– Ha fatto un disco bellissimo… peccato che sia in italiano, quando canta gli standard è molto meglio.
– E perché non l’ha fatto in inglese?
– Perché è italiana, e gli italiani di solito cantano in italiano, no? Lascia stare che è scurettina, ma è di qui, di Bologna.
– Be’, un po’ si sente.
Lei era una biondina con un vestito a fiori che le scopriva le spalle sudate, bianchissime e coperte di lentiggini. Teneva in mano un ventaglio, chiuso, anche se con quella afa estiva avrebbe voluto sventolarlo fortissimo, ma lui le aveva detto che gli dava fastidio. Proteso in avanti sulla sedia, con la giacca sulle ginocchia, allungava il collo per vedere qualcosa, cosí da lontano dove stavano, perché il parco dell’Esedra era pieno, avevano aggiunto tavolini anche sotto le palme.
Claudia cantava a occhi chiusi, sotto un riflettore tutto per lei. Aveva un vestito nero, un tubino corto e scollato e cosí, con i capelli raccolti sulla nuca, sembrava piú grande, meno bambina.
Scalza, le scarpe con i tacchi gettate in un angolo del palchetto, davanti alla batteria, soffiava la sua canzone nel microfono, il collo proteso in avanti, le mani appena appoggiate all’asta, in punta di piedi. Gli altri musicisti la seguivano, lenta e intensa e cosí struggente.
– Cos’è che canta? – chiese lei.
– Stormy Weather, – disse De Luca.
Era seduto al tavolino accanto, da solo, anche lui con la giacca sulle ginocchia e la cravatta allentata sul collo. Se ne sarebbe stato anche zitto, ma era la prima volta che la vedeva, Claudia, dopo troppo tempo, e si sentiva stringere dentro cosí forte che doveva fare qualcosa. Si sarebbe alzato per muoversi sotto le palme, avvicinarsi, anche, ma aveva paura che lei l’avrebbe notato, se avesse aperto gli occhi, perché aveva il viso rivolto verso di lui.
Cosí restò fermo, con quel nodo che lo stringeva, sempre piú forte.
– Mi scusi, signore…
C’era un cameriere in smoking bianco con la mano alzata sulla sua spalla, come per batterci sopra, discretamente.
– Mi scusi, ma questo tavolo sarebbe prenotato…
De Luca alzò la testa. Vide anche una coppia, poco distante, che lo guardava male.
– È tutto pieno, anche i tavolini cosí nascosti… sa, c’è Claudia Canè, stasera, la conosce, vero?
– Sí, – disse De Luca alzandosi, – la conosco.
– Se prenotava…
– Non importa, sono di passaggio a Bologna, ho visto il cartellone e mi sono infilato. Scusatemi…
– Canta da noi per tutta la settimana, se vuole tornare… facciamo cosí, mi lasci il nome, io la metto in lista, e basta che ci dia un colpo di telefono. Come si chiama, lei?
– Morandi, – disse De Luca, allontanandosi, – ingegner Morandi. Ma non importa.