31.
Michelle
La voce di Charles al cellulare, che mi dice che Anton sta bene, è il suono più melodioso che abbia mai sentito.
Ho appena finito la deposizione in Gendarmeria, ho detto al capitano Marinon tutto quello che sapevo.
Quando sono riuscita a entrare dentro il Twelve lui era già incosciente e ho lasciato che lo portassero via i medici, ma adesso non vedo l’ora di andare in ospedale.
Agnes mi osserva mentre mi muovo nervosa sulla sedia di fronte alla sua scrivania.
«Qui abbiamo finito, se vuoi ti accompagno all’ospedale.»
Accetto il passaggio e non sto nel sedile per l’agitazione, mentre lei scuote la testa.
«Lui ti piace, di’ la verità?»
«Lo amo.»
Marinon si gira e mi scruta sottecchi.
«Davvero? È così serio il vostro rapporto?»
Rido perché sembra schifata.
«Sì, senza di lui credo che non potrei più vivere.»
«Ragazza, mi fai cariare i denti per la dolcezza.»
Grazie al distintivo di Agnes entriamo subito nella sala d’attesa giusta e troviamo il resto della squadra.
Andres è molto pallido e gli chiedo di Caroline, perché Charles è stato vago al telefono.
«Ha avuto un’emorragia cerebrale, ma mi hanno detto che la stanno contenendo e che non dovrebbe avere danni permanenti.»
Mi metto una mano sulla bocca perché non mi ero resa conto della gravità della situazione. René è seduto su una sedia e si tiene la testa tra le mani.
Bruno sta parlando con Agnes e Charles mi viene incontro con Isabel.
«Dov’è Anton?»
«Gli stanno togliendo i pezzi di vetro dalla schiena e dalla gamba. Sembra un puntaspilli, ma non è in pericolo di vita.»
Dopo un’ora riesco a entrare nella stanza dove Anton è stato ricoverato. È disteso in posizione prona, il viso rivolto alla porta, sta dormento e la sua espressione è rilassata, sembra un angelo.
Lo raggiungo e gli accarezzo il viso rovinato.
Apre gli occhi e prova a sollevarsi ma gli metto una mano sulla spalla.
«Con calma. Ciao», mi piego e gli bacio la guancia.
«Stai bene?»
«Sì, non mi ha fatto nulla. Tu hai salvato Caroline.»
«Come sta?»
«I medici hanno detto che dobbiamo aspettare che trascorra questa notte, Jacques le ha quasi spaccato la testa.»
Ci guardiamo e vedo che le sue palpebre si fanno pesanti e stentano a restare aperte, ma mi afferra una mano.
«Quello che mi hai detto dentro il magazzino. Michelle, puoi ripetermelo?»
Mi abbasso e lo guardo bene negli occhi.
«Ti amo, zuccone» e gli bacio le labbra.
Lui mi accarezza il viso.
«Ti amo così tanto Michelle, l’idea di perderti ora che ti avevo trovata era intollerabile.»
«Non mi perderai, stai tranquillo, riposati. Ora dovremo proprio chiamare mio padre e dirgli che io e te stiamo assieme.»
Resto con lui mentre si addormenta e poi pian piano mi addormento anche io sulla sedia rigida dell’ospedale.
Quando mi sveglio per il dolore alla gamba è l’alba, ho un piede intorpidito per la posizione scorretta in cui ho dormito, mi muovo in silenzio ed esco.
Vado verso i distributori automatici e vedo nella sala d’attesa Isabel appoggiata sulla spalla di Andres, entrambi addormentati. Bruno ha le braccia incrociate sul petto e russa. René invece è in piedi e guarda fuori dalla finestra.
Mi avvicino e gli tocco il braccio, lui mi sorride, è stanco e stropicciato.
Gli prendo una mano e ci allontaniamo dai ragazzi.
Quando siamo lontani gli parlo sottovoce.
«Come sta Caroline?»
«Tra un’ora, alle sei ci diranno qualcosa. Non si sa ancora nulla», si passa una mano sul viso. «Dopo Norman, anche quello che è accaduto a Caroline, a te e Anton è colpa mia. Come sta? Scusami…»
Gli tocco il braccio.
«Anton si riprenderà, ha tagli poco profondi per fortuna. Solo quello sulla gamba era pericoloso, ma nel giro di una settimana sarà più in forma che mai.»
Lui annuisce.
«Non è colpa tua, Jacques aveva pensato a ogni dettaglio, ci ha raggirati tutti. Tu, Fabienne, noi, la gendarmeria.»
«Dovevo capire che qualcosa non andava», si passa una mano sul viso. «Da piccoli era invidioso di me, ma mi difendeva contro gli altri bambini. Dopo che io e Fabienne ci siamo messi assieme, lui non mi ha più parlato.»
Guarda fuori da una delle finestre del corridoio.
«L’ho ferito, è sempre stato così fragile e io lo sapevo. È colpa mia. L’ho spinto io a vendicarsi.»
Gli prendo la mano tra le mie.
«Togliti subito quest’idea, tuo fratello è un uomo cattivo, avido. Gli interessavano i soldi, Fabienne era solo un bonus. La colpa è solo sua, hai capito?»
Mi abbraccia e sussurra al mio orecchio.
«Ho paura, ho tanta paura, se Caroline dovesse morire, io non so…»
Mi stacco da lui e lo rassicuro.
«Non morirà, è una lottatrice, non la darebbe mai vinta a un idiota come tuo fratello.»
René piega le labbra in un micro sorriso e lo esorto.
«Dai, prendiamo un caffè e domandiamo alle infermiere se ci sono novità.»
Purtroppo le infermiere non sanno ancora nulla, beviamo il nostro caffè e torniamo nella sala d’attesa.
Andres e Isabel si sono svegliati, e Bruno sta facendo stretching. Cavolo, se avevo io i muscoli indolenziti, lui che è così grande e grosso deve essere tutto dolorante.
«Novità?», chiedo.
Andres fa un cenno negativo con la testa.
«Merda! Sono stufa di passare le notti in ospedale, se avessi voluto farlo di mestiere mi sarei iscritta a medicina!», borbotta Isabel, lui ride e anche noi.
Le nostre espressioni però si bloccano quando arriva una dottoressa con un’infermiera.
«Valerj?»
Andres scatta sull’attenti, letteralmente.
«Sì, ha novità su mia sorella, dottoressa?»
«Al momento riposa ancora, ma se lei è d’accordo proveremmo a svegliarla, visto che ha passato una notte tranquilla. Credo che potremo essere moderatamente ottimisti. Oggi pomeriggio faremo un’altra Tac.»
«Svegliatela, per favore, posso esserci anche io?»
Andres sparisce con la dottoressa, mentre Isabel propone a Bruno e a René di andare a casa, e loro a malincuore accettano il consiglio. Io torno da Anton e lo trovo sveglio.
«Ciao, ero andata da Caroline, sembra vada meglio.»
Lui mi guarda e i suoi occhi chiari mi osservano attenti, poi alza un braccio e io corro da lui e lo stringo.
«Ho avuto così tanta paura di perderti, dicevo sul serio, non mi importa chi fossi, da dove venissi. L’unica cosa che voglio ora è che mi resti accanto.»
«Ti amo Michelle e ti prometto che non accadrà più, pensavo di lasciare la DBM Security così sarà più facile…»
Anton smette di parlare perché lo bacio.
«Ti amo, zuccone, e faremo un passo alla volta. Il primo sarà uscire da qui al più presto.»