Dapprima nell'attesa, e poi nella realtà, divenne da quel momento il suo unico oggetto d'interesse.
Jane Austen, Emma
«Miss Bourne, siete incantevole stasera» si complimentò Daniel mentre l'aiutava a scendere dalla carrozza, il suo volto che lentamente si riempiva di macchie rosse. «Cioè, non intendevo dire che lo siete solo stasera, ma... che siete sempre...»
Scesa sul marciapiede davanti al Teatro dell'Opera, Briar gli sorrise e lo tolse da quell'imbarazzo. «Grazie, Mr. Prescott, anche voi siete molto elegante.»
E lo era anche Nicholas. Era bellissimo con un completo di ottima lana nera con i baveri della giacca in velluto pettinato. I capelli tirati all'indietro gli mettevano in evidenza i tratti scolpiti e le sopracciglia scure.
Mentre aspettava di aiutare la zia a scendere, il suo sguardo si posò su Briar. Si adombrò quando scorse lungo l'abito di seta bianca, fino alla punta delle scarpette, per poi tornare sul corpetto aderente e sulle maniche scampanate poggiate sulle spalle.
Aveva lasciato il collo nudo e aveva raccolto i capelli in uno chignon con i pettini d'argento e perla della madre. A giudicare dal calore negli occhi di Nicholas, aveva scelto bene.
Provò un'ondata di trepidante attesa. La sua prima volta all'opera!
Temperance non riuscì a trattenere un battito di mani, il suono gioioso smorzato dai guanti. Era bellissima nell'abito azzurro con tulle color oro, i suoi occhi come topazi.
Anche lo zio Ernest e Mrs. Prescott erano vestiti a puntino, il primo in un completo grigio scuro e la seconda in un incantevole abito bordeaux, con un rossore sulle guance che la faceva apparire dieci anni più giovane.
Una volta entrati, Briar rimase basita dinnanzi allo splendore dell'enorme teatro. Sotto un soffitto a volta, la serie dei balconcini era illuminata da lampadari e candelabri a muro. Le arcate erano guarnite con cornici laminate d'oro e il meglio del ton era vestito di splendidi abiti e ricoperto di gioielli luccicanti.
«Io mi sento come te» le disse Temperance al suo fianco. «Quattro Stagioni e rimango ogni volta sbigottita quando vengo all'Opera. Quasi implorerei Nicholas perché me ne paghi una quinta.»
«Non ti servirà. Ti sposerai prima della fine dell'anno. Dobbiamo solo trovare un bello scapolo che abbia un palco qui in teatro.»
«Dici bene, tu, come se bastasse indicare il palco con la vista migliore sul palcoscenico e innamorarsi del proprietario.»
«L'amore dovrebbe essere facile. Dovrebbe bastare chiudere gli occhi, indicare e poi, una volta riaperti, vedere le scintille.» Briar mimò ciò che diceva, ma poi sentì la punta del dito toccare qualcosa di duro e caldo. Trasalì e aprì gli occhi, una scusa sulle labbra, e vide Nicholas.
Per un attimo, il bagliore di decine di candelabri le danzò davanti agli occhi.
Lui osservò il dito premuto sul proprio petto con un ghigno. «State fingendo di essere una bussola per trovare i nostri posti?»
«No, Briar cercava un marito» rispose Temperance.
Lei ritirò immediatamente la mano. «Per vostra cugina, si intende.»
«Ed è questo il metodo preferito dalle intermediatrici, indicare e abbrancare? Mi sembra piuttosto primitivo, se volete saperlo. Avrei potuto usarlo io stesso per mia cugina, se avessi saputo che era socialmente accettabile. E va bene, Temperance. Indicami tuo marito e ordinerò che venga legato e portato all'altare.»
«Cugino caro, come sei sentimentale» commentò secca Temperance. «Merito di essere corteggiata e se il corteggiatore possiederà un palco qui all'Opera, tanto meglio.»
Nicholas sembrò considerare la richiesta. «Non ci avevo pensato fino a ora, ma un mio vecchio amico, Lord Hulworth, ha il palco di fianco al mio. Non è sposato, però non so se cerca moglie.»
«Avete detto... Lord Hulworth?» balbettò Briar, a metà tra la sorpresa e l'ilarità.
«Sì. Vi conoscete?»
«No, ma molto tempo fa, l'anno scorso in effetti...» Gli lanciò uno sguardo d'intesa, sperando che ricordasse. «... ho creduto che fare la sua conoscenza sarebbe stata la chiave per il mio futuro da intermediaria.»
Nicholas sollevò lentamente le sopracciglia. «Davvero? Se lo avessi saputo, vi avrei aiutata. È uno scapolo sfuggente, se ricordo bene.»
«Direi.» Briar si coprì la bocca con le dita guantate per nascondere una risata.
«Dovresti presentarcelo» propose Temperance.
«Magari la prossima volta che sarà in città» rispose lui non troppo convinto.
Briar avrebbe continuato a pungolarlo se gli altri non li avessero raggiunti. L'Opera stava per cominciare.
Il gruppo si mosse con Mrs. Prescott al braccio dello zio Ernest. Temperance prese quello del fratello, lasciando Briar a stringere quello di Nicholas. E lo fece, con una imbarazzante mancanza di esitazione. Tuttavia, prima che raggiungessero le scale, lui fu salutato da una bellissima donna dai capelli scuri vestita d'organza verde.
«Lord Edgemont, che piacere rivedervi!»
Sotto la mano, Briar sentì il muscolo del braccio di Nicholas tendersi. Si chiese in che modo la conoscesse. Notò il suo agio, lo sguardo posato con familiarità sul volto della donna. E osservò la stessa cosa nella dama, oltre al modo in cui lo stava fissando con affetto, il capo piegato.
L'intermediaria che era in lei avrebbe colto l'occasione per scoprire come si conoscessero. Tuttavia, sentì emergere una nuova sé, irritabile e ansiosa di scusarsi per raggiungere il resto del gruppo.
Nicholas tuttavia appoggiò una mano sulla sua, tenendola al proprio fianco.
«Lady Elston, un vero piacere. Vi presento l'amica di mia cugina, Miss Bourne.»
«Ah, perciò è lei la giovane di cui ho tanto sentito parlare ultimamente.»
Briar non aveva idea di che cosa intendesse dire. Che cosa aveva sentito? Le venne in mente solo il suo errore madornale di qualche settimana prima, ma quello di certo non avrebbe spinto qualcuno a guardarla con tanta curiosità e simpatia.
Incerta, le regalò una riverenza. «È un piacere conoscervi, Lady Elston.»
«Mia cara, mi sarebbe tanto piaciuto incontrarvi ad Almack's due settimane fa, ma avevo avuto il privilegio di partecipare a una delle cene della Duchessa di Holliford, dove ho scoperto che voi avevate lasciato un posto vuoto. Una coincidenza curiosa, non trovate? Quella sera, Sua Grazia ci ha intrattenuti con il racconto delle imprese delle sorelle Bourne, le vostre in particolare. Devo dire di essermi molto incuriosita e sono davvero lieta di avervi finalmente conosciuta.»
«Vi ringrazio, milady. È stato un onore avere ricevuto un invito.»
«Per favore, chiamatemi Elise» rispose la donna, stringendole la mano libera, lo sguardo che si posava con tenerezza su Nicholas. «Edgemont non chiede mai favori e visto che è... una conoscenza ormai da tanti anni, era il minimo che potessi fare.»
Con improvvisa chiarezza, Briar capì come Nicholas avesse reso possibile la sua serata ad Almack's. Non avrebbe potuto chiedere quel favore a una persona meno bella e che non mostrasse tanto ovvio affetto per lui, come se fossero stati...?
Non riuscì a finire il pensiero. Un'ondata di tensione la colpì, irrigidendole ogni giuntura dello scheletro, fissando ogni vertebra in una linea dura.
Elise alzò la mano per salutare qualcuno. «Oh, mio marito mi sta chiamando, perciò devo andare. Spero che potremo conversare di nuovo in futuro, Miss Bourne.»
«Mi piacerebbe» rispose Briar, impotentemente cortese. Quindi, una volta rimasta sola con Nicholas, gli lanciò uno sguardo turbato. «Conoscenza?»
«Sì. Non dovrebbe sorprendervi che abbia stretto amicizia con tante persone diverse.»
Lei sbuffò, ignorando l'occhiataccia che le aveva lanciato. «Coltivate spesso queste amicizie con donne sposate?»
Senza dire una parola, Nicholas la guidò verso le scale, i tratti tirati. Mentre salivano i gradini, crebbe anche la tensione palpabile tra loro.
Fu solo dopo avere attraversato una serie di corridoi fiancheggiati da alcove chiuse da tende che lui si degnò di risponderle. «Non vedo perché dovrebbero essere affari vostri.»
«Sono affari miei» sibilò lei sottovoce, non volendo essere sentita dagli spettatori all'interno dei palchi. «Se siete un donnaiolo, così governato dai vostri istinti da non farvi scrupolo a sedurre la moglie di un altro uomo, allora dovrei interrompere questa nostra frequentazione all'istante.»
Lui si guardò alle spalle e poi la spinse all'interno di un'alcova. Prima che potesse trasalire, le tende si richiusero alle loro spalle, immergendoli nella penombra, quindi Nicholas si sporse in avanti finché le sue labbra non le furono vicino alla tempia, il suo respiro caldo che le accarezzava l'orecchio. «Smettete di comportarvi come un'arpia gelosa o la gente parlerà.»
«Oh, e adesso chi è che si inventa scenari assurdi? Gelosa! Per vostra informazione, la mia famiglia prova profonda avversione per l'adulterio.» Sbuffò, inalando non volendo il profumo di Nicholas, la sua essenza di cuoio caldo e foglie autunnali. Maledizione!
Lui le si avvicinò, le note iniziali dell'Opera introdotte da un rullo di tamburi. «Io la penso come voi ed è solo per questo che vi dico che lei era una giovane vedova quando ci siamo conosciuti. Tanti anni fa.»
«Be', magari preferisco non incontrare persone con cui avete condiviso una conoscenza tanto intima. Ci avete pensato?» Non volendo, il naso le scivolò lungo la sua mascella, le labbra vicine alla piega più alta del fazzoletto inamidato.
«Non vi ho mai nascosto quella parte del mio carattere. Dall'inizio, avete sempre saputo chi sono.»
Briar sbuffò di nuovo, ma non per l'indignazione. Provò il bisogno di respirare la sua essenza. Com'era riuscita a resistere giorni senza quel profumo? L'aria era insignificante a confronto. Un fiore senza petali. Un bricco vuoto senza cioccolata.
«Sì. Ho sempre saputo chi siete» bisbigliò, avvicinandosi, dilatando le narici per un altro avido respiro. In preda al capogiro, alzò lo sguardo su di lui nella penombra, grata che si fossero capiti.
Tuttavia la tensione rimase, li avvolse stretti, impedendo a entrambi di muoversi. Appoggiò la mano sul suo panciotto, allargandogli le dita sul petto, così da avvertire il battito pesante del cuore di Nicholas sul palmo. In risposta, lui le posò una mano in vita, in netta violazione delle loro regole. Ma non lo rimproverò. Gli passò invece le braccia intorno al collo e sentì l'altra sua mano posarsi sulla parte bassa della schiena, premendola a lui.
«Di solito quanto dura la lezione sull'attesa?» gli domandò, accarezzando pensieri impazziti come quello di avvolgersi a lui come un corsetto che non potesse più sfilarsi.
«Tutto il tempo necessario» ruggì lui, la voce tesa.
«Be'... mi pare che questa sia piuttosto lunga.»
«Troppo.»
«Speravo lo avreste detto» concluse lei, prima che la bocca di Nicholas scendesse sulla sua.
Non fu una carezza incerta delle labbra, ma un bacio incendiario inteso a scioglierle il corpo come cera di una candela. Si fuse contro di lui con un sospiro.
Oh, come le piaceva... Ma no, ricordò a se stessa, non puoi svelare quanto ti piacciono i suoi baci. O come le tazze di cioccolata avessero perso sapore dopo il loro secondo bacio. Anche quello le aveva fatto: il ladro di cioccolata.
Fu facile però perdonarlo in quel momento, quando le reclinò il capo all'indietro, schiudendole le labbra, conquistandola. Il suo respiro le riempì la bocca, caldo e umido. La sua lingua si mosse con volute lente e languide, come se fosse lei il cibo che aveva bramato per giorni. Era diventata la sua cioccolata.
Tuttavia non le pareva abbastanza vicino e dovette stringere la presa, il seno schiacciato contro il suo petto solido. Lui le mordicchiò il labbro inferiore, prendendolo in bocca come per rimproverarla di tanta audacia. Ma poi la premette contro di sé e la sollevò portandole una mano sulla curva del sedere.
Non la stava affatto rimproverando. La stava ricompensando. Sentì il proprio corpo arrendersi dolcemente. Inarcò i fianchi, capendo meglio ciò che attraeva gli uomini e le donne.
La seta scivolò sulla lana calda.
Morbidezza fusa contro tanta solidità.
Si meravigliò di quanto fosse bello premere il bacino e sfregarsi su di lui. Perciò lo ripeté. Bacio, fianchi e strofinio... Bacio, fianchi e strofinio... Mmh...
Ma allora lui spezzò il bacio, appoggiando la fronte sulla sua e scuotendo il capo.
Briar annuì, ma in disaccordo con lui. Non poteva fermarsi in quel momento. Tremante di desiderio, si inarcò di nuovo e bisbigliò: «Ancora. Ancora un po'».
Nicholas ruggì, roco e famelico, ma la rimise sui propri piedi. Non allontanò, tuttavia, le mani dai suoi fianchi. La tenne stretta come se non sapesse come ricomporla, allargando le dita per controllare la curva della sua vita, accarezzandole le anche con i pollici. Infine, dopo un sospiro affannoso, la lasciò.
«Puramente accademico, eh?» le domandò, la voce roca.
Lei sorrise nella penombra. «Che cosa posso dirvi? Siete un insegnante eccezionale.»