La separazione è un viaggio con molte tappe
È importante affrontare questa esperienza tenendo a mente che ciascun passaggio merita di essere considerato, vissuto, elaborato.
Separarsi è come partire per un viaggio impegnativo, di cui non si conoscono tutte le tappe e di cui non si possono prevedere le condizioni meteorologiche: tuttavia, se ci si dota degli idonei ausili di protezione, ci si documenta, ci si allena, il margine di «imprevedibilità» si ridurrà e si arriverà sani e salvi alla meta. Il percorso diventerà un’occasione per affrontare ostacoli e per uscirne rafforzati, avendo imparato l’arte della flessibilità, della pazienza, dell’accettazione e della comprensione dei bisogni altrui. A volte è difficile fare tutto da soli, ed ecco perché può essere utile chiedere aiuto, soprattutto per non rimanere intrappolati in emozioni tossiche che possono disorientarci. I consultori familiari sono luoghi a cui è possibile rivolgersi per chiedere aiuto e supporto a professionisti esperti che, con competenza, discrezione e affidabilità, sapranno rivelarsi ottimi compagni di viaggio. Un altro sostegno, spesso presente anche nei servizi di territorio, è la «mediazione familiare», alla quale possono fare ricorso le coppie in separazione per identificare sia le tappe che vanno affrontate sia le migliori modalità per farlo.
Comunicate con le parole e… con tutto il resto
Ciò che serve di più a un bambino è sentirsi rassicurato, protetto e amato: per lui è fondamentale sapere che, nonostante la separazione in corso, continuerà ad avere relazioni amorevoli, calde e affettuose con entrambi i genitori e che mamma e papà saranno molto collaborativi affinché ciò avvenga.
Spesso i bambini si trovano spiazzati e disorientati perché i genitori si separano in modi caotici e carichi di aggressività. Mamme e papà a volte non raccontano niente (o quasi) delle cose che stanno succedendo, rispondono con toni bruschi o arrabbiati e se il bambino fa domande si mostrano addirittura infastiditi. Può succedere che il genitore che subisce la separazione riversi sul bambino tutta la sua delusione o il proprio disappunto nei confronti del partner. Spesso i bambini vengono esclusi da qualsiasi conversazione e sono tenuti all’oscuro delle decisioni che li riguardano, quando, invece, potrebbero avere qualcosa da dire. Certo non possono in alcun modo sostituirsi agli adulti nel prendere decisioni, ma ascoltarli potrebbe rivelarsi molto importante, oltre a essere un gesto di trasparenza e chiarezza che potrebbe fare bene anche ai genitori. Non dire niente ai bambini, metterli al corrente solo a cose fatte, può farli sentire soli, impauriti, arrabbiati. È importante che le persone vicine ai bambini che devono affrontare una separazione utilizzino ogni forma di comunicazione disponibile.
Per quanto riguarda quella verbale, con i bambini bisogna usare parole rassicuranti, che diano loro la garanzia che saranno sempre amati, curati, accuditi e protetti. Sempre con le parole, gli adulti devono far capire ai piccoli che sono in grado di riconoscere e rendere valide le loro manifestazioni emotive: «Vedo che sei impaurito (o arrabbiato o triste), ma stai sicuro che mamma e papà faranno tutto il possibile per renderti la vita meno dura di quello che già è…».
La comunicazione non verbale, invece, si basa su tutto ciò che non passa attraverso le parole. Non dimenticate mai, come già scritto nelle pagine precedenti, che le espressioni del vostro viso manifestano il vostro stato emotivo e spesso le troverete «a specchio» negli occhi e sul volto dei vostri figli. Più siete spaventati, ansiosi, tristi, arrabbiati, più lo saranno anche loro. Soprattutto nel periodo di transizione, quello in cui cambierete casa, abitudini e verrà meno la compresenza, date molta vicinanza fisica ai vostri figli, abbracciateli e baciateli, coccolateli e portateli con voi a fare passeggiate in cui li tenete per mano (offrendo una sensazione di vicinanza e protezione), e parlate di tutto quello che stanno vivendo, colorandolo di connotazioni emotive.
COME FARE. Comunicazione verbale e non verbale
Ecco, in termini di comunicazione verbale e non verbale, le cose di cui un figlio ha più bisogno quando i genitori si separano:
- essere ascoltato in modo attento, partecipe e coinvolto quando parla delle sue emozioni e delle sue paure. Ascoltare attivamente e in modo efficace significa condividere dialoghi e sguardi in un luogo adatto, con attenzione e gesti fisici che esprimono vicinanza ed empatia. È importante restare concentrati su quanto il figlio sta provando a dire senza spostare l’attenzione su altri aspetti della separazione (i problemi della coppia, quello che stanno vivendo i genitori, ecc.);
- essere aiutato a trovare le parole che meglio esprimono i propri sentimenti: i bambini hanno molti più pensieri ed emozioni che parole per raccontarli. Spetta agli adulti trovare tutti i modi possibili per aiutarli a parlare dei propri stati emotivi: «Vedo che hai proprio un’espressione arrabbiata! Cos’è successo? Vuoi parlarne con me?»;
- poter esprimere in totale onestà ciò che pensa, sente e prova. Spesso i bambini cercano di nascondere i loro reali sentimenti perché hanno paura di spaventare, offendere, far arrabbiare un adulto. Fategli capire e sentire che ritenete giusto che vi comunichino anche le cose più difficili o spiacevoli. Può funzionare in questo senso dire di tanto in tanto che «per una mamma e un papà la cosa peggiore non è sapere una cosa brutta, ma non venirla a sapere perché un bambino ha paura o vergogna a raccontargliela». Quindi, saltuariamente, potete anche organizzare delle vere e proprie «sedute intorno a un tavolo» in cui vi raccontate tutte le cose brutte che stanno succedendo e al termine di ogni sessione di questo tipo potete concedervi tre cose belle per alleviare il dolore e la fatica che avete provato nel raccontarle (potrebbe trattarsi di una danza, un buon gelato o una coccola speciale).
RIFLETTI. Le parole che direbbe un figlio
Nel 2004, Kim Leon e Kelly Cole, dell’Università del Missouri, hanno scritto un intervento intitolato Helping Children Understand Divorce, in cui elencano le cose che un figlio vorrebbe farvi sapere se potesse parlarvi con onestà e chiarezza:
- Come prima cosa, voglio che entrambi rimaniate coinvolti nella mia vita. Se potete scrivetemi, telefonatemi, chiedetemi un milione di cose. Quando non vi dimostrate coinvolti nella mia vita, mi sembra di non essere importante e di non meritarmi il vostro affetto.
- Per favore: non litigate troppo e cercate di andare d’accordo, per quanto questo sia possibile tra due persone che si separano. Cercate di trovare un’intesa su tutto ciò che mi riguarda. Quando litigate a causa mia, penso di essere stato io a fare qualcosa di sbagliato e mi sento colpevole.
- Voglio bene a entrambi, e amo ogni istante che trascorro con ciascuno di voi. Perciò, quando siete con me non mostratevi mai arrabbiati oppure gelosi, non fatemi domande su cosa fa e chi vede l’altro genitore, perché questo mi fa immaginare che volete che io stia dalla parte di uno di voi due e abbia delle preferenze tra voi.
- Se dovete dirvi delle cose fatelo direttamente e non utilizzate me come ambasciatore per i vostri messaggi.
- Quando parlate del genitore assente, dite di lui/lei solo cose belle oppure, se non ci riuscite, state zitti.
- Non dimenticate mai che voglio che entrambi rimaniate un punto di riferimento per la mia vita. Ho bisogno di una mamma e di un papà per diventare grande, per imparare ciò che è importante per me, per ricevere aiuto quando ho dei problemi.
Trovate un accordo su come spiegare la separazione
Spiegare la separazione a un figlio non è una passeggiata, per questo è molto importante che voi genitori decidiate insieme quando e come farlo. Soprattutto, fatelo con un certo anticipo rispetto al momento in cui le cose cambieranno concretamente e i bambini assisteranno all’abbandono della casa da parte di uno di voi. Inoltre, cercate di essere entrambi presenti e, per quanto vi è possibile, siate rispettosi l’uno dell’altro anche se non condividete quella che ormai è diventata una scelta definitiva. Annunciate poi con chiarezza ai bambini a quali cambiamenti andranno incontro, soprattutto in relazione a dove vivranno e con chi, e a come si svolgeranno le routine relative all’accompagnamento a scuola e alle altre attività extrascolastiche. Nel complesso, cercate di dare ai vostri figli un senso di sicurezza e un abbozzo di programmazione su ciò che succederà nel breve e medio termine, senza però sommergerli di informazioni, anche perché voi per primi non sapete esattamente come andranno le cose.
Fate molta attenzione alle reazioni del vostro bambino, perché saranno molto diverse anche in funzione della sua età. In ogni caso, voi genitori dovete essere certi di aver veicolato in modo chiaro il seguente messaggio: «Ciò che sta succedendo riguarda mamma e papà e non ha niente a che vedere con te».
I riti sono importanti: rispettate e garantite la routine
Non dimenticherò mai le prime due settimane dopo la separazione di mamma e papà. Mi avevano parlato a lungo di quello che sarebbe successo alla nostra famiglia. Mi avevano detto che papà sarebbe uscito di casa per andare a vivere in un quartiere non troppo lontano dal nostro. Sapevo che avrei trascorso con lui i mercoledì sera e un fine settimana su due. Mi avevano preparato ai cambiamenti e ad affrontare ciò che mi sarebbe successo. Eppure, la sera che papà mi salutò per andare via definitivamente, io piansi senza sosta. Anche la mamma piangeva, e se qualcuno ci avesse visto da fuori probabilmente avrebbe pensato che fosse morta la persona più preziosa della nostra vita.
In realtà, non era morto nessuno. Era semplicemente finito un ciclo della storia della nostra famiglia. Ci misi molto a rendermene conto. Ma alla fine ci riuscii. Che cosa mi aiutò più di tutto? Mio padre, e la sua capacità di garantirmi la dimensione della continuità, anche nella separazione. Non dimenticherò mai la prima sera che dormii in casa sua. Aveva comprato lenzuola uguali a quelle che avevo nel mio letto. Intorno al letto c’erano le stesse bambole che avevo nella mia stanza a casa. Per colazione, la tazza era identica a quella che avevo utilizzato fin da quando andavo alla scuola dell’infanzia. Biscotti e cereali erano della stessa marca di quelli che mamma metteva da sempre sulla tavola. Aveva curato ogni cosa nei minimi dettagli. E quelle attenzioni, quei piccoli particolari apparentemente insignificanti, in realtà mi restituirono la consapevolezza che ce l’avremmo fatta. Tutti. Compresa la mamma. È vero: a casa nostra non c’erano più un marito e una moglie. Ma saremmo rimasti vivi. E la vita non sarebbe stata poi così complicata.
La testimonianza di Laura, una donna adulta che ricorda la decisione dei genitori di separarsi e andare a vivere in due case differenti, ci dà un’idea precisa di cosa serva ai bambini per affrontare bene tali cambiamenti. Anche voi che state leggendo, proprio come il papà di Laura, preoccupatevi di fornire ai vostri figli un senso di ordine, stabilità e continuità attraverso alcune routine: non vuol dire «ingabbiare le procedure» in schemi rigidi, ma garantire ai bambini la possibilità di prevedere ciò che sta per succedere. Questo è particolarmente importante per alcune azioni che determinano il ritmo concreto ed emotivo delle loro giornate: i pasti, i momenti del sonno e dell’igiene personale, tutti passaggi in cui gli adulti sono presenti e garantiscono la loro assistenza e vicinanza.
Perciò, potreste stabilire insieme ai vostri figli quali riti dovranno essere assolti da mamma e quali da papà, oppure quali eventi della giornata dovranno essere simili anche se avverranno in case diverse e saranno gestiti dall’uno o dall’altro genitore.
Per i bambini, può essere molto importante scoprire che mamma e papà hanno fatto attenzione ai piccoli particolari, proprio come si evince dal racconto di Laura. Per esempio, far trovare per colazione gli stessi biscotti o lo stesso yogurt di sempre, sia a casa della mamma sia in quella del papà, è un modo molto semplice per dimostrare di essere precisi e puntuali, rispettando alcune routine che per un figlio costituiscono l’impalcatura su cui poggiare tutto ciò che c’è di prevedibile nella sua vita.
Abbiate cura di voi stessi
Per poter essere di aiuto a un figlio, è fondamentale che prima, durante e dopo la separazione i genitori si prendano cura di se stessi, così da poter essere emotivamente e fisicamente disponibili nei confronti dei suoi bisogni. È importante che entrambi i genitori:
- evitino di isolarsi emotivamente dal contesto sociale e relazionale in cui sono inseriti;
- sappiano da chi è composto il proprio gruppo sociale di supporto e come contattarlo in tempi brevi per chiedere aiuto;
- sappiano come prendersi cura del proprio stato di salute e di quello dei propri figli;
- facciano movimento, siano fisicamente attivi e in generale adottino uno stile di vita improntato al benessere;
- restino in contatto con il proprio mondo interiore, magari scrivendo su un diario pensieri, emozioni, reazioni relativi agli accadimenti che si verificano;
- cerchino in tutti i modi di mantenere il sorriso e alto il morale nella vita di tutti i giorni: anche se la casa è abitata dal dolore per la separazione, continua a esserci un gran bisogno, soprattutto per i bambini, di buonumore e risate.
COME FARE. Le cose da fare e quelle da non fare mai
Come prima cosa, non perdete mai il controllo quando discutete con il vostro ex, di persona oppure al telefono, in presenza dei figli. Non date ai bambini dettagli sgradevoli o negativi sul comportamento dell’altro genitore, e cercate di sviluppare una relazione amichevole con lui.
Interagite con il vostro ex partner in modo cooperativo per tutto ciò che riguarda la cura dei figli, e concentratevi sui punti di forza e sulle risorse di tutti i membri della famiglia.
Nel caso in cui vi sentiate sopraffatti dalla rabbia, dalla paura o dalla vergogna rispetto al vostro partner, è fondamentale che chiediate aiuto a uno specialista. Diventare adulti capaci di riconoscere e gestire al meglio il proprio status emotivo vi permetterà di trasferire queste competenze anche nella relazione con i figli, diventando i migliori «allenatori emotivi» che potranno avere se dovesse capitargli di trovarsi in frangenti così complessi.
Chiedete aiuto nel percorso di separazione
Come abbiamo appena detto, l’aiuto di uno specialista è spesso indispensabile. Le alternative che vi proponiamo sono solo due fra le tante possibili.
LA MEDIAZIONE FAMILIARE
La mediazione familiare è una risorsa preziosa per le coppie che decidono di separarsi, perché permette agli adulti di progettare e gestire la cura dei figli in un contesto meno conflittuale e più centrato sui bisogni dei bambini. Chi si affida alla mediazione familiare si rende disponibile a essere coinvolto in un processo collaborativo per la gestione dei conflitti. Beneficiare del confronto con una persona competente e non implicata direttamente nelle dinamiche conflittuali consente agli adulti di allargare lo spazio di incontro e valorizzare un atteggiamento responsabile, favorendo una comunicazione più efficace tra le parti. Nel concreto, questo strumento è fondamentale per i genitori che decidono di separarsi, perché vigila costantemente sui bisogni dei minori ed evita che i conflitti tra gli adulti spostino le priorità irrinunciabili per la crescita dei figli.
Possono richiedere l’intervento del mediatore familiare sia le coppie regolarmente sposate sia quelle conviventi. La mediazione può essere richiesta anche per le relazioni genitori-figli conflittuali che rischiano di compromettere gli equilibri familiari.
La mediazione prevede l’intervento di una figura neutrale e competente, che si pone come risorsa per le difficoltà emotive e organizzative degli adulti coinvolti nella situazione di conflitto. Sappiamo tutti come sia difficile parlare con qualcuno quando siamo molto arrabbiati con lui, quando siamo convinti di avere tutte le ragioni e sentiamo di aver subìto un torto. Le emozioni ci invadono e la possibilità di dialogare è ridotta a zero. Il mediatore aiuta le parti a esprimere in modo costruttivo le proprie emozioni.
La mediazione familiare è una scelta volontaria. Parallelamente o conseguentemente alla separazione legale, i genitori possono attivare questo tipo di percorso, ma non c’è nessuna legge che li obblighi a farlo. Nel procedimento legale le parti sono rappresentate da un avvocato che tutela i loro interessi. Chi decide di attivare un processo di mediazione chiede invece l’intervento di un unico professionista che si pone come figura neutra accettata da entrambe le parti.
In genere i minori non partecipano alla mediazione.
Come detto, la mediazione non è un obbligo. Ci sono adulti capaci di mediare civilmente senza mai perdere di vista il bene dei figli. A volte questa funzione viene esercitata informalmente da amici o parenti, che in qualche modo vengono riconosciuti dai genitori come figure capaci di dare a entrambe le parti visibilità e riconoscimento.
La mediazione familiare come intervento formale è particolarmente necessaria quando:
- la comunicazione tra i genitori separati è molto conflittuale e carica di emozioni negative;
- non ci sono accordi condivisi sugli aspetti economici;
- non si riesce a trovare un’intesa sulla gestione degli impegni dei figli e sull’organizzazione di una quotidianità che garantisca una buona qualità di vita per i minori;
- quando gli adulti che si stanno separando hanno nuove relazioni amorose che in qualche modo devono essere comunicate e conciliate con la relazione con i figli.
Perché la mediazione familiare sia efficace occorre l’impegno delle parti coinvolte, che devono essere pronte a mettersi in gioco. Se una delle parti soffre di patologie psichiatriche o dipendenze patologiche, il processo di mediazione, che si fonda sull’assunzione volontaria di responsabilità, rischia di essere compromesso in partenza.
Il mediatore aiuta gli adulti a riappropriarsi di uno spazio neutro di pensiero. Per quanto arrabbiato e ferito, il genitore è aiutato a trovare le parole per esprimere il proprio disagio senza venirne travolto. Le fasi della mediazione sono diverse, da quella che serve a conoscere i problemi alla formulazione di possibili soluzioni comuni, sino alla definizione di un accordo che viene assunto da entrambe le parti.
La mediazione familiare è una risorsa importantissima che è bene tenere presente. La decisione di ricorrervi può partire da uno dei due ex partner ed è importante che l’altro colga questa proposta come qualcosa di utile per il bene dei figli. Quanto più i genitori saranno capaci di mettere in gioco delle parti di sé equilibrate e responsabili, tanto più la mediazione sarà rapida ed efficace. Mediare non significa cedere nei confronti del partner su ogni fronte: significa andare oltre, ricostruire e mantenere relazioni sane ed equilibrate che accrescano il benessere di tutta la famiglia.
La figura del mediatore fa da specchio per i genitori, aiuta a prendere consapevolezza di funzionamenti problematici, di errori e atteggiamenti inconsapevoli che magari stanno causando molto dolore ai figli. Aprirsi a questa scoperta è un segnale di maturità e di sicurezza di sé. Non c’è adulto più saggio di chi sa imparare dai propri errori e non ha paura di cambiare strada.
IL GRUPPO DI PAROLA (GDP)
I Gruppi di Parola per i figli di genitori che si separano sono nati circa vent’anni fa in Canada, si sono diffusi rapidamente in tutto il mondo e oggi costituiscono una realtà sempre più presente sul territorio italiano. Sono una modalità particolarmente indicata per il supporto dei minori nelle fasi che precedono e seguono la separazione dei genitori e nel percorso di adattamento al nuovo assetto familiare.
Alla base di questi gruppi c’è la scoperta che gli impatti negativi della separazione dipendono dalla possibilità per i minori di elaborarla e di trovare una propria posizione all’interno di questa rivoluzione degli affetti. Quindi non è la separazione in sé a lasciare conseguenze negative, quanto piuttosto il modo in cui viene affrontata dai diversi soggetti che ne sono coinvolti.
I gruppi sono formati a seconda delle fasce d’età dei minori che vi partecipano, così che diventi più facile creare in tempi rapidi una buona comunicazione. L’incontro tra figli che stanno vivendo lo stesso problema consente prima di tutto di normalizzare l’esperienza attraverso la condivisione con altri coetanei. Di solito, nei gruppi si crea molto rapidamente una comunicazione fluida in cui è possibile esprimere emozioni, fare domande e scoprire come dialogare al meglio con i genitori. Gli adulti non partecipano direttamente a questo percorso dei minori ma sono coinvolti solo in alcune fasi (in genere nella presentazione iniziale del percorso e nella condivisione finale).
Il modello canadese di riferimento prevede quattro incontri di due ore ciascuno, gestiti da un conduttore che facilita gli scambi tra i partecipanti. La valutazione dei benefici per chi partecipa a questi gruppi rafforza l’idea che è necessario che ogni bambino che vive la separazione abbia uno spazio adeguato per rielaborare dentro di sé questo evento.