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«Mia cara Emma, il vostro buonsenso non sopporterebbe un tale presuntuoso una volta venuti al dunque.»

Jane Austen, Emma

Il giorno seguente, Nicholas passeggiava lungo il margine del giardino, osservando in lontananza il lago sul quale Briar si trovava in una barca a remi, ancorata vicino alla riva.

Durante la colazione, lei aveva chiesto il permesso di prendere la barca e la duchessa lo aveva concesso.

Lui era stato sul punto di chiederle se voleva che l'accompagnasse per remare, ma Mr. Woodlyn lo aveva battuto sul tempo.

Woodlyn, che era rimasto fino a tardi dopo cena, tanto da avere costretto la duchessa a invitarlo a rimanere. Woodlyn, che aveva già colto ogni occasione per fare una passeggiata con Miss Bourne, che si era proposto di giocare a scacchi, se Miss Bourne amava il passatempo e che chiedeva l'opinione di Miss Bourne su qualsiasi pensiero gli passasse in quella zucca vuota che aveva per cranio.

Mr. maledetto Woodlyn.

Quella mattina, tuttavia, si era risolta per il meglio, perché Briar aveva rifiutato la compagnia del chierico dichiarando che doveva uscire da sola per una sorpresa.

Incuriosito, Nicholas si avvicinò al laghetto. Di tanto in tanto, lei guardava l'acqua, le mani impegnate a intrecciare una specie di paniere con dei giunchi.

«Non sarebbe un gran sacrificio per un uomo trascorrere il resto della vita in sua compagnia» commentò Woodlyn, sbucando dal giardino. «Non siete d'accordo, Lord Edgemont?»

«Non un gran sacrificio, no.»

«Ho sentito che siete interessato a chiedere allo zio di Miss Bourne di trovarvi una moglie.»

Nicholas ripeté la scusa che aveva addotto alla madrina. «Ci sto pensando.»

«Tuttavia, è singolare che lo zio conceda alle nipoti la libertà di assisterlo in questioni tanto importanti. In parrocchie come questa, i fedeli di solito si rivolgono a uno come me per trovare loro il coniuge ideale.»

«E se vostra moglie volesse assistervi, proprio come Miss Bourne assiste suo zio?» domandò Nicholas alzando astutamente la voce sapendo che avrebbe raggiunto Briar.

Infatti lei sollevò la testa dal paniere che stava intrecciando e sorrise.

Woodlyn ridacchiò. «È compito dell'uomo tutelare la sicurezza e la felicità di chi risiede sotto la sua protezione, no?»

«E il compito della donna qual è, secondo la vostra illustre opinione?»

«Be', occuparsi di tutte quelle piccole cose da donna: dipingere, ricamare fazzoletti e quant'altro.»

Briar tornò seria, lanciando un'occhiata gelida al chierico, ma tenendosi fuori dalla conversazione.

Nicholas trattenne un ghigno. «E quant'altro è per caso un eufemismo per indicare i suoi interessi?»

«Quali interessi potrebbe mai avere una moglie se non quello di rispondere ai bisogni del marito e dei figli?» Woodlyn raccolse un ramo e lo passò distrattamente tra l'erba alta. Ignaro della spettatrice, continuò a stringersi sempre di più il cappio al collo. «Certo, un uomo che corteggia una ragazza si mostra comprensivo dinnanzi allo spirito libero che si può avere in gioventù, prima che si debbano assumere gli obblighi della vita. Lui stesso può avere una certa stravaganza che va domata. Ma è suo compito dominarsi, prendere pieno controllo di sé e abbandonare gli svaghi una volta che si è sistemato.»

«State dicendo che un uomo sposato non può divertirsi, nemmeno con sua moglie?»

«Ho assistito diversi giovanotti appena sposati e ho consigliato loro di mitigare le loro passioni il prima possibile e di indossare il giogo della vita.»

Nicholas tremò. Se quelli erano i matrimoni che Woodlyn combinava, era sorprendente che i fedeli di quella parrocchia decidessero di sposarsi.

«Dopotutto, un uomo sposato non si tiene un calesse sportivo per girovagare per la campagna. Quello è il passatempo di un giovane celibe.»

«Ma voi non avete un calesse?»

«In effetti, ce l'ho, ma sono pronto...» Woodlyn si girò verso il lago e salutò quando vide Briar che lo guardava. «... a passare a un landò. E voi, milord? Anche voi siete pronto a...»

«Indossare il giogo della vita?» Nicholas non riuscì a dirlo senza ghignare. «Credo di essere uno spirito libero. Mi piacciono molti svaghi, che voglio godere finché posso. E, se dovessi sposarmi, mi piacerebbe trovare qualcuno che li condivida con me e che magari mi inviti a scoprire alcuni dei suoi.»

«Mmh...» Woodlyn vi rifletté, passando il ramo tra l'erba, così perso nei propri pensieri che si perse la sorpresa.

Briar immerse il paniere nell'acqua, quindi, dopo solo un istante, lo ritirò su con un paio di pesci che si dimenavano.

In quell'istante, il sole si rifranse sul filo dell'acqua con una cascata di scintille che abbagliarono Nicholas. Ricordò con assoluta chiarezza il pomeriggio in cui Briar aveva diviso con lui la focaccina e gli aveva descritto la sua moglie perfetta.

Le basterà una luna di miele in riva al lago, sola con voi. E lì, scoprirete che nasconde ben più di quello che avevate anticipato.

Magari scoprirete.. non so... che è una pescatrice straordinaria.

E si ritrovò a chiedersi se non dovesse aggiungere indovina all'elenco dei talenti di Briar.

Quel pomeriggio, da sotto l'arcata laterale in pietra del giardino, Briar osservò il calesse di Mr. Woodlyn che si allontanava sul vialetto.

Dopo avere origliato la sua conversazione con Nicholas, non si era sentita più combattuta riguardo alle sue attenzioni, né si era preoccupata di ferire i suoi sentimenti e rovinare la possibilità che Temperance lo sposasse. Non avrebbe augurato un uomo del genere alla sua peggior nemica, figurarsi alla sua amica più cara.

Borbottò, strappando un gelsomino rampicante e poi staccandone i petali profumati a uno a uno. «Ma perché sono un tale disastro nel combinare matrimoni?»

«Io non direi che lo sei» la contraddisse Nicholas, facendola trasalire quando le arrivò al fianco. «Mr. Woodlyn era piuttosto infatuato di te. Sono sicuro che sarebbe stato un buon marito, che forse ti avrebbe permesso di uscire di casa una volta ogni tanto.»

La sua bocca si piegò in un sorriso compiaciuto.

Briar strizzò gli occhi e gettò a terra il fiore distrutto. «Per tua informazione, non avrebbe dovuto infatuarsi di me. Era mia intenzione presentarlo a Temperance.»

Si godette il vivo stupore che lo lasciò a bocca aperta.

«E le lettere?»

«Volevo che la incuriosissero» ammise.

Lui la fissò con occhi perspicaci.

Briar allora abbassò lo sguardo sul suo fazzoletto da collo e spolverò via alcune molliche. «Forse una vocina dentro di me voleva farti ingelosire. Ma perché sei ricoperto di molliche?» Trasalì e gli puntò un dito contro. «Hai trovato le focaccine, non è vero?»

«In effetti, sì.» Incorreggibile fino alla fine, ebbe il coraggio di leccarsi le labbra.

«Dovevano essere una sorpresa per dopo!»

Allora fu lui a puntarle un dito contro toccandole la punta del naso. «Quello che non mi spiego è come abbiano fatto le focaccine di Mrs. Darden ad arrivare fin qui ed essere deliziose come se fossero state appena sfornate. A meno che una certa monella non abbia dato la ricetta alla cuoca della mia madrina, quando invece si è sempre rifiutata di darla alla mia.»

Briar si puntò le mani sui fianchi. «Se proprio lo vuoi sapere, non ho dato la ricetta a nessuno. Mrs. Darden non avrebbe mai approvato. È un segreto di famiglia. Ha però insegnato a tutte noi ragazze come prepararle, insieme ad altre importanti arti.»

«Come pescare con delle ceste?»

«Mi ha insegnato a intrecciare il paniere, ma usarlo per pescare è una cosa che ho imparato da...» Perse il filo del discorso quando lui le si avvicinò, sfiorandole le labbra e poi la gola con un dito. «... sola. Nicholas, non puoi baciarmi qui. Qualcuno potrebbe vederci.»

«Solo un bacio. Le tue labbra mi tentano troppo.» Le baciò l'angolo della bocca, una mano sulla nuca, l'altra sulla parte bassa della schiena, con la quale la strinse forte a sé. «Non posso resistere.»

Briar sorrise e gli allacciò le braccia al collo. Non era una dichiarazione d'amore, ma le sarebbe bastata.