20

«Non c'è incanto pari alla tenerezza di cuore.»

Jane Austen, Emma

Non appena si infilò il completo da uomo, Briar desiderò potersi togliere i pantaloni. La lana le pizzicava la pelle morbida abituata alla tela batista e alla mussola. Inoltre erano troppo attillati.

Quando aveva apportato le dovute modifiche, aveva dimenticato di considerare le code voluminose della camicia. Infilandole dentro la cintola sentì una certa pressione in vita e sui fianchi.

Ovviamente, la tensione non sarebbe stata così terribile se non avesse ingollato una grossa porzione di budino a cena.

I nervi avevano avuto la meglio sul suo appetito. O forse era stato il contrario. Le era parsa una buona idea evitare di pensare di doversi travestire da uomo mangiando come un lupo affamato.

Seduta indolente sulla panca di velluto rosso si passò una mano sul panciotto e sul gonfiore dovuto all'eccessiva indulgenza a tavola. Il suo bebè di budino. Con un colpetto sulla pancia, ridacchiò alla sola idea.

E fu in quel modo che Nicholas la trovò.

Indugiò un attimo sullo sportello della carrozza aperto, le lanterne esterne che gli illuminavano le ombre sotto la falda del cappello, il naso e la mandibola. Non le disse nulla quando entrò, chiudendosi alle spalle la luce. E non pronunciò una sola sillaba dopo che ebbe battuto sul soffitto e la carrozza fu partita.

Briar si rizzò. «Allora, sono convincente?»

Lui accese la lampada interna, mantenendo la fiamma bassa. Bastò tuttavia per illuminare il suo sguardo caldo, che le si posò bramoso addosso. «Davvero attraente, Miss Bourne. Quei pantaloni sono così attillati, che tanto valeva non indossaste nulla.»

Lei arrossì, improvvisamente consapevole di ogni punto cucito sulla pelle. «Dovreste dirmi che assomiglio a un uomo, mascalzone.»

Tuttavia, quando lo sguardo di Nicholas le raggiunse il seno e le si inturgidirono i capezzoli, si sentì interamente una donna in abiti poco coprenti. Sebbene si fosse legata il seno con una striscia di lino, il panciotto aderente copriva a malapena le sue rotondità.

«Un giovane damerino, forse, se la stanza sarà abbastanza oscurata e se non parlerete. Anche se in verità, ogni delizioso lembo di voi è femminile. Ma chi vi ha legato il fazzoletto da collo?»

«Ho trovato un libro sui diversi nodi nella biblioteca di mio zio e li ho studiati.»

Allargando le gambe, Nicholas si sporse in avanti e la tirò sull'orlo del sedile davanti a sé. Senza dire una parola, cominciò a slacciarle il nodo, spogliandola con maestria. Certo, era solo un fazzoletto, ma l'azione fu così intima che lo stomaco le si annodò al mero pensiero di quello che avrebbe provato se nel mentre l'avesse baciata. Si bagnò le labbra e la lingua toccò il cerone aspro che aveva usato per nasconderne il colore.

Concentrato sul suo compito, lui non sembrò rendersi conto della piega ardente presa dalla sua immaginazione.

Le denudò la gola, l'aria calda sulla pelle. Esitò per un istante, quindi con la punta di un dito le accarezzò il battito sotto la mandibola. Quel tocco tenero scese quindi con una lenta scia ardente lungo il collo, tracciandole l'incavo vulnerabile della gola.

«Siete troppo morbida per essere un uomo» commentò, gli occhi famelici.

Lei fu scossa da un brivido quando riconobbe quello sguardo. «Davvero?»

«Perciò...» Nicholas si schiarì la voce. «... dovrete portare il fazzoletto più alto per nascondere il pomo d'Adamo che non avete.» Quindi con destrezza le riannodò il fazzoletto.

A Briar sfuggì un sospiro deluso. «E io che pensavo che i libertini fossero abili solo nel togliere i vestiti. Voi invece sareste un ottimo valletto.»

«Non se fossi il vostro, tesoro» ribatté lui ombroso. Le accarezzò la mandibola fino a giungere alle finte basette che si era incollata sotto la parrucca presa in prestito dallo zio. «E questo cos'è?»

«Una colla per basette che ho inventato, usando la polvere fine lasciata sul tavolo da lavoro dopo che Mrs. Darden ha finito di tritare le noci. Le ho mescolate con un po' di albume perché si attaccassero.»

«Un altro talento da aggiungere al vostro elenco: vedere del potenziale dove gli altri vedono solo degli scarti.» Le sorrise, la notte che gli trasformava le iridi in cacao vellutato quando si sporse per darle un bacio sulla fronte.

«Sono speranzosa per natura» gli disse, chiudendo gli occhi per assaporare quel momento, la trepidazione per la serata nel cuore. Ed era tutto possibile grazie a lui.

In quella che considerava la sua sesta lezione, imparò che i libertini potevano essere piuttosto dolci. Nicholas l'ascoltava e sosteneva le sue imprese. La trattava come se le sue aspirazioni fossero importanti. Non avrebbe potuto chiedere un insegnante migliore.

E proprio allora, la carrozza si fermò davanti alla caffetteria.

Briar si infilò il cappello sopra la parrucca, con la testa girata in modo che Nicholas non vedesse quanto era nervosa. «Ricordate, non coccolatemi e non proteggetemi. Sono un uomo, dopotutto.»

«Ve la caverete.»

«E nessuna parola di incoraggiamento» aggiunse, sperando che non si sentisse il tremore nella sua voce. «Una pacca sulla spalla basterà.»

Nicholas la guardò per un attimo, quindi le appoggiò una mano sulla spalla, la strinse e scese.

All'interno della caffetteria, la sala era cupa e affollata. Una spessa cortina di fumo e l'odore amaro del caffè bruciato permeavano l'aria. Riusciva a malapena sentirsi pensare tanto forte era il rombare delle conversazioni.

Nicholas si fece strada a spallate e trovò posto in uno dei tavoli lunghi. Briar lo seguì, dando spallate senza la minima smorfia, sebbene il braccio rischiasse di caderle a terra. Ma era un uomo, dopotutto, non incline ai piagnucolii, nemmeno quando si beccò una gomitata al seno. Per la miseria, che male!

Lasciatasi cadere sulla sedia di fianco a Nicholas, notò le linee dure e inflessibili del suo profilo. Aveva un aspetto intenso.

Sollevò la mano verso una cameriera. Solo allora Briar si ricordò di avere dimenticato i soldi. Aveva lasciato la borsetta color giallo canarino all'interno di una sacca nella carrozza, perché non si sarebbe accompagnata bene a quella giacca bordeaux, aveva pensato. I suoi nervi tesi allora eruppero in un risolino.

Nicholas le lanciò un'occhiata tagliente e appoggiò due penny sul tavolo. La cameriera li raccolse sbrigativa e lasciò due tazze di caffè.

Briar arricciò il naso dinnanzi alla puzza di quella bevanda. Un penny intero per quella roba? Visto che erano lì, non potevano prendersi una cioccolata? Ma quando alzò lo sguardo su Nicholas, lui doveva avere compreso quella domanda perché scosse il capo, un sorrisetto che gli sollevava l'angolo della bocca. Riluttante, lei bevve un sorso di caffè e tremò quando le andò giù.

«E chi è il vostro amico, Edgemont?» La domanda arrivò da un uomo basso con una voce roboante e con una pinta di birra in mano. Dava l'impressione di averne bevute già tante, visto il modo in cui con l'altra mano si teneva il cappello in testa.

Nicholas lo salutò con un cenno del capo. «Roderick, questo è Mr. Barrett, l'amministratore della proprietà di mio cugino, in visita a Londra nella speranza di trovare moglie.»

Roderick tentò un inchino con la pinta, tenendosi sempre fermo il cappello. «Signore, che notizie avete da Tripoli?»

Briar si trattenne dal girarsi verso Nicholas per capire che cosa avrebbe dovuto rispondere. Tripoli? Invece squadrò le spalle e dopo alcuni colpi di tosse, adottò la spavalderia che aveva usato durante la recita. «Notizie, signore? È sempre asfissiante.»

Gli uomini attorno a lei ridacchiarono, perciò provò un certo sollievo.

Sfortunatamente, Roderick non aveva finito di importunare Mr. Barrett.

«Vi state riferendo al tempo o al vostro tentativo di trovare moglie?» domandò, guadagnandosi uno scoppio di risate. «Perché nel caso, Edgemont potrebbe darvi consiglio. Si dice che si sposerà entro la fine dell'anno.»

Un'acclamazione si levò nella sala e qualcuno rifilò a Nicholas una pinta di birra, mentre altri gli diedero pacche sulla schiena.

Lui continuò a stringere la tazza del caffè. «Posso confermare che le voci sono false.»

«Negate di essere stato visto all'Opera al braccio della nipote di un famigerato intermediario di matrimoni?»

«Roderick ha così tanto da dire riguardo al matrimonio che dovremmo chiederci perché non sia a casa con sua moglie» ribatté Nicholas, guadagnandosi risate calorose e commenti su come l'uomo in questione avrebbe dovuto preoccuparsi di soddisfare la propria sposa.

Ancora bisognoso di attenzione, questi cambiò argomento portandolo sulla politica.

Briar tirò un sospiro di sollievo.

Con la crisi ormai passata, osservò la sala con l'intenzione di memorizzarne ogni dettaglio. Nell'angolo più lontano, tre avventori si stavano insultando per gioco usando versi shakespeariani, gridando allegri ogni volta che ingollavano un sorso di birra.

Poco avanti a lei, un uomo con il mozzicone di una matita dietro l'orecchio stava leggendo ad alta voce una poesia da un taccuino, ma solo alcune parole le arrivarono comprensibili all'orecchio. Tuttavia, dopo avere udito sole abbagliante e beltà, seguite da lungimirante e nobiltà, ebbe l'impressione che si trattasse di un componimento d'amore.

Al suo fianco si trovava un signore con le dita nere come il carboncino che stringeva in mano. Era girato quel tanto che le bastò per vedere che stava disegnando una donna con degli incantevoli capelli lunghi e – oh! – il seno nudo.

Guardò Nicholas, che girò il capo per incrociare il suo sguardo. Non l'aveva protetta come se fosse troppo fragile per quell'avventura. Non aveva cambiato idea e deciso di portarla via di corsa da lì. L'aveva invece trattata come una donna capace di prendere le proprie decisioni e vivere i piaceri della vita.

Un'ondata di calore la riempì, troppo grande da contenersi. «È tutto meraviglioso come avevo pensato. Forse di più.»

Lui chinò il capo e le passò la pinta di birra. «Per voi, Barrett. Ve la siete meritata per essere sopravvissuto al vostro primo duello verbale in una caffetteria.»

Briar afferrò il boccale con le mani guantate di nero. «Grazie, Edgemont

Il labbro le formicolò quando passò sulla schiuma fragrante, quindi gemette deliziata nel bere un bel sorso di quella bevanda corposa, pensando che la settima lezione fosse la sua preferita. L'insegnante meritava una ricompensa eccezionale.

E non vedeva l'ora di corrispondere il pagamento.