30.
Michelle
15 minuti prima
Jacques mi trascina fuori, stringendomi il braccio, potrei facilmente atterrarlo, ma ha il telecomando della bomba e non posso rischiare.
Va verso una BMW M5 blu elettrico che è anche l’unica auto nel parcheggio.
Salgo al posto di guida e visto che l’auto ha il cambio manuale mi libera dalle manette puntandomi sempre contro la pistola.
«Vai verso Montecarlo.»
Metto in moto e mi allontano.
Pensa Michelle, pensa .
L’immagine di Anton legato in quel magazzino sporco, di Caroline buttata a terra con il sangue che le scendeva dalla nuca verso il collo, sono un film che non riesco a smettere di vedere mentre salgo verso la strada panoramica.
Dopo dieci minuti siamo un po’ fuori dalla città e Jacques guarda il telefono.
«Il tuo amichetto tra un po’ sarà fatto in tanti pezzi, ma non temere, tu lo raggiungerai presto.»
«Ti rendi conto che uccidere tre persone non è come dare fuoco a un locale?»
Lui resta impassibile.
«Posso anche capire che tu ce l’abbia con me e Anton, ma Caroline? Lei non c’entra niente, non è la nuova fiamma di René.»
A questo risponde con tono cattivo.
«Non ne sono convinto, ieri al telefono me ne parlava così entusiasta mentre mi spiegava il restauro de La Guarida . Ho capito che è solo colpa sua se non ha venduto quel locale di merda. Se non fosse arrivata quella pseudo Renzo Piano della Provenza. Ma per favore! Quella catapecchia a Cannes sarebbe già mia.»
È allora che capisco: «È un’operazione immobiliare!»
Jacques ridacchia.
«Intelligente, brava ragazzina, esatto, all’inizio doveva essere solo una questione d’affari. Ho cominciato truffandolo per indurlo ad avere bisogno di liquidità, ma la cosa andava per le lunghe così ho pensato di incendiare i locali. Liberandomi di René avrei potuto ampliare un’area edificabile per la quale avevo lavorato molto. Privandolo dei soldi, Fabienne sarebbe tornata da me, ma poi mi sono detto, perché non togliermi quella spina dal fianco una volta per tutte?»
«Ma lui non è morto. Hai ucciso il suo autista.»
«Cose che capitano quando ti affidi a degli idioti come Ignace, ma non è stato un completo buco nell’acqua. René è rimasto menomato, Mister perfezione adesso ha abbassato la cresta e Fabienne è a un passo dal tornare da me.»
«Che pensi di fare ora?»
«Ho il computer e le due persone più sveglie della DBM, ho anche l’amichetta archistar di René. Dopo che sarete morti lui venderà, il senso di colpa lo distruggerà e gli impedirà di dedicarsi al restauro di quell’immobile. Io e la famiglia gli consiglieremo di vendere tutto e di fare un bel viaggio ai Caraibi e chissà, in mare accadono sempre tanti incidenti…»
Mi arrabbio e stringo il volante.
«Abbiamo le registrazioni, i miei amici non si daranno pace finché non ti avranno preso. Caroline è la sorella di un capitano della gendarmeria, lo sai? Neanche lui si darà pace.»
Vedo che gli si serrano le labbra.
«Non lo sapevi? Non sapevi chi fosse Caroline, vero? Per te era solo la nuova ragazza di René», ridacchio per irritarlo e lui mi dà un pizzicotto sulla gamba.
Sbando apposta e Jacques grida.
«Resta sulla strada!»
«Perché? Potrei andare a schiantarmi contro un albero, tanto mi ucciderai comunque. Anzi, lo faccio subito.»
Sbando ancora e lui si tiene alla maniglia della portiera, poi mi punta la pistola alla testa.
«Fermati!»
Lo faccio e Jacques si slaccia la cintura.
«Scendi. Io e te ora andremo a guardare il panorama, vedremo in diretta l’esplosione», sogghigna, mentre io mi irrigidisco. «Non vorrei mai che tu perdessi questo spettacolo.»
Scendiamo dall’auto e siamo in alto sulla scarpata, si vede la città sotto di noi e lui indica un punto a ovest.
«Guarda lì, vedrai che bella fiammata.»
È così compiaciuto mentre guarda l’orizzonte che ne approfitto, mi tengo pronta.
Chiudo la mia mente, proprio come mi ha insegnato Isabel.
Quando si sente il botto e si vede il fumo mi muovo in fretta.
Presa sul polso che ha la pistola, colpo al naso, spazzata sulla gamba portante ed è a terra, poi punto il ginocchio sulla sua schiena.
Tengo la pistola premuta sulla nuca dello stronzo e il mio cuore batte a mille.
Alzo gli occhi e vedo la nuvola di fumo nero e prego, prego che Anton ce l’abbia fatta.
Jacques ride e io spingo con forza la Beretta sulla nuca.
«Zitto, o quanto è vero Dio ti ammazzo!»
Jacques prova a muoversi, è molto più forte di me e non riuscirò a tenerlo schiacciato a terra.
Mi alzo e puntandogli l’arma gli dico di prendere le manette dall’auto.
Lui apre la portiera, ma si gira di scatto e faccio fuoco.
Sì, mio padre e Charles sono stati i miei maestri di tiro a segno e prendo il centro della Ferragamo destra di Jacques. Lui si piega per il dolore.
«Provaci ancora e questa volta ti colpisco allo stomaco, sai che è il punto dove fa più male? Doloroso, ma non mortale.»
Jacques ha la mano posata sull’auto e mi guarda con odio.
«Brutta puttana.»
Carico l’arma e lui si zittisce.
«Dicevi? Ah, sì, che ti stavi mettendo le manette.»
Jacques fa come gli ho ordinato e dopo averle prese se le mette.
«Bravo, ora vai verso il bagagliaio.»
Si trascina fino al retro dell’auto.
«Vuoi mettermi là dentro?»
«Esatto, sali o ti serve un altro colpo di incoraggiamento?», e punto alla rotula. «Sai, potrei sbagliarmi e colpire più in alto, un altro punto non vitale.»
Apre il bagagliaio davvero piccolo, si siede sul bordo e in qualche maniera riesce a entrare. Quando è raggomitolato all’interno mi guarda con odio.
«Brutta puttana, sai cosa? Lui è morto e per quante volte mi spari, lui resterà sempre un ammasso di sangue sul pavimento di quel magazzino.»
Chiudo il bagagliaio mentre lui ride, lo faccio in fretta perché potrei davvero ucciderlo.
Le mani mi tremano mentre cerco nell’auto un telefono e lo trovo in una ventiquattr’ore. Dentro c’è il mio cellulare e il Lenovo di Anton.
Anton…
Le lacrime cominciano a riempirmi gli occhi, ma le asciugo.
No, lui ce l’ha fatta, è in gamba.
Premo invio e chiamo Bruno.
«Vai subito al Twelve . Anton… Anton era dentro con Caroline. È esploso tutto, oddio…», volevo avere una voce ferma ma non ci riesco.
«Calmati, Michelle, non capisco nulla. Dove siete? Vi stavamo cercando, abbiamo trovato la DBM sottosopra. State bene?», chiede lui preoccupato.
«È stato Jacques, il fratello di René. Era alla DBM ha catturato Caroline, Anton e me. Ci ha portati al Twelve e ha messo una bomba», la voce si spezza in un singhiozzo. «Bruno, non so se è vivo, capisci? Lui e Caroline potrebbero essere morti!»
«Sono già in macchina, ma tu stai bene?» insiste lui.
«Sì, sì, ho preso Jacques, è inoffensivo. Gli ho sparato, come mi ha insegnato Charles.»
«Brava piccola. Chiama la gendarmeria. Ci penso io al genio, sono con Charles, stai tranquilla, Anton non è uno che si lascia fregare da un fighetto della Costa Azzurra.»
Rido mio malgrado, riaggancio e chiamo la gendarmeria. Mi faccio passare il capitano Marinon dicendo che ho preso il piromane e che lo sto portando al Twelve ; se lo vuole se lo deve venire a prendere lì.
Salgo in auto e torno indietro, ci sono già i vigili del fuoco e una pattuglia della gendarmeria.
Vado dai gendarmi e c’è anche la Marinon tra di loro.
«Capitano!»
«Eccoti, il locale è danneggiato dall’esterno, sembra sia esplosa una bomba nel parcheggio», dice lei seria.
É come se riprendessi a respirare. Dentro di me sapevo che Anton ce l’avrebbe fatta, ma la paura mi stava corrodendo come un acido.
«Erano nel magazzino, deve essere riuscito a portala fuori», le spiego. «Dobbiamo entrare.»
«Quando ci diranno che possiamo farlo, l’edificio non è sicuro. Dimmi, dov’è il pazzo che ha causato tutto questo?»
Mi giro, indico il bagagliaio e la Marinon sembra molto soddisfatta mentre esclama: «Brava ragazza!»
Lo apre e guardiamo Jacques che inizia a gridare.
«Quella pazza mi ha rapito, mi ha sparato e mi ha messo qui dentro, liberatemi!»
Marinon mi osserva e io le sorrido, candida.
«Capitano, lui è Jacques Lefebvre, il fratello maggiore di René. Diciamo che quando mi ha puntato la pistola contro non sapeva che sono cintura nera di judo e che ho un’ottima mira.»
Agnes si sforza di non ridere e guarda Jacques.
«Be’, che dice se ne parliamo in gendarmeria dopo che l’avranno medicata?»
Non aspetta risposta e chiude il bagagliaio, poi chiama due gendarmi.
Dal baule si sentono le urla di Jacques che impreca e minaccia il mondo intero.
«Tiratelo fuori e tenetelo sottocchio, è lui il colpevole di tutto questo casino. Ah, fatelo medicare, gli hanno sparato a un piede.»
Non ho il tempo di dire nulla perché con uno stridore di gomme arriva il Range Rover della DBM, che parcheggia vicino a noi.
Bruno scende come una furia, mi stringe e mi guarda.
«Piccola, stai bene?»
«Sì. Anton, non so come, deve aver risolto la cosa.»
«Dov’è?», e guarda in giro fissando Marinon che alza un sopracciglio.
«Credo dentro», gli risponde lei. «Qui fuori c’è solo il buco fatto dalla bomba.»
Lui annuisce e quando anche Charles ci raggiunge torna a rivolgersi a me con un cipiglio da mettere i brividi.
«Andiamo a riprenderci il genio.»
«E Caroline, era ferita, forse dovremmo chiamare un’ambulanza, lo stronzo le ha dato una brutta botta in testa.»
Marinon chiama immediatamente l’ambulanza, mentre Bruno mi molla lì con Charles e corre dentro il Twelve , liberandosi degli agenti e dei pompieri che provano a trattenerlo, è come un bulldozer, inarrestabile.
Charles ridacchia «Meglio se lo seguo o potrebbe far del male a qualche vigile del fuoco.»
Provo a seguirlo anche io ma Agnes mi domanda: «Il bestione lì, testosterone a mille, eh?» e guarda Bruno con un’espressione molto interessata.
«Già.»
«E dimmi, com’è? Cioè, è uno bastardo con le donne o…»
Scuoto la testa.
«Tratta benissimo le sue donne, ma niente legami.»
Lei sembra molto soddisfatta della mia risposta.
«Perfetto, davvero perfetto.»