Kessler lottò per svegliarsi durante un sogno di battiti d’ali.
Oltre le finestre, i primi colombi e piccioni avevano cominciato ad arrivare.
C’era un odore. Che cos’era?
Fumo di sigaro. Il dottor Jung.
«Dottor Jung?»
Nessuna risposta. Kessler ricadde sul letto e chiuse gli occhi.
Le ali nella sua mente frusciavano. Un suono femminile. Il suono delle gonne calciate avanti e indietro da donne che camminano. Sua madre. Sua sorella Elvire. Poteva sentirle parlare, sussurrare.
Dorme?
No, no, fa solo finta. Come fa sempre, quel pigrone!
Da qualche parte si chiuse una porta. Voci nel corridoio. Era mattina.
Kessler riaprì gli occhi e si mise subito in piedi.
Non tornare a dormire.
Andò – con le sole calze ai piedi, ancora disorientato – nella camera da letto, si fermò accanto alla brandina del dottor Jung e si chiese come mai era vuota.
Dove? Quando? Cosa?
Fissò la figura sdraiata nel letto e disse: «Vuole un po’ di caffè?»
Mai, mai caffè. Solo e sempre tè.
«Vuole una tazza di tè?»
Il corpo si girò sulla pancia, e sul cuscino comparve un polso senza bende.
«Pane tostato? Marmellata?»
Pilgrim alzò l’altra mano e si portò due dita alle labbra.
«È un sì o un no?»
Nessuna reazione. Le dita rimasero dov’erano.
Kessler si voltò e tornò vicino alla sua brandina. Ormai era sveglio e gli dispiaceva. Odio essere sveglio. Preferirei sognare, pensò. Nei sogni, posso volare e fuggire da tutto. Posso lasciarmeli indietro, mia madre, Elvire, mio padre assente, tutte le sorelle che tanto non vedo mai...
Fissò la sua immagine nello specchio sulla parete. Eccomi qui, pensò, con l’aria di un candidato alla Carrozza Gialla... Ma no, ci sono già passato. È tutto finito. Sono al sicuro. Sono vivo. Sono sano. O così dicono.
Doveva cominciare la giornata.
Tornò in camera da letto e toccò un piede di Pilgrim.
«È vivo?» disse. «Parli per dimostrarlo».
Il corpo non reagì.
Fu solo allora che Kessler ricordò di avere udito la voce di Pilgrim alla deriva nel buio, e di aver visto, oltre la porta semichiusa, una luce che sembrava di candela.
Che cos’era? Che cos’ha detto? Un nome. Un nome di persona.
Oltre la finestra, gli uccelli si alzarono in volo in una raffica di vento.
Angeli.
Angeli.
Angelo.