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Sentiva che parte di quella follia doveva essere dovuta all'ubriachezza e perciò poteva sperare che sarebbe passata di lì a un'ora.

Jane Austen, Emma

Nei giorni successivi, Briar evitò Nicholas. Astenersi dalla sua presenza era un'alternativa migliore a quella di essere impiccata per omicidio.

Perciò, quando aveva ricevuto un invito ad andare al museo con sua zia e i cugini, aveva declinato. Anche quando Temperance l'aveva chiamata per il tè, aveva rifiutato. In effetti, aveva trascorso del tempo con l'amica solo al parco per tirare con l'arco. Purtroppo questa, per quanto ci provasse, era così incapace di colpire il bersaglio che la coordinatrice dell'associazione le aveva chiesto di andarsene. Per sempre.

Briar, per solidarietà, si era rifiutata di tornare senza l'amica. Perciò, ogni volta che sentiva la mancanza di quell'attività, incolpava Nicholas anche per quello.

Il suo sforzo di trovargli una moglie, tuttavia, non era finito. Ci si buttò a capofitto, redigendo un elenco delle clienti più brutte nel registro dell'agenzia. Quelle con i capelli unti e sdentate si trovavano in cima alla lista, insieme a quelle abbastanza vecchie da essere sua nonna.

Una volta completato quello sproloquio scritto, tornò a cercare ottimi partiti per Daniel e Temperance.

Entrando nell'ufficio di Ainsley per chiedere se fossero arrivati nuovi clienti, trovò entrambe le sorelle: Ainsley seduta alla scrivania e Jacinda che sventolava una copia del Post come fosse una bandiera vittoriosa.

Questa si girò con un sorriso, gli occhi turchesi brillanti. «Briar, sei arrivata giusto in tempo per sentire le ultime notizie. Non immagineresti mai cos'è successo. Miss Throckmeyer, proprio quella che avevo cercato di rifilare a Crispin, è scappata. Con l'amministratore di suo padre! Riesci a crederci?»

«No.» Briar si stampò un sorriso in faccia, ma non era felice. Miss Throckmeyer, quella dalla dote di quarantamila sterline, era la sola possibilità che aveva di riprendersi dalla sventura in terrazza con Lord Holt.

«Che scandalo! Non potrebbe esserci notizia migliore per noi.»

«Poiché Miss Throckmeyer era l'unica ereditiera che ci era rimasta come cliente...» Ainsley lanciò un'occhiata tagliente verso Briar. «... non vedo come ci sia di beneficio.»

Prima che Jacinda potesse rispondere, Briar si difese da sola. «È da più di una settimana che non si parla del mio errore sui giornali. Sto facendo passi da gigante nel trovare un compagno per Temperance.»

«Ho visto che hai anche trovato due nuovi clienti. Mrs. Tisdale e suo figlio, Lancelot, che mi auguro sia un vezzeggiativo e non il suo nome vero. A quanto pare, la donna afferma di possedere tre proprietà e una fortuna di ventimila sterline, eppure non ha nient'altro di meglio da fare che sedersi nel nostro soggiorno e lavorare a maglia. Mi addolora dovertelo dire, ma è fuori di testa.»

«È un po' eccentrica, ma mi piace.»

Jacinda le si avvicinò e le diede un colpetto sulla spalla. «Oh, ignora Ainsley. Ha avuto un altro scontro con il nostro bel vicino della casa da gioco. A detta di Mrs. Darden, la nostra cara sorella ha mandato un ammonimento scritto a Mr. Sterling riguardo alla spazzatura sul marciapiede fuori dal suo stabile.»

«È una mostruosità. Avevo il diritto di lamentarmi.»

«Invece di risponderle per iscritto, però, Mr. Sterling ha attraversato di corsa la strada, a malapena vestito, e ha stracciato la lettera a metà, lasciandola cadere sui nostri scalini.»

Ainsley era seduta diritta sulla sedia, un rossore che le saliva lento sul collo sopra il fisciù. «Mrs. Darden ha ingrandito i dettagli. In verità Mr. Sterling era vestito, sebbene gli mancasse il fazzoletto da collo. L'ho ammonito che, se mai dovesse avvicinarsi al nostro stabile, dovrà vestirsi decorosamente.»

«Al che lui ha reagito sfilandosi la giacca e appoggiandosela su una spalla prima di attraversare di furia la strada. Da allora, Ainsley si sta comportando come se la sua tazza fosse piena di salamoia.» Un sorriso birichino sollevò le guance di Jacinda che tornò a rivolgersi a Briar e a indicarle il Post. «Questo scandalo è davvero la cosa migliore che potesse capitarci.»

«Finché qualcuno non si renderà conto che Miss Throckmeyer era una nostra cliente» borbottò Ainsley.

«Nostra sorella» cantilenò Jacinda sospirando e prendendo Briar a braccetto. «Una nube temporalesca in una bella giornata di sole.»

Una risata cristallina scappò dalle labbra di Briar e tutto il fastidio che provava nei confronti di Ainsley svanì.

«Ero passata solo per questo. Crispin è a Tattersall's; spera di comprare all'asta una giumenta per la sorella. La Marchesa di Knightswold presenterà alcuni purosangue e tutti i gentiluomini in città saranno lì.»

Briar sollevò il capo a quella notizia. Quello poteva essere il giorno perfetto per passare in visita da Temperance. Avrebbero potuto discutere dell'ultimo elenco redatto e vedere quali candidate fossero le più adatte per Daniel. «Allora potresti lasciarmi da Temperance visto che sei di strada?»

«Mi dispiace, Miss Bourne, ma Miss Prescott è dalla vicina con sua madre. Lo spaniel di Lady Penrose ha avuto una cucciolata.»

Nicholas trasalì quando la voce monotona di Delham lo raggiunse dall'ingresso nello studio. Il suo sguardo saettò verso la porta aperta.

Gli giunse quindi la voce flautata di Briar. Senza esitazione, appoggiò il pennino e si alzò dalla scrivania.

«Oh, no. La carrozza di mia sorella se ne è già andata.»

«Se volete, signorina, posso informare Miss Prescott.»

«Non voglio allontanare Temperance da quei cuccioli e non posso certo invitarmi da sola dalla vicina. Credo che noleggerò una vettura...»

«Non sarà necessario» li interruppe Nicholas, arrivando all'ingresso. «Delham, puoi per cortesia chiedere in cucina che venga preparato un vassoio per Miss Bourne e che venga portato nello studio?»

Briar trasalì e gli lanciò uno sguardo fugace prima di riportare la propria attenzione sul maggiordomo, le spalle dritte, il mento alto. Era ancora arrabbiata con lui.

«Non intendo fermarmi» informò Delham, passandosi le mani sulla gonna gialla chiara.

Il maggiordomo tuttavia ignorò quel commento e si inchinò prima di lasciarli soli.

Briar si girò verso Nicholas, i suoi occhi del colore dei petali di fiordaliso dopo una gelata. Era meravigliosa in preda alla rabbia, la pelle lucente alla luce burrosa che filtrava dalla lunetta a ventaglio. Per poco si dimenticò che anche lui era arrabbiato.

Poi il ricordo che lei era stata in terrazza con Holt gli tornò in mente. «Come sta procedendo la vostra ricerca di coniugi?» le domandò, adottando un tono indifferente mentre la invitava a precederlo verso lo studio.

«Meravigliosamente. Ho trovato la moglie perfetta per voi: la vedova di un pescivendolo. È sdentata e ha solo quattro dita nella mano destra, ma è l'unica con il vostro stesso temperamento.»

Contrariamente al cattivo umore che lo aveva tormentato per giorni, un sorriso gli piegò l'angolo della bocca quando lei in tutta fretta gli passò davanti. «Intendevo per i miei cugini.»

«Ho un nuovo elenco, sebbene non sia nutrito come il primo.»

«Vista la notizia della fuga d'amore di Miss Throckmeyer, la vostra fortuna in agenzia cambierà.»

«Vero, e non dimenticate che sono stata ben ricevuta ad Almack's la settimana scorsa.» Il tono derisorio della sua voce era chiaramente inteso a pungolarlo.

Nicholas finse che il sangue non gli stesse ribollendo nelle vene. «Davvero? E quanto siete stata ben ricevuta in terrazza? Avete imparato qualcosa di nuovo?»

«Tanto, in effetti» gli rispose lei con occhi di brace rifiutando di sedersi sulla poltrona che le aveva offerto. «Ma vi siete sbagliato. Holt non mi ha baciata.»

Nicholas tirò un sospiro teso. «Be', è...»

«L'ho baciato io

«... splendido.» Il fastidio riemerse d'impeto. «Cosa?»

Lei rimosse gli spilloni dal cappellino con scatti rapidi e, una volta che se lo fu sfilato, ve li conficcò di nuovo. «Mi avete sentito. Non era stata sua intenzione baciarmi, ma solo parlarmi dell'iscrizione all'agenzia. Ma voi, corruttore di pensieri, mi avevate convinto del contrario. Perciò ho preso in mano la situazione.»

«Lo avete baciato.»

Rise mesta. «Oh, sì, l'ho baciato. Credo di averlo lasciato sgomento, afferrandolo per i baveri in quel modo. Per poco non siamo caduti a terra.»

Nicholas strinse i denti. Cercò di ricacciare quell'immagine dalla mente, non volendo pensare alle labbra di Briar che sfioravano quelle di Holt in un bacio alla tazza di cioccolata.

Quello era il suo bacio.

«E ora» continuò lei, «poiché sono stata così sfrontata, non vuole più avere nulla a che fare con l'agenzia. Per colpa vostra ho perso un cliente. Perciò le vostre lezioni non mi stanno aiutando. Non siete certo più bravo di me a combinare incontri. E, per vostra informazione, sono furiosa con voi!»

«Bene. Allora siamo in due.»

Briar gli si avvicinò a grandi passi, colpendolo al petto con la tesa del cappellino. «Qual è il vero motivo per cui mi avete mandata in terrazza con Holt?»

Prima che Nicholas capisse che cosa stava facendo, l'afferrò per il polso, le strappò il cappellino e lo tirò sulla scrivania. «Perché compio azioni spregevoli e voi dovete capirlo. Non sono gentile né cortese. Sono egoista e non ho alcuna intenzione di cambiare. Inoltre non sogno di invecchiare con qualcuno al fianco come in uno dei vostri scenari.»

«Be', non sono d'accordo» sbuffò lei. «Un tempo lo avevate quel sogno, altrimenti non vi sareste sposato. E tanto per contrariarvi, vi troverò una moglie prima che il nostro accordo si concluda. E sarà anche astuta. Vi condurrà all'altare per il naso prima ancora che vi rendiate conto di cosa è successo. Vi...»

Nicholas spezzò quell'invettiva con la propria bocca.

Reclamò le sue labbra con impeto. Lei reagì sollevandosi sulla punta dei piedi, passandogli la mano libera sulla spalla, stringendolo a sé. Nicholas capì quindi che non era l'unico ad avere bisogno di quello sfogo.

Si punirono a vicenda con pressioni decise e morsi. Voleva cibarsi di quella sua rabbia. Voleva tutto ciò che aveva da dargli. «Voglio la vostra lingua, maledizione.»

«Avete detto che devo imparare a trattenermi» gli rispose lei con il respiro affannoso.

«Non con me.»

Mai con me, pensò, schiudendole le labbra con le proprie. Allora la punta della lingua di Briar timidamente cercò la sua.

Nicholas ricordò che era tutto nuovo per lei, perciò la invitò gentilmente a provare ancora. Vi piacerà, ve lo prometto. Tuttavia, alla prima carezza titubante della sua lingua, fu lui a perdersi nel piacere.

Si gloriò nell'abbraccio caldo e intenso delle loro lingue. Lei gemette sorpresa e lo strinse più forte. Inarcò la schiena e le curve morbide del suo corpo si premettero contro di lui. Allora il loro bacio divenne famelico, bramoso.

Eppure, Nicholas voleva di più. Voleva cancellare il ricordo di Holt dalla sua mente. Perciò la baciò fino a toglierle il fiato, godendosi la resa del corpo di Briar sul proprio.

Finché lei non spezzò il bacio.

«Le mani» gracchiò.

Solo allora Nicholas si rese conto che se con una mano le stringeva il polso, con l'altra le aveva cinto in maniera possessiva il fianco.

Rifletté per un istante, pensando che avrebbe preferito stringerla ancora di più per farle sentire l'effetto che aveva su di lui. E quando notò che le sue labbra erano gonfie, gli occhi ombrati, capì che avrebbe potuto.

Sfortunatamente, sapeva anche che la porta era aperta e che da un momento all'altro una domestica sarebbe arrivata con un vassoio del tè. Perciò, con sommo rammarico, la lasciò. Non riuscì tuttavia ad allontanarsi senza premere ancora una volta le labbra sulle sue, fugaci. «Ecco. Questa era la quarta lezione: un bacio rabbioso. Aiuta a sfogarsi.»

Il respiro di Briar era affannoso quanto il suo. «Ero certa che sarei stata furiosa con voi... per il resto della vita. Come sapevate che vi avrei permesso di baciarmi?» gli domandò.

«Non lo sapevo» le rispose onestamente. «Gli uomini e le donne mostrano rabbia e desiderio in maniera simile. Avanziamo, o per intimidire o per conquistare. I nostri respiri diventano affannosi, il sangue ribolle nelle vene, le guance diventano rosse e gli occhi ombrati. Anche la nostra percezione si acuisce. Ogni minimo odore o anche l'inclinazione del capo ci dice se dovremmo prepararci a un attacco o se invece stiamo per partecipare a un'attività ben più piacevole. Io ho scommesso su quest'ultima.»

«Non cantate vittoria tanto presto. Sono ancora arrabbiata con voi. Chiedermi di baciare un altro uomo ha tradito il nostro accordo e la mia fiducia. Probabilmente non lo sapete, ma mia madre ha lasciato che il suo cuore si infrangesse per colpa del tradimento di mio padre. E sebbene possegga tanti tratti come i suoi, questo non lo condivido. Non tollererò un altro dei vostri giochetti, Nicholas. Non fatelo mai più.»

Lui annuì. «Un rimprovero meritato.»

A quanto pareva, lei pensò che la stesse deridendo. «Dovrei forse nascondere ciò che provo? Comportarmi come una marionetta nelle vostre mani? È questo che volevate quando abbiamo stipulato il nostro accordo?»

«No, tesoro. Ditemelo ogni volta che vi offendo, così che non ripeta il mio errore. Preferisco sapere sempre cosa pensate, senza filtri.»

Le si avvicinò e le strinse il volto tra le mani, perdendosi nell'azzurro dei suoi occhi. Briar gli offrì un cenno del capo quasi impercettibile. Avevano raggiunto un nuovo accordo.

Le passò il pollice sulle labbra e lei fremette. Stranamente, quella sensazione vulnerabile attraversò anche lui, rendendo più intenso il senso di colpa che aveva rimpiazzato la furia gelosa.

Non avrebbe dovuto chiederle di baciare Holt, o nessun altro uomo.

Eccetto se stesso, ovviamente. La sua coscienza non si ribellava quando le labbra di Briar erano sulle sue. Anzi, era tentato di tenerle lì ancora un po'. Tuttavia, prima che potesse abbassare il capo, il tintinnio dei piattini arrivò da fuori la porta aperta.

Si raddrizzò, tornò alla scrivania e si sedette.

La domestica entrò e lasciò il vassoio sullo scrittoio senza dire nulla, ma accettando il ringraziamento di Briar. Tornarono quindi a essere soli, il che era quello che voleva. Avevano ancora affari irrisolti da discutere.

Negli ultimi giorni, lei non aveva risposto alle sue lettere, ma le aveva rispedite tutte al mittente, inclusi i biglietti per il museo e per i giardini di Vauxhall. Luoghi rispettabilissimi da visitare nel pomeriggio.

«Allora, adesso la smetterete di punirmi rifiutando tutti i miei inviti?»

«Punirvi?» Le scappò un risolino. «Forse lo stavo facendo. Comunque dovete ancora riparare al torto.»

La luce del sole illuminò l'angolo di un sorriso sbarazzino sul suo viso e così Nicholas capì che era stato perdonato. Un'inspiegabile ondata di calore gli riempì il petto. «In che modo? Intendete prendere di nuovo il comando della mia carrozza?»

Lei si affaccendò al vassoio. «È un'idea, ma no. Un goccio di latte, niente zucchero?»

Nicholas annuì, sorpreso che lo sapesse. Poi ricordò il tè che avevano preso in terrazza.

Fino a quel momento non aveva mai notato quanto fosse intimo il gesto di chi versava una tazza di tè per lui.

La osservò sfilarsi i guanti. Ogni suo movimento era aggraziato, le dita leggere sulla porcellana. Il mondo rumoroso fuori dalla finestra svanì coperto dal bisbiglio leggero del liquido vaporoso che riempiva la tazza, dal rimescolare silenzioso del cucchiaino e dall'aroma di tè e lenzuola fresche. Tutto era intimo in maniera sconcertante e piacevole al tempo stesso.

Dopo avere aggiunto un pizzico di zucchero alla propria tazza, Briar le portò entrambe alla scrivania. Sedendosi di fronte a lui, riprese a parlare, ignara dei pensieri che gli stavano passando per la testa.

«Per rimediare al vostro comportamento orribile, pretendo da voi una conversazione franca.»

Nicholas bevve un sorso di tè, chiedendosi perché avesse un sapore più ricco e vellutato in bocca. «Con me potete parlare di qualsiasi argomento.»

«Allora voglio sapere di vostra moglie.»

«Tutto tranne quello» si corresse appoggiando la tazza sul piattino.

Lei non disse nulla, ma sorseggiò il tè con una pazienza spaventosa nello sguardo deciso.

Per la miseria! «Perché volete sapere di lei?»

«Perché è l'unica donna che abbiate deciso di sposare. Spero possiate perdonarmi se il ricordo è troppo doloroso, ma sono curiosa di sapere che cosa vi ha attratto di lei e perché ve ne siete innamorato.»

Ringoiò una risata sardonica. «Se il vostro fine ultimo è quello di trovarmi una donna con le sue stesse caratteristiche, allora state perdendo tempo.»

«Come l'avete conosciuta?»

«Era un'amica della moglie di mio fratello e passava spesso in visita a casa nostra» le spiegò, soffocando un impeto di amarezza. «Poiché non avevo ancora raggiunto la maggiore età ed ero sotto la tutela di mio fratello dopo la morte di nostro padre, vivevo con loro.»

«Perciò la vedevate spesso e tra voi è nata un'amicizia? Era carina?»

«Sì, e io ero abbastanza ingenuo da non vedere oltre i suoi capelli corvini e gli occhi viola. Ero un giovanotto a malapena uscito dall'università e non avevo idea che esistessero donne come lei, tanto libere e vivaci. E quando Marceline voleva qualcosa, non c'erano ostacoli che potessero fermarla, né raggiri che non fosse disposta a usare.»

Briar sospirò, avendo chiaramente frainteso. «Era così innamorata da essere disposta a fare di tutto pur di avervi?»

Nicholas guardò verso la finestra aperta, volendo evitare il ricordo che era ancora troppo fresco, anche dopo tutti quegli anni. «In parte. Era disposta a tutto, anche a sopportare le attenzioni goffe di un allampanato fratello minore pur di ottenere un posto all'interno della famiglia del conte.»

Nella casa del conte. Nel letto del conte...

«Parlate come se non credeste al suo amore» commentò Briar. «Oh, Nicholas, è un peso terribile da portarsi nel cuore. Non lo vedete? È proprio per questo che dovreste sposarvi. Vi giuro che troverò qualcuno che non vi lascerà mai nel dubbio riguardo al suo affetto.»

Lui tornò a girarsi per dirle che non era possibile. Che gli anni trascorsi lo avevano cambiato. Ma vedendo l'entusiasmo speranzoso sul suo volto, non ebbe il cuore di infrangere i suoi sogni.