22.
Anton
L’ho lasciata andare.
Sono corso fuori dalla DBM ma non l’ho seguita, perché fermarla? Che avrei potuto dirle?
Le ho mentito, ho mentito a tutti e ora che la verità nella sua cruda interezza le è apparsa davanti non c’è nulla che possa fare.
Non mi pento di avere taciuto il mio passato. Con mio zio non si scherza, non si scherzava. La gioia della libertà è durata poco più di mezz’ora, per trenta meravigliosi minuti ho pensato a tutto quello che avrei potuto fare con Michelle.
Sì, ho creduto persino di poterla sposare e di avere dei figli con lei, come ha fatto Beatrice con suo marito.
Senza il macigno del mio passato mi sono sentito di nuovo libero di volare con la fantasia.
Ora tutto è distrutto.
La fiducia di Michelle si è sgretolata, non mi guarderà mai più con gli stessi occhi.
La mia patetica dichiarazione non avrà alcun valore perché le ho mentito per anni.
Fisso lo schermo del telefono e mi costa moltissimo non chiamarla, non scriverle, lasciarle il suo spazio. Deve pensare, riflettere, ma sono certo che si farà viva. Michelle comprenderà con calma, devo darle tempo, devo credere che capirà, perché l’idea di perderla ora che l’ho trovata è inaccettabile.
***
Quanto tempo ci vorrà prima che mi dica qualcosa?
Sono trascorsi tre giorni senza alcun messaggio, senza alcun vero contatto con lei. In queste interminabili settantadue ore dentro la mia mente le ho parlato spesso, le ho spiegato i miei tormenti, le mie paure e le ho detto tutto quello che quel giorno non sono stato capace di esprimere.
Mi sono comportato come un vero idiota, ho pronunciato parole di cui ora mi pento. La verità è che sono rimasto così spiazzato che mi sono comportato malissimo.
Sì, l’hai gestita di merda Anton, mi direbbe Charles.
Mi prendo la testa tra le mani, dannazione!
Non posso nemmeno parlare con Charles, non posso dirgli tutta la verità e chiedergli aiuto. Non posso parlare con nessuno, però il mio migliore amico si è accorto che tra me e Michelle qualcosa si è spezzato. Persino Bruno mi ha scrutato perplesso durante le riunioni.
Sono tre giorni che io e Michelle lavoriamo ignorandoci, con una certa gentile freddezza. Lei rimane alla DBM il meno possibile e so che sta per conto suo perché non è più andata neanche da René, visto che Lefebvre passa ogni momento libero con Caroline per i lavori di restauro de La Guarida
.
Io osservo tutti attraverso le telecamere e gli schermi delle tv e dei computer, sono l’occhio del Grande Fratello che non li molla mai, studio i movimenti dei dipendenti quando il Twelve Club
è aperto, studio René a casa sua e lo ascolto mentre litiga con Fabienne o telefona a Caroline.
Passo le notti a controllare i suoi conti e ho una pista aperta nel dark web, sto attendendo conferme da uno che ho contattato la scorsa notte con Tor.
Scruto tutto e tutti come un fottutissimo agente dei servizi segreti della DDR e non parlo con nessuno.
Mi sembra di essere tornato indietro di tre anni quando eravamo io e me stesso contro il mondo.
Ho seguito su darknet le notizie della morte di mio zio e delle tensioni all’interno delle varie famiglie. Quel canale l’ho sempre controllato e so che tra poco ci sarà la guerra di successione, capita quando muore un capo senza eredi. Sorrido pensando che il re sarei io, se volessi quel regno di pallottole e sangue.
Per fortuna mio zio non voleva nessun erede ed è stato felice di liberarsi di me. Proprio come aveva fatto con gli altri. Ripenso all’incidente di mio padre e mio fratello maggiore, ero un ragazzino, avevo quindici anni quando Anatoly ha preso il potere e mia madre. Già, bella schifezza, scoprire che la propria madre aveva una lunga
relazione con il fratello minore del proprio padre. Mia madre adorava mio fratello Michail perciò non ha mai creduto alla mia teoria che fosse stato lo zio a uccidere lui e papà, ma io e Anatoly sapevamo la verità.
Questo mi ha permesso di fare un po’ quello che volevo fino a cinque anni fa, quando sono stato spedito qui per tastare il terreno locale. Dovevo essere solo uno studente di ingegneria informatica che si manteneva come autista e invece mi sono innamorato di Beatrice, sono rimasto coinvolto in un incendio che non aveva niente a che vedere con la mia famiglia.
Mia madre era arrabbiatissima con mio zio e con me, quando lui l’ha convinta a rientrare in Russia, dicendo che avrebbe organizzato il mio trasferimento a Mosca, io ho fatto la mia mossa. Gli ho proposto un accordo, mi avrebbe curato e fatto sparire, e io gli avrei dato, una volta dimesso, tutte le prove dell’assassinio di mio fratello.
Una vita per una vita.
Perché mia madre l’avrebbe ucciso, poco ma sicuro, una volta viste le mie indagini sulla manomissione dei freni dell’auto di papà.
Così, mentre lei era in Russia, io sono stato spostato in una clinica e a lei è arrivata una bara. La versione che abbiamo costruito è stata che sono morto durante un incidente stradale. Da quel che ho capito lei ci è rimasta male, ma non credo abbia pianto poi molto. Come non ho pianto io per lei quando è morta l’anno scorso in un’imboscata tesa a mio zio. Lui ha iniziato una guerra senza quartiere che alla fine ha perso, visto che gli hanno teso un agguato mortale in cui è caduto qualche giorno fa.
Così, alla fine tutti quelli che conoscevano Nikolay Ivanov sono morti. Se Andres e Michelle terranno il segreto nessuno sarà in pericolo. Sono stato cancellato da tempo dalla linea di successione. Questo era quello che avrei dovuto raccontare a Michelle, invece l’ho aggredita. In questi giorni e notti ho rivisto la scena del nostro confronto mille volte, con orrore ripenso a quei momenti e non mi riconosco, mi sono comportato come mio padre, mia madre, mio zio. Mi sono sentito attaccato e ho reagito senza pensare come ho visto fare da piccolo: l’ho minacciata!
Mi passo una mano sul viso e apro la connessione protetta del Lenovo. Controllare dati per Lefebvre mi farà sentire meno inutile.
C’è un messaggio del contatto che ho stretto per raccogliere informazioni sul conto estero di Fabienne.
Scorro i dati, le parole e l’informazione che vuole in cambio.
A volte non servono i bitcoin, quelli come me e questo tizio vivono di notizie utili. Gli fornirò alcuni dati che ho raccolto su un fondo olandese in cambio di informazioni sulla società inglese che gestisce il patrimonio di Fabienne.
C’è un nome che ricorre tra i percettori di cifre considerevoli, un nome che fa scattare un campanello.
Apro un altro computer, perché quello del deepweb è scollegato dalla rete intranet della DBM. Entro e trovo subito il dato che cercavo: Harrold Jameson. A questa società negli ultimi sei mesi sono stati dati quasi 50 bitcoin, quasi cinquecentomila euro. Perché?
Ma soprattutto René lo sa?
Non è che brami di parlare con Lefebvre, ma questo è lavoro, probabilmente è l’ultima missione per conto della DBM e voglio lasciare loro un bel ricordo.
L’ho deciso questa notte, è troppo pericoloso per me restare vicino a Michelle e Andres, mi troverò un altro lavoro.
René mi risponde con un tono di voce affannato.
«Scusami, ti disturbo?», chiedo perché sento un lamento.
«Sto facendo fisioterapia.»
Guardo il planning ed è vero, oggi è all’ospedale con Bruno.
«Scusami, volevo solo sapere se conosci Harrold Jameson e se questa sera possiamo parlare di lui.»
Sbuffa per la fatica o il dolore o entrambi.
«Certo, non lo conosco ma se ritieni che dobbiamo parlarne mi fido del tuo giudizio», e geme.
«Non devi rispondere al telefono quando fai queste terapie, soffri», poi mi manca la voce perché si forma un pensiero subdolo e probabilmente vero. «Lo fai apposta?»
Ricordo perfettamente quando cercavo il dolore fisico per non sentire quello che provavo verso Beatrice.
«Sei il genio del gruppo, è proprio vero! Merda, che male, non dirlo a nessuno, per favore, ne parliamo dopo» e riaggancia.
René si sta punendo per il suo amico che è morto, riconosco tutti i
sintomi. Si lascia maltrattare da quella megera di Fabienne perché si sente in colpa, ma non è stato lui a manomettere l’auto.
Vado al locale alle diciotto ed entro direttamente nel suo ufficio. Lo trovo seduto alla sua poltrona, impeccabile come sempre, completo su misura, capelli perfetti, sorriso da playboy, ma quando mi vede noto un’espressione di allarme sul suo viso.
«Sono contento che tu sia venuto, prima di parlare di lavoro devo dirti che se pensi che tra me e Michelle ci sia qualcosa, sbagli. È una cara amica, una persona splendida con cui parlare. Non mi permetterai mai di provarci con lei, primo perché a Michelle piaci tu e solo tu, poi perché ci tengo troppo alla sua amicizia e al tuo rispetto.»
Cazzoooo! Un maledetto playboy con un codice d’onore!
Scuoto la testa.
«Come si fa ad avercela con te?»
«Non si può», sogghigna.
«Io e Michelle abbiamo dei problemi, ma tu non c’entri. Grazie comunque per avermelo detto. Se l’avessi voluta per te non mi sarei di certo fatto scrupoli di distruggerti, sappilo.»
Lui si sposta come se fosse scomodo sulla sedia.
«Metti i brividi, lo sai? Davvero, se non facessi parte della mia scorta sarei terrorizzato da te e mi auguro che nessuno si metta tra te e Michelle o non dubito per un istante che finirà a pezzetti piccoli piccoli.»
Con un sorrisetto soddisfatto mi siedo davanti alla sua scrivania.
«Parliamo di lavoro, ok?»
«Certo» e si sporge verso i tabulati che gli porgo.
«Sono sei mesi che paghi la società di questo Harrold Jameson con importi stratosferici, che cosa fanno esattamente per te?»
Lui osserva e la sua fronte si corruga.
«Le date e il nome non mi dicono nulla, ma aspetta.»
Apre il computer e controlla.
«Ho avuto delle forniture importanti per i ristoranti, sai la mia rete parallela ai locali notturni, quella che gestiva direttamente Fabienne.»
«Che cosa hai comprato per cifre simili?»
«Tartufo d’Alba e champagne, ehi, ma questo pagamento non ha
riscontro. Ero in ospedale e abbiamo chiuso per una settimana, la fornitura è quella successiva e non c’è corrispondenza.»
«Questo Harrold allora non ti vendeva tartufi.»
«Dovrei sentire Fabienne, è lei che controllava tutto. Solo ora vedo questi ordinativi e tutto questo tartufo mi pare esagerato.»
«Non per agitarti, ma c’è la concreta possibilità che Fabienne ti stia truffando sottraendo denaro alle tue società.»
Lui impallidisce e io passo l’ora successiva a mostragli quello che mi ha confermato il contatto del deep web.