Prologo

Mercoledì 17 aprile 1912, alle prime ore del mattino, un uomo chiamato Pilgrim avanzava a piedi nudi nel giardino della sua casa di Londra, al numero 18 di Cheyne Walk. Era vestito come qualunque uomo della sua condizione a quell’ora: pigiama bianco e vestaglia di seta blu. Blu reale, tasche profonde, colletto rovesciato. I piedi, che non calzavano pantofole, erano freddi. Non che avesse importanza. Nel giro di pochi minuti, nulla avrebbe avuto importanza.

L’erba era intrisa di rugiada, e vedendola – pur nella fioca luce che filtrava dalla casa – Pilgrim mormorò verde come se la parola gli fosse venuta in mente solo allora.

Un cane abbaiò, lontano, forse nella King’s Road. Da sud, oltre il fiume, proveniva il rumore dei carri che dalle fattorie si dirigevano a Covent Garden. Accanto a lui, la colombaia ronzava e fremeva nell’oscurità.

Cadde una foglia.

Pilgrim giunse attraverso il prato a un acero alto come una casa di tre piani, anche se nel buio era impossibile stabilire la sua altezza. In una mano portava il cordone di seta della sua veste da camera, nell’altra una sedia Sheraton di dimensioni accuratamente controllate. Dell’altezza precisa, larga e profonda quanto occorreva.

Nonostante l’età, Pilgrim montò sulla sedia e si arrampicò con l’energia di un uomo che avesse trascorso l’intera vita sugli alberi. Non guardò sotto. Non c’era niente lì che volesse vedere.

Annodò il cordone e lo gettò attorno a un ramo robusto.

Passò un gufo. Le sue ali emettevano deboli crepitii. Per il resto, tutto era silenzio.

Pilgrim guardò le stelle e saltò.

Erano le quattro del mattino.

La sedia cadde di lato.

 

Il corpo non venne scoperto fino all’alba, più di tre ore dopo. Fu il cameriere-maggiordomo di Pilgrim, un uomo di nome Forster, che entrò nel giardino e lo trovò, tagliò il cordone e posò il corpo sull’erba – l’erba ancora fredda e umida – per poi coprirlo con una trapunta presa dal proprio letto.

Solo il dottor Greene fu avvertito per telefono. La polizia non venne informata. A tutti i costi bisognava mantenere la dignità.

Mentre attendeva l’arrivo del medico, Forster indossò il soprabito, e portando con sé una lampada a petrolio rimise in piedi la sedia Sheraton, vi si sedette e fumò una sigaretta. Non pensava a niente. Sarebbe sorto il sole. Si sarebbe dato da mangiare a piccioni e colombi. Il mondo avrebbe continuato a ruotare verso la luce. Da un minuto all’altro, la signora Matheson avrebbe acceso il fuoco in cucina.

Forster attese e osservò. Il corpo non si muoveva. Nulla. Non un mormorio. Non un respiro.

Pilgrim, finalmente, ce l’aveva fatta. O così sembrava.