1 Su questo punto la dimostrazione di T. Piketty, Il Capitale nel XXI secolo, trad. it. di S. Arecco, Bompiani, Milano 2014, è molto convincente.
2 J. Ellul, Le Bluff technologique, Hachette, Paris 1998, p. 76.
3 Citato in J.-P. Besset, La scelta difficile. Come salvarsi dal progresso senza essere reazionari, trad. it. di B. Sambo, Dedalo, Bari 2006.
4 Ibid.
5 Secondo Margot Wallström, vicepresidente della Commissione europea, «ogni anno gli Stati membri dell’Unione europea perdono 600 milioni di giornate di lavoro per malattie legate allo stress» («Le Figaro», 24 marzo 2006).
6 H. Kempf, L’Économie à l’epreuve de l’écologie, Hatier, Paris 1991, p. 52.
7 Mentre nel 1951 erano necessarie circa 145 ore di lavoro per costruire un’automobile, ne bastavano 98 nel 1971, mentre oggi siamo arrivati a meno di 12.
8 Uno studio intitolato I costi mascherati dell’agricoltura intensiva rivela, a proposito della Gran Bretagna, che «nel 1996 le società di distribuzione dell’acqua hanno speso 300 milioni di euro per eliminare i pesticidi, i nitrati e gli agenti patogeni di origine agricola contenuti nell’acqua destinata al consumo umano» (citato in H.-R. Martin, La Fabrique du diable. La mondialisation racontée à ceux qui la subissent, Climats, Paris 2003, vol. 2, p. 25).
9 I. Illich, Énergie et équité, in Œuvres complètes, Fayard, Paris 2004, vol. 1.
10 «Le Monde» del 22 dicembre 1998 già scriveva: «In Francia i tumori in vent’anni sono aumentati del 25% per gli uomini, con il più diffuso quello della prostata, in rapidissimo aumento in tutti i paesi industrializzati, e del 20% per le donne, con un balzo del 60% di quello del seno: lo avrà 1 donna su 10 (dopo la guerra era 1 su 40). Se la probabilità per un uomo di avere un tumore nel corso della vita è arrivata al 46,90%, quella di morirne, grazie al progresso della medicina, è solo del 27,6%». Ormai, grazie al rapporto del dottor Belpomme, sappiamo in che situazione ci troviamo. «Mi sono accorto – scrive Belpomme – che il cancro era una malattia che la nostra società costruiva di sana pianta e che era in gran parte dovuto all’inquinamento del nostro ambiente»: cfr. D. Belpomme, Ces maladies crées par l’homme, Albin Michel, Paris 2004. In Francia ogni anno muoiono di cancro 150 000 persone, e l’80-90% dei casi sono dovuti al degrado dell’ambiente. Negli ultimi vent’anni l’aumento è stato del 35% («Le Monde», 14 febbraio 2004).
11 Nota di lavoro, p. 9.
12 J. Gadrey e F. Jany-Catrice, No Pil! Contro la dittatura della ricchezza, trad. it. di A. Lombardo, Castelvecchi, Roma 2005.
13 Citato da C. Aubertin, Johannesburg. Retour au réalisme commercial, in «Écologie et politique», 26, 2002, pp. 9-28.
14 A. Traoré, L’immaginario violato, trad. it. di A. Mancini, Ponte alle Grazie, Milano 2002.
15 Anche la tendenza alternativa non sfugge a questo tipo di ambiguità. «Mi sono battuto contro la parola “crescita” che usurpava quella di “sviluppo” – dichiara Alain Lipietz – e oggi mi batto contro la parola “decrescita”»: P. Canfin et al., Peut-on faire l’économie de l’environnement?, Apogée, Rennes 2006, p. 117.
16 H. Kempf, Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta, trad. it. di G. Culicchia, Garzanti, Milano 2008: «Ma – aggiunge – sono i profitti e le abitudini che ci impediscono di cambiare rotta».
17 Citato da C. Biagini, L’Emprise numérique. Comme Internet et les nouvelles technologies ont colonisé notre vies, L’Échappée, Montreuil 2012, p. 328.
18 Strong aveva pubblicato un manifesto presentato a Rio de Janeiro poco prima dell’apertura della conferenza del 1992, intitolato Cambiare rotta, riconciliare lo sviluppo dell’impresa e la protezione dell’ambiente: «In quanto dirigenti di impresa – vi si leggeva – aderiamo all’idea di sviluppo sostenibile, quello che permetterà di rispondere ai bisogni dell’umanità senza compromettere le opportunità delle generazioni future». E ancora: «Il funzionamento di un sistema di mercati liberi e concorrenziali, in cui i prezzi integrino i costi ambientali alle altre componenti economiche, è il fondamento di uno sviluppo sostenibile». Va detto però che questa integrazione avviene quasi naturalmente con il gioco delle scarsità relative, della sostituzione totale capitale/natura e dell’ecoefficienza.
19 Y. Cochet e A. Sinaï, Sauver la Terre, Fayard, Paris 2003, p. 132.
20 T. Paquot, Alterarchitecture Manifesto, Eterotopia, Les Lilas 2012, p. 25.
21 Secondo l’espressione di Ivan Illich (in Id., Lavoro-ombra, trad. it. di F. Saba Sardi, Mondadori, Milano 1985).
22 Sottoprodotto dell’industria nucleare militare e civile, queste particelle rilasciate nell’atmosfera sono cancerogene, mutagene e teratogene (causa di escrescenze mostruose).
23 Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), ministro di Luigi XVI, era sostenitore, nella tradizione mercantilista, di un’espansione economica stimolata e inquadrata dallo stato.
24 Cfr. S. Latouche, Limite, trad. it. di F. Grillenzoni, Bollati Boringhieri, Torino 2012.
25 WWF, rapporto Planète vivante cit., p. 2: https://wwfint.awsassets.panda.org/downloads/lpr2006fr.pdf.
26 Per esempio, un ettaro di pascolo permanente è considerato equivalente a 0,48 ettari di spazio bioproduttivo, e, riguardo al mare, un ettaro di zona di pesca a 0,36. Cfr. M. Wackernagel, Il nostro pianeta si sta esaurendo, in A. Masullo (a cura di), Economia e Ambiente. La sfida del terzo millennio, EMI, Bologna 2005.
27 P. Cacciari, Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità, Intra Moenia, Napoli 2006, p. 27. «Il bisogno totale di materiali per abitante negli Stati Uniti è attualmente di 80 tonnellate l’anno. […] Per generare 100 dollari di reddito, sono necessari circa 300 chilogrammi di risorse naturali».
28 G. Bologna (a cura di), Italia capace di futuro, WWF-EMI, Bologna 2001, pp. 86-88.
29 Secondo il calcolo dello storico tedesco R.P. Sieferle, in P. Bevilacqua, Demetra e Clio. Uomini e ambiente nella storia, Donzelli, Roma 2011, p. 112. Un litro di benzina è il risultato di 23 tonnellate di materia organica trasformata nel corso di un milione di anni! (Citato in Belpomme, Ces maladies crées par l’homme cit., p. 229).
30 WWF, rapporto Planète vivante cit., p. 22.
31 J.-P. Dupuy, Ivan Illich ou la bonne nouvelle, in «Le Monde», 27 dicembre 2002.
32 Citato da Besset, La scelta difficile cit.
33 Programme des Nations Unies pour le Développement (PNUD), Rapport mondial sur le développement humain 2004, Economica, Paris 2004: http://hdr.undp.org/sites/default/files/hdr–2004–fr.pdf.
34 Besset, La scelta difficile cit.
35 Secondo la formula di Michel Rocard e Pierre Larrouturou («Libération», 8 febbraio 2002).
36 T. Paquot, Elogio del lusso. Ovvero l’utilità dell’inutile, trad. it. di V. Gallico, Castelvecchi, Roma 2007.
37 M. Rahnema, Quando la povertà diventa miseria, trad. it. di C. Testi, Einaudi, Torino 2005.
38 Cfr. S. Latouche, Giustizia senza limiti. La sfida dell’etica in una economia globalizzata, trad. it. di F. Grillenzoni, Bollati Boringhieri, Torino 2003, in particolare il capitolo 4, La banalità economica del male.
39 Besset, La scelta difficile cit.
40 Va osservato comunque che ci sono voluti due secoli di distruzione frenetica del pianeta, grazie alla buona governance della mano invisibile e dell’interesse individuale eretto a divinità, per riscoprire queste verità elementari e, grazie a test sperimentali, trasformarle in linguaggio scientifico.
41 R. Easterlin, Does Economic Growth Improve the Human Lot? Some Empirical Evidence, in P.A. David e M.W. Reder (a cura di), Nations and Households in Economic Growth, Academic Press, New York 1974.
42 E. Ostrom, La Gouvernance des biens communs. Pour une nouvelle approche des ressources naturelles, De Boek, Bruxelles 2010.
43 I principali rappresentanti del gruppo sono Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Benedetto Gui e Leonardo Becchetti.
44 Il dibattito è stato aperto dal famoso articolo di G. Hardin, The Tragedy of the Commons, in «Science», 162, 1968, pp. 1243-48. Cfr. anche la sua confutazione da parte di S. Buck Cox, No Tragedy on the Commons, in «Environmental Ethics», 7, 1, 1985, pp. 49-61.
45 S. Bartolini, Manifesto per la felicità. Come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere, Donzelli, Roma 2010.
46 Nel senso usato da S.S. Wolin in Democrazia S.p.A. Stati Uniti: una vocazione totalitaria?, trad. it. di F. Saulini, Fazi, Roma 2011.
47 Lanciato nel 1986 da Carlo Petrini con il programma «Buono, pulito e giusto», il movimento che con Terra Madre promuove anche tutti i mestieri legati all’alimentazione si può dire sia la componente gastronomica della decrescita.
48 I. Illich, Le Genre vernaculaire, in Œuvres complètes cit., vol. 2, p. 292.