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«È finita e non dovrebbe mai... non potrà mai, come un primo incontro, ripetersi, perciò non c'è bisogno di rimuginarci su.»

Jane Austen, Emma

Londra, tre giorni dopo

Briar tornò a casa all'Agenzia Matrimoniale Bourne, salutata dall'ingresso in marmo, freddo e senza vita come il suo cuore.

C'erano anche Ainsley e lo zio Ernest, ansiosi, che le ponevano domande a cui non sapeva rispondere. Perché se avesse detto: Sì, Lord Edgemont mi ha chiesto di sposarlo, ciò avrebbe portato a: No, non ho accettato, il che a sua volta li avrebbe spinti a chiederle: Perché, e la risposta a quella domanda non poteva darla.

Perché Nicholas aveva tradito la sua famiglia per appagare la propria lascivia. Era un libertino che faceva innamorare di sé le donne, solo per abbandonarle.

Avrebbe preferito essersi innamorata di un assassino.

«Un altro tremore. Le capita ogni tanto» spiegò la duchessa. «Ha a malapena detto una parola in questi tre giorni, e poi borbotta angosciata nel sonno. L'ho sentita chiamare la madre tante volte. Mi si spezza il cuore.»

«Sapete cos'è successo?» domandò Ainsley, passandole uno scialle sulle spalle e sfregandole le braccia.

«A parte la proposta di cui vi ho scritto, no. È così da quando è rientrata dal paese. Non lo nego, quando la cameriera è tornata e mi ha dato la notizia, ho esultato, felice che il mio figlioccio avesse deciso di sistemarsi ancora una volta. Ma poi ho visto Briar, e ho compreso che qualcosa non andava. Ne ho avuto la certezza quando Lord Edgemont è entrato di corsa a Holliford Park, gli occhi sgranati, pretendendo di spiegarsi. Tuttavia non so che cosa volesse dire, perché l'ho cacciato e gli ho detto di non tornare finché non avessi capito cos'era successo.»

«E?» domandò impaziente lo zio Ernest, premendo la mano calda sulla fronte di Briar e poi sulla guancia.

«Ancora non lo so. Vi dirò però che il mio figlioccio ci ha seguite in ogni locanda.»

«Per terrorizzare mia sorella? Gli caverò gli occhi se oserà mettere piede...»

«No, mia cara. Si è sempre tenuto a distanza, ma mi ha detto di sentire il bisogno di essere vicino nel caso Briar volesse parlargli o gridargli contro. In realtà, è rimasto in silenzio, con un aspetto infelice che non gli avevo mai visto prima d'ora. Qualunque cosa sia successa, ne è chiaramente affranto. Non sarei sorpresa se la sua carrozza fosse in strada proprio in questo istante.»

Lo zio Ernest si avvicinò alla porta, quindi la chiuse con forza. «Se quella del conte è la carrozza nera con le ruote rosse, allora è lì.»

«Briar?» la chiamò Ainsley, mentre le sistemava alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio. «Se vuoi che se ne vada, basta che me lo dici. Non so... chiederò a Mr. Sterling di sbarazzarsi di lui.»

Briar immaginò Reed Sterling, un tempo campione di pugilato, che tirava Nicholas fuori dalla carrozza e lo riempiva di pugni. La bile le salì in gola. Qualunque cosa pensasse di lui, non lo voleva vedere ferito.

«No.» La parola le uscì strozzata. Dovette tuttavia avere sbloccato qualcosa dentro di lei perché ne seguì un singhiozzo angoscioso. Si coprì la faccia con le mani e collassò in lacrime tra le braccia della sorella.

Più tardi, quella sera, quando Ainsley uscì finalmente dalla camera per un istante, Briar prese il volume in cuoio rosso di Emma e lo strinse forte. «Madre, mi sono innamorata ed è orribile. Ora so perché non siete sopravvissuta.»