
René ha cercato di giustificarsi ma Fabienne non l’ha praticamente lasciato parlare.
«Vuoi che violi il sito del giornale e rimuova le foto?», ho chiesto quasi sopra pensiero, dopo che lui ci ha spiegato l’accaduto.
Lefebvre ha sgranato gli occhi mentre Bruno interveniva per rimediare al mio errore.
«Be’, ecco, Anton a volte, sai… È come per me, per poter proteggere casa tua devo sapere aprire qualsiasi porta chiusa, così da mettere la migliore serratura. Anton fa lo stesso, per poter blindare le tue e-mail deve saper entrare dove vuole.»
René ha ringraziato.
«Il problema non sono le foto, del tutto innocenti, ma che lei non abbia dubitato per un attimo che io l’abbia tradita. Non si fida più di me.»
L’amarezza nella sua voce mi ha colpito e credo abbia toccato anche una corda sensibile dell’Orso, perché quando siamo arrivati al Twelve Club gli ha fatto una proposta.
«Devi uscire con me una sera, ti presenterò delle amiche. Scommetto che tutto il tuo malumore sparirà quando loro si prenderanno cura di te, sono due gemelle fantastiche.»
«Due gemelle? Hai una grande opinione di me, Bruno», ha risposto divertito René.
«Be’ cazzo, sei lo scapolo più ambito della Costa Azzurra, con un curriculum da playboy di tutto rispetto, è impossibile che tu non ce la faccia!»
Stiamo ridendo tutti e tre quando la vedo, Michelle è bellissima con i capelli corti sulle spalle, gli occhi scuri che mi seguono. Dio quanto vorrei baciarla!
Uno strano formicolio mi solletica la pelle, come un allarme, giro lo sguardo e resto di sale.
Beatrice è qui.
Sbatto le palpebre per essere sicuro che sia reale.
Sì, Beatrice è qui di fronte a me, accanto a Michelle.
Le mie donne…
Le avevo scritto questa mattina quando mi sono alzato e non ho trovato Michelle.
Le ho detto che ce l’avevo fatta, che ero riuscito ad andare avanti, proprio come voleva lei.
La sua gioia è stata grande, ma non mi aspettavo sarebbe arrivata subito.
Trovarla qui al Twelve Club mentre sto lavorando, con Michelle che ci studia perplessa, mi fa sentire a disagio. Non posso far saltare la copertura di Michelle, perciò la tratto come una cameriera qualsiasi e vado incontro a Beatrice.
Lei mi abbraccia e io la stringo, perché è da tanto che non la tengo tra le braccia, tre lunghi anni, e mi sorprende il fatto che non provo nulla, nessun brivido o desiderio.
Sono teso come una corda di violino perché Michelle mi osserva preoccupata.
Chissà che cosa starà pensando?
Cerco di rimanere impassibile e, per quanto desideri parlare con Beatrice, farlo qui, con Michelle e i miei colleghi che mi osservano, non mi sembra l’opzione migliore. Ma ho impiegato anni per riappacificarmi con lei, non voglio rompere il sottile legame che abbiamo di nuovo intessuto.
«Non pensavo saresti arrivata subito», le confesso mentre mi siedo al suo tavolo.
«Jules aveva una conferenza e io mi sono aggregata, l’avevo già in programma prima della tua chiamata, così mi sono detta: be’ andrò nel locale e gli dirò di persona quanto sono felice.»
Michelle ci porta da bere e non so che cosa dirle mentre Beatrice la ringrazia.
«Avrei preferito incontrarti in un altro posto, sto lavorando, ci sono i miei colleghi anche sotto copertura e qui non posso parlare liberamente.»
«Se vuoi possiamo andare da un’altra parte…»
«Credo sia una buona idea, avviso Isabel e poi usciamo.»
Scambio alcune battute con Isa che sa esattamente chi sia Beatrice e mi dà la sera libera, mentre Bruno mi osserva un po’ preoccupato.
Non posso far attendere Beatrice, ma sento gli occhi di Michelle su di me così le scrivo un messaggio. Questa sera le spiegherò tutto.
«Allora questa ragazza, chi è?»
Mi chiede Bea mentre passeggiamo sulla Promenade des Anglais.
«Era la cameriera che ci ha servito.»
Lei mi dà un pugno sulla spalla.
«E me lo dici così? Dovevi presentarmela, Anton non cambi mai!»
«Ehi, ne va della sua sicurezza, è sotto copertura, non potevo presentartela, in teoria neanche la conosco», le spiego mentre mi massaggio la spalla.
«Ok, ti perdono, ma non del tutto», poi mi abbraccia di nuovo. «Sono così felice, tanto felice.»
«Anche io, non credevo, cioè, dopo la nostra storia avevo paura di non trovare più qualcuna con cui stare, invece…»
Lei si mette la mano sulla bocca.
«La ami?»
Annuisco.
«Credo di sì, è una donna eccezionale, andreste d’accordo.»
Bea si ferma a guardare il mare.
«Quando sei sparito e mi hai lasciato quella lettera ti ho odiato, davvero. Ma avevi ragione, non eravamo fatti l’uno per l’altra. Ora ho Jules e nostra figlia. Non sono mai stata così felice, l’unica ombra era il tuo futuro. Mi sono sentita sempre così in colpa per tutto quello che hai sofferto.»
Le prendo la mano.
«Non è mai stata colpa tua. Non hai appiccato l’incendio, ne hai fatto cadere la trave, è andata così e non si può tornare indietro. Io ho una nuova vita e anche tu. Sono venuto a trovarti dopo Natale per dirtelo, per dirti che non ce l’avevo con te.»
Lei si gira ed esclama incredula: «Davvero? E non mi hai detto nulla?»
«Tuo marito mi ha beccato mentre ti guardavo giocare a palle di neve con vostra figlia e vedendo la cicatrice ha capito subito chi fossi. Gli ho chiesto di non dirti che ero passato. È un brav’uomo e ti ama moltissimo.»
Lei posa la testa sulla mia spalla.
«Lo so, ma se pensi che gliela farò passare liscia per avermi mentito ti sbagli di grosso.»
Rido.
«Non avercela con lui, sono stato io a non volerti turbare. Ero venuto per vedere se la tua vita procedeva, perché la mia si stava riavviando e sono stato felice di scoprire che avevi fatto quello che ti avevo chiesto.»
«“Vivi e sii felice, io cercherò di esserlo di nuovo e quando le ferite si saranno rimarginate ti cercherò .” Così avevi scritto.»
«E questa mattina ho mantenuto la parola.»
«Già, sei guarito del tutto, l’ho capito subito quando hai sorriso, c’è gioia attorno a te ed è quello che ho sempre voluto che avessi.»
Ci siamo abbracciati e poi lei è entrata nell’albergo dove alloggia con suo marito, mentre io sono andato alla DBM.
Sono qui già da due ore ma non c’è ancora nessuno, così chiamo Isabel per sapere se c’è stato qualche problema.
«Ciao Isa, sono alla DBM ma non sei ancora tornata, sei da Andres?»
«Sì, mi sono trasferita da lui, nell’appartamento ora abiterà Caroline.»
«E bravo il capitano!», esclamo divertito.
«Be’, ora vai a casa a dormire, Bruno e Michelle hanno riaccompagnato René alla villa e non serve che resti nella sede.»
«Michelle non tornerà qui?»
Il silenzio di Isabel mi fa preoccupare.
«Lei lo sa che la stai aspettando?»
«Sì, ci eravamo accordati.»
«Prima o dopo che tu uscissi con la tua ex?»
«Aspetta, che significa? Hai detto a Michelle chi è Beatrice?»
«Non potevo mentirle, anche perché sembravate così intimi.»
«No, non è quello che pensi. Io e Bea ci siamo solo salutati, era qui di passaggio.»
Il sospiro di Isabel mi fa rabbrividire.
«Non importa quello che penso io, ma quello che Michelle pensa di aver visto tra voi. Anton, era molto turbata quando se n’è andata.»
Riaggancio il telefono e provo a chiamare Michelle ma non risponde, le mando un paio di messaggi e aspetto.
Dopo mezz’ora sono teso come una corda. Sono le due e mezza perché non torna? Che cazzo fa a casa di René?
Apro il portatile e accedo alle telecamere della casa del cliente. Dopo la scoperta del cadavere di quel povero gatto ho resettato tutto il sistema dall’arme e aggiunto tre videocamere e sei microfoni. Ma ho anche inserito un programma che mi consente di avere accesso alle telecamere dei suoi apparecchi elettronici. Ora la sua casa è molto più sicura e completamente accessibile dal mio Lenovo. Quello che sto per fare è una violazione imperdonabile della sua privacy, ma devo sapere che cosa fa quell’uomo con la mia Michelle. Sì, perché lei è mia e deve saperlo.
Si aprono una decina di finestre che riprendono i locali della villa di Lefebvre ed eccoli.
Sono seduti sul divano di uno dei suoi salotti, lui è senza giacca ha le maniche arrotolate e la camicia troppo sbottonata per i miei gusti.
Michelle indossa dei jeans e una maglietta, gli tocca il braccio e ridono, poi lei si fa seria e lui corruga la fronte.
Stanno parlando di qualcosa, ma non ho acceso i microfoni, lo faccio e la voce di Michelle risuona nella sala server.
«Dovevo capire che era un errore ma ho insistito e ora, ora non so che fare.»
«L’errore non è tuo ma suo, vieni qui.»
E lei lo fa, si butta tra le sue braccia e René la stringe.
Io stritolo il mouse.
Non è possibile, non è vero.
Lui le bacia la fronte e la abbraccia.
Mi sono già alzato per andare da loro quando la voce di Michelle mi blocca.
«Mi ha mentito, mi sento così stupida, mi fidavo di Anton e lui, lui ha mentito così, di proposito. Sai che cosa mi ferisce di più? Che io lo reputavo sincero, onesto, è stato un mio amico prima di diventare mio amante. Da lui non me lo sarei mai aspettata.»
No, no, cazzo, no Michelle! Io non ti ho mentito!
Torno a sedermi e vedo che René corruga la fronte, non sembra contento.
«Devi parlargli, non puoi fare mille congetture. Anton non mi sembra proprio il tipo di uomo che illude una donna e le racconta un sacco di frottole. Ci sarà una spiegazione. Non fare come Fabienne che non mi ha dato neanche il beneficio del dubbio. Parlagli, ok? E ora vai a casa, è tardissimo.»
Mi rimangio tutte le maledizioni e gli insulti verso René che da ora in poi sarà il mio nuovo miglior amico.
Sì, Michelle, ascoltalo, ti prego.
Lei si passa una mano sulla guancia, come a pulirla da una lacrima.
Cazzo, stava piangendo, piangeva per me. Mi viene da vomitare. Che cosa ho fatto?
«Hai ragione, devo parlare con lui, ma non ora. Domani. Grazie per avermi ascoltata, per aver bevuto con me solo un bicchiere.»
Ridono e lui alza una bottiglia di champagne.
«Ehi devi guidare, se ti fossi fermata qui avremmo brindato di più.»
Corrugo la fronte, ma lei risponde: «Devo tornare a casa di Isabel, domani devo fare alcune cose per il mio cliente preferito» e si sporge baciandolo sulla guancia.
Che cazzo!
Si alzano e vanno verso l’ingresso, cambio telecamera e vedo che si abbracciano.
«C’è Bruno qui in caso di necessità. Buona notte.»
Poi Michelle esce, René si passa le mani sul viso e sembra così stanco. Scivola lungo la porta e si prende la testa tra le mani.
Lo guardo e mi sento uno stalker, sto violando l’intimità di un uomo che sta soffrendo. Mi sento molto solidale con lui. Entrambi siamo stati incastrati da supposizioni sbagliate.
Chiudo le telecamere e il bip della notifica del messaggio mi fa scattare.
“Parleremo domani, buona notte Anton.”
Perché Michelle si è confidata con René e non con me? Perché non vuole parlarmi?
Mi passo le mani sulla testa e mi chiedo come sia possibile che una giornata iniziata così bene sia finita diritta dentro lo scarico del cesso.