17.

La mattina seguente, Pilgrim si rifiutò di mangiare.

Sentiva l’odore della marmellata nel piattino accanto a quello del pane tostato, una fetta del quale Kessler aveva imburrato con cura, proprio come aveva visto fare dal signor Pilgrim: non troppo e non troppo poco, con il burro che la copriva completamente fino ai bordi.

C’era una teiera con una miscela di Lapsang Souchong e English Breakfast, il gusto preferito di Pilgrim, secondo le istruzioni di Lady Quartermaine.

Niente pompelmo: solo tè, marmellata e pane tostato.

Nulla era stato toccato.

Quando, mezz’ora dopo, arrivò il dottor Jung, Kessler aveva spostato il vassoio sul letto.

«Non abbiamo voglia di mangiare», disse. «Abbiamo usato il bagno con un certo successo, abbiamo fatto il bagno e ci siamo lavati i denti. Ho pensato che non era il caso di raderlo. Ho pensato che non fosse una buona idea mostrargli di nuovo l’attrezzo».

«Forse», disse Jung. «Ma non mi preoccuperei troppo. Domani gli farei la barba».

«Sì, dottore».

«Ha dormito?»

«Neanche un po’. E nemmeno io».

«Un peccato. Va tutto bene?»

«Non mi dispiacerebbe fare un sonnellino dopo aver portato via i piatti. Anzi, potrei mangiare io la sua colazione. Mentre lo vedevo digiunare, morivo di fame».

«Allora porti via tutto e se lo mangi. Se la goda. Si rilassi. Sono le nove. Torni a mezzogiorno».

«Grazie, dottore».

Kessler prese il vassoio sul letto e se ne andò, passando per il soggiorno.

Pilgrim indossava il solito pigiama azzurro, la stessa vestaglia grigia, gli stessi calzini bianchi e le pantofole scamosciate. Qualcuno gli aveva cambiato le bende, anche se non c’era nessun motivo medico perché le portasse ancora. Servivano solo, in realtà, a impedire che le cicatrici cadessero sotto gli occhi di Pilgrim.

Jung si mise davanti a lui e sorrise.

«Dovrebbe dormire, sul serio, sa», disse. «Tutti abbiamo bisogno di dormire, anche se, lo confesso, anch’io dormo pochissimo. Ma non potrei rinunciare del tutto al sonno».

Pilgrim evitò il suo sguardo.

C’erano piccioni sui...

...parapetti.

Piccioni sul...

...gradino della porta...

...sul focolare...

...sul posto oltre il...

Lì. Proprio lì. Oltre il...

Il...

«Signor Pilgrim?»

Piccioni.

«Mi vede?»

Sì. Lei è qui.

«Parli, se può».

Non posso.

«Ha paura di me?»

Come?

«Ha-paura-di-me?»

Certo che ce l’ho. Lei no?

«Mi guardi, signor Pilgrim».

No. Pilgrim spostò la sua attenzione sui piccioni sul davanzale e sul balcone, anche se non riusciva ancora a stabilire dove fossero.

I parapetti.

«Se mi capisce, faccia un cenno con la testa».

Nulla.

«Se riesce a capirmi, faccia qualche gesto. Non importa quale. Faccia un gesto qualsiasi».

Nulla.

«So che può muoversi, signor Pilgrim. L’ho vista muoversi. Le dita, i piedi, la testa. Mi dia un segno. Riesce a capirmi?»

Nulla.

«Mi sente?»

Una mano si allungò verso l’altra.

«Mi sente?»

Ci fu un colpetto con la punta del piede. Uno.

Jung si frugò nelle tasche.

«Lei fuma, signor Pilgrim?»

Nulla.

«Spero che non abbia niente in contrario se mi concedo un sigaro. È una debolezza, temo, contro la quale sono indifeso. Sigari e brandy: per me sono cibi».

Trovò la scatola dei sigari e ne estrasse uno.

«Sì, sì, sì... Oh, sì! Delizioso!» disse Jung tenendosi il sigaro prescelto sotto il naso. Il suo sguardo non si era staccato dal volto di Pilgrim. «Posso offrirgliene uno, se lo desidera».

Nulla.

«No? Benissimo...» Jung si rimise la scatola in tasca e prese i fiammiferi.

«Il fuoco», disse sorridendo, «il dono che abbiamo ricevuto dagli dèi» e accese il fiammifero.

Pilgrim mosse gli occhi. La fiamma era interessante.

Jung accese il sigaro e aspirò due volte prima di riprendere a parlare.

«Le piacciono i sigari? Le sigarette? Fuma la pipa?»

Nessuna risposta, come al solito.

«Ho notato che la sua amica Lady Quartermaine ama le sigarette. Ho pranzato con lei, ieri. Le manda i suoi saluti».

I piccioni si acquattavano nella luce del mattino. Il sole non era ancora visibile.

Niente sole. Niente Dio.

Il sole sorgeva ogni giorno dietro la clinica e ogni giorno, come in quel momento, indugiava come se volesse tormentare il mondo in attesa. I suoi raggi obliqui sfioravano la lunga vallata boscosa nella quale era adagiato, non visibile, il lago di Zurigo, e molto più lontano di dove si riuscisse a immaginare, il fantasma della Jungfrau era avvolto in nuvole scure, là dove la valle spariva nel nulla.

«Signor Pilgrim?»

Jung prese una sedia e la sistemò sulla destra di Pilgrim.

«Mi piacerebbe sentire la sua opinione su questo panorama. Spesso l’idea di montagna che si è fatta una persona dipende dal luogo in cui è cresciuta. Ci sono state montagne nella sua infanzia? Nella mia sì, ma non come queste. Queste montagne sono più grandi, più alte, più imponenti di quelle della mia giovinezza. Credo che mi segua».

Pilgrim sbatté le palpebre.

Mosse le mani. Erano posate entrambe sulle ginocchia, a palme in su.

«È tutta la vita che desidero vivere vicino al mare», continuò Jung, «anche se non ho mai avuto l’occasione di abitarci. Naturalmente posso andare a vedere il mare, l’oceano. Tutti possono farlo. Ma non posso viverci vicino. Il mare è un privilegio che devo lasciare a coloro che per lavoro possono vederlo tutti i giorni...»

Jung gettò un’occhiata verso il profilo di Pilgrim.

Questi era impassibile. Immobile. Ma in ascolto.

«Il mio lavoro è qui. Ma anche qui c’è acqua, grazie al cielo: il lago di Zurigo, il fiume Limmat, i laghi e i fiumi tutt’intorno. Vero? Però non è il mare. Non è l’oceano. Devo accontentarmi».

Piccioni.

«Non ha mai preso in considerazione la morte in acqua, signor Pilgrim? La morte per annegamento?»

Sì.

«In sogno, io sono annegato. D’altra parte, sono morto in molti modi, in sogno. Come tutti, ne sono sicuro. In molti modi».

Si è mai suicidato in sogno, dottore?

«Lei ha scritto sulla morte, sul morire. Ho letto il suo libro sulla vita e la morte di Leonardo. Meraviglioso. Pieno di intuizioni. Così illuminante. Così pieno di rabbia. Ne sono rimasto affascinato. Perché uno dovrebbe avere tanta rabbia verso Leonardo da Vinci?»

Perché no?

«Eppure, c’è una tale convinzione in quello che ha scritto che il lettore ne viene quasi persuaso».

Quasi?

«Uno si chiede: da dove viene quella convinzione?»

L’ho conosciuto.

«Facile criticare, anche a giusto titolo, sì, ma la genialità del suo libro – e parlo a ragion veduta di genialità – la genialità del suo libro sta nella chiarezza con cui lei separa la condanna dell’uomo dall’ammirazione per la sua arte».

E non può essere che così.

«Ne sono rimasto affascinato. Affascinato».

Pilgrim voltò le mani e posò le palme sulle ginocchia, un gesto che non sfuggì all’attenzione di Jung.

«Avremo un’interessante conversazione sul suo libro, forse, una volta che avrà stabilito che sarà ora di parlare. A meno che, naturalmente, lei non pensi che l’argomento Leonardo sia stato esaurito, cosa che però mi permetto di dubitare. La passione con cui lo attacca è così veemente che immagino ci sia ancora molto da dire».

Pilgrim contò i piccioni. Sei.

Il sole salì ancora, sulla sinistra dell’edificio, e benché fosse un sole di maggio, non era ancora una vera promessa di primavera.

Jung aveva seguito lo sguardo di Pilgrim e osservò: «Potrà pensare che qui in Svizzera l’inverno non finisca mai. Eppure la neve si sta già sciogliendo. L’ho sentita stamattina, che formava i suoi ruscelli sotto la superficie. E nel giro di tre settimane, glielo prometto, spunteranno crochi e narcisi vicino al lago. Avviene tutto in un attimo: appena comincia, e prima che uno se ne accorga, ci si gira e l’inverno se n’è andato».

Cinque, adesso. Uno è volato via.

Jung si alzò in piedi.

«Chissà cosa pensava Leonardo della neve, mi chiedo, a Firenze, dove le montagne sono poco più che colline. Al massimo, della neve avrà conosciuto le terribili piene dell’Arno provocate dal disgelo. Fango e melma e detriti, non la neve che vediamo qui fuori. Non ha mai dipinto la neve, a quanto ricordo, anche se naturalmente non sono esperto come lei della sua opera, signor Pilgrim. Nulla in lui lo attirava verso la neve. Non c’era la neve nel suo occhio interno. Il suo occhio interno era pieno di altre vedute, di altre immagini. Vero? Non neve, ma vento e pioggia, quelle sue nuvole temporalesche, tutti quei drammi recitati nei suoi paesaggi... Eppure, niente neve. Forse sarà d’accordo con me, signor Pilgrim. Non siamo liberi di scegliere ciò che attrae la nostra attenzione. Sono le cose che ci scelgono. In questo modo, io sono stato scelto da lei, signor Pilgrim. Lei è la mia neve».

Jung si spostò dietro la schiena irrigidita di Pilgrim e si diresse verso la porta.

«La lascio, adesso», disse. «Tornerò quando lei lo richiederà. Non prima. Buona giornata, signor Pilgrim».

La porta si aprì.

La porta si chiuse.

Le mani di Pilgrim si levarono dalle ginocchia e afferrarono i braccioli della sedia a rotelle.

Pilgrim tremò.

Le sue labbra si aprirono.

Parlò.

«Il cielo», disse.

E poi di nuovo: «Il cielo».

Si fece schermo con la mano e guardò il sole.

Il sole lo avrebbe curato.

Se davvero lui era neve, si sarebbe sciolto.