9.

Pilgrim se ne stava come un bambino in mezzo alla stanza mentre Kessler gli attaccava un colletto alla camicia. Kessler sudava copiosamente.

Furtwängler fu il primo a parlare: «Non riesce a farlo da solo?»

Kessler era appena riuscito a infilare un recalcitrante bottoncino a perno ed era senza fiato per l’esasperazione. «Si ribella, dottore», disse. «Credo che preferirebbe vestirsi da solo, ma ci sono tre altri bottoncini in giro per il pavimento, dato che li ha lasciati cadere. Gli annodo la cravatta e basta, se non vi dispiace».

L’inserviente aveva già scelto una magnifica cravatta di seta blu che era drappeggiata sulla sua spalla. Salutò con un cenno del capo gli altri due medici in camice bianco, fermi in silenzio vicino alla porta. «Buongiorno, signori», disse. E poi, riferendosi con un’occhiata a Pilgrim, continuò: «Abbiamo fatto la nostra passeggiata e aspettiamo il pranzo». Mise la cravatta attorno al collo di Pilgrim e cominciò a formare un nodo. «Stanotte non abbiamo dormito bene. Siamo stati un bel po’ alla finestra a guardare il cielo. Alle sei, un’ora prima dell’alba, ci siamo seduti con le spalle alla stanza e le ginocchia premute contro la parete. Alle sette e un quarto ci siamo resi conto che dovevamo andare in bagno, e dopo averlo fatto siamo tornati alla finestra. Quando è comparso il sole, abbiamo levato una mano per salutarlo. Una cosa straordinaria. Nessun altro gesto. Di solito, le mani sono abbandonate lungo i fianchi, e goffe al momento di usarle, come testimoniano i tre bottoncini perduti».

Kessler tirò la cravatta per stringere il nodo, ma Pilgrim alzò di scatto le mani per impedirglielo.

Kessler fece un passo indietro.

«Bene, allora», disse. «Avanti un altro».

Pilgrim finì di tirare il nodo e lo torse da una parte.

Furtwängler avanzò sul tappeto.

«Signor Pilgrim», disse, con un sorriso perfetto, frutto di una lunga pratica, «le voglio presentare i miei colleghi, il dottor Jung e il dottor Menken».

Pilgrim, che stava rimettendo a posto le punte del colletto, si voltò verso lo specchio sopra il cassettone.

«Signor Pilgrim...» Furtwängler allungò la mano come se volesse prendere il braccio del paziente.

«No. Non farlo», disse Jung, avanzando di un passo. «Lascialo stare».

Le braccia di Pilgrim ricaddero lungo i fianchi.

Kessler gli si avvicinò reggendo una giacca di tweed.

Jung si portò l’indice alle labbra e prese in mano la giacca. Kessler si allontanò e attese con gli altri.

«Ecco la sua giacca, signor Pilgrim», disse Jung.

Pilgrim si volse appena – non abbastanza per guardare Jung negli occhi – e infilò le braccia nelle maniche foderate di satin.

«So chi è lei», disse Jung.

Pilgrim tentò di abbottonarsi.

«Mi chiamo Carl Jung e ho letto il suo libro su Leonardo da Vinci. Splendido, ho pensato quando l’ho letto. Splendido. E...»

Pilgrim si voltò di scatto e, oltrepassando gli altri, entrò in bagno e chiuse la porta.

«C’è una chiave?» chiese Jung.

«No, dottore», disse Kessler. «Ho tutte le chiavi in tasca».

«C’è un rasoio?»

«No. L’ho portato via. Gli ho fatto io la barba stamattina».

«Qual è stata la sua reazione? A farsi radere».

«A un certo punto mi ha fatto cadere il rasoio di mano. Come ha fatto adesso con la cravatta».

«Ha cercato di raccoglierlo?»

«No. Ha lasciato che lo facessi io. Ho finito di raderlo senza problemi».

«Quale opinione ha Pilgrim di lei?» chiese Jung. «Crede che le sia ostile?»

«Non parla. Mi sono accorto una o due volte che mi fissava, ma senza espressione. Sembra che sappia chi sono io e che sono qui per aiutarlo, ma a parte questo, non mi sembra che mi noti».

«Si è chiuso altre volte in bagno?»

«Solo quando deve usarlo. Quando fa il bagno però entro anch’io. Non lascio mai solo un paziente quando fa il bagno. Almeno finora».

«Bene. È giusto così. Anche se non c’è la volontà di farsi del male, può sempre capitare un incidente. E lui non ha mai detto una parola?»

«No, dottore. Nemmeno una».

«Ha fatto colazione?»

«Sì. Mezzo pompelmo. Una fetta di pane con il burro e una tazza di caffè».

«Nient’altro?»

«Nient’altro».

Jung osservò la porta del bagno e si voltò verso Furtwängler che, dopo tutto, era il medico di Pilgrim.

«Posso?» chiese.

Furtwängler cercò di non sembrare brusco. «Cosa stai pensando di fare?» gli chiese.

«Entrare da lui. E se sarà opportuno, chiuderò la porta, col tuo permesso».

Furtwängler alzò un sopracciglio e si volse a Menken. «A quanto pare sto perdendo un altro paziente», mormorò. E poi, a Jung: «Però ricordati che è mio, Carl Gustav».

«Certo», disse Jung. «Voglio solo stabilire un contatto».

«Benissimo, allora. Se devi, va’ avanti». Furtwängler guardò ancora Menken, che si voltò verso le finestre. «Aspetteremo qui».

«Grazie». Jung fece un timido inchino e si diresse alla porta del bagno. Bussò tre volte, lentamente e con delicatezza, ed entrò.